Inglesi e australiani in Cirenaica hanno seviziato i civili e i prigionieri feriti

Inglesi e australiani in Cirenaica hanno seviziato i civili e i prigionieri feriti LADRI, ASSASSINI E BRUTI Inglesi e australiani in Cirenaica hanno seviziato i civili e i prigionieri feriti Roma, 10 maggio, 'mAl Duce sono pervenute, per il tramite del P. N. F., le seguenti relazioni sul contegno delle forze britanniche durante l'occupazione della Cirenaica. Queste relazioni, insieme con molti altri dati, verranno pubbli- cate a. cura del Ministero della Cultura Popolare in un volume che costituirà una documentazio- ne completa. Dal cons. naz. Enrico Endrich, Ispettore del P.N.F. per la Libia: « Le popolazioni che durante la occupazione inglese della Cirenai- ca hanno sofferto di più sono quel le del Gebel. La vita condotta dai coloni nei due mesi di dominazlo- ne nemica è stata una vita di an- goscie e di dolori, specialmente gli australiani si sono distinti nel de- rubare i coloni: come già avevano derubato del denaro, degli orologi e di tutti gli oggetti personali i nostri soldati caduti prigionieri. -, , . - . Lon le Pistole in pugno « Da una casa colonica di una azienda di Barce sono stati rubati, finanche due corredi nuziali e al- trove sono state rubate persino,carrozzelle per bambini. « Spesso gli australiani si presentavano nelle case con le pistole in pugno, facendosi consegnare vino cibarie e denaro. Era un regime di prepotenza e di rapina. «I tentativi di violenza carnale a donne e ragazze italiane sono stati frequenti, un po' dappertutto. Ciò i coloni avevano preveduto. « Citerò alcuni episodi che ho raccolto dalla viva voce dei protagonisti e testimoni degli episodi, che valgono a dimostrare a quale livello di abiezione siano scesi gli invasori. « Là sera del 5 febbraio si presentavano alla casa colonica 73 del villaggio Luigi di Savoia cinque australiani, fra cui due graduati e sottufficiali. Dopo essersi fatti offrire da bere dal capo famiglia. Lucci Vincenzo fu Antonio da Corsimo (L'Aquila), e dopo essersi trattenuti in casa fino a tardi, fecero uscire tutti, eccezione fatta per tre. ragazze, cioè Lucci Piave di 22 anni, Lucci Ala di 19 anni, entrambe figlie di Vincenzo, e Gangi Giovanna di Giuseppe di 17 anni da S. Caterina Villarmosa (Caltanissetta) abitante il podere 74. che era stata accompagnata dagli australiani presso la vicina famiglia Lucci. « Il Lucci Vincenzo fu da due australiani condotto alla casa colonica 72, presso De Ruvo Pasquale del fu Ignazio, da Molfetta, il quale fu brutalmente percosso. « Mentre ciò avveniva, i tre australiani rimasti nella casa 73 tentavano di possedere le tre ragazze; una di esse. Lucci Ala. riusciva a fuggire, inseguita da altri australiani, presso la famiglia Di Cunio Salvatore fu Sebastiano, nato a Pachino (Siracusa), padre di sette figli. Costui fu percosso, fu minacciato di morte e gli fu sparato contro e a stento potè rifugiarsi in una grotta con i suoi. Mentre la Lucci Ala riusciva anche essa a salvarsi, le altre due ragazze dovettero sostenere una terribile lotta con i due soldati. Riuscirono a svincolarsi solo quando si presentò nella casa uno dei due che avevano condotto via il Lucci Vincenzo. Il soldato era in fin di vita. Il Lucci, infatti, ben comprendendo quali propositi nutrissero i tre australiani limasti in casa sua. aveva in casa del De Ruvo ucciso uno degli australiani e ferito grevemente l'altro. Il Lucci è iscritto al Partito ed ha sei figli. Nella stessa notte furono com piute altre bravate Degli austra- liani bussarono alla porta della casa colonica 71 e, non avendo il contadino che l'abitava aperto im- mediatamente, sparavano contro la porta, uccidendolo. Il contadino si chiamava Gaetano Gadaleta fu Battista, aveva 54 anni, era nato a Molletta e aveva 7 figli. La fu cilata sparata contro l'uscio col- piva anche la moglie del Gada leta. Margherita Capolecchia, che riportò una ferita al collo. Il Ga daleta era Camicia Nera della Mi lizia. t Altro episodio. « La sera dell'8 febbraio tre au straliani si presentavano alla casa di un colono aoitante con la fami glia la casa colonica 141 del vil laggio « Battisti ». Il figlio, di an ni 26. Camicia Nera della Milizia, fu brutalmente percosso. La gio vane moglie di quest'ultimo si da va alla fuga. Gli australiani, do po avere rubato otto lenzuola, due paia di scarpe, vestiti, ecc., non che 8700 lire, percuotevano il vec chio colono e uno di essi abusava della moglie di costui, che ha 54 anni ed è malata di cuore ». Dal cons. naz. Francesco Barrali, Segretario Federale di Ben gasi: , « Su Barce e sui villaggi dei co Ioni si 6 sfogata in mòdo parti,colare la malvagità degli inglesi, ^i nlvami m^recdtdccrisviolando donne, uccidendo, deru bando laboriosi coloni. Ho visitato e assistito famiglie colpite, ed ho constatato l'alto spirito dei rurali nazionali e soprattutto delle madri e delle spose. Tutti coloro che sono rimasti al loro posto han dato prova d'eccelse virtù italiche e meritano un incondizionato elogio. « A Bengasi, oltre all'acquedotto e agli uffici pubblici provinciali e del Capoluogo, il nemico ha dea strdtEssccuestato la Casa Littoria e incendiato|della GIL e il Dopola Bruno Puccioni la Casa voro 2.. Dal cons. naz ferito a Tobruk: « Sia a Bengasi che a Barce e a Derna vi erano soprattutto truppe australiane e qualche battaglione indiano, pur non mancando qualche reparto regolare inglese, così come vi erano numerosissimi ufficiali inglesi che comandavano le truppe australiane, neozelandesi e indiane. « Indistintamente tutti sono stati dei ladri, degli assassini, dei bruti, dei mascalzoni e non hanno mai rispettato le convenzioni internazionali della Croce Rossa. Bengasi, Barce, Derna sono state spogliate. Non vi si trovano più Ietti, sedie, armadi e quadri. Quel poco che essi non hanno potuto portar via lo hanno distrutto, a colpi di bombe a mano e di baionetta. Persino i lampioni del Lungomare di Bengasi sono stati tolti e trasportati in Egitto. « A metà febbraio giunse nel porto di Bengasi un piroscafo inglese per imbarcale un migliaio di prigionieri italiani, che furono portati al porto per l'imbarco, facendo loro attraversare la città a piedi. Gli inglesi pensarono innanzi tutto a caricare sul piroscafo il mobilio dell'albergo Berenice e del Palazzo del Governo, nonché quello rubato in case private, tanto che soltanto trecento uomini vi poterono trovare posto. Tetti solo per gli inglesi « I soldati del Corpo d'occupazione fermavano per strada tutti gli italiani e, minacciandoli con le armi, si facevano consegnare il denaro, gli orologi e oggetti d'oro e d'argento. AI cappellano don Stefano Casadio, derubato da un gruppo di soldati australiani di tutto quello che possedeva, persino del denaro datogli in consegna da soldati caduti in combattimento, un ufficiale inglese, che egli aveva fermato per pregarlo di j invitare gli avistraliani a restituì a i re i ricordi dei nostri Caduti, rispondeva: « Io non posso fare niente, è meglio che ve ne an diate via ». « La polizia inglese avvisata dai nostri soldati si rifiutava sempre di intervenire. « Accanto all'ospedale Principe di Piemonte gl'Inglesi avevano postato le loro batterie contraeree cosicché i nostri bombardieri e gli « Stuka » erano messi in condizione di dover bombardare l'ospedale, cosa invece che mai essi hanno fatto. Il dirigente dell'ospedale Principe di Piemonte invano si rivolse agli ufficiali inglesi per far togliere le batterie. Solamente un tenente colonnello medico inglese, di nome Foster, si rese conto del- la eccezionale gravità del fatto e ottenne che i cannoni fossero tolti dall'ospedale. « Ai medici italiani che chiedevano al comando inglese di fornire ai feriti della carne fresca e del latte, ai rispondeva che per gì italiani, anche se feriti, è auffi-iciente la galletta e la carne in scatola. Solo in un secondo tempoinviarono qualche pagnotta e del-ile grandi scatole di conserva di pomodoro. «. All'ospedale coloniale gl'inglesi avevano occupato alcuni reparti ospedalieri. Il 10 febbraio il prof. Marzola e il dott. Toppetti chiesero al capitano inglese Todd di voler far ricoverare in una corsia diciotto feriti italiani gravissimi che erano stati posti nell'androne dell'ospedale, dato che non vi erano più posti nelle corsie italiane. Il capitano Todd si rifiutò e il prof. Marzola fece notare che nei reparti inglesi di oculistica della capienza di 35 letti vi erano alloggiati unicamente infermieri ta^tfV^ZU'VoHH m,» I «Il capitano Todd rispose che, i soldati inglesi, anche se stava- cno bene, dovevano dormire nei. letti, mentre i nostri feriti potè- Jvano essere riparati sotto ten-\léaeileA&VertquWr1i fig«ma il capfod3 rispose che per i nostri feriti non vi erano. nem:, smene le tende. Cosi molti di essij m^uTIìorno ufficiali inglesi Si\Jriti, anche gravi, che potevano|nessere internati nei campi di con- Qcentramento. Una volta all'ospe-jSdale Principe di Piemonte si pre- mtendeva che anche i gravissimi mdovessero essere trasportati al1 campo di concenti-amento, tanto che -' rispos ,.m1 nipo ni concentramento, tanto il maggiore medico Pagnotta; giose fermamente aì colonnello!ninglese: «Come medico vi proibì-'csco di allontanare ijferiu|ravjS-;„imnsimi, come vostro prigioniero po-i tete cominciare da me a mandare nel campo di concentramento..-.. « Sugli atti operatori compiuti dagli inglesi sui nostri soldati pq-*tranno parlare i medici italiani, i GEssi potranno dire come g\'ingìe-\ssi hanno medicato e curalo i no- istri feriti. Al gen. Bergonzoli, ri-' coverato per una colica appendi-1 colare all'Ospedale coloniale, gli j Tufficiali inglesi domandavano irri-| cdendo dove avesse messo la sua.relettricità. » |cr> il • J» ... 'dCavalleria d ex prigionieri N« Ai feriti anche più gravi si Ttoglievano perfino gli stivali, che (venivano poi indossati dagli au- |straliani. Moltissimi nostri feritiio o e é o i i n l o n n i e i e i e e i e r n , - giungevano completamente nudiLi agli ospedali. Moltissimi nostri • feriti, ancora giacenti sul campo di battaglia, venivano di notte- :tempo depredati dalle truppe au-jstraliane, che portavano loro via tutto quanto possedevano. \«Un giorno al campo Torelli1 ..li inglesi, per provare un fucile|^TTf^^f^r^ nente e ferirono altri tre umciali italiani J« Tutte queste notizie sono do-'cumentate e vi sono testimoni a.'decine, che possono riferire e do-i cumentare anche episodi ben piùlgravi A Barce le donne di alcuni coloni sono state violentate: una di esse anche dinanzi agli arabi, ; che erano stati convocati per as- ' sistere alla scena. La documenta-. zione di questo episodio è in mano ! dei tedeschi. ! A Derna sono stati fucilati {cinque italiani senza alcuna prò- \séti inglesi si recavano nel1campi di concentramento e anche negli ospedali, invitando i nostri '.soldati a scrivere alle loro fami-, glie. Tutta la posta è stata poi I trovata a Derna in una stanza, : ^uTi.r'dittSrtft™» rpresentati un ufficiale inglese e tre australiani. Hanno chiesto dei \liquori e li hanno pagati, ma poi | hanno preso il proprietario del'cade, hanno sequestrato la cassa, hanno intascato tutto il danaro ^hanno vuotato il negozio. \« Un medico borghese, al quale un ufficiale inglese si era. rivolto i per avere una visita medica, ot- ; tenne in pagamento della visita lSSmanaa6 SSSSl qu^sto^st^ tuitoda tutto il danaro che il mal- capitato medico teneva nel porta-1 foglio. « Un maggiore inglese, ferito e trasportato prigioniero all'ospeda trasportato prigioniero all'ospeda- le coloniale, il primo gesto che hacompiuto è stato quello di conse- |gnare ai nostri medici tutti gli |oggetti di valore che aveva in ta- ;sca, compreso un portasigarette d'argento rubato a un ufficiale ita-;liano. I nostri medici gli hanno risposto: «Noi siamo degli Italia-ìni e lasciamo rubare agli inglesi, iTutti questi oggetti potete tener- Iveli, perchè noi non li vogliamo ■» « Gli ufficiali inglesi che ho personalmente fatti prigionieri mi dicevano: « Chissà ora come voi ci tratterete dopo tutto quello che noi abbiamo fatto... ». E dopo qualche giorno essi hanno detto' a ufficiali italiani di essere rimasti molto mortificati per il contegno delle truppe dell'Asse nei con- fronti dei prigionieri britannici, «A Derna il gen. Kirchheim. cheaveva in mano elementi precisi sul trattamento subito dai nostri e l prigionieri, ha voluto, per pre¬ miare 1 soldati italiani, che gli ufficiali inglesi, compresi cinque generali, e i soldati venissero posti nel campo di concentramento degli ex-prigionieri di guerra italiani e che unicamente da essi gli inglesi fossero guardati. AU'uffi--letale più alto in grado fra i nostri n I ex-prigionieri di guerra, tenente o!medicò dott. De Marchi, il gene--'"' i l i d n ò e a rale ha fatto sapere che affidava l'onore delle due armate italiana e tedesca ai nostri ex-prigionieri, sicuro che essi sarebbero stati non dei carcerieri, ma dei soldati. « E questi nostri ex-prigionieri, dimentichi di tutti i maltratta- menti ricevuti, si sono comportati veramente da soldati, tanto che il generale Kirchheim diede l'ordinedi elogiarli per il loro contegno. Ai prigionieri inglesi non è stato tolto nemmeno uno spillo, e, per quanto essi avessero fatto saltarela centrale idrica di Bengasi e non vi fosse più acqua, essi hanno a- o vuto le loro razione come i nostri ri | soldati »,