LA BATTAGLIA TRA MARE E CIELO di Mario Bassi

LA BATTAGLIA TRA MARE E CIELO LA BATTAGLIA TRA MARE E CIELO (Da uno dei nostri inviati) Aeroporto di X, 9 maggio. Il Bollettino odierno del Qua,- fiere Generale delle Forze Arma- te registra una nuova vittoriosa\azione della nostra aviazione con- tro un convoalio armato inglese proveniente dal Mediterraneo 0c-\cidentale, da Gibilterra e che tran sitava verso il Mediterraneo centrale diretto evidentemente a quello orientale, ossia ad Alessandria d'Egitto. La nostra vittoriosa azione è importantissima sia per i colpi recati al nemico, per i gravi danni da esso subiti; ma anche perchè dimostra l'urgente necessità inglese di rafforzare e rifornire il Corpo dì spedizione nell'Africa più possibile navigare il Mediterraneo senza sottostare a un massacrante logorio, alle più ingenti perdite di uomini, di mezzi, di materiali. La navigazione nel Mediterraneo è diventata veramente assai rischiosa per l'Inghilterra. Il convoglio avvistato settentrionale in vista di una de-\cisiva battaglia; e dimostra in-\sterne come agli inglesi non sia\Nei aiorni scorsi il maltempo'' aveva imperversato in questo Mc-lditerraneo centrale; così da rende-\re ostacolatisele, anzi si può dire \impedire, le azioni aeree Di que-..."-_„„'„ij lìl, ■ j- , H [ste speciali condì : inni di temno.ì„.,„ ìventi fortissimi, spessi strati dnnuvole basse, piovaschi e foschia]densa, ha cercato di approfittare]il convoglio inglese nella speran-ìza di forzare il passo più pcrico-jloso del Mediterraneo centralcìsenza essere avvistato dall'avia-\itone e senza, quindi, subirne gli\attacchi. Ma, a malgrado di unìtempo cosi avverso, la nostra ri cognizione aerea effettuava egregiamente il suo servizio con quell'audacia e quella perizia di volo che distinguono i nostri piloti. E i nostri ricognitori ieri segnalavano il convoglio: e in replicati voli di osservazione ne determinavano la composizione, la rotta, la velocità. Era un convoglio imponente. Si trattava di parecchi piroscafi di grosso tonnellaggio scortati da due navi da battaglia, da una portaerei, da incrociatori e cacciatorpediniere. Il convoglio dirigeva verso il canale di Sicilia a una velocità dai 18 ai 20 nodi. Immediatamente la nostra aviazione entrò in azione. E l'attacco contro il convoglio fu portato da multiple formazioni di bombardieri e di cacciatori che spiccarono il volo dai diversi aeroporti, dalle diverse nostre basi aeree per il Mediterraneo centrale. Ora io mi limito a quella parte dell'azione di cui mi è dato avere notizie dirette da questo aeroporto, L'insieme dell'azione e i suoi snccessivi sviluppi sono coordinati 6 d"ett' d«l Comando centrale. Da 9"*' nel Pomeriggio inoltrato e a""ndo a,tre nostre formazioni aeree avevano replicatamente attaccato il convoglio, partiva una formazione di aerosiluranti. Il tempo era decisamente contrario alla navigazione acrea: continuavano, seppure un poco attenuate, quelle condizioni meteorologiche dei giorni passati pressoché proibitive del volo: correnti violentissime da scirocco e da grecale, sbalzi subitanei del vento, agglomcramenti di nuvole temporale- schc> raffiche di pioggia, una foach'a snl marc con '«'\'/fcc zone di aasoluta invisibilità. Le nostre aerosiluranti diressero decisamente per quel quadratino rosso segnate sulla propria carta di navigazione al momento stesso di spiccare il volo; là dove, in base alle precedenti osservazioni dei ricognitori e a quelle dei bombardieri e dei cacciatori, e in base ai calcoli, avrebbero dovuto incontrare il convoglio nemico. »n primo tratto di volo for- ™ unora' ',"lorarc "'S~T' l" "°" s Ie a°r?fZ \ "°r SSETO fa d,f/'C0J'« c"c 1 os""ta tcmp0' *j davv"0 ,e come se fosse d accordo con gli - , * • . inglcsi, tempaccio cane! 0,,||n n2]l\ npmirho 0Ulle lld'' llelllll,IIB Quando, dopo ancora un po' di uoto, doverono, secondo i calcoli, trovarsi abbastanza prossimi al \convoglio nemico, circa sui bordi \di quel quadratino rosso che proìmettevu l'incontro, i nostri jiiloti intravedevano fra nuvola e nuvola, lontani e altissimi, altri appa recchi, probabilmente nemici. Del convoglio faceva parte — come sappiamo — lina ««uè portaerei/ quelli erano, probabilmente, i cacciatori levatisi dalla portaerei e che costituivano dal cielo il velo di protezione intorno al convoglio, intorno alle grosse navi e ai piroscafi. Ma subito furono perduti di vista. Le nostre aerosiluranti erano entrate in un nuvolone nero nella invisibilità compatta; e avanzavano cicche. Che le aspettava all'uscita rial nuvolonet Di trovarsi immediatamente sopra le navi inglesi? Di trovarsi in mezzo ai cacciatori nemici? Quando le aerosiluranti uscirono dal nuvolone nero, in una relativa schiarita, il capo squadriglia si accorse che mancava un apparecchio alla propria formazione. Contin'iò, sperando di vederlo ricomparire; ma nulla. Si era sper¬ duto? Aveva fatto avarie? O, deviando dalla rotta, era slato colto dalla caccia nemica? Non era tempo di indugiarsi in supposizioni e tanto meno per una prclimiInare rieercn. />t questi casi si procede, non si perdono nemmeno gli istanti di cui ciascuno rappresenta una congerie di eventualità. Non soltanto di vita o di morte, ma, ciò che più conta, per il successo o l'insuccesso dell'impresa in cui si è ingaggiati. E avanti, dunque. Spaventosa bufera di fuoco Fu, all'improvviso, una schiarita sul mare sottostante, un fascio di raggi di sole che erompeva sfolgorante dalle nuvole da cui barbaglio riflettendo nelle onde: c i nostri videro prima un cacciatorpediniere, poi subito oltre le due navi da battaglia e più in là la portaerei. E la poi tarerei fu prescelta a bersaglio. Ma anche dalle navi erano stati avvistati i nostri. Dapprima un incrociatore apri il fuoco; poi via via tutte le navi e la stessa portaerei, un uragano senza pari di fuoco si sollevò nel ciclo, una spaventosa bufera di fuoco. Cento e cento cannoni di ogni calibro, centinaia e centinaia di mitragliatrici eruttavano fuoco e fuoco contro il cielo. L'aria intorno alle nostre aerosiluranti era continuamente indescrivibilmente flagellata da scoppi. Le nostre aerosiluranti sbalzano tra gli scoppi. Erano prese come in un immane turbine vampeggiantc e tonante. L'aria per ogni intorno rosseggiava e fumicava. Uno dei piloti della nostra squadriglia mi ha suggerito questa immagine: « Era come quando in Africa si è avvolti dai turbini rossi del ghibli, rome volar \dcntro la furia del ghibli: soltanto che qui non era vento di sabbia, ma continue esplosioni: l'inferno». In quell'inferno di fuoco, su quei cento e cento cannoni fiammeggianti, su quelle centinaia e centinaia di mitragliatrici clic sparavano furiosamente senza un attimo di sosta, le nostre aerosiluranti manovrarono disrendendo per assalire la portaerei, mettendosi il sole alle spalle. E giù e giù, precipitosamente, puntando al bersaglio; giù fino a meno di trecento metri di quota e a meno di mille metri di bersaglio. Dapprima il capo squadriglia, poi i gregari sganciarono i siluri all'altezza voluta, alla distanza voluta. Un tempo minimo e fu vista una colonna d'acqua e di fumo insorgere subitaneamente contro il i fianco della portaci ci, tra il centro e la prora, e tutta la nave sus- | saltò; poi pirgò lievemente su quel fianco. Ed. ecco un'altra colonna di acqua e di fumo ancora contro quel fianco, un poco più verso prora. Un secondo siluro aveva ancora er.lpito il bersaglio: e la portaerei sbandava sul fianco; mentre rallentava il fuoco dei suoi cinquanta pezzi di artigliala e delle sue numerosissime mitragliatrici. I nostri riguadagnavano intanto quota e manovravano per uscire dall'inferno del fuoco di tutte le navi del convoglio. Erano tutti colpiti i nastri apparecchi da schegge e da pallottole; ma tutti si sostenevano ancoia. E sostennero ancora l'attacco della racria nemica, cacciatori nemici all'inseguimento clic li mitragliavano. Finalmente riuscirono a sottrarsi anche a quell'ultimo contrattacco c volsero alla propria base. E atterravano qui, che già la \luce del giorno dileguala nel crepuscolo della sera. Qui i reduci della vittoriosa impresa ritrovaro'.no il compagno che avevano perduto durante il volo e era ritorna,to al campo; e attendeva a fare rifornimento per ripartite. Non appena sorta la luna, attiche quell'aerosilurante prese il volo. Navigò nella notte ad alta quoìta e ritrovò il convoglio al lume 'di luna. Gli puntò sopra con di|scesa precipitosa e immediata\mcnte si scatenò ancora da tutte ile navi del convoglio l'inferno del fuoco antiaereo. Il pilota della nostra aerosilurante osseivò che non si fiowira più nel convoglio la na, re portaerei colpita in precedenza due volte dai siluri dei suoi compagni e mirò ad una nave da battaglia. Discese basso sul marc; e anche [egli, sotto i trecento metri di quo- ]ta e a un migliaio di metri dal bersaglio che si era prefisso — luna corazzata del tipo Renowrr — sganciò il siluro. Da bordo dovettero avere l'impressione, forse videro distintamente che la nostraaerosilurante" aveva scagliato il suo tremendo proiettile contro di loro; ma non era più possibile tentare di manovrare. E il siluro esplodcva contro il fianco della nave al centro, sollevando una enorme colonna d'acqua che si rovesciò sul ponte stesso della nave, fra i fumaioli. Il nostro apparecchio, inseguito dal fuoco indescrivibile, colpito più volte da schegge e da pallottole, riuscì a riprendere quota e sottrarsi al fuoco e a volgere per il ritorno. E nel pieno della notte atterrava felicemente in questo aeroporto. Due siluri nei fianchi della portaerei: un siluro nel fianco di una grossa corazzata: questo il risultato dell'azione di questa nostra squadriglia di aerosiluranti con cui sono a contatto, da cui ho notizie dirette. Mario Bassi

Persone citate: Comando

Luoghi citati: Africa, Alessandria, Egitto, Inghilterra, Sicilia