LA BATTAGLIA DELL'EPIRO

LA BATTAGLIA DELL'EPIRO LA BATTAGLIA DELL'EPIRO Gli ambiziosi sogni anglo-greco-jugoslavi e il realistico piano del Comando italiano La perfetta esecuzione della manovra e il magnifico slancio delle nostre truppe La perfetta esecuzione deRoma, 8 maggio, t gOra che l'ultimo atto della Vguerra italo-greca è stato sanzionato dalla vittoria delle armi, può essere opportuno riassumere breveniente taluni lineamenti che valgono a rendere chiara e interessante, anche per i non militari, la struttura dell'accanita battaglia combattuta dalle truppe Italiane contro quelle greche dall'11 al 23 aprile e che per essersi conclusa vittoriosamente nell'Epiro, può prendere bene il nome di tale regione. I piani greco-jugoslavi E' noto quale fosse l'intendimento anglo-greco-jugoslavo nei nostri riguardi quando il 23 mar zo, avvenuto il violento cambiamento di Governo in Jugoslavia, si cominciò a parlare liberamente sui giornali degli Stati contrari all'Asse dei piani operativi degli eserciti nemici: attaccare l'Eserci to Italiano in Albania da tutta la frontiera jugoslava e dal fronte greco, in modo da chiuderlo e stri telarlo in una enorme tenaglia avente il perno nella regione dei laghi di Ocrida e Freaba. In tale regione^doveva, quindi, realizzarsi subito all'inizio delle operazioni il contatto fra gli eserciti greco e jugoslavo. Lo sfondamento delle nostre forze già da cinque mesi combattenti in Albania una delle più dure guerre — sotto l'aspetto logistico — che la storia ricordi, appariva cosa talmente certa agli occhi e alle menti militari di Ate- ne, Londra e Belgrado, che se ne sàteneaitóoSu^V8rne9S" veva su tutti i giornali liberamenassumere alla minaccia onesgi2IBKiesEdPNdtlslucrc facendo quasi un aspetto ricattatorio ver. sQ |a Germanja- Si diceva e si scriveva, infatti, in Jugoslavia: «Se la Germania attaccherà Salonicco, noi attac cheremo l'Albania ». E sulla fron- tiera albanese l'esercito jugoslavo schierava, fin dalla terza decade di marzo, imponenti forze valutate ad oltre duecentomila uomini: la minaccia doveva essere appoggia ta da persuasivi argomenti per impedire alla Germania la temuta azione su Salonicco, n.._...i|„| -..i.i UOtlCBUI Operativi MISUI j Di fronte al chiaro delinearsi deirazione greco-jugoslava il Co; man[io delle Forze Armate in Ai; bania formulava il piano operati vo piu semplice e logico tenuto 1 conf0 dcl terreno, dei mezzi di cui . disponeva e dei possibili intendi; menti nemici. E precisamente nel ]e ijnee essenziali: rompere il fronite nemico verso l'estremo della isua a]a dstra (che si appoggiava iai lago di Ocrida) alla testata del |nume Skumbini; raggiungere Bi I lishti (ad Oriente di Corcia) per . chiudere il varco di Kapestiza, che ; immette nella Macedonia; puntare I per Erseke su Ponte Perati - bivio Kalibaki, determinando l'aggiramento delle forze greche. In altri termini si mirava ad infrangere inizialmente la minacciosa tenaglia delle forze nemiche alla sua giuntura per renderne inefficienti le branchie e distruggere poi l'esercito greco. I centri dell'azione erano carat- I terizzati da tre obiettivi fonda !mentali: Bilishti, per l'aggiramen |t0 dei fronte corciano; Ponte Pe- 1lati, per aggirare lo schieramento nemico contrapposto alla nostra !IX Armata; bivio Kalibaki per l'aggiramento totale delle forze greche. Manovra di Ocrida Il 13 aprile la IX Armata ini . iziava l'azione a cui prendevano |Parte in prima schiera — tra il !aS° di Ocrida e il fiume Tevoli — Me Divisioni Venezia, Forlì, Taro, 'Tridentina. Per facilitare l'attac co, necessariamente frontale, di queste Divisioni, il Comando di sponeva un'azione aggirante dal l'estrema destra greca lanciando una colonna autocarrata (Divisio ne Pinerolo) da Ocrida (località jugoslava, raggiunta dalla Divi ! sione Arezzo e VII Reggimento Agostini due giorni prima) lungo la rotabile che per la sponda ! orientale del lago omonimo viene a cadere *u Ciafa Blace. ; L'attacco, sferrato con estrema violenza dalle nostre truppe che da oltre cinque mesi attendevano jcon ansia quel momento, incon'trava accanita tenacissima resiistenza da parte dei greci, i quali ì contendevano le posizioni palmo a palmo, passo a passo pur doi vendo cedere terreno di fronte al- ] ]0 slancio e al coraggio indomito iLa preoccupazione che la Divi delle nostre truppe. Il cedimento Idei fronte, sotto il travolgente im; peto dei nostri fanti, avveniva lentamente e sanguinosamente; interveniva ad accelerarne il rit mo la minaccia aggirante della !colonna proveniente da Okrida. >L,a preoci nione Pinerolo, giungendo rapida l mente su Ciafa Blace, potesse im,pedire ogni ripiegamento faceva ]infatti arretrare più rapidamente ;ie forze remiche sotto il rinnovar;Si senza tregua dei nostri assalti il cedimento si accelerava e nella giornata successiva la Divisione Venezia conquistava Ciafa Blace, ove si univa con le truppe provenienti da Okrida. La rottura della destra greca era un fatto compiuto e le nostre colonne si gettavano verso gli obicttivi fissati per renderla irreparabile. Una colonna (14 e 208 Fanteria e battaglione alpini Intra) proc'àdeva direttamente su Bilishti e occupava il varco di Kapcstiza. ia Divisione Venezia c il 4" Bersaglieri, le divisioni Taro e Forlì dalla conca di Corcia proseguivano subito in direzione di Erseke; la divisione alpina Tridentina seguita dalle divisioni Parma e Piemonte puntava da Nord-Ovest, pure verso la conca di Erseke; la prima fase della battaglia finale era conclusa. La rotta dell'esercito greco Sono troppo recenti e vive nella mente di tutti gli italiani le successive fasi della battaglia dell'Epiro perche necessiti di esse una più ampia illustrazione. Qui ci limiteremo, quindi, alla rapida rievocazione degli avvenimenti conclusivi della battaglia stessa affinchè in questa gioì nata esal- tatrice dell'Esercito essa possa rivivere e balenare nitida e luminosa innanzi agli occhi di coloro che, con i soldati d'Italia, hanno vissuto queste memorabili giornate. Ecco il mattino del 14 mentre ferve — opera nella sua fase Iniziale — la lotta sul fronte della IX* Amata, scatenarsi l'attacco della XI» Armata dal massiccio del Tomori al mare. In un uragano di ferro e di fuoco scattano i nostri all'attacco delle posizioni nemiche, formidabili per natura e per apprestamenti difensivi. Si riaccende implacabile, ordinata, la lotta più cruenta sul Mali Spadarit, a quota 731, di Monastero, sul bastioni de! Trebescines e dello Scindeli contro la vetta di monte Golico e quella di Bus Devrit; riprendono i combattimenti sul Kurvelesh, nell'alta Val Shushiza lungo il litorale; ma il tener ferma Pala sinistra del suo schieramento è per l'esercito greco questione di vita o di morte. E per non morire esso oppone la più strenua difesa, getta nelle fiamme della battaglia le sue truppe migliori e le immola sulle posizioni contese. Ha bisogno Hi non cedere, pena lo sfacelo. E la lotta prosegue senza quartiere, implacabile per l'inflessibile volontà di vittoria che anima i nostri combattenti, per l'istinto di conservazione che sospinge l'avversario. Poi lo slancio e la bravura dei nostri fanti hanno il sopravvento; le prime posizioni vengono conquistate, il successo si delinea, anche l'ala sinistra del nemico crolla. La divisione Cacciatori delle Alpi sor passa lo Spadarit e lungo la ca tena del Chiarista raggiunge e su. pera Fratarit; la Sforzesca, con ardita manovra, dall'alto del Trebescines scende ormai su Klisura, mentre la Legnano, conquistate le Arze, scavalca la dorsale del Tre bescines stesso e concorre con la Siena alla caduta dì Klisura. La Cagliari e la Bari lungo la Val Vojussa oltrepassano Premeti; in Val Dhrino la Casale supera Argirocastro e la Ferrara raggiunge Libohovo. La Julia e la Modena, che hanno rotto di forza le difese del Kurvelesh, oltrepassano il sol-co di Valle Kardhiqit; la Brennero risale la vai Kalese e la Cuneo, lungo il litorale, supera Himara e raggiunge porto Palermo, mentre la Divisione Acqui portava il suo potente contributo alla battaglia dell'aspra zona montana di Ciafa e Drass, cosi come il raggruppamento Camicie Nere Gabbiàti aveva dato il suo per la rottura del fronte a nord di Argirocastro. Le posizioni nemiche vengono raggiunte rapidamente una dopo l'altra in pochissimi giorni, malgrado la disperata difesa delle forti retroguardie greche e nonostante tutte le interruzioni stradali già sistematicamente preparate e attuate dal nemico nel momento cruciale. Intanto la IX Armata ha raggiunto Erseke e lotta con l'indomito slancio delle sue divisioni dal 4° bersaglieri e dei lancieri di Milano contro le successive difese che l'avversario in ritirata oppone sulle alture che separano la plana di Erseke da quella di Leskoviku e questa da Ponte Perati. Ponte Perati è l'obiettivo della IX Armata e verso di esso vengono respinte le divisioni greche in ritirata. A Ponte Perati mirano anche le divisioni Cagliari c Bari della XI Armata risalendo la Val Vojussa per giungervi prima del nemico. Intanto la Divisione Lupi di Toscana ha percorso la Val Zagoria ed è entrata nell'angusta Val di Shuhes per superare le zone mon- per tenere serrata in pugno la vit |toria già ghermita tane interposte fra ilpasso di Ponte Perati e di borgo Tellini (Kakavia) e prenderli a tergo. Gli eventi precipitano: la Divisione Venezia prima, l'alpina Pusteria poi, scavalcano il confine a sud di Erseke e puntano su Corizza, in territorio greco, oltre il fiume Sarandopores; la pressione su Ponte Perati si accentua, la Lupi si avvicina al confine. Le Divisioni Ferrara e Casale lungo la vai Dhrino hanno raggiunto e oltrepassato Giorgiucat. La Divisione Brennero, risalita Val Kalase, ha scavalcato la rotabile di Deivino, i fanti della Cuneo riprendono Porto Edda agevolati da uno sbarco effettuato da un nucleo di loro nottetempo presso quel porto. Superando ogni ostacolo ritardatore, vincendo tutte le resistenze del nemico, l'avanzata delle nostre truppe continua senza soste e senza riposi, alimentata dal miraggio della vittoria completa. Bisogna precisare, a questo punto, che le nostre colonne devono procedere a piedi perchè le rotabili delle anguste valli sono tutte interrotte e non consentono movimenti di automezzi fin tanto che le interruzioni non siano sommariamente riparate. D'altra parte la particolare conformazione del ter reno, nettamente scompartimenta to da alte e impervie catene montane, non permette in modo assoluto quelle celeri manovre aggiranti a largo raggio che in altri teatri di operazioni sono state e sono possibili: qui, invece, il fante, il geniere, l'artigliere devono muovere con i soli mezzi naturali e non possono profondere — oltre gli ostacoli — che il loro spirito di sacrifizio, i loro corpi affranti ma non domi da giorni e giorni di combattimenti e di movimenti senza soste. Su più direttrici il rifornimento viveri e munizioni alle truppe avanzanti deve essere effettuato dagli aerei: questo, meglio di ogni dissertazione, può dare a tutti la sensazione reale delle inaudite difficoltà che i nostri soldati hanno dovuto superare per non perdere il contatto con il nemico, rmegd1r1sE l'inseguimento continua. Il giorno 22 i nostri reparti hanno ovunque raggiunto e superato largamente In molti punti il confine. Nel frattempo dalla piana della Tessaglia, attraverso il passo di Metzovo, l'Armata tedesca lancia verso Gianina i suoi potenti mezzi corazzati per prendere a tergo le divisioni greche in rotta sotto la nostra azione. E' la fine dell'esercito greco. Fra le nostre divisioni pressanti da Nord e le formazioni corazzate germaniche risalenti da Sud sono inesorabilmente serrate senza possibilità alcuna di scampo la quasi totalità delle Divisioni greche che, per 6 mesi, avevano combattuto contro di noi. L'esercito greco è annientato. La vittoria Il 22 a sera il Comandante del le Armate della Macedonia e del l'Epiro chiede di capitolare senza condizioni e il 23 cessano le osti-La battaglia era divampata suài un fronte di 250 chilometri im:pegnando trecento mila dei nostricontro 400 mila greci. E la vitto- ria coronava il titanico sforzo delsoldato italiano e illuminava lelità. La battaglia dell'Epiro si con eludeva cosi con la resa dell'esercito avversario da noi battuto dopo soli undici giorni; undici giorni che erano stati sufficienti ai nostri soldati per ottenere quello che le forze greche non erano riuscite a realizzare in 6 mesi di lotta sanguinosa. Al momento della capitolazione le Divisioni Venezia, Bari, Lupi di Toscana, Ferrara, Casale, Cuneo e le alpine Pusteria e Tridentina erano in territorio greco. Il successo era materializzato dai 150 chilometri di avanzata della nostra ala sinistra marciante e dai 70 chilometri dell'ala destra. bandiere glorios" dei nostri reggi menti e i vessilli crceuliclnati ideila Germania alleata. , 1 ] ; | j ! ì , l i i 1 1 ' o a e e - e l

Persone citate: Agostini, Corizza, Lupi, Taro