Il legname

Il legname Il legname Come aumentare rapidamente la nostra ricchezza forestale n_nostro Paese non è certo fra i.plù ricchi in risorse forestali ai cbfini autarchici. Ormai è a tutti Snoto che vastissima parte della usuperficie boscata che abbhmio in fItalia è raTOresentata d" la v^e tt^W^S^SSS. £essasi trJùt^s^incremento lezioso efe raramen" nte simera aS?l n* 5™ zcond Jio™' i 3 metri cubilà et dtaro avi:' , . , rOra., quando si pensi che una cgrande parte di quelle degradate rmacchie e dei poveri cespuglietiUmediterranei potrebbe essere de-. sdicata alla produzione di conifere: b— ed è di conifere che noi prin-:;ctpalmente difettiamo — con un;sincremento legnoso ogni anno di almeno cinque volte superiore a quello delle macchie e dei cespuglieti, si comprende l'enorme importanza che, sul piano autarchico, può avere un deciso orientamento verso l'impiego su larga scala di conifere esotiche a rapido accrescimento. Il problema fu Intravisto subito, or sono 24 anni, da Aldo Pavari, l'illustre scienziato e tecnico forestale che il Governo provvidamente chiamò a dirigere l'unica Stazione sperimentare di selvi-] coltura italiana a Firenze. Il prof. Pavarl, che non è soltanto un dotto, ma un uomo di intelligente! azione e di acuto spirito di pra-j tica osservazione, ha paziente mente numerose mostrativ cano le sspecie introdotte ad accrescere e miglio-, -svTprcUema ^"Sé°nTdiIPl^dlTmSanTento*6 delta so- ' %<s(iiii7inne dei vischi esiutpnti 1 "per he°sf rifletterla ! >"ne a colture arboree di milioni di,'0ettari di terreno nudo o impro-1 "duttivo [pr, , . . , . . dDel resto, si è già veduto ini Paesi lontani, come questa Ozione delle specie esotiche abbia , ,^,Vl,'t=la ?*U- fel'^e aiy1,oa7'!0ne-.WNel Sud Àfrica dove buona par- te di territorio è in condizioni eli- maliche analoghe a quelle dell'Ita-;^]ia meridionale, si sono creati nell'ultimo cinquantennio 450 mila nhanno fatto pc-polìpn ltip lo ,™ {» Viiot 51 ' '«iìti«r^^tetr^ìà «vi" P^V-r,\ 1 Jr«»J SL^2Zi\P1 ES'twJm [psnea'e 'indìge^e^bens'i "con^lant"S ^esotiche che hanneI fatto eccellenti"te prova, com liane, gli eucalipt j„IiLiS,Uif^Ì-f™1nÌJi' J"~<?'t1^tÌu;' '• pfnnfi ^p^p.tMoVr °LVne 1^" pSS^afSSSSStt8 si1ladecsaÓ!'a pubblicare i rUultaU concretiindel nrimo ventennio d^i snerimen- tniiAnp rìi orvppi» X»~=tuii pcAt {zehTSta ii?33flrnaratìler«narsé\ntatiShS?il ti»i^?o5o nn!n«42iflìsn numerosi alWimn^tf fattiIdallo Se dkTpS ìn SS- |sun Paese del mondo si è fattaj una sperimentazione così vasta e «sperimentazione cosi sapientemente ordinata e controllata. Non ne sarà mai data abbastanza lode al prof. Pavari. Se si pensa che nella vasta estensione territoriale che ha,fra noi la zona del castagno, e che in essa non esistono di conifere che l'umilissimo ginepro e il raro e lento tasso, possono Invece essere introdotte specie esotiche di conifere a rapido accrescimento, si comprende come la soluzione del problema autarchico del legname avrebbe potente contributo. Ma è soprattutto nella regione meridionale che la diffusione di piante esotiche assume urgenza e importanza enorme ad fini autarchici. Vi è, in fondo, anche in questo campo l'evidente convenienza dell' intensificazione più che della semplice estensione. Per avere 12 mila metri cubi di legname resinoso da un bosco ca^ilJnario di nostre specie indigene che dia ogni anno un incremento di soli 3 metri cubi ad ettaro, occorrono 4000 ettari. Nelle stesse condizioni se si adotta, invece, una conifera a rapido accrescimento che dia ogni anno un incremento di 12 metri cubi ad ettaro, bastano 1000 ettari di superficie. Non è questo un esempio teorico. Numerosissimi sono già i casi in cui ciò si è veduto. Ad esempio, nelle montagne della Sardegna, con un turno di soli 20 anni il pino insigne può accrescersi di 15 a 20 metri cubi per ettaro nelle identiche località dove il pino marittimo con turni forzatamente lunghi di 50-60 anni non si accresce che di 5 a 6 metri cubi. Impostato cosi il problema del rimboschimenti sul piano autarchico, si vede tutta la importanza delle specie forestali esotiche a rapido accrescimento ed è con viva soddisfazione che si apprende dall'illustre Pavari che la sperimentazione ventennale ha già vsstdlcudimostrato che anche l'Italia può trarre profitto di un numero non piccolo di specie sia conifere che!latifoglie per risolvere il proble-lma. Ma non è solo nel campo dei rimboschimenti veri e propri chelsi può e si deve cosi agire, ma in | quello delle alberature campestri ;e dei frangiventi, e specialmente]rei vasti comprensori di bonifica, in particolare nel Mezzogiorno e nelle isole. Quali sono queste specie esotiche consigliabili, non solo pel rapido accrescimento, ma per la resistenza a malanni? Con lodevole •prudenza il prof. Pavari ha diviso le specie sperimentate in quattro gruppi, di cui solo quelle elei primo ritiene abbiano felicemente e in pieno superata la fase sperimentale e si possano coscienziosamente raccomandare anche per vasti impianti nelle condizioni loro favorevoli. Fra queste specie quelle appartenenti alle conifere, sono dieci: un abete (il cephalonica), un cedro (l'atlantica), un chamaecyparis Lawsoniana, due cipressi (l'arizonica e il maciacarpa), il larice leptolepis, la Ticea pungerla, due pini (l'insignis e lo strobus) e la Pseudotruga Douglasii. Que e la Pseudotruga Douglasii. Que-st'ultima può avere importanzaanche nelle Alpi Giulie. Ma è so- pr.lttutto nell'Appennino dove più vasto e imponente è il problemadel rimboschimento e nelle regio-ni della macchia mediterranea chele previsioni favorevolissime su queste specie esotiche si sono ve rificate. Risolto ormai deve rite nersi il problema di conifere adat-* i„ „^ j„i _00inrf»irtte a tutta la zona del castagnocon la Pseudotruga Douglasii, ner terreni silicei, con l'Abies cephalonica e il Cedrus atlantica nelle terre calcari: ciò per non citare che specie principalissime. Quanto alla vasta regione mediterranea, gli eucalipti (botryoides. globulus, gomphocephala. Maideni. rostrata) il Cipresso arizonica e macrocarpa, il pino insigne, l'acacia melanoxylon spiccano per rapidità di accrescimento e l'alta produzione legnosa, mentre l'acacia saligna e quella pyenantha sono preziose anche per fascie controfuoco, data la loro pratica in combustibilità, oltre che per rim beschimenti. Si sono cosi nomina te, citando le varie Acacie, c i va- ri eucalipti, anche specie esotiche | di latifolic a rapido accrescimen-1 to, cui si aggiungono il castagno; crenato, la .luglans nigra, la quer-j eia rulira e l'olmo pumila. Risultati di pratica grande importanza questi ottenuti dall'anipia sperimentazione italiana, poi-Lche lo scarso reddito dei nostri|boschi attuali costituisce il più ST^e ostacolo aHai costituzione di un v?s,° % ordinato patrimonio forestale. E solo si nescirà se a tutte lc bo"c considerazioni teori £S ^a0nforePst°atetsÌiVeage ^ss^t 2&nn necessario aumentarne la produzionc ^S1108* nello stesso spazio di temP° così dn accorciare gli attuali turni che fanno sbadiglia¬ re -.ell'attesa di chiudere il bilan- ci„, sostituzione di fustaie a ra>pldo accrescimento, soprattutto U conifere tanto richieste dal paese ai cedui poco redditi7i 0 ai „,b0',cni a tronoo lunghi turni èI;, nroblcma urgente L'Italia 'fa-!scista d„ve risolverlo in breve l ' |Arturo Marescalchi | tiMtiiiiiiiiiMiiHiitiiiiiiiiMiiiiiiniMiiiiiiiniiiii

Persone citate: Abies, Aldo Pavari, Arturo Marescalchi, Pavari

Luoghi citati: Firenze, Italia, Sardegna