INCONTRI

INCONTRI INCONTRI Chi l'avesse visto, all'ondato nella poltrona, gli oceri cerchiati di stanchezza, sfogliare una rivista tecnica, prendere ogni tanto qualche appunto su un taccuino sgualcito, non avrebhe mai supposto che in una città lontana, in un altro paese, quel signore che era ospite dell'albergo da qualche giorno fosse solito vivere con una bellissima donna. La piega stanca delle labbra, i pochi capelli che gli rigavano il cranio lucido facevano tuttavia contrasto con gli occhi azzurri di una trasparente chiarezza ; occhi rapiti, avresti detto, al viso ingenuo di un bambino biondo. Le mani le muoveva di continuo, irrequiete, ma le dita tradivano non so quanta delicata morbidezza e un tremore chi? voleva essere trattenuto, dubbioso di essere 6coperto. Ne sarebbe stato facile supporre nostalgie di tenero innamorato anche in quell'altro signore che sedeva nella poltrona poco lontana. Sul viso di questi, alla corta spazzola dei baffi, che dava autorità e severità alla bocca, faceva riscontro l'arco delle sopracciglia folte sugli occhi nerissimi. Quella 6era, di tutti gli ospiti dell'albergo quei due uomini soltanto non avevano abbandonato la sala, dopo pranzo. Loro due soltanto non dovevano avere amici in quella città per loro certo straniera. Che tutti e duo fossero di uno stesso clima lo si indovinava però, anche così diversi come apparivano alla prima occhiata, sia dalla foggia del vestire che dal taglio moderato dei capelli sulle tempie, là in quella città dove gli uomini amano farseli radere. Ma l'uomo che guardava curioso quell'altro che leggeva, fu presto convinto di non sbagliare permettendo alla propria memoria di ricercarlo tra i connazionali, e anzi tra i suoi lontani concittadini. La memoria gli suggeriva infatti di riconoscere il suo volto accanto a quello di una bella donna, di una donna che sapeva amica della propria, di una che tuttavia non la- avrebbe voluta fra le più intime. Di quell'estranea egli conosceva tutti i sentimenti e le aspirazioni, forse anche tutti i capricci, e meglio di quello stesso signore che ora gli sedeva di fronte e che da anni a quella donna viveva accanto. La sua compagna gli aveva infatti riferito ogni confidenza che l'altra le aveva fatta, l'aveva nesso al correnti? di ogni sua delusa speranza di ogni suo accanito desiderio, di ogni suo raggiro. E ora lui poteva sorridere malignamente, dicendosi che forse lo stesso confessore di quella donna, se pur donne come quella oravano confessarsi, non la conosceva quanto lui che le era ignoto, ina che aveva sentito riassumere in poche parole schiette e crudeli ogni sua segreta sensazione. La pigrizia non gli consentì di alzarsi dalla poltrona per di strarsi da quel maligno ma triste accanirsi di ricordi. Fuori, gli pareva che la notte dovesse correre intorno alla casa come un fiume nero. Spingendo lo sguardo al di là della vetrata aveva visto il portiere uscire dal suo banco, affacciarsi alla porta d strada, rientrare tutto infreddolito stropicciandosi le mani e in saccaudosi nelle spalle. L'aveva visto spiare attraverso i vetri, sincerarsi che nella vasta sala non ci fossero che lui e quell'ai tro che leggeva. D'un tratto il lampadario in mezzo al soffittogdnqevumrfpddmbbdgpltgsdtfcssscs'era spento e non era rimastaaccesa che la lampada tra le lorodue poltrone. Gli [larve di essere anche più stretto in un cerchio di accorata tristezza e di intima confidenza. Rilucevano ora nella penombra soltanto il cranio spiumato di quell'ignoto compagno 0 le loro mani color dell'avorio. Uso com'era a imporsi una rigida disciplina dei sentimentitentò rli rifuggire da quell'accorata mestizia; ma come nella 6iia città lontana, accanto alla sua donna, egli non riusciva a frenare l'ansia di un affetto che implorava di essere corrispostocosì ora la connaturata riservatezza faceva argine al desiderio di confessioni, di intimi conver sari, di rievocazioni e di nostalgie che la solitudine — egli diceva la noia — gli acuiva. Soffriva per la prima volta di non avere un amico, di non aver dimostrato mai la propria comprensione a un suo simile, di avesempre e soltanto lottato pevincere i nemici e per superare compagni. Per quell'uomo de quale tutto gli era ignoto fuorche le vergogne delle quali egnon poteva rendersi conto mche lui gli conosceva, per quel'ignoto che ai suoi occhi non poteva avere che il merito di rievo cargli la patria lontana, egli sen tiva pietà e affetto. Guardando lo, e sempre meglio riconoscendolo, facendosi ad ogni sguardpiù certo della sua identità, provava un sentimento non ancorsofferto. Pensò, per non intene rirsi, che laggiù, nella loro cit tà, egli avrebbe rÌ6o di lui. Lsue disavventure di uomo inna morato l'avrebbero forse divetito. Qui, ora. l'immalinconivano. Sentiva nascere una solida rietà e un affetto che lo invotano a parlargli, per coirs gliarlo di mettersi in guardia e di difendersi. Si domandava se non fosse suo dovere svelargli quei segreti che egli conosceva e elle l'avrebbero cosi retto, una volta conosciuti, a liberarsi di una donna che egli certo amava ma dalla quale certo non era riamato. E non il desiderio di fargli del male, ma il bisogno di proteggerlo, di aiutarlo a difendersi, gli fecero più volle schiudere le labbra per dirgli la prima di quelle parole che gli sembravano doverose. Lo sentiva bruciargli le labbra, dolergli sui denti, e ogni volta che le ringhiottiva gli scoppiavano nelpetto. S'accorse che anche lui, quell'uomo, ora lo guardava. Alzava timidamente gli occhi dalla pagina, faceva scorrere lo sguardo sul pavimento, lo svagava subito dietro le sue spalle non appena temeva di incrociarlo col suo. D'un tratto sospettò che anche lui, quell'uomo, avrebbe potuto forse volergli parlare. Dubitò che anch'egli lo avesse riconosciuto e che ora desiderasse confessargli con altrettanta sincerità quello che a sua volta egli sapeva di lui e della sua donna. Ricordò di aver molte volto sospettato, di essersi troppe volte chiesto se i sentimenti della donna che gli viveva accanto fossero simili a quelli della sua amica, a quei segreti sentimenti ch'ella di quell' altra gli aveva riferito. Forse quell'uomo sapeva di lui le stesse cose che egli a sua volta si struggeva di rivelargli. Gli pareva persino di leggerglielellllllllllllllllllllllllllllllll|l|llllll|l|l||||fll|1IIIMIIIIII |eg|j ,,r-<-lii, quando da srrafir-i si facevano d'un fratto curiosi < forse ironici, E quella malincolia che ora !i velava, non era la stressa malinconia che forse ira nei suoi? E se così non era, perchè gli facevano nascere il dubbio che a se si esso avrebbe do-! villo rivolgere quelle parole amare e crudeli che la inaspettata amicizia per un connazionale gnoto, incontrato per caso in una sera triste, nella sala di 11 n albergo in una città lo"ta„al|quasi gli imponeva? [Riuscì a parlare, finalmente, „ .,„, , ' i„i,, „n,.,.i.. ma, seppe dire, qualche P™m\oltanto. Allusero, rispondali- dosi, alle loro compagne, ma nonne pronunciarono il nome. Parve\a l'uno e all'altro che, dicendoli, si sarebbero fatti del male, ej. i • t . sentivano invece di volersi bene. Si strinsero forte la mano quali- do si augurarono la buona notte, , i • il. i, „ L uno promise ali altro, pur sen-za parlare, che tornati nella lo-ro città, si sarebbero obbediti e, „ i che avrebbero avuto quei corag- gio che la loro dignità di uomini loro imponeva n j ..... . Quando pero si rividero qual-che mese dopo in un ristorante della loro città, si riconobbero ognuno al braccio della loro compagna. L'uno pregò, senza una plausibile giustificazione, la sua donna di seguirlo in un altro locale, e l'altro fu contento di vederlo allontanare. L'uno continuò a faticare sui libri di meccanica, l'altro a imporre a tutti la sua franca maschera di uomo sieuro di sè e orgoglioso: anche se né all'uno nò all'altro riuscì mai di dimenticare quella notte passata in una città straniera e lontana, nella quale nessuno dei due avrebbe voluto mai pia ritornare. Franco Bondioli I*llflllllllltlllfllll1l1lllllll1lltllll1lllllllllllllf1ltlllllll

Persone citate: Franco Bondioli I