Rifornimento a Rodi, scortato dagli inglesi

Rifornimento a Rodi, scortato dagli inglesi L'AVVENTURA DEL COMANDANTE <5. Rifornimento a Rodi, scortato dagli inglesi (Da uno dki nostri inviati) Base X, 3 maggio. Vi siete domandati come le no-stre armate abbiano potuto pus-saie dalla sponda italiana a quella albanese? Vi siete domandati co-me si siano potuti alimentare, percine,ue mesi di guerra, i nostri sol-dati che combattevano sul fronteaspro della Grecia? da delle no dlAÌbanitrùn'aÌt7a" potrebbero dare i soldati che han-no varcato il mare sulle nostrenavi, protette dalle siluranti, dacatene di sommergibili e da nnità\maggiori. La Marina Italiana hacompiuto questo sforzo enorme eimportantissimo per la economia della nostra guerra, per citi oggi è nostro dovere dire qualche cosa sui sacrifici sopportati silenziosamente dai nostri marinai nell'adempimento di?l loro dovere. La sfida raccolta Navi isolate e in convoglio, scoriate dalle nostre infaticabili siluranti e dagli incrociatori ausiliari.il violento contrasto di obiettivi determinato dalla nostra volontà di arrivare sulla quinta sponda, dihanno attraversato l'Adriaticòper portare le armi della vittoriain Albania e in Grecia, superando \così un notevole contributo alla\ vii Iorio sulla Grecia e sulla Jttgo- '™»^ «i tentativi del nemica fc, intercettare u ìwstrn traffico.\M(l i noatrx ,„,„■/„„/ hanno saputo Utinc-ere la loro battaglia, dando-sll":'(l- Se le comunicazioni tra l'Italia\e l'Albania potevano essere oro- ì'c/fe da aliquote di nostre silurati-\tk guelie C(|„ !e (aoJe italìane del iVEgeo si presentavano senz'altrocome proibitive. La distanza dall'Italia al Dadecannesa è grande e le rotte di comunicazioni, con l'entrata in guerra della Greciaerano tagliale nettamente da unabarriera di isole, tra le quali Cre-ita, fortificala in puri icolur modoìdagli inglesi. In questi sicuri «m-/e»i/i formazioni aero-navali nemì-[che. Se oggi si può dire questo,it merito è tutto dì quei marinal che hanno saputo infrangere ras sedio de;l nemico alle nostre isole dell'Egeo, dove si è sempre credu tn ncl1". "Mona e nella liberazione ""» solf> con una accanita difesa, ma spesso assalendo il nemico più forte. Gli inglesi, dopo la inglorio »° disavventura di Castelrosso, "v?,\">"> ■'" *" sttPe™ agli Italiani [dell'Egeo che avrebbero preso per fame le loro isole. La sfida venne p detI" popolazione che di ci-, [M* urR>'", soltanto 1 abito Vueata nostra base abbiamo i ritrovato il comandante G., un ar]d"c capitano di corvetta di san |j^™"^È? ìtmite^m situazione delle nostre isole, le au torità militari e marittime decisero di mandare un piroscafo di 1500 tonnellate e ne affidarono il comando a un valoroso ufficiale, già pratico di queste navigazioni clandestine sommamente rischiose. Il giorno X, il piroscafo a pieno carico partiva da una nostra base al comando del capitano cii corvetta G.. assistito da un tenente di va-\scello e dal capitano delta nave. | \Neas"no'}ra!,ne "Comandante, sa-i<f/,'.'.'.'j. JSJEfiK? Ì?„l'I6 "ì\ era quella della Cirenaica. Cercammo di farci più piccoli,\'^tt^H'tndo con la gente sempre in\ "",'"'"r',R- /';"' l>'f:ni±d'i peva quaie arti esse-essere la meia-delta loro solitaria navigazione.}'\piroscafo salpo, le ancore. La rotta\era quella della cirenaica. «Cercammo di farci più pìccoli,\ci incastrarci nel cavo delle onde, <« nasconderci nell'ombra delle] ' nuvole 0 dietro la cortina di uni [piovasco, che mai volle favorirci,] Isole. Bastava che fossimo avvista-[ [ti f'« "" Snnderland perchè dopo[breve tempo vedessimo calare sul], nostro cielo 1 bombardieri ne.mici.JBastava una sola raffica di mi traglìatrice, data la natura del nostro carico, per mandarci tutti a quel paese ». Così raccontava il comandante G. con quel suo accento romanesco e volitivo insieme. La nave passò attraverso l'ulti [ma notte di navigazione, quando , si scatenò un « maruglione » da li-] j&eccio, un mare forza sette che i»l|ìlnngo le murate. I marinai dove- Avano guardare quel mare ostile i due ro((e, per essere i primi a seo- prire le sagome nere del nemicoSi poteva anche fuggire, ma la fu- ga era solo un tentativo; la lucedel giorno sarebbe stata poi fatale, A forz di rollìo e d, coraggio, il pi-Zosìl ^X^^^dL'de annego c"»l»uttent> rfe' Do- e"d«-»n -^^i-i sagome nem iene ii mare era sempre grossn.quando, verso le cinque del mot-tino — era ancora buio fondo — il comandante avvistò sulla drit-tu della pròra due sagome più ne-re della notte, a circa cinquecento-metri di distanza. Senz'altro, le due unità erano nemiche. Il co-mandante ordinò al capitano delia nave (ìi mett,:re le macchine alla massjm(l forza e ai avvertire il ca-P° macchinista di « pompare » nel- solo cannone a poppa e di far. c< viva ,1 ne: ». uè aite sa-gome nemiche erano basse sulleacque e rollavano d'inferno. A tre-„0 macchinista di « pompare » nel- te caldaie anche il respiro dei fuo-chist\. Rivai,tendasi al lenente dì vascello e/li ordinò di correre uisolo cannone a poppa e di fare fuoco soltanto dopo le prime vani- pc del nemico. I cannonieri corsero al loro pezzo e lo caricarono algrido di « Vira ilRe! ». Le due sa- cento metri circa (li distanza,aitando ormai si era su una rotta di collisione, la prima unità nemi-ca accese le luci di riconoscimeli-lo all'altro il fuoco della pi ima saZi;<i, quando vidi che la prima to: tre fanali verdi. « Col proiettorino schiacciaiqualche punto e linea di luce, cosi, a « schiovere », e ordinai al capitano di mettere tutta al barra sot- fa^lSro^ÉV^e n^mica. Mi aspettavo da un wo»ien-nostra nave, tenendosi dietro /cdue unità nemiche. La risposta del comandante al segnale di ri- conoscimento fatto dal nemico era] stata forse interpretata come un\vero stimale di risposta e di aV-[vertime,ito in uso ne-,'con;„ li d'el Unemico. Il capo »SSf»»e- ^^ -Piegava il mistero di I cgeelle due navi nemiche. Il nostro ■ piroscafo era infatti passato sulla,corto di un convoglio nemico che si dirif/eva verso l'Egitto, il conva- Ul>'> era costituito da nove piro-\scafi scortati da due incrociatori eU• 'quattro cacciatorpediniere. Evi ^ntementc a causa del mare moiJet ferrte le. navi nemiche si erano distanziate e disperse, L'audace comandante G.. che ebbe la ventura di condurre il pri ino piroscafo dall'Italia all'Egeo riuscì una seconda volta a guidare 1 senza incontri, ma forse- con mag-\e-v r"'J ai iins'rii ricognizione ma-\ liltimei aresse avvistato una gros-' sa formazione navale, composta di\ senza incontri, ma forse- con man-', gior rischio, un piròscafo da dieci- ; mila tonnellate. Fu un milito col-npo di mano della nostra Mai ina; \al servizio della Patria in n,mi.\Il comandarne. G. fece alVUwirca {la stessa rotta, perchè non ce ne\potevano essere altre, e nonos1an-\te che la nostra ricognizione ma-[ navi da battaglia, incrociatori 1 caccia in navigazióne nelUx zona dì mare dove doveva passine la «ostia unità, manovrò in modo da il ne- Vero Roberti sfuggire all'incontro con mieb.

Persone citate: Iorio, Vero Roberti