CRONACHE DEL TEATRO

CRONACHE DEL TEATRO CRONACHE DEL TEATRO ella sua quinta stagione, il Teatro delle Arti, il Teatro della Confederazione degli Artisti e dei Protesila sionisti di Roma, ha rappre^erifffl tea! tenti no in programma e che, sopprag- giunta la guerra, non è stato possibile realizzare per ragioni di opportunità. Tra i lavori italiani, due èrano di giovani: Ettore, di Valen tini, e La ncs/ra via di Marinuccl L'eccezionale pubblico che frequenta le prime del Teatro delle Arti ha preso atto delle buone disposizioni dei due autori, e li ha cordialmente incoraggiati. Niente di più. Dei classici abbiamo avuto La Cintili di G. B. Della Porta e La Celestina dello spagnolo Rojas, nell'adattamento di Corrado Alvaro. Due riduzioni dal romanzo, / Caramazoff e Rosso e Nero, ci hanno sempre meglio convinti della inopportunità, se non dell'inu tilità, di simili trasposizioni; men-tre la traduzione in lingua di Oha riesumato poi Gli ultimi barbari di Alfredo Oriani e il celeberrimo e popolarissimo Fornaretto di Venezia, che ha suscitato critiche e polemiche. E' un polpettone, un intruglio bassamente melodrammatico, uno spettacolo da arena — ha affermato la critica. Non era ilcaso di portarlo allo Arti. E Bra-gaglia ha risposto: «Tra le cosepopolari ce ne sono di curiose, eproprio il Teatro delle Arti deveI interessarsene, senza che qualcu-;no dica che il diavolo s'è fatto f ra-te. Da me c'è da aspettarsele tutte.Ed io resto all'avanguardia anchecon l'esumare il "povero Forna-retto" ». I E fin qui Bragaglia ha ragione,jMa eglj agg-jungp. r Ma. poi. co- ,me si fu a stupirsi di veder cavatofuori il Fornaretto in tempi di ca-restia come questi, che son prividelle opere inglesi, francesi, ebree,polacche, ecc. ecc.? ■>. E questa è|™à scusa speciosa e superflua. |p,-0Drio il Fornaretto doveva sje- | Proprio il Fornaretto doveva sce-gl'ere Bragaglia? Non c'è altronoi fonnrtn»ir\ ittili .nel repertorio italiano che valga la|pena cii esser riesumato? DicaBragaglia che ha realizzato ilFornaretto perchè ha creduto dipoterne dare un'interpretazione,|remo l'originalità e l'estrosità del- l'intenzione, pur constatando fai-rU poterne fare uno spettacolo, co- si come la sua fantasia l'avevaiconcepito, e noi gli daremo ragie- 0 tentJto e ne ammire-llito l'espeiiineiito per povertà e zioni futuriste e surrealiste, puripreziose, non hanno più ragione di vita, che l'Uomo è oggi tornato al1 centro della rappresentazione e si può, si deve anzi rivolger l'atte*- iza del dramma vi. Perchè Bragaglia ha ragione di affermare ch^. i capolavori dell'antichità per rivivere, hanno bisogno di un'accurata toletta sul palcoscenico che la reazione di questi ultimi vent'anni al romanticismo, a quel romanticismo, ha esaurito il suo compito che le rea- zione alla sostanza del dramma umano, che dopo vent'anni di in- tellettualismi e cerebralLsmi in-; somma siamo tornati, dobbiamo tornare a un teatro di sentimenti, romantico, secondo le situazioni psicologiche del tempo (ma il ro- rnantiefemo non è il lievito eterno ,dell'umanità? quelli che tentano ra ha un suo pathos e una sua|armonia che è pericoloso svisare o contraffare senza menomarne il senso e l'efficacia. Opere come il pur ammirata dal Du- cono romantiche e nonFornaretto mas, rimangono riescono a diventare classiche; non . acquistano cioè quel carattere e; !qUe] senso di universalità che han- :no i greci. Shakespeare. Goldoni..,Molière; e, appunto per questa ra- ìgionei non Si prestano a quella iChe Bragaglia chiama « voronof-l1 fizzazione » che in un solo senso e ! a una sola condizione: creare e; [stabilire l'atmosfera del tempo, la atmosfera meyerbeeriana, gonfia Itronfia pomposa, caratteristici di un'epoca, di uno stile, di un modo di sentire. Togliere la gonfiezza e la retorica alle opere di quel tem- jpo significa proprio togliere il sa- ipotè: la nicotina alla sigaretta, la 1 caffeina al caffè. Entriamo nel re-iigno dei surrogati. In drammi come : il Fornaretto non si può fare a 'meno del grandioso, anche se sai lmeno del _ ,che è falso. La realizzazione del- l'opera richiede perciò un vastis- :simo palcoscenico: rinchiuso io , spettacolo in un piccolo teatro, lcon un pubblico discentrato, si ri- i vela un giocarello stentato e af- !tanto vorremmo che, non trat- tandosi di opere classiche, ma di fatto interessante. Noi saremo fe- licissimi se Bragaglia tirerà fuori la SuonaUice di arpa. Suor Tere- Isa. e magari / due sergenti; sol- jopere romantiche, zeppe di roman-l , ticherie, ce le presentasse con 'a maggiore fedeltà possibile al eli-ma al pensiero al sentire del tem- po. Che solo questa condizione, a nostro parere, opere di tal fatta possono ancora incuriosire e inte- Bilancio di una stagione Polemiche intorno al « povero Fornaretto» - Il Teatro delle Arti e il suo avvenire possono lessare Bragaglia ha ragione: da lui bi- sogna aspettarsele tutte. E noi. e il pubblico, ce l'aspettiamo sem- pre con viva curiosità, e spesso con grande piacere — non è que-sto il segno del suo talento e della sua persistente giovinezza? vj. uauato anadistinzione che era necessario fare tra classico e. romantico, tra l'e-terno e il contingente, di una data contingenza limitata nel tempo e perfettamente caratterizzata, che e quella e non può esser che quel- la,'ed è riconoscibile soltanto in que Ila maniera. E se vogliamo parlare anche della musica ohe ac- compagna l'azione del Fornaretto — tanto, ormai è meglio chiarire tutto — poiché Bragaglia ha vo- iuto fare il melodramma, è neces-sario dire che la musica dev'esse-re, se mai, appositamente scritta per il dramma, non adattata, e tanto meno appiccicata. Perchè se non c'è rispondenza diretta e per- fetta, ma semplice casualità e ap- prossimazione, la voronoffizza- zione » si risolve in una -.< sviriliz- zazione » che affievolisce ancor più e disperde le energie vitali dei dramma. Ma Bragaglia s'è preso delle grandi rivincite. Ha realizzato con una regia intelligentissima Catene, di A. L. Martin, il maggior gior ...e- ile. e In- cesso dell'annata teatrale, e In- cantcsimo. di F. Barry; ha ripre- so L'avventuriero davanti alla por-ta del croato Begovìc, che egli ave- va già messo in scena al suo Tea- (Sotto i Anderson tro degli Indipendenti » nel 1026. Settimo cielo di Stame, Delitto e castigo di Dostojewsky. Anna Christie di 'O Nelli, Winterset poiifi di New York) di : ha dato uno spettacolo di atti unici preziosi che 60111^1 au- deva L'uomo dal fiore in bocca di irPirandello, Rosario di De Roberto, aUna domanda di matrimonio di ; sCecoff e L'agguato di Ernesto Mu- trolo. ILa stagione si è chiusa con fi etutto si addice, ad Elettra, di cui il nostro lettore ha sentito discor- ,rere. e che, realizzata da Giulio |Pacuvio ha suscitato vivo e an. 1passionato interesse ' 1 nir-intrn nrnraimml nuovi e di L-Jii ^ "n ™ffl*S£L?L'J M rnnèòr" „• :, P_"_„p ^L^ _'.. uvii°_ ?£ jso e il consenso del pubblico intelligente, caratterizzano questa aùl&K trionfile Statone del Tea ?rJ» Hollo Si pSatriS rrUi frwse ancora hiwAn li ' ;„,nnr/..„',:,„,]„ °h"''J-\soYve nella vita teatrale italiana la nobile intelligente dinamica isti- ,ra pODOiai.e funzione di m-im'nr- .,ìn„ nfòrnioHvn e fnrmSth». » inprCiò essenziale Anton riiilio hra^a^lià che ha la resoonsabi i m.-, ^ipVi-onriamente Mnpraio è ,iPi' renertori^ • retPtamentc 0 indirettamente, aUa I'"\trr^r\nno eh^nn^nt'n^'nMò".!^ S^Sfiiite mdStto pwaiainonw soueusiaiLu. ', H Teatro delle Arti, è vero, non può avere una compagnia capita- nata da attori di cartello, perchè, ogg' — dice Bragaglia. e ha ra- lgione — persino i mezzi divi, ncl- -l'accettare una scrittura, pretcn- I dono di scegliersi le commedie, imentre alle Arti il repertorio è scelto per se stesso e non può es- ser messo all'incanto, al servizio del primo attore o della prima at- trice; ma Bragaglia deve pur con- - venire che gli spettacoli meglio riusciti delle Arti sono stati quelli ;ai quali hanno partecipato attori e attrici di sicure risorse. E se dob- biamo segnalare la rivelazione - la parola non e eccessiva — di i Diana Torrieri, che s'è affermataI" attrice di generosi mezzi e di gran attrice di generosi mezzi e di gran di possibilità, e ha sostenuto una nobile ma disagevole fatica Inter- pretendo quasi tutte le opere del- m 1 annata, e la dignità di altri at-- tori, non possiamo non rilevare la „ insufficienza di alcuni elementi. Non si pretende l'impossibile, e nemmeno la perfezione, ma la giù- £ sta e doverosa capacità, l'onesta sufficienza. Non sì può fare da co- ,moùino ai coglici, d'accoiùo; ìuu, Bragaglia converrà che non si può fare oltraggio all'arte. Tanto più che nel repertorio del Teatro delle Arti le « parti » non difettano, anzi... Anche i grandi attori traverebbero di che soddisfare la loro ambizione. Ma i grandi attori non sono necessari al Teatro delle Arti; gli attori, si. Altrimenti il carattere sperimentale che non è più. e,npn vuol essere, nelle opere, finu,'a.('o! rimanere e cristallizzarsi ncl1 Interpretazione. E, in definitiva- se questo Teatroi deve avere un avvenire, finirà col nuocere alla sua stessa funzione, e a limitarla e circoscriverla in una cerchia di e di grave persone appas stonate, costi quello che costi, all'atte teatrale. Il vece Bragaglia, iglia, a nostro parere, deve andare in mozzo al Sran l»'hb!ico, e lì deve combattere la sua santa battaglia al'tistica' perchè in mezzo al granpubblico il suo teatro acquista ca- rattere polemico e perciò immen- samente utile alla formazione di u' "SS1- * 'ap¬ presentare le opere migliori sono S'U artisti peggiori, se l'arte dev'essel' posta in mano ai princiPianti ° ao'' a'"""' o agli attori non trovano scritture, se le C08f P» s'Rni*«iti.YL1,cbb{5?°,„er scre affiliate alla gente piU insigniticantc, è logico che il pubblico non sj S(?a|,(i e „on si appassioni, Perchè il teatro, lo spettacolo, non è soltanto l'opera; è anche l'inter prctazione, l'ima cosa e l'altra insieme, inscindibili come l'anima e il corpo. Un'anima bellissima .n un corpo deforme susciterà facilmente la pietà, difficilmente l'amo re. E il teatro italiano ha bisogno di scaldarsi alla fiamma dell'amo- re, impetuoso ed entusiasta, del Popolo italiano. T) Teatro delle Arti ha dunque |,is.00..10 (|j attori qualificati di buoni attori Bratra°iia li traverà Nessuno più di lui "cosi esDerto'é sensibile ha interèsse a trovarli BrI, (laia t.osi alrltUa nu una istituzione di alto valore "'STSS^SiSm rtoi^a Intel-8 L?«n„5u r2 -™ SSSIPSS-SlHf" nazionale Da sua lun^a tenaee fa ti(,;l ,u, ' fr^difficolta Aiì nini ,ren,,,-e è riuscita a tener npronni. mente'viva una fiamma nei efinrl • „„., ]]a ,„ /"}?' sa{a ^?"aÌau 'raggiungimentoT di una nei-fe" „„* Cile "emme il nLf™'£Ì™: D£/-liS?JgJ5, ?,ii^22fi^r"01,P. P, ' f;:^ii'i »u posticinoUd le Ilaslne cie'la storia. s. s.

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