"Finalmente i xe vignui,,

"Finalmente i xe vignui,, VIAGGIO IN DALMAZIA "Finalmente i xe vignui,, Al grido accorato dei vecchi ha fatto eco un rispuntare sempre piùdi parole nostre offerte come fiori, con la gioia negli occhi i ti _ lo sviiuppo economico della croazia, sia per motivi puramente Fiume, 30 aprile. La ferrovia da Spalato a Fiume]l'unico braccio un po' serio che [ollei/hi la Dalmazia per via &i\srrà, nella sola direzione permes-'ogettatc per distrarre le,t sa, dalla politica tradizionale, prima, di Vienna e di Budapest, poi di Belgrado: nord-sud, o viceversa. Le vie, trasversali potevano es sere progettate per distrarre II commissioni parlamentari o i par- tifi politici ma ciano condannate istrategici, diretti ad ostacolare \un'invasione nemica proveniente dalla Dalmazia. Brividi minimi,<cioè linee a scartamento ridotto,}partono timidamente qua e là, co- me per esempio da Ragusa, da\Metkovic, da Knin. da Oijulin, ma\regolarmente, sia per impedire come dicevano i/li Slavi interessa- non sempre si colleijuno a quelle normali. Convegno alla stazione iVoi saliamo in treno a scopo più turistico che professionale. E' una\curiosità nostra, non del tutto fri-\vola perchè alimentata dalla passione affettuosa di vedere sotto l tutti gli aspetti le nuove terre conquistate, ma che sarà scarna di materia giornalistica. Il treno è un mondo che si muove e basta tendere l'orecchio per raccogliere buon materiale; ma qui è gente stanca o che tace. Dunque, questo treno va adagio, ha. sua lentezza non dipende soltanto dalle locomotive rimaste alCorribile-mostro-si-sferra di carducciana memoria c cioè alla caffettiera, ma dal gran numero di stazioncine che si susseguono a breve distanza, sicché il convoglio, tra fughe improvvise e fermate fulminee, par che abbia il singhiozzo. Nel maggior numero dei casi, ci si ferma per educazione: infatti nessuno sale e non scende nessuno; però a terra c'è sempreilli gruppetto di persone che sta a guardare e sarebbe sgarbato passar via senza salutarle. Tanto più clic si raccolgono lì, in quelle determinate ore del giorno, come ad un appuntamento cinematografico con il mutato corso della storia. Che fosse avvenuto qualche cosa di serio, questi bravi villici di Carso, lontanissimi spesso dalle strade ordinarie, lo seppero, più che dai disertori, dal treno che non passava più. Il disertore può obbedire, a una visione personale della guerra fino a concludere per proprio conto una pace separata, non sempre sancita dulie autorità; ma se anche i treni disertano, è un po » cuore che si ferma e tesili debbono essere solide. Ma poi, il movimento ha npre-so. Un po' diverso. Giorno per giorno, diminuiva personale vecchio per essere sostituito con quello nuovo: oppure quello vecchio simodemizzava, esprimendosi in ita- i espilili!' liano con progressi linguistici stupefacenti. E' un curioso fenomeno, questo della lingua italiana in Dalmazia. Ambita, come abbiamo scritto altre volte, per ornamento culturale e per dimostrarsi il più vicino possibile alle classi alte, essa fu poi osteggiata e compressa. Via, via, bisognava distruggerla! Non mancò lo zelo, non mancò la buona . H per poteri* laggmngrie. ai .'/"«oaccorato dei vecchi die Hanno ac- l'oioiitù di fingersi disciplinati ina le radici erano troppo profonde colto i nostri soldati con l'esclamazione: * Finalmente, i xe vi gnui! », ha tatto eco un rispunta re sempre più fitto di parole no stre, offerte come fiori edabbrac- • ,'it. t. ? t. J; Oinccmm, poverette, da anni ni ,-nn oli orchi luminanti di moia . to montagne di suoni gutturali eaestranei, e dovevano sopportarne sia le punture che il peso «se no, non se campava j> ma c'erano, e. come dice un proverbio serbo, dalla prigione si esce no. Forse quelle- pa ogni tanto a prendere un poco d'uria libera al lume di luna, e re- .-dalla tómba rnl ,J, '."iole uscivano avano iu ull-.thuiieiUo; e /„,òe ii loro fascino continuava ad attrar- ]™, come ai tempi della repubblicafuori. A Gospic ho (insistito al dia-lofio tra una cameriera e uno dei [veneta, o un tantino di più perchè \,,teroe vietata. Fatto si è che basta'!l''""."rn appena, per vederle uscirnostri chi- cercava di spiegarsi alia,,r"tl" eff"i poiché non riusciva a '«**' dnrF d-' ''",0- ha detto, tra impaziente e. scherzoso, nel più puro accento veneziano: Bruta scimia! E lei, (/iù a ridere, con un « oh. oh, oh... » scandalizzato che aveva compreso benissimo, \ Mentre da una parte affiora dunque graziosamente l'italiano <"h'""c> " >n disgrazia, dall'altra, }1 ferrovieri nostri e soprattutto 1 m,hu< cercando ili apprendere \Presto 'e Parole locali di uso più \comme' e °'à ci •si P'tó stendere meglio nella lingua di lei. A una meraviglia, sicché il servizio procede nel migliori dei modi. Adagio però, sempre adagio. E' un treno che non ha nessunissima fretta. Ci vogliono 18-20 e più \°'e ^superare 1,50 chilometri \ ^fi^TfJjJ"™}?^* e | rfi rris rio e anche i treni in senso inverso non hanno fretta e si fanno aspettare. Vogliamo approfittarne per guardare un po' il panorama e prenderne possesso con gli occhi, dopo' averlo conquistato con le armi!' L'odio esplode E' un panorama pittoresco, forse bello, confortante di rado. Gli vorremo bene come siamo solili di fare con tutte le nostre creature ma quanto ci fa correre prima di offrirci, finalmente, qualche ridente distesa di fertilità e di verde, un po' di pianura riposante, in luogo delle pietraie aride e degli improvvisi tormenti geologici, dove la terra manca di colpo e s'inabissa contorcendosi in dirupi orridi! Gruppi sparuti sintetizzano ogni tanto lo ', stato misero di un'economia dif¬ ficilc, angariata da un'amministrazione piratesca, contro la quale l'odio non accenna ancora a calmarsi. I visi truci che abbiamo pure incontrato sinora e che incontreremo in seguito, derivano tutti da una questione personale con Belgrado, alla ricercò di uno sfogo liberatore. Mi spiegava un competente che questo sfogo è indi pensa bile. 1 colpi di fucile che continuano a solcare l'ex-Jugoslavia, non par- , tono da banditi romantici, e da ta-l^] dri, Oc in minima parte. In f/*-^* chi', nei. quadretti ad olio. Spes-■ m gissimo, la vittima non è wcces-'zv imre, è l'odio che esplode. »on\x^\ immaginate però scene raccup- d\priccianti, come al tempo dei tur- ti su ria e le fucilate Hanno in ari simbolico « colui-che-ci-ha-fatto-Li per bucare in effigie un nemico- I sdei-male». ! cGiacchè siamo in tema, non bi- Lsogna dimenticare che in Juao- dslavia. oiini trapasso di potere ini tantc7dZ «tote te auanto'ìerA ionio ama. gioia, in quanto per-\ metteva di perseguitare a fondai coloro che perdevano il potere (Une avevano abusato. La vendetta nera l'alloro del vincitore. Oggi.: sc'è qualcuno che vorrebbe, conti-! mnuore lo stesso uìoc.a, e si doman-1 tuda, corrucciato' perchè sia nroi.. Slóto Per r*rmnin „ Vfr,„,ii-r i thn„«, tini 111 ".71'h ;zser*i hanno fucilato cento croati. ,0Ammettiamo pure che la notizia,Uprima rti giungere fino alle nue\i\orecchie in treno, sia partita rfnjc10 o da 5 o ria 2: perchè, lasciarsi psciipnare l'occasione di infierirei '-'su. "irritanti sebi dal momento cnti sertn, aal '««mentoli! vche < Dio non è più con loro? Interrogativi consimili ne Mdre-|tmo chissà quanti domani, perrfcé sla Jugoslavia era un po' la riva ódove s'incontravano, come fiumi zcolossali, l'Occidente e l'Oriente, l'provocando «««si e riflussi, M0« !'sempre ragionevoli e talvolta per]noi Incomprensibile- leIntanto, fa freddo. Una. boro'od'aprile, stizzosa perchè costretta na lavorare fuori stagione, prende]ca schiaffi i/li sportelli e. pene-i^frando con impeto atrraverso le ■■fessure va a battere %ahiona^- jessure, va a autiere sgnignaz tzando sul lucido ferro smaltato,nche dice: jeToplo [lChaud r\y, .nl ! o(•,.1,10 ]PIdL'altro è illeggibile. La gola ha |sete di qualche bibita calda. C'c\ proprio una stazioncina. Scen- cdiamo. ' èEcco fatto. Come si sta bene. 1 sTendi imo una carta moneta ;dlenaiamo una canti moneta-„dove il re adolescente della Ser- obia continua imperi a rbalìile a sor-, ,\ridere, cosi carne nei francobolli lancora troneggiano gli stemmi adell' « Entcnte 'balcaniquen... Ma nla donna che ci ha. serviti dice sorridente: — No dinari, sior: lireAntonio Antonucci ptvLg

Persone citate: Antonucci, Fatto