Parla uno dei paracadutisti

Parla uno dei paracadutisti Parla uno dei paracadutisti In pochi minuti dallo sportello dell'aereo alla strada di Argostoli (Da uno dei nostri inviati) Argostoli, 1" maggio. Rapide dal nostro Paolo Zappa rome è andata V occupazione di Cefalonia. Lui e arcuo il primo sull'isola e noi siamo arrivati 2.'i ore dopo e già la cittadina di Argostoli aveva ripreso a licere protetta dalla nostra bandiera che sventola sulla torre del semaforo e al balcone della prefettura. Sono ritornato sul molo presi diato dai nostri soldati, Camicie nere e avieri, c sul muro della co- pitaneria uno di loro più bissar- ro e forse preso da nostalgia ha | scritto queste parole che suonano con il motivo di uno stornello ricco di sapore militaresco: « Viva] il Duce, viva il Re non ce ite - alla fine della gucr-\ francobolli'■ rà - paga tutto l'Inghilterra». Si]accontenti l'anonimo vocia com-^^p^t^^^'tind\aliiT^J^^^Ì^nmm^^l^T^^X^Ìdalàiclo \Davanti alla sede del nostro comando abbiamo visto e parlato con uno di questi audaci fanti del cielo. Erano partiti dopo mezzogiorno da una base X con tre grossi apparecchi da trasporto. «La nostra ansia — ini diceva il paracadutista, un giovane aeronauta di Milano — ?io« eia causata dal tuffo nel vuoto ma dal desiderio di combattere come han-\ no fatto, seppure fulmineamente.' i nostri soldati che hanno stroncato sulla montagna di Corfù i, resti di un battaglione del fug-, giasco Platinos. Arrivammo sull'isola di Cefalonia scortati dalle squadriglie di, bombardieri c di caccia che spi-\ ralavuno intorno a noi « marsupiali ». Pochi minuti rimanemmo' nel ciclo di Cefalonia clic già eravamo sulla verticale di una pianura che si allarga a nord di Argostoli. Il comandante del gruppo, presi gli accordi con il pilota, ci dette l'ordine di aprire il portello della fusoliera. Una luce violenta entrò nell'interno e con lai luce il maggior frastuono dei motori. Con noi avevamo le armi automatiche c le bombe a mano e affacciandoci sulla terra riconoscemmo subito la zona che c'era stata illustrata prima della partenza. « Venne l'ordine di saltare. Con' una mano agganciai la cordicella a un tubo di ferro sopra il portello, poi mi chinai e caddi giù nel vuoto. Il frastuono dei motori, mi ricordo, cessò di colpo. Capii' di essere nel silenzio jiiù grande m'andò la calotta del pararndu-. 'c « aperse e violentemente mi trattenne. Vidi intorno a me fiodi bianche ' meduse e sotto i mici compagni. Eravamo stati seminati a breve dvtansa uno dall'altro Ebbi ap"c»« « tempo di volgere uno s'.'/"«''do alla zona clic dovetti pre-\ pararmi per la caduta; c arri-[ vammo a terra. «Mi Uberai del paracadute chcì rfopo una hreoe co,'w "iJ pmto si\ afflosciava In breve ci radunala- mo noi della nostra pattuglia; armammo le armi e corremmo a pi elidere posizione su una leggera altura che domina la strada di Argostoli. I greci erano fuggiti, quelli venuti dal continente, gli altri avevano già deposto le armi e le divise. Marciammo lungo la strada per prendere, la città alle spalle quando i contadini e gli abitandi delle prime case campar vero impauriti sulle porte. Altri ci vennero incontro con la bau (itera bianca appesa a min can na. Quando arrivammo in città tutto eia finito», Vero Roberti

Persone citate: Duce, Paolo Zappa, Vero Roberti

Luoghi citati: Argostoli, Cefalonia, Corfù, Inghilterra, Milano