La fase continentale della guerra chiusa con la cacciata degli inglesi di Giuseppe Piazza

La fase continentale della guerra chiusa con la cacciata degli inglesi La fase continentale della guerra chiusa con la cacciata degli inglesi La scomparsa dei britannici segna la fine della balcanizzazione e il realizzarsi di un nuovo ordine nell'Europa sud-orientale Berlino, 28 aprile. La catastrofe balcanica dell'Inghilterra è sottoscritta da un nuovo discorso del signor Churchill, che è. come si sa. un pessimo perditore, ma che in quanto ad incassare, sia pure perdendo il contegno, incassa lo stesso. Del nuovo discorso si nota a Berlino il tono diverso da tanti altri precedenti saggi dell'oratoria del Primo Ministro — specialmente se lo si volesse paragonare a quelli che seguirono l'offensiva norvegese dell'anno scorso di questi tempi —, l'assenza cioè di ogni ditirambico accenno di vittoria e perfino del tentativo di quel modesto gioco di prestigio che soleva tramutare nelle mani del signor Churchill in tante « gloriose ritirate » le Dunkerque del passato. Disastro colossale Questa volta questo specialista in « gloriose ritirate » è stato costretto ad ammettere che le truppe britanniche, o piuttosto neozelandesi e australiane, hanno dovuto conquistarsi la via verso le navi della loro ben problematica salute: e vi è in ciò — si nota da tutta la stampa — la conferma britannica del colossale disastro, infinitamente maggiore di tanti altri, così come perdite, che come conseguenze strategiche, che ha colpito la forza offensiva della potenza britannica. Questa ammissione non è contraddetta nè attenuata nemmeno dal tentativo fatto dal signor Churchill di minimizzare il disastro, prospettandolo come prevedibile e quasi programmatico, data la sproporzione delle forze. Questo genere di scuse non fa se mai che aggravare ancora di più sulle spalle dell'Inghilterra la grave responsabilità di non arretrare dal giocar leggermente, per cause ed imprese già preventivamente votate alla rovina, il destino di terzi popoli, puramente e semplicemente sacrificati al solo fine di guadagnare tempo. La giustificazione quasi scolaresca del signor Churchill di non avere avuto a dispo sizione che < poche Divisioni », fa . parte di questo miserrimo tentati-vo di minimizzazione; ma il signor Churcnill non venga a raccontarci gli osservano i giornali del Reich — che un Impero come quello inglese abbia dall'autunno scorso e per tutto l'inverno mobilitato da ogni sua parte il più ed il meglio delle proprie forze unicamente per conquistare Bengasi. Da Bengasi alle Termopili è così il più ed il meglio delle forze d'offesa della potenza britannica che è stato scompaginato; e il fatto è che tutto quell'enorme sforzo che ebbe a fare accorrere due volte il signor Eden nel bacino mediterraneo, doveva puramente e semplicemente dare il colpo decisivo all'Asse; un colpo estremamente grave ha invece ricevuto l'Inghilterra, e la battaglia sud-orientale continua. Il rinvio, infine, all'<; ultima speranza » dell'aiuto americano, è ancora una volta nelle parole del signor Churchill la maggior nota di forza, e contemporaneamente la maggior nota di debolezza, implicitamente contenendo la confes bina r\a™?" =0° «ni» «"rrì"tB qeper sè sola sarebbe spacciata. Se poi l'ultimo colpo glie lo darà l'attacco all'isola, ovvero la battaglia dell'Atlantico — che troppo prematuramente il signor Churchill manda a far compagnia allV autobus perduto » ed alla « raggiunta superiorità aerea ». che già tante amare delusioni gli hanno procurato —, questa è poi l'alternativa dei petali delle margherite del signor Churchill, che la stampa tedesca gli consiglia tuttavia di smetter di sfogliare, lasciando la decisione a chi ha ora e sempre in mano l'iniziativa della guerra e delle sue sorti: alle Forze Armate dell'Asse. Fine della « balcanizzazione » Meglio che confutare la disperata oratoria del signor Churchill, la stampa tedesca celebra l'ormai compiuta vittoria balcanica dell'Asse, dopo il crollo della Grecia,ultimo scalino dell'invadenza bri- tannica nel Continente; e nota co-me questa vittoria, mentre strategicamente si aggancia a tutto l'ulteriore sviluppo di quella che viene denominata « la battaglia dell'Oriente mediterraneo » di cui rovescia completamente le premesse strategiche, politicamente segna la fine di una fase importante e decisiva del conflitto, la fase continentale cioè che chiude all'Inghilterra, di fatto, tutte le possibilità d'azione e di leva per rialzare nel Continente, a mezzo di sempre nuove sobillazioni e tentativi di sovvertimento, le sorti della sua guerra. Con l'apparizione della bandiera croceuneinata, a nome dell'Asse, sull'Acropoli, e con il salto ne! Peloponneso, l'Europa esce ììg^^^M^ntaglia, così come politicamente si sottrae oggi del tutto ad ogni sua influenza," ed entra definitivamente di fatto nell'ambito di quella 'dilezione spaziale» di cui parla il Patto Tripartito. E' definitivamente finita — scrivono oggi i giornali del Reich — la fase della « balcanizzazione ». cosi come concetto proverbiale tradizionalmente applicato ad un settore di Europa, come concetto di estensione più vastamente europeo, che ha sempre servito di chiave e di strumento di dominio all'Inghil terra: balcanizzazione, cosi senso dclla coltura intensiva eterni contrasti nejde-gli eterni contrasti intereuropei, cene nel senso del perenne spiri-to di dedizione ad interessi ege-nionici extra spaziali, con colpe-vote oblio della solidarietà nazio-naie che deve sempre stringere leparti al tutto La completa cacciata dell'In-ghilterra da' Continente assicura ora di fatto la possibilità di quei nuovi assetti danubiano-balcanici, Che soli si conciliano con la realtà di questa solidarietà continentale,irli cui la proclamazione dello Sta-'to indipendente croato, come pri- ma conseguenza dello scioglimen-! to dello Stato jugoslavo, è il pri- |mo atto. Si tratta dell'ultima fase j di revisione degli assetti sud- 'onentali, che si è iniziata tre an- ni or sono, con il ritorno della Mar ca orientale nel Grande Reich ger- manico. Le stazioni di questo prò-, cesso di revisione, che si sono sus-1 seguite nel frattempo, sono anco- ; ra fresche nel ricordo di tutti, per- ;che sia necessario richiamarle. Prima della guerra l'annessione I dei Sudeti. la creazione del Pro- tettorato di Boemia e di Moravia, lla fondazione dello Stato slovac co, la revisione dei confini ungheresi al margine inferiore dell'arco carpatico; è con la guerra e a mezzo di essa l'ulteriore revisione dei confini ungheresi della Transilvania, la determinazione dei confini della nuova Romania, il ritorno della Dobrugia alla Bulgaria. La fondazione dello Stato croato si aggiunge ora a questo sviluppo, come primo atto di una serie di altri atti di riassetto a cui dette origine il disfacimento dell'artificiale creatura jugoslava di Versaglia, nei confronti di quasi tutti gli Stati confinanti, e chiuderà definitivamente il processo. Il riassetto sud-orientale Nel pensiero tedesco non si compie con ciò soltanto un movimento di revisione degli assurdi trattati di pace dei sobborghi di Parigi. Ancora una volta, limitare il vaiore di questa guerra ad una semplice correzione di Versaglia e trattatelli affini, è per l'opinione tedesca impicciolire la portata storica del dramma a cui assistiamo, e ingrandire nello stesso tempo troppo più del giusto l'importan za di quei futili documenti di un Patto che non fu mai. Questa guer< ra non rivede e corregge — è sta^ to detto e sempre ripetuto, in Germania — soltanto venticinque an ni versaglisti, ma rimette in ero giuolo tutta una intera parentesi I di tre secoli di storia germanica ed europea, andando a riallac . ciarsi direttamente ai Trattati di 1 wcstfalia, in cui fu per la prima volta in una guerra europea fran j tUmata la prima unità del Reich tedesco, riprendendo in quel pun to la continuità della grande tradizione unitaria delle stirpi ger maniche. A questo ora nuovo suffragio prove quest'ultima mento di resivione sud orientale, in cui l'opinione tedesca ravvisa appunto l'assolversi della secolare ipoteca di colonizzazione, di organizzazione e di difesa, che già spinse, oltre un millennio fa il primissimo Reich di Carlo Magno ai confini della Carinzia e della Stiria, e a quelli della Marca pannonica, segnando fino da allora il compito storico pantedesco del Principe Eugenio. Riconoscendo nei l'atti odierni il compiersi di questo processo e l'assolversi di questa ipoteca dell'incivilimento tedesco nel sudoriente europeo, che liquida l'eredità di un millennio di storia germanica, i giornali del Reich rilevano che a mano a mano che il nrnrpssnnnrta Ifrti filli p Hi fase de movi-i. aac uci \yaL"" " » ..ilsettore ^anub'»110 e balcanico ac- quista una sua nuova fisionomia interstatale, fatalmente — '!'' niàno di COSI scrive la Frankfurter Zcìtnng — entra nell'ambito d'irradiazione del Grande Reich unificato in 80 milioni di uomini, che riprende in pieno — insieme con la risorta missione civilizzatrice della razza italiana, con cui esso ha sempre diviso la determinazione delle sorti del continente — la sua missione ordinatrice e protettrice, la sua funzione infine di garante della' pace e del felice sviluppo delle energie produttive dei popoli. Le parziali sistemazioni, nazionali o storiche, che di volta in volta furono tentate, e che risultarono sempre incapaci di assicurare la stabilità e la pace del settore, e che furono anzi fomite di sempre nuovi contrasti, finche si manifestarono sul piano dell'Europa liberalistica, si redimono og1, soltan lo elevandosi ad un tersuperficie politica, quello del principio direttivo e or- jdjnatore del Reich tedesco, da ! vanti a cui i predetti principi rigidamente nazionali o rigidamente storici, perdono la loro assolutezza e si relativizzano, per pacificarsi, senza rinunziare a nulla del loro riconoscimento. Non barriere difensive, ma limiti connettivi, non frontiere di separazione, ma confini di coordinamento, in una comune e supcriore unità, che sarà l'unità d'Europa, redenta dall'oppressione e dall'ingerenza della potenza estranea britannica. Giuseppe Piazza

Persone citate: Churchill, Moravia