Le ragioni ideali e storiche della nostra guerra nel discorso del Sottosegretario Polverelli

Le ragioni ideali e storiche della nostra guerra nel discorso del Sottosegretario Polverelli // bilancio della Cultura Popolare al Senato Le ragioni ideali e storiche della nostra guerra nel discorso del Sottosegretario Polverelli Dignità» serietà e verità dei servizi italiani di propaganda di m fronte ai sistemi di falsità del nemico - Le tappe della vittoria! 1mUcom Roma, 26 aprile. Sotto la presidenza del Presidente del Senato, si sono riunite le Commissioni di Finanza, dell'Educazione nazionale e della Cultura popolare per l'esame e la approvazione dello stato di previsione della spesa del Ministero della Cultura popolare, con l'intervento dei Sottosegretari di Stato per la Cultura popolare Polverelli, e per le Finanze Lissia. Prima di iniziare la discussione il Presidente invita il Senato a rivolgere un pensiero ai corrispondenti di guerra e al Ministro della Cultura Popolare che, fin dai primi giorni della guerra, vola sui mari e sui territori del nemico, esercitando con serena intrepidità la sua funzione di osservatore (Applausi). Parlano su vari argomenti i senatori Peret, Cian e San Martino. Il senatore MARAVIGLIA, relatore, manda un saluto ai corrispondenti di guerra che condividono con le nostre truppe pericoli e •fatiche e ricorda i nomi dei caduti nell'adempimento del loro dovere : Mariano Bruno, Del Prà Pino, Giani Nicolò, Bonazzi Ferdinando, Pallotta Guido. A tutti questi prodi invia, il riconoscente pensiero e il commosso saluto del Senato (vivissimi applausi). I servizi di guerra POLVERELLI, sottosegretario di Stato per la Cultura popolare, ringrazia innanzi tutto il Senatore Maraviglia per la sua chiara, coscienziosa ed esauriente relazione, con la quale ha illustrato le molteplici attività spiegate dal Ministero della Cultura popolare. In causa dello stato di guerra, hanno avuto grande sviluppo i servizi della stampa e della radio. La propaganda inglese, americana, greca è seguita attentamente dal Ministero della Cultura popolare. Questa assidua vigilanza è tanto più necessaria, in quanto la propaganda nemica non è leale come la nostra e diffonde nel mondo menzogne e informazioni tendenziose, alle quali occorre rispondere immediatamente. Le notizie false della radio di Londra sono subito smentite dalla nostra stampa e dalla nostra radio. dsfssldgdslasnpndaccIfcclrcmcpcssdLagbcrpsusnodInforma che il"Ministero ha 171 |]funzionari richiamati alle armi, e,primo tra di essi il Ministro a cui ti presidente ha testé rivolto unissaluto (Augurale. Di ciò a nome del Mistero lo ringrazia vivamente. Il Ministero ha anche organizzato il nucleo di giornalisti che sono stati mobilitati per disimpegnare il loro servizio su tutti i fronti. Questo nucleo era composto in origine di 264 giornalisti; di essi 116 sono stati smobilitati, e 148 sono distribuit.' su tutti i fronti di terra, nel mare e nel cielo. Il relatore ha ricordato, rivolgendo loro un commosso saluto, i giornalisti caduti nell'adempimento del loro dovere in guerra. Gli si consenta di aggiungere ancora due nomi: quello di Nello Quilici e quello di Lino Balbo. Alla loro memoria va il commosso saluto del Ministero. Essi vivono nel cielo degli eroi. Risultano prigionieri cinque giornalisti: Alessi Giuoacchini, Franzetti, Pegolotti, Tanzi e Nutrizio; disperso: Scandone. Ricorda come l'Istituto LUCE ha organizzato un proprio reparto di guerra: anche a questi operatori desidera rivolgere un saluto. L'Istituto Luce ha mobilitato parecchie unità che svolgono il loro servizio in zone di operazioni. La loro opera è veramente meritevole di encomio. Si è dovuto registrare un disperso: l'operatore Gentili Ivo, che ha partecipato a bordo di una nave da guerra alla battaglia di Capo Matapan. Alla battaglia di Punta Stilo ha partecipato pure un reparto dell'Istituto Luce, e di esso tre sono stati decorati con medaglia di bronzo al valore. Sono gli operatori Jannarelli Angelo, Urbani Lamberto ed Esposito Giovanni. Del personale Luce mobilitato e combattente in reparti in zone di operazioni, è morto sul campo il tenente Giovanni Bazzocchi. n maresciallo Nencini, aggregato ai reparti della Luce operanti sul fronte dell'Africa Settentrionale, è morto eroicamente riprendendo il documentario. Anche l'Eiar svolge la sua attività durante la guerra. Si è costituito sul fronte occidentale, appena iniziata la guerra, un reparto per le riprese in quella zona. Sono stati anche costituiti reparti speciali che operano validamente su tutti i fronti. Anche tra il personale dell'Eiar si sono avuti un caduto e due dispersi; e ricorda come il personale della stazione trasmittente di Addis Abeba sia rimasto al suo posto fino al momento dell'occupazione. Per quello che riguarda la cinematografia, rileva come oltre alla produzione nazionale, si siano incrementati gli scambi di filmi con le nazioni alleate e amiche. Elogio della stampa italiana Per il turismo il Ministro ha provocato un provvedimento di favore, in conseguenza del quale vengono estese agli esercizi pubblici alcune facilitazioni già concesse all'industria alberghiera. Naturai- mente il cinematografo, il teatre e il turismo risentono sensibilmrn- re, dello stato di guerra e l'opera del Ministero è rivolta soprattutto~ . . . . F. . . . a fiancheggiare questa attività e a salvaguardare la nostra attrezza- tura in questo campo, in modo chedopo la pace vittoriosa l'attrezza- tura stessa potrà rispondere a tut- no nell'ombra per fini particolari. Si ha cosi una stampa di avven- tura che non si ispira agli in-teressi nazionali ma a scopi parti-colaristici; è una stampa che non rifugge dalle falsificazioni e dallemenzogne e che ha avuto granparte di responsabilità nella recen-' del te tragedia dell'Europa e mondo. La stampa italiana, invece, sersve la Nazione con viva passione. Particolarmente nel periodo che va dall'autunno agli ultimi mesi dell'inverno, durante il quale l'Italia resse da sola il peso delle forze britanniche, la stampa italiana ha assolto con alto idealismo il suo compito, sostenendo e alimentan- do la passione del popolo. La stampa italiana è intimamente fusa con l'anima della Nazione e sente in tutta la sua forza la giustizia della causa per la quale l'Italia combatte. Dopo venti mesi di guerra, dal settembre 1939, il governo di Londra non ha ancora dichiarato le" ragioni per cui la casta polìtica dirigente ha provocato la guerra. Tali fini sono inconfessabili, e si traducono in sostanza nella volontà di imporre all'Europa una nuova Versaglia. Giustizia sociale e libertà A questo riguardo è degno di nota che il governo di Londra, dopo aver scatenato il conflitto per assicurare la immutabilità del vecchio ordine, accenna ora alla necessità di creare un ordine nuovo. I nemici sentono di non poter difendere le loro vecchie ideologie e comprendono che, per parlare al cuore del popolo, per sostenere l'animo dei combattenti, devono ricorrere a quelle stesse ideologie che essi combattono. Ciò documenta che noi rappresentiamo la causa profondamente sentita dal popolo, e prova nello stesso tempo che i nemici si servono della nostra etica. Forse è lecito pensare che la storia di Europa avrebbe avuto un diverso corso, se al governo di Londra non vi fossero stati grandi azionisti di fabbriche d'armi e se gran parte della classe dirigente britannica non fosse interessata alle industrie di guerra. Merita di essere posto in particolare rilievo il fatto che i nuovi regimi di popolo sono stati creati per opera di due uomini, ascesi dal popolo, sensibili per ciò stesso alle necessità delle masse e ad una più alta giustizia sociale. Ciò spiega la diversa politica dei capi di governo delle Potenze totalitarie e di quelle democratiche; i primi, preoccupati dei problemi del nuovo ordine sociale, si adoperarono a difendere la pace fino all'ultimo momento, prima del conflitto, mentre gli altrr, avversando ogni trattativa di collaborazione, divisero il continente in due campi ostili. La piopaganda britannica pai |]a di «berta. E' bene soffermarsi ,lin Pcco s« questo argomento, poi chp non si combatte soltanto con ilc a™i ma anche con gli stati dgdcpedriciadduomcshdrtetblncdtrcfsdrmd'animo. La libertà di cui parlano ili inglesi è forse quella di cui godono le popolazioni della Palestina. dell'Hadramaut e dell'In-, dia? Come può parlare di libertà l'Inghilterra, quando contrasta 1 diritti anche alle genti più vicine, come quelle d'Irlanda? Sembra ossero nel programma politico degli Stati Uniti di imporre all'universo mondo il tipo di civiltà americana. Non neghiamo che esista.un popolo nord-americano, che è un coacervo di raize tra cui sono compresi venti milioni di negri. Forse anche questi venti milioni di negri sono destinati a darci un tipo di civiltà? Nè siamo minimamente persuasi dei vantaggi che possono derivare dal tipo di civiltà di un governo plutocratico, che lascia senza lavoro milioni e milioni di operai. Particolarmente nel periodo cruciale in cui quasi tutte le forze dell'impero britannico si rovesciavano sull'Italia, la propaganda londinese aveva tentato, tanto vanamente quanto grottescamente, di dividere il popolo italiano dal Regime, asserendo che l'impero britannico combatteva il nostro ordinamento politico e non l'Italia. Ma a Versailles, l'imperialismo inglese aveva combattuto il fasci- eppqbcbzetzdpnpiIdommmzdapfluStdstptte™lggsaveva osteggiato l'Italia nei suoi diritti a un posto al sole? E perchè mai i paladini di tutte le libertà intendevano togliere a noi la libertà di scegliere e mantenere l'ordinamento politico sociale più rispondente ai nostri sentimen- i e a a a o e o o u o a n e - ipen cne aecaoono, con la loro ìn-ie cipiente putrefazione, avvelenano - l'atmosfera. Cosi era avvenuto an-ia ! che per l'impero degli Absburgo. 'o! Ma l'Italia ha fatto le sue espe-l • _i - , _« -~ .. .. ~'° n°tnpP^ÌtnS^Tt^?^f 'S!.".5 ^..E-?Aln._ln!er.e^,sl ?.onclJ„?e!non perchè in quell'ordinamento essi vedevano la forza della nuova Italia, non più spiritualmente divisa ? E'.peraltro singolare che i liberatori ci propongano, come prima affermazione della loro umanitaria ideologia, di imporre la propria volontà ad altri popoli. Dalla Cirenaica alla Serbia Quali fossero i veri intendimenti delle potenze democratiche con¬ tro l'Italia e contro la Germania, i appare ben chiaro da una carta jgeografica che il presidente fran-1cese della disfatta lasciò imprudentemente fotografare. Quella rivelazione documenta che le plutocrazie meditavano di mutilare l'Italia dei suoi possedimenti d'oltre mare e di parte del suo stesso territorio metropolitano. Altro tentativo della propaganda britannica è stato rivolto a dividere con le male arti dell'insinuazione e della menzogna l'Italia dalla Germania. Dividere l'Europa per dominarla, impedire la collaborazione sul continente affinchè i britannici possano prevalere ai danni delle più grandi e gloriose Nazioni europee è nella prassi dei- a rienze storiche. Due mondi, quello i- costruito da Roma e quello a sfon- 1 eldo piratesco dell'Inghilterra, sonol- apparsi nella loro vera luce soprat- !- tutto nelle vicende di Cirenaica. Gli italiani in quella zona han- i. I Tutto ciò sarà illustrato dalla!- stampa e debitamente documenta--'to. Bengasi, Cirene, Derna, terre -idei lavoro italiano, e ricordi di ne n fandezze britanniche: in questi no-e,mi e già fissato il severo giudizion;della storia. ... -1 L Inghilterra ha trascinato in ' guerra e spinto alla catastrofe la Jugoslavia. Ma si può precisare che soltanto i serbi, e non i croati, non gli a.tri popoli dello Stato-mosaico, furono complici del belli-l e. e i e a o - cismo britannico. Alla torbida po- litica inglese di odio e di avven- tura, si ispirarono nella Jugosla- via solo ì serbi, quelli che nove an- ni or sono avevano distratto i leo- ni marmorei di Traù, di Sebenico e di Spalato, illudendosi di distrug-1 gere i diritti dell'italianità. I Tutti noi ricordiamo la seduta I del nostro Senato in cui si levò la|icommossa voce di Corrado Ricci nper lanciare la protesta di Roraa\ e della civiltà contro le barbariche devastazioni serbe. cUn miserevole spettacolo l&A nove anni di distanza, ecco la rivendicazione: la Dalmazia è occupata dalle nostre armi. Ed ecco il miracolo: i patrioti italiani che! uSdavevano dovuto subire tanti anni I sdi esilio, tornano liberi nelle terre d'oltre Adriatico. Nel dramma svoltosi in questi ultimi tempi nella vicina penisola orientale i dirigenti inglesi, insieme a quelli di Jugoslavia e di Grecia, hanno dato un miserevole spettacolo, perchè infatti i primi hanno abbandonato le loro vittime dopo averle prima spogliate dell'oro; e i secondi hanno abbandonato le loro truppe quando ancora esse combattevano. Quale diversità in confronto dei due Re che abbandonano Belgrado e Atene, quale diversità dallo stile eroico del nostro Re e Imperatore che nel convegno di Peschiera sul Garda dava prova di fermezza agli alleati incerti e titubanti; quale differenza dallo stile del nostro Principe che visse tra i suoi soldati al fronte delle Alpi dividendone i disagi e i pericoli; quale differenza dallo stile del Duca di Aosta che respinge ogni proposta di compromesso, proseguendo con strenuo {lpq—tdenrdcpmsdnD. ,—eroismo la dura lotta. (A questo]^punto il Senato sorge ut predi e; prorompem vive acclamazione. In \questo ultimo periodo il governo Lbritannico ha tentato due ricatti Xcontro 1 Italia, minacciando di bombardare Roma se le nostre for--bze aeree avessero attaccato Atene e il Cairo, e dichiarando di disinteressarsi della sorte della popolazione bianca in Etiopia se l'armata del Duca di Aosta non avesse capitolato. gavpv. m_ m , „ - Anche di fronte a queste due j(nuove manifestazioni dello spirito; ^piratesco britannico, la stampa italiana ha efficacemente reagito.1 sInnanzi tutto, da tempo era sta-| dmadsavsvdi escludere la città del Cairo da ogni nostra azione di bombardamento. L'ipotesi formulata nel comunicato uffiolale emanato — come si annunciò, senza specificazione di persone — dal numero 10 di Downing Street, era dunque non altro che una sleale insinuazione, perfidamente escogitata per influenzare il mondo arabo contro l'Italia. , \cDue ricatti It„ 1 . j , .. riaPer quanto riguarda Atene. .gUisuomini del n. 10 di Downing;■aStreet non si preoccupavano cor-\to del Partenone, che gli inglesi] del resto avevano in altri tempi|spogliato dei fregi marmorei. E tanto scarsa e la loro venerazione per Atene, che nel corso dell al- tra guerra non esitarono a bom-l te^<Mfoo%a^™ a^eVa^™"10 ™tr°h„R°™Ì,ln£ flìV» ,lla?darePla fu^a^eU'esercito d%\guardare la fuga dell esercito geiUgenerale Wilson dal porto del Pi-\reo, di quel generale Wilson che]si potrebbe definire l'eroe del sac cheggio di Bengasi. La stampa italiana ha giustamente risposto: se per ragioni militari sarà necessario, le forze aeree italiane bom barderanno Atene, qualunque cosa:possa accadere. \Impudente è la menzogna con-1tenuta nello stesso comunicato!di Downing Street, secondo cuii l'Italia avrebbe pronte delle bom- - i i : V.Z.— i.n-.^1..«n ;l Wo I-iavvenmie. j^sai amu i o dell'impero britannico e compiono -i perciò un'opera utile. Sulle rovi- 'ne accumulate per la responsabi- -llità di costoro, sorgerà la nuova ! ....... r multa £~r.r,\i*crrr\ a rttìn la !be in&lesi Per bombardare il Va-^ticano. Questa menzogna va de-,nunciata ancora una volta all'opi-1nione pubblica mondiale come la-llibi di chi è abituato a criminali1 manovre. Non meno vile e il ricatto ten-|.tato per ottenere la capitolazione. !dell'esercito del Duca d'Aosta. La responsabilità di quanto potrà ac-Ucadere in Etiopia ricade in pieno sull'Inghilterra. Tra i re rifugia-\tisi in territorio britannico, 1 In-1ghilterra ha tentato con le &rmi\rimetterne sul trono solo uno, esquell'uno è Tatari. Il ricatto di-imostra che il comando britannico;aveva estrema necessità di ricu- perare le truppe impegnate ln|Etiopia per impiegarle urgente- mente in altri scacchieri, dimo- stra che quella periferica avveri- i tura voluta da Eden fu un errore; jdimostra infine che per piegare la1resistenza delle nostre eroiche e a a i i e - truppe di Etiopia, ringhilterraconfidava più nelle male arti chenon nelle armi. La Grecia ha, in questi giorni,la seconda disfatta e la seconda dura lezione della storia. La primadisfatta fu quella in Asia Minore. L'una e l'altra hanno la stessa causa: la megalomania bizantina. E' anche da rilevare che dietro i due disastri subltidalla Grecia è la mala suggestione dell'imperialismo britannico. « Churchill e Eden sono nemici dell'Italia e dei suoi diritti di vita— conclude l'oratore. — Ma noinon ci uniamo a'ia campagna del-o i Europa. L'Italia, fronteggiando la - 1 intrusione britannica in Grecia, ol'™,zi° !a. crociata antibritannita - ! nella vicina penisola orientale. Lalibertà della Croazia e delle po- del - i porzioni della Dalmazia a!n"°7aa ?VI°Pap n^^l pikmonne- -1 sono tanne della^ vFttori^ ue *?;err"^ 'guerra conunueia lino tuia villo llili, conclusiva sull'Inghilterra, se- -1 ^^p^^ o1, La fine del c|jscorso e salutata da vivissimi applausi e acclama- n Zi0nj a] Duce a n Presidente dichiara che il die se„no di w„e e approvato. Subito , dopo la commissione dell'Educa-izione nazionale e della Cultura -! popolare, presieduta dal senatore - - Belluzzo, ha discusso e approvato- senza modificazioni il disegno di - legge: « Norme per l'iscrizione dei - professori di disegno architetto- - nico nell'albo degli architetti », e,illustrato dal senatore Rubino.