Il primo e l'ultimo

Il primo e l'ultimo Il primo e l'ultimo II primo uomo moderno. Una formula ch'ebbe fortuna e di cui si fa un merito a Erne- sto Renan, addita nel Petrarca il «primo uomo moderno»: per la sua curiosità nor la sua in- . os u ' Per SUB ,n quietudine, e soprattutto per l'intima, squisita coscienza dol-jl'individuo, diesi pone al centro jdelle cose e le domina, le commi-1sura a se stesso, v'infonde il suo, valore, i suoi propositi, il suo ideale. E sta bone: si vede chiaro su quale concetto della modernità abbia potuto innestarsi quella formula e perchè sia apparsa espressiva ed efficace. Ma aspettate un momento. Il Burckhardt ci avverte che l'ultimo uomo del Medio evo e il primo dell'eia moderna è Halite Alighieri. E Dante è tale figura che non ci meraviglia di vederlo grandeggiare, come una statua, al limite fra due età, alla soglia dei tempi nuovi. Ma non basta: fin dalle prime pagine della Civiltà del Rinascimento in Italia, l'insigne storico svizzero, l'amico di Nietzsche, aveva dichiarato che Federico II di Svezia anticipa il tipo dell's uomo moderno» sul trono. E siamo risaliti, dal Petrarca, d'un secolo... Dobbiamo scenderne più di A»* ™>r privar» «A A™ùi„ due- per arrivare ad^ Amleto^chejsecondo il Montégut è «l'ultimo doi feudali e il primo degli uomini moderni ». Con un altro passo, brevissimo, il Casson ha raggiunto Don Chisciotte, perchè nessun autore come il Cervantes — egli dice — ha raffigurato con una maggior vitalità «l'apparizione dell'uomo moderno i. E non sto a cercare se nell'intervallo fra il secolo XIII e il XVII non si possano allineare altri aspiranti a quel primato: che 60? il Machiavelli, od Erasmo, o Cristoforo Colombo, a cui dobbiamo pure la data che apre la « storia moderna ». Sarebbe strano che nessuno ci avesse pensato. Ad ogni modo, ecco il primo uomo moderno che impiega quattro secoli a nascere... C'è un altr'uomo, invece, che non finisce di morire: è l'ultimo dei romantici. «Quest'ultimo grande romantico che si chiama E. Zola», ha scritto, con le sue buone ragioni, Ugo Oietti. «Era l'ultimo romantico»: l'ha detto Emilio Henriot di Caliba no, cioè il Bergerat. Giovanni Camerana «fu l'ultimo romantico», come c'informa il Mazzoni nell'Ottocento E « questo ultimo romantico » è Antonio Fogazzaro, nel libro, nei bel libro del Gallarati Scotti. «E Mario de Maria era stato veramente l'ultimo dei romantici » : cosi Diego Angeli conclu de una pagina commemorativa su Mitrili» pi et or. ilo sott'occhio un opuscolo del 192i), di Enrico M. Fusco, che s'intitola L'ultimo dei romantici: Antonio Melimi (dove l'autore, in un preambolo che giustifica il titolo del lavoro, ci ricorda che il futurismo venne anche definito «l'ultimo dei classicismi »). Possono bastare questi esempi (ma conosco altri personaggi, decorati dello stesso ordine) e non giova aprire nuove inchieste consimili: che il primo dei romantici, a sua volta, andrebbe su su, fino al Rousseau, e poi all'abate Prévost, l'autore di Ma■>ion Lescaut («un romantico del 1730»), e, bruciando le tappe, incontreremmo ancora il Petrarca, e ancora Dante, di cui il Mazzini diceva che fondò una letteratura « a cui non mancava di romantico che il nome ». E a Ldscpdsddcpudqdd«dccptrndvd1tccdgdvtpl11cg, . ;tS .P U_n.P°.J 1f. ' ch,Vsa!«fdse non giungeremmo fino a Virgilio! Così ti aUronterebbe un bel giuoco, che ha logorato più di uu tappeto sulle cattedre : il a romanticismo dei classici» e il oclassicismo dei romantici». Il favore per queste formule muove da una preoccupazione dello storicismo dell'Ottocento, che si studiò, fino alla manìa, di ripartire e distinguere i grandi periodi della civiltà, di contrapporli, di drammatizzarli, come altrettante entità, come persone morali in lotta e in progresso. Non c'è che da pensare al risalto, all'aspetto quasi mitico che assunsero per alcuni critici e storici sulla cultura il Medio evo e il Rinascimento, a tutta l'ideo logia che questi due termini fini rono per raccogliere e polarizza re, e che ha fatto germinare di riflesso tanti precursori e tanti epigoni, in un viluppo inestricabile. Poiché, dopo avere definito sommariamente i contenuti spirituali di due età confinanti, successive, tutto quello che dell'una appariva più fatalmente nell'altra (tanto è lenta la storia e tanto è vertiginosa) doveva a-lattarsi alla meglio al bisogno prestabilito e veniva interpretato come un presagio e una sopravvivenza. 11 Medio evo si popolò di precursori del Rinascimento, dovunque nei primi secoli apparisse un accenno alla gioia di vivere, una traccia di pensiero lairo. una lib ra impronta dell'individuo ; i ddostcanfsmnmbliudttosfpzilnbgtitbfidupnsesopi tilesie tegs' o e l'ultimoSrUSS^Èìdal Rinascimento classico, ch'orastato intfaweduto come un bloe-co di paganità, si trasse fuori aporo " PT tntto "n «Rinasci- "'dito cristiano». Senza dire che la stessa Rinascita fu scoperta di ! volta in volta, nell'una o nell'ai- tra età: da quella di Carlo M^ !--"° fmo a <lllplla degli umanisti, - J? queste fluttuare di giudìzi e dl posizioni, che dal provvisorio1 r scivolanoagevolmente nell'arhi- trarl0> ,a formula del «primo» l„ j.ii' „hj_,„ , • £• • e dcIi «ul imo» piace a chi seri- j ve 6 a chl le^e perche d un j j conl° preciso, energico, senten-| 1 ?!09°> ? perchè quel complesso dt|, momento storico, o un'avventu-| ra intellettuale, si fa più carat. teristico quando investe e rav volge un uomo: il quale aggiunge la sua vita ad uno schema ideale, lo libera, almeno in ap-iparanza dall'aslra»ihn« lo fi I paranza, tiali astrazione, lo di- mostra attivo e operante. 11 sim-1 bolo si rinsangua, si colora, par-- la alla nostra fantasia, oltre d» alla nostra ragione. | E poi, c'è anche una tendenza : nativa dello snii-itn Mie snvi.r ' nativa «elio spinto .he sover- chia il ìisultato della conoscenza obiettiva, e predilice il circolo j chiuso, il fatto in se compiuto. ! „i„u„i ì - u i. • i globale, onde ciò che ha un prin-l cipio ha una fine ; e se non riesc a fissare limiti sicuri sul camini ptno Rifinito del temno ari ora ari dno mimilo del tempo, ad ora ad rora li sposta, e li avanza, e liritarda: dissemina per la vasta1 plaga i suoi termini, le sue er-i|me. fin che una sola congiunse due volti, di cui l'uno guarda! al passato e l'altro all'avvenire:! prÌD?° ultimo< ad °-ui etk- acl 1 ogni vjcetlda. e qlla9Ì ad ogni:duomo, nell'attimo che suo. t. sFerdinando Neri 'z

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