L'Australia insorge contro il Governo del massacro

L'Australia insorge contro il Governo del massacro L'Australia insorge contro il Governo del massacro L'agitazione contro i responsabili della decimazione delle truppe australiane in Grecia non riguardai solo il governo ma si appunta contro l'Inghilterra; (Dal nostro inviato) Zona del Pacifico, 23 aprile. PttV volte nel corso degli ultimi giorni abbiamo avvertito che, per quanto nel Pacifico gli eventi muovano con rapidità e drammalicita, sono tuttavia le cose militari in Europa quelle che vengono seguile con maggiore interesse: quello che nei giorni scorsi era registrazione di orientamento politico diventa oggi registrazione di fatti. E il fatto del giorno è dato da una fortissima agitazione da parte dell'Australia contro il governo di Canberra per aver questo consentito che truppe australiane fossero impegnate e fossero mandate a morire in una guerra lontana. L'agitazione, che finora aveva serpeggiato fra la popolazione australiana e che aveva potuto essere tenuta più o meno segreta dalla severità della censura, ha assunto ora carattere apertamente politico ed è venuta, almeno in parte, a conoscenza del mondo esterno. Dispacci da Sydney informano che nel Commonwealth australiano si sta sviluppando una grave crisi in seguito alla disperata posizione in cui le frappe australiane sono venule a trovarsi in Grecia: il partito laburista ha portato l'agitazione popolare sul tgovst | campo politico ed intende impe¬ a e a o e - i ri i o , r gnare una battaglia parlamentare efdinnptdcsniiLcl „ a e a a a o a ù e o o a a nn dGfmceacGvci o a ee no aa la ro eoli noala a, no er he la aSi rnel no ss ga- ntesa a forzare il governo a. da- l're le dimissioni. L'accusa specifica^ " mossa al governo Menzies è che questo ha accettato l'ordine inglese di far partecipare le truppe australiane nella battaglia del Mediterraneo senza chiedere l'approvazione del « comitato consultivo di guerra », presso il quale il partito laburista è rappresentato. Le cose sono giunte a tal punto che il gabinetto australiano ha deciso ieri, evidentemente in seguito alla pressione della agitazione pubblica, di convocare immediatamente una seduta straordinaria del Parlamento da tenersi il sette piaggio per discutere « i pericoli nascenti dalla guerra ». Coso si voglia- esattamente dire — o più probabilmente non dire — con questa frase non sappiamo: la cen stira australiana è molto stretta e ha probabilmente mutilato i dispacci i»ii>iaft dai giornalisti americani: altre fonti di informazioni non esistono e gli stessi colleghi giapponesi sono costretti a cercare di orientarsi su quel poco, e poco chiaro, che gli americani riescono a telegrafare. Da quello che si può ricostruire pare evidente che l'agitazione au straliana contro un governo trop po succube di quello di Londra è una cosa seriissima: la questione sembra impostata ora su un terreno parlamentare ed è fatta quindi apparire come limitata a lotta di fazione, ma è chiaro che la strada presa dal partito laburista e stata scelta soltanto perchè non ve ne erano altre: sembra inoltre chiaro che scopo vero dell'agitazione sia non soltanto quello, come si dice nel dispaccio citato, di rovesciare il governo di Menzies, ma anche quello di far ritirare le truppe del corpo di spedizione. Non si può scrivere di questo [atteggiamento dell'Australia sena pensare alla tragica sorte toccata a due generazioni successive della gioventù australiana per colpa dello stesso uomo: fu Churchill che volle la disgraziata spedizione dei Dardanelli, dove gli anzac caddero a migliaia, i padri di quegli anzac che son caduti e cadono, a migliaia, in Grecia e in Egitto. I laburisti hanno impostato, dicevamo, la loro accusa sul terreno parlamentare perche non ne hanno altro a disposizione, ma le ragio ni profonde dell'agitazione vanno ben più in là, mirano ben più lon tono che alla testa del Premier di Canberra! Conferma inequivocabile della gravità dell'agitazione australiana si ha attraverso un telegramma inviato ai giornali australiani dal Primo Ministro Menzies che attualmente si trova a Londra, nel quale fa appello estremo alla solidarietà del Dominion « in questa ora che, dobbiamo riconoscerlo, segna la più grave crisi nella sto ria dell'impero britannico ». Cosi testualmente dice parte del messaggio il quale conclude affermando che « le discussioni non giova' no mentre la tempesta infuria ». Inutile dire che le notizie provenienti da Sydney hanno immediatamente provocato interesse estremo in tutti gli osservatori della zona del Pacifico anche perchè finora l'Australia era considerata fra i quattro Dominions (non possiamo accettare il conto britanni co che ne elenca cinque mettendo fra essi la Eirei quello che risentiva meno gli effetti delle forze DngnldprprgqgmbsnssPPmccntrifughe. Ma a parte questa considerazione che ha importanzao-jgrandissima ma non altrettantoRo-. imminente Vi sono due allrc con- er : siderazioni che possono avere ri [percussioni immediate. Le riassua-finiamo con due domande: prima, ti- l'agitazione australiana non si eo- • stenderà anche al vicino Dominion da;Neozelandese, che ha un governo vi- ! laburista, e i cui figli divisero e re idii-idono la tragica sorte degli auat- stmlioni ai Dardanelli venticinque ale anni or sono ed oggi in Grecia ed la Egitto ? Seconda domanda: l'agi' lozione australiana, è diretta sol- tanto a protestare contro Vimpie-1Pgo degli anzac nel Mediterraneo.\Ìo anche a protestare contro l'in-["vio e la permanenza di forze a,i-\"stralianee neozelandesi negli Sta- rti malesi? 'Da Tokio intanto, insieme agli Uechi delle trionfali accoglienze fatte dalla capitale al ministro degli Esteri rientrato dal viaggio in Europa, giunge una precisazione autorevole circa i rapporti nippo-americani Iprecisazione che riteniamo sia venuta in seguito alla domanda del giornalista americano che chiese al ministro Matsuoka appena sceso dall'aeroplano, se ritenesse possibile un pat- caèdnpqmndiiiiiMiiiiimimmiiiimiiiiiiiimiiiiiimiiMiimim m to di non aggressione con gli Stati Uniti, c ricordiamo che il Ministro rispo.se eoi massimo di ncgativa possibile alla domanda, che i colleglli giapponesi hanno poi definito impertinente). Il .lapan Times Advertiser, giornale che solitamente riflette il pensiero dei circoli vicini al Gaimasciò, dopo aver scritto sull'argoménto cheli futuro delle relazioni fra Giap- ^or*aSoTWS?o«^ ^'per ZI bilire relazioni normali fra i due PncH\ Prosegue: «Il buon senso ÌKe «*f « Vo'ra discutere di "n * .""n^nLFnZ ",a ' Statl UmUJhh'Zn r.M™'° fa loro pressione contro ' Giappone ». Non vi e dubbio che gli Stati Uniti' fanno del loro meglio per continuarc re bloccare la strada al Giappone: con molta, pubblicità è stato annunciato lo sbarco di duemila soldati giunti ieri a Manila dalla California: i giornali parlano della scena •dell'arrivo di questo contingente di truppe come di uno spettacolo che Manila non aveva visto dal 1898, epoca della ribellione delle Filippina: Leo Rea munii llllllMllllllllllllllllllllllllllllllllllllMm

Persone citate: Churchill, Leo Rea, Matsuoka, Menzies