L'ANIMA DELL'EGITTO di fronte alla guerra inglese

L'ANIMA DELL'EGITTO di fronte alla guerra inglese L'ANIMA DELL'EGITTO di fronte alla guerra inglese Re Faruk e le vicende della lotta - "Poiché siamo inermi, dicono gli egiziani, aspettiamo l'esito del conflitto „ -1 capi-partito e le loro simpatie La torio guerra è ritornata in terriegiziano e gli Egiziani sono ripresi dal panico. I tre quarti degli Egiziani, però, abbinano al panico la speranza o meglio il desid.u'ic di veder gli Inglesi boriosi bastonati anche in terra del Milo. I telegrammi dal Cairo alle agenzie anglosassoni, quantunque spolpati dall'cr/i/p/iro, censo?- (che non è egiziano, ma è uno dei funzionari inglesi che vivono da gran signori, attorniati dalle segretarie, negli ufàci al primo piano del palazzo della Marconi, di fianco a Shara Kasr el Nil), danno indirettamente l'idea della costernazione che ha invaso gli ambienti egiziani. Quei telegrammi informano infatti che il Capo del Governo Hussein Sirrj Pascià ha dovuto lanciare un proclama al popolo invitandolo a ritornare alla calma e smentendo certe voci estremamente allarmanti. Concsciamo la velocità con cui le notizie, anche senza telefono e telegrafo e pur in regime di rigida censura, irrompono e dilagano nel paesi arabi. L'allarme ingigantisce nello spazio di poche ore, diventa {laura, paura tremenda. Tra i musulmani hanno più valore le voci, vere o non vere, che circolano di bocca in bocca e che i houb o portinai si rimandano di porta in porta, che non le categoriche affermazioni di un bollettino ufficiale^ marca Headquarter. Il panico al Cairo Per la verità il balzo fulmineo compiuto dalle forze armate dell'Asse dal fondo del Golfo Sirtico al confine egiziano — due settimane per riconquistare il terreno che gli altri avevano faticosamente occupato in due mesi — non poteva non provocare panico tra gli Egiziani che han sempre creduto e credono alla guerra lampo e alla possibilità di vedere i soldati dell'Asse spuntare colle loro macchine su dal deserto, a! Fayum. a Uadi Natrun o al Mariut, in faccia al Cairo o ad Alessandria. Inoltre gli Egiziani credono agli eventi di primavera. Non per niente 'a loro festa maggiore, dopo il grande Bairam, è quella dello Sciamen-Nessim, festa della primavera. Il panico si è certo impadronito degli Egiziani che, per naturale disposizione, sono contrari alia guerra, specialmente ora, a causa dei terribili effetti distruttivi che comporta. Se delle bombe incendiarie cadessero sulla città araba del Cairo, che conta da sola un milione di abitanti, l'intera metropoli di casupole andrebbe in fiamme col suo quartiere del Muski al centro. Quelli del Cairo e di Alessandria hanno perciò teirore dei bomba: clamenti aerei, e per non rischiare gli effetti di un bombardamento non vorrebbero mai far la.guerra. Senonchò la guerra ha allargato le sue nere ali anche sull'Egitto, e non per colpa degli Egiziani ma per colpa degli Inglesi. Accanto al panico gli Egiziani provano la gioia dell'attesa, una sete di soddisfazione e di vendetta che è particolarmente viva nelle varie classi del vecchio e nuovo nazionalismo. Pregustano la soddisfazione di veder gli Inglesi bastonati e cacciati. Non tutti gli Egiziani, è vero, la pensano così, che no.i mancano quelli assoldati ai costumi o alla cavalleria di San Giorgio, ma i più senza dubbio la pensano cosi. E cosi la pensa soprattutto il giovane Re, a stare a quello che si racconta in giro. Si racconta, nei paesi arabi, che Re Faruk era caduto ammalato d'itterizia nei mesi scorsi quando l'esercito imperiale di Wavell aveva segnato i noti successi in Marmarica. Se è così, pensiamo che cggi il giovane Monarca si sentirà ottimamente ristabilito. Si racconta ancora nei paesi arabi che durante una partita di caccia il Re aveva ucciso più del doppio dei capi di selvaggina caduti sotto il fucile dell'Ambasciatore britannico. All'Ambasciatore che lo felicitava, Faruk rispondeva pronto: «non c'è da meravigliarsi. La mia carabina è tedesca ». Questi ed altri cento episodi si raccontano ed il popolo, che ama il suo Re, ci giura su. umInsgpgpdpdnttskcsbsunhvgnatmataltppaPnapqllbgrLdmacvfvueqUìi retaggio di ese Ma a parte il Sovrano, cui il padre Fuad, il grande Fuad, ha lasciato in retaggio l'odio agli Inglesi, la netta maggioranza dei patriotti egiziani tiene un atteggiamento abbastanza fermo. Certo un popolo inerme ed un piccolo esercito disarmato non possono da soli liberarsi dell'Inglese armatissimo e padrone. L'egiziano tiene l'atteggiamento di chi sta a guardare dalla finestra senza celare i suoi sentimenti. Anche quei capi egiziani che per motivi di politica interna si sono trovati talvolta in epposizione colle idee di Palazzo, oggi nella decisiva contingenza internazionale si schierano a fianco del Re. Mustafa el Nahas domanda insistentemente le elezioni generali « perchè il popolo abbia modo di far sentire la sua parola e la sua volontà sull'atteggiamento internazionale dell'Egitto di fionte alla guerra». Se le elezioni si avessero e si svolgessero in libertà, non c'è dubbio che riuscirebbero un quasi plebiscito per Nahas c- per il vecchio Wafd che col suo recente atteggiamento antibritannico ha riacquistato la po polarità di una volta. La paren tesi della primavera 1938 — quando il Wafd fu seriamente bat tufo in quelle elezioni, nelle quali aveva osato contrapporsi all'autcrità delia Corona e dell'Azhar -— è ormai lontana. Mohamed Mahmud, che fu allora l'affossatore del Wafd, è morto quest'inverno, e molti attriti nel campo interno sono stati attutiti. Del resto una volta scoppiata la guerra in iej. per l'Egitto non ci fu più una politica interna. Ci fu la legge marziale per ordine degli Inglesi. Il problema interno ed internazionale dell'Egitto è costituito dallo stato dei suoi rapporti con l'Inghilterra, rapporti oggi di chiaro protettorato. Quindi, di fatto, l'Egitto si trova legato alle sorti del protettore, a meno non intenda redimersi con un atto di volontà del popolo e de..a Corona. Quest'atto di volontà, aperto netto violento, non s'è ancora manifestato, quantunque non manchino le buone intenzioni e gli episodi staccati. L'esempio del confratello Regno irakiano vale sì, ma vale sino ad un certo punto. LTrak non ha sulle spalle l'enorme peso dell'Armata britannica del Nilo. Atteggiamento del Wafd Nahas e il suo Wafd hanno assunto, almeno apparentemente, una schietta posizione antibritannica in questi ultimi tempi. Nahas nella sua vita è stato più volte giocalo dagli inglesi, e ciò gli ha servito da lezione. Egli non può rinnegare il trattato di alleanza del 1936, perchè quel trattato è figlio suo, ma egli non manca di accusare gli Inglesi di aver oltrepassato i limiti di quel trattato, non manca di segnalare al popolo i danni provenienti all'Egitto da una applicazione del trattato che va al di là degli impegni assunti, a tutto danno del paese e a completo vantaggio e a totale arbitrio dell'Inghilterra. Pure l'ex-Presidente Ismail Sidki non ha cessato di richiamare la attenzione del Governo e del popolo sulla realtà dei fatti. La quale realtà è rappresentata dalle posizioni e dagli interessi dell'imperialismo inglese che fa subire all'Egitto gli orrori di una guerra dalla quale l'Egitto vorrebbe rimanere del tutto fuori. La tesi del buon senso è sposata dal popolo. Il fellah è coraggioso, ma, per sua natura, è contrario alla guerra. Sino a ieri non mancavano i fellah in che si offendevano gli occhi per non andare a fare il soldato. Sino a ieri il servizio militare era considerato una vera calamità dalle famiglie egiziane. Quando, sotto Mohamed Ali e Ibrahim, l'Egitto ebbe un esercito imperiale conquistatore, quell'esercito era costituito in minima parte da Egiziani del Delta, che facevano di tutto per pnpqgEepdm«nistrlcirmc—uqcsimllsdssottrarsi alle armi. Era costituto j da sudanesi, da nerrri e negroidi, e da Arabi d'oltre Suez. Contro la tesi della neutralità a tutti i costi, che è quella veramente sentila dal popclo, si agita la cricca egiziana degli anglofili a tutti i costi, composta di ebrei, di copti e anche di autentici musulmani il cui benessere affaristico è legato alle fortune degli Inglesi. Non mancano, inoltre, effendi, bey e persino alcuni pancia che per aver studiato ad Oxford o giù di li. si credono con- sacrati gentlemcn. anche se con-1 servano l'abitudine, quando sono ! in famiglia, di mangiare eoi pie- | i o a e i i a n , o a a i i r e — i r d o n ù di tra le mani. Tl cano della mas soneria in Egi:to. il noto Ahmed Maher, chiamalo comunemente dottor Maher per distinguerlo dal fratello Ali Mnher Pascià, è l'esponente di tale cricca, coadiuvato a dovere dai suoi compari saadisti — o wafdistl d'-^iden* ' — che rivendicano l'eredità di Saad Zasrlul, in contrasto col Wafd autentico di Nahas. l'itterizia sicura anglofili Maher ha saputo dimostrare energia e abilità politica, oltreché affaristica, come presidente della Camera, ed ha goduto in tempi ancor recenti di larga popolarità, colle sue idee moderniste, tra le classi giovani ed attive, in prima linea gli studenti. Ma la popolarità è venuta meno con l'accentuarsi del suo atteggiamento bellicista, a fianco dell'Inghilterra. Ahmed Maher sostiene che l'Egitto deve dichiarare guerra immediatamente ai nemici dell'Inghilterra, svolgendo con l'Inghilterra una funzione di vera alleanza armata « in modo da poter avere domani voce in capitolo alla conferenza della pace, a fianco di un'Inghilterra vittoriosa », Altrimenti — osserva Ahmed Maher — l'Egitto non potrà chieder nulla. Come si vede, Ahmed Maher considera come dogma la vittoria dell'Inghilterra, non sappiamo se in buona o in mala fede. Ahmed Maher vuole che l'Egitto partecipi al conflitto con tutte le sue forze armate, ma il popolo non vuole fare la guerra. Ahmed Maher afferma che la sconfitta dell'Inchilterra sarebbe la morte dell'Egitto, ma i benpensanti egiziani sono di parere esattamente opposto. Non meraviglia perciò se il giro di conferenze e di comizi tenuti qualche mese fa dal dott. Maher nella campagna egiziana sia stato coronato dall'insuccesso. Maher non ha trovato uditori. Come nel popolo cosi alla Camera il buonsenso ha prevalso. I destini dell'Egitto sono in giuoco. Il buonsenso ha prevalso, nei limiti del possibile, sotto il governo di Ali Maher sino alla fine dello scorso giugno. Ha prevalso poi sotto Hassan Sabri Pascià, l'onestissimo Sabri che, poveretto, è morto d'un colpo alla Camera il 14 novembre mentre stava leggendo il discorso della Corona alla presenza dei Sovrani. II buonsenso ha tanto prevalso che gli irrequieti Ministri saadisti, in numero di quattro, han trovato necessario uscire dalle file del Governo. Il dibattito parlamentare per l'indirizzo di risposta al discorso della Corona è stato vivacissimo e si è concluso con la sconfitta della tesi inaherista. Quantunque le sedute più interessanti si fossero svolte a I | dporte chiuse, pure le indiscrezio- ni uscite dalla Camera in prò- sposito sono apparse assai elo- tquenti. Significativi sono stati Cgli attacchi che molta stampa di Egitto (tutta la stampa di lingua i europea e buona parte della stani- pa di lingua araba sono necessa-i damente per l'Inghilterra) ha mosso, ancor nel febbraio scorso, | «alla cicca incomprensione ma- nifestata da eminenti nomini ed'importanti (/ruppi politici i quali s'ostinano a credere che flnnl/il- ' terra potrà non vincere la guer- ra, mentre i fatti (riferimento al- l'offensiva di Wavell in Cirenai-jca) «/«mio a dimostrare che la.interra è aia vinta dall'Inqhilter- ra>. Se tale era il linguaggio dt j molta stampa, ciò significava che pur in gennaio e in febbraio ; — i mesi neri per l'Asse —- gli |uomini di buonsenso, contro i ] quali si volgevano quegli attac-1chi, non mancavano in Egitto e] specialmente in Parlamento che, in regime di legge marziale co- me ora, assume una funzione di libero « sfogativo anche contro l'Inghilterra. Il Parlamento hai le sue prerogative e libertà e, ne è gelosissimo custode. • Con VVave.l in Libia, la guerra è già vinta », scrivevano alloca i giornali egiziani che, arrivando ad Atene, inducevano gli zelimi i confratelli greci a scrivere che • Wavell, come Belisario, avrebbe liberato l'Africa del Nord e l'Italia ». Cosa scriveranno oggi quei giornali, mentre le forze corazzate dell'Asse già sollevano nubi di polvere nella loro rapida marcia nel Deserto Occidentale egiziano'.' Che dirà, che farà, il dott. Maher il quale al Circolo Mohamed Ali dava per scommes sa dipci contro uno che l'Inghil terra avrebbe vinto la guerra? Che dirà il dott. Maher, umori Stico se pur intelligente perso naggio egiziano, goffo nella sua pappagorgia di uomo ridicolmen te Sbasso e piccolo, sempre sor fidente ed ottimista, abituato a formare l'articolo il accanto al due-metri Sir Miles Lampson nel recinto del peso degli ippodromi del Cairo e di Alessandria? Con tinuerà il dott. Maher ad acca rezzare i puri sangue delle sue scuderie e a sorridere al pubbli™ elegante e cosmopolita dei campi della Ghrzira, di Eliopolis, di Sporting Club, di Smuha? Continuerà il dott. Maher a gio cal'e le cento o le cinquecento sterline sulle proprie scuderie, o non penserà già, piuttosto, a met tere in salvo gli adorati cavalliforae su un cargo diretto in India? Le colonne motorizzate dell'As se avanzano. Questa volta sarà Ahmed Maher ad ammalarsi di itterizia. E non siamo che all'i nizio. i Antonio Lovato