Pellegrinaggio a Cettigne

Pellegrinaggio a Cettigne Pellegrinaggio a Cettigne Visita alla casa dove ebbe i natali la nostra Regina ] (Da uno dei nostri inviati) Dal fronte albanese, 19 aprile. L'altro ieri, quando apprendemmo che i nostri erano entrati a Cettigne. il nostro primo impulso csaefu di correre nell'ex capitale mon-IItenegrina. Sul momento stimam- 5mo che fosse importante raggiun-ld „ gere Podgorizza di modo effe?fos-! se possibile seguire la marcia del-1 e le nostre truppe. '-i Sapevamo che Podgorizza era]- ! Hù'v,?™a a Cettigne, nei confron - Antivari, di qualche chilome a] oj AffiVO 3 C611Ì0Ti6 -' ■ -' Arrivati a Podgorizza. con il disaDnunto di esservi sriunti tardi e ^'^SS^oTa^iftSSSato la" -ci^ e" domandammo la via più ! breve per Cettigne. Furono molti Irì borghesi e i soldati che ce la ì -> indicarono e su quella strada ci | - avventammo non senza fermarci, a domandare se - ■ ulnLO ln i--11"-". a. uomanuare st. | era proprio la giusta. Era la stra- ii. 3a*p'i'ù~6reve" quella" por"cètti"ne e inon c'era dùbbio; ma era anche i|guella da dove i. fuggiaschi del-|-lsammo, dunque, attraverso le maajglie di un esercito in ritirata. I e««Jj» ^T^Mn^nnt a g&^g} JSSSd^SSSS'X e-accorgevano era troppo tardi: eran Vamo passati. Due ufficiali più teo|stardi degli altri che si misero in mezzo alla strada stavano per o\compromettere tutto. Ne prendemi- Cconseg^rsiTùn^UffiK ft£ - Ussìme rlivfse nuove fiammanti e i a:]oro magnifici stivali, non lo saejpevano. Per la seconda volta pas f esercito serbo, che avevano avu-1to notizia che una colonna italiana 1si affrettava verso Cettigne. sulla !strada di Antivari, scendevano a,perdifiato, a rotta di collo, a pie-;di, in automobile, in camion, ver- !so la costa, verso la pianura, in 1una parola, verso Podgorizza. Ma anche a Podgorizza c'erano i nostri. Solo che i fuggiaschi, tut- ti quei fuggiaschi, con le loro bel-• liano, e io portammo con noi fino o-U cettigne. Era un maggiore, uf-a- fjciale effettivo. Entrammo cosi a r- Cettigne, dove ci attendevano glip- italiani. n di n ù n Una Commissione di maggio-renti, autorità, ufficiali, patrioti,davanti al Grand Hotel, attende-vano gli italiani per mettere lacittà sotto la loro protezione. A-vevano preparato delle bandiere, i- che volevano esporre subito al no-n-jstro arrivo. di] i i„u:„„ ri(,,ivln ili Clmnuìn ' Lul,im0 rl(Ugi0 1)1 Sim0V,C il' Venimmo subito a sapere che Ua:Sovcrno serbo era stato li a Cet- » 1 ^^^^rft?d^J^«r^o*l<fiUtatteti I, e'Banovine av èva ?eDutàt ola niù . -putatc o stcura a Montenegro e li el|rifugiato Questo spiega più si era molte . a o cose, ma soprattutto conferma — se ce ne fosse bisogno — che gli attacchi alla frontiera di Scutari e la resistenza poi, svanite le speranze di sfondare, sono stati par- -II&fflffi^ThS^lP dl - 5?1 ^guardare 1 ult ma paryenz. -ldl Sterno serbo e 1 integrità fisi -!?* SUT°' 5SS2£^L?*!X?i£ -1 ^^^^ 'mente le pressioni contro il Co¬ a]mandó miijtare si sono esercitate l che parlavano italiano Ed era un giovane dal a folta, ricciuta capia" lliatura, che gli scendeva nera e ù lucente fino agli omeri e aveva lin i IPaio di bellissimi mustacchi neri a ì f morbidi sospesi su una dentatura i | lampeggiante. Solo che era vestito , °i nero- dl ner° c?me fi conviene e a un vero rivoluzionano . | da vicino. Finalmente fu possibile spiegare che era nostro desiderio visitare subito il Palazzo Reale. E' giusto disse un montenegrino, di quelli mdnps- i. Tornavamo in mezzo alla strada insieme a un grandissimo codazzo e di persone di ogni ceto e condizio -|?5.*J^SS.SS!S2!"^.ri£!S?S2: I X n r £ i -1te vestite all'europea. Il Palazzo a 1 Reale, dicevamo. E' troppo giusto, a ! Vogliono visitare la casa de! a loro a, Regina e Imperatrice, vogliono vi-;sitare il palazzo della «signora - ! Elena », dicevano approvando col n 1 capo. Non c e modo di camminare a o : Cettigne. Infatti, usciti dal Grand - i Hotel e. percorsa mezza dello stra-i da principale, subito a sinistra c'è • 1 la piazza con il Palazzo Reale. A capo scoperto E' rimasta su questa piazza e in questa piazza sospesa non sai quale aria imbalsamata, un'aria davvero da capitale, un'aria da capitale piccola, ma' nobile e insieme cordiale. Il Palazzo Reale è a sinistra al centro della piazza e guarda l'altra casa dove è nato Re Alessandro e d'infilata il grande monumento equestre di Re Alessandro. Ma, per il resto, l'intera o I piazza parla di Nicola Debrovic, f-iNiegose. Gospodar, Altezza Reale a | e finalmente Re del Montenegro. li. E'una piazza discreta, pulita, ti- irata alla calce, con tutto intorno vSatah™^tvmslsnEDtiCsvirata alla calce, con tutto o-, ville con portoni verniciati di biani,, co, con porte a veranda e i tetti e-j di zinco lucente. E davanti alla a; casa del Re ci raggiunse il CoA-1 mando rivoluzionario per la libee, ! razione del Montenegro. o-1 ci mettemmo ad aspettare the si aprisse la porta, perchè il Fa- Mazzo era un musco aperto nel no «.Wtfffii U| ? S"„ iEK"-? JT ~., t- teIscopertole certamente commossi. ù E' questo Palazzo, delle dimensio- I Palazzo e tutti, italiani e patrioti (montenegrini, entrammo a capo ù a e OssstdoddvsdassvdGi Ci Napolitano jni dt una villa signorile, neppure troppo grande, e le finestre di fuori non hanno persiane, ma imposte tutte di un pezzo. Ma una volta entrati dentro, senza neppure che si cominci a visitarlo, si capisce subito che ci è abitato un Re, un signore di nobiltà singolare, un vero Gospodar; e subito si enti a a sinistra nell'antico studio di Re Nikita, ora trasformato in armeria. E soltanto a vedere quelle vetrine, con tante bandiere prese ai turchi e la spada di Giorgio Castriota, con le belle pistole e i fucili e le selle preziose, e quei cari e virili ricordi istoriati, damasconati tempestati, soltanto a vedere j quelle cose, l'anima dentro si addolcisce davanti a tanto passato a tante speranze. E visitammo la casa cara alla 1 giovinezza del Re nostro e della ] nostra Augusta Fuegina, stanza per istanza, in punta di piedi e con il I sospetto dentro l'animo di entrare in una eccessiva confidenza con cose personali, simboli, memorie e (immàgini viventi. Si ha sempre ri! tegno di entrare nella vita dei grandi. i Ed erano mobili, vasi, arazzi, divise, decorazioni, monete; ed ! erano quadri di'ogni genere, ma li più di guerriero sapore e all'Italia nostra ispirati; ed erano ritratti di Principi, di Re, di Imperatori; ed era fa storia dell'Europa e l'immagine dei Balcani, di luna grande famiglia di patriarchi e di guerrieri. C'erano ritratti del nostro Re. della nostra graziosa Regina e dei Principi loro figlinoli. E ritratti della Corte di Russia e immagini della guerra balcanica.

Persone citate: Giorgio Castriota, Napolitano, Re Alessandro, Re Nikita, Reale