Perchè la Jugoslavia è crollata di Italo Zingarelli

Perchè la Jugoslavia è crollata Perchè la Jugoslavia è crollata La sua nascita era stata basata su due inganni - Belgrado, nei momenti più critici, dimenticò sempre i patti conclusi « Il prestigio inglese nei Balcani è ormai sepolto (Dal nostro inviato» Sofia, 18 aprile. Lo Stato responsabile della prima e della seconda guerra euro- pea — l'attuale, in fondo non è che jla continuazione della prima — non è più: la Jugoslavia diventata avversaria, coi trattati del Trianor, e di Neuilly, di coloro che. distruggendo l'impero austro - ungaricc perchè composto di troppe nazionalità, non aspiravano a fabbricare altri Stati nei quali questo difetto era aggravato dalla mancanza di tradizioni e di coesione, è crollato al pari della gemella Cecoslovacchia appena toccata da un forte soffio di vento. Non si sonc ripetuti gli eroismi della piccola Serbia che invasa ricacciò le imperiali regie truppe e continuò poi a resistere finché la soverchiarono forze austro-ungariche, tedesche e bulgare; mentre la Grecia, che avrebbe dovuto essere soccorsa tuttavia insiste in una lotta superiore ai suoi mezzi, quattro armale jugoslave depongono le armi per un ventennio minacciosamente brandite, dimentiche della spacconata di voler abbeverare i loro cavalli nel golfo di Trieste. Italofobia cronica Lo sconvolgimento del 1911 si t rinnovato perchè il nucleo serbe ha cercato di far valere in questa zona la sua volontà sollecitando l'intervento di fattori estranei alla zona stessa. Nè si obbietti che durante la guerra mondiale a fianco della Serbia ci battevamo noi; anche durante la guerra mondiale i serbi videro in noi dei nemici e non degli alleati e la loro italofobia forni a Veisaglia, a francesi e inglesi, i mezzi e il modo per venire meno agli impegni e per frodarci del premio dovutoci in nome di vecchi diritti e di nuovi sacrifici La Jugoslavia plasmata nei sob• borghi di Parigi è il frutto di due inganni: uno compiuto nei con¬ fronti dell'opinione pubblica mon- 1- e—„„ f„»f« diale, alla quale furono fatte ere- dere fondate e legittime le «spirazioni belgradesi: l'altra nei con- fionti degli elementi chiamati a rostiluire il nuovo organismo sta-£aje Il Patto di Corfù stretto in terra d'esilio tra i serbi rappresentati da Nicola Pasic e i rappresentanti dei croati e degli sloveni a quell'epoca ancora soggetti all'AustriaUngheria, prevedeva eguaglianza di diritti per gli appartenenti alle tre stirpi; ma a guerra finita lo Stato dei Serbi, dei Croati, degli Sloveni — simbolizzato con le tre lettere S.H.S. — risultò presto una finzione, avendo i panserbi immediatamente affermato il loro centralismo. E mentre all'inizio si era proibito.'in omaggio agli accordidi Neuilly. di parlare di Jugosla via, volendosi sottolineare, la formazione trialista. non appena i croati e gli sloveni videro nelle tre lettere un'affermazione di tendenze autonomistiche, la dittatura militare istituita da Re Alessandro per il tramite del generale Gifkovic avverti la cosa e, proibita la definizione S.H.S.. la sostituì col nome Jugoslavia a indicare l'indi- BOutìMÌrù^ tornenti aveva agito Benes a Pia- ga quando, per tagliare corto alle agitazioni degli slovacchi, ancheessi ostinati nel reclamare l'auto-nomia promessa loro da Masaryk a Pittsburg durante la guerra. decreto legge il soppresse con trattatimi che fino a quel momen- to aveva rivelato la composizionemista dello Stato, minacciando di sequestro e di censura stampati e lettere con l'arbitraria divisionedella paiola Cecoslovacchia. Destino dì due centralismiOra, vedete l'importanza che nella vita dei popoli alle volte i segni grafici possono avere, e riflettete quindi sopra un altro punto: questi due popoli, il ceco e il serbo, ostinati a voler imporre nell'interno dei rispettivi paesi la propria legge a stirpi che. viceversa, pretendevano a buon diritto un'organizzazione autonoma Altro che trionfo del principiowilsoniano del diritto dei popoli adecidere la propria sorte! Trion fava, invece, soltanto la lesi caldeggiata dal filosofo Masaryk nel suo non filosofico libro sulla genesi della repubblica che lo ebbe a capo, , essere perfettamente equo e logico che entro i confini della repubblica dovessero rimanere, per il bene della razza ceka, centinaia rii migliaia di tedeschi. Si tradiva ad un tempo l'ansia cagionata dalla conservazione degli insperati guadagni e costituita a tal fine una Piccola intesa e lanciata l'idea della Confederazione danubiana per tenere a bada soprattutto l'Ungheria, si formava poi altrove un'Intesa Balcanica che avrebbe dovuto adescare la Bulgaria stiappandole. attraverso l'adesione, una nuova definitiva ri nunzia ai territori perduti col trat-tato di Neuilly. Dopo la firma dell'accordo del Belvedere alla Jugoslavia era lecito sperare che, rivedendosi un giorno l'assetto europeo creato nel 1919. il suo caso sarebbe stato risolto attraverso trattative amichevoli nè per le cessioni le sarebbero mancati compensi, come risul-tava dai precisi affidamenti dellePotenze dall'Asse a proposito dSalonicco. La catastrofe militaree il contemporaneo sfacelo dello Stato hanno ora determinato una situazione radicalmente diversa, giacchè il problema della revisione è stato superato dall'altro, più va jsto, della spartizione dell'eredità jugoslava. E se vogliamo parago nare la fine della Jugoslavia alla fine della monarchia danubiana, facciamolo pure, ragionando che. come nell'autunno del 1918 fu il rbslcsNngdistacco dell'Ungheria a seppellire li l'impero agonizzante per i colpi ri cevuti, cosi nell'aprile 1941 la Jugoslavia è morta nel giorno del distacco della Croazia proclamatasi Stato indipendente, aventi a madrine l'Italia e la Germania. Riordinamento balcanico Tutto quello che a riassetto finito potrà se mai rimanere della Serbia, nor. permetterà, in nessun caso, che si continui a parlare di una Jugoslavia o '< Stato degli Slavi del Sud », stato che, appunto grazie a tal nome, sognava nel|amrgdsrrgiansa*lmsltntgidtartempo di ingrandirsi incorporando la Bulgaria: il putsch organizzato a Sofia nel maggio del 1934 tradì ben la voglia di affrettare questo ingrandimento. Eliminato il fattore militare jugoslavo, qui si considera decisa anche se non finita, la campagna di Grecia, in seguito allo sfondamento della linea difensiva grecoinglese nella regione dell'Olimpo, all'inizio delle operazioni tedesche in direzione della Grecia centrale e della Tessaglia meridionale, mentre nel frattempo l'esercito italiano avanza su tutto il fronte costringendo l'avversario a ritirarsi in disordine. L'attenzione si rivolge, per ciò, ai problemi politici e viene giudicato problema internazionale importantissimo il riconoscimento da parte dell'Italia e della Germania della Croazia indipendente: i confini saranno fissati, più tardi — dice lo Slavo — ma el'esistenza dello Stato è una rea! tà cLdi ri_ e In questa nuova creazione siiaìlifl„t, la vjMorja (iei ni-tncioio na- 'a ....■«■ iv z Rionale, ^ gratitudine manifestata dai montenegrini all'Italia per la libeirazione <lcl 1010 Paese e l'accre acuito interesse di Bucarest per le sorti del Banato romeno — nel quale le truppe ungheresi non sono entrate, limitandosi ad occupare, con brillante azione, la zona fra il Danubio e il Tibisco e raggiungere così il confine della Croazia — sono altri aspetti di questo riordinamento balcanico che un paio di settimane addietro davvero non appariva così prossimo. Nel 1919 a Versaglia il Banato formò oggetto di aspra contesa fra romeni e serbi e quando Bratianu, che era stato fedelissimo al- iila Francia, vide prevalere la tesi serba, si dimise per non sottoscri vere il trattato di pace, che infatti porta la firma di Vaida Voivoda. Dopo la Piccola Intesa, generata dal desiderio di salvaguardare i guadagni il cui possesso non appariva sicuro, abbiamo visto riavvicinare Bucarest a Belgrado. Tuttavia, nell'estate scorsa, nei giorni più gravi della crisi romena, l'alleata jugoslava invece ricordarsi di patti e di impegni ammasao truppe alla frontiera, e ! meditando di prendere se possibile, e]*™he il pezzo del Banato che nel' - j *919. «* stato lasciato alla Rok ! ma"la Tal1 dettagli vanno ricor 1^'. e commentati perchè degli i obblighi a cui un'alleata - degl è tenu ta, la Jugoslavia si è risovvenuta e|sol]0fnell'u!ti"1issima fase della sua i e politica, dichiarando che non le era possibile permettere il transito dell'Asse, e® tn'PPe a'le P°te"ze . | essendo unita alla Grecia da una alleanza: ora, la recente evoluzione insegna che Belgrado non voleva essere leale verso la Grecia, bensì sleale verso l'Asse. i e i l , « Ma la politica serba — scrive lo Zara — è una vecchia cabala: nessun altro paese ha ostacolato sin da principio lo sviluppo della Bulgaria quanto la Serbia e ciononostante certi bulgari avevano creduto che la megalomania serba si fosse attenuata. Concluso il patto di amicizia, i serbi non fecero oIche'" na8"condel:e j ioro sentimenti a ostili c|iet,.0 la maschera dell'ami- k a e i , . i a e a a a o co così diventando ancor più pericolosi; è una politica che risponde in modo fedele al carattere dei serbi e lo confermano le rivelazioni sull'attività svolta a Sofìa dal membri della Legazione jugoslava ». Speranze bulgare In merito ai confini futuri della Bulgaria, finora non si hanno indicazioni che consentano di par- i lame in maniera positiva. Le stes-! se discussioni di stampa si mantengono entro i limiti imposti dal desiderio di collaborare con Roma e con Berlino. Lo stesso giornale esalta la lotta sempre sostenuta dalla Bulgaria per formare lo stato nazionale e i sacrifici affrontati - 'soprattutto per la Macedonia; l n l - quindi osserva che con l'annessione della Macedonia la Bulgaria si accrescerebbe di un milione di sudditi vivaci e di spirito intraprendente e i confini dello Stato verrebbero a coincidere con I confini etnici, mentre lo sbocco sull'Egeo darebbe nuova vita all'eIconomia e al commercio del paese. e |Le aspirazioni bulgare sulla Macei donia. che saranno uno dei più sie curi sostegni del nuovo ordinao I mento balcanico, lungi dal rivesti-1 re carattere imperialista, hanno basi etnografiche e geopolitiche; soddisfarle significa, per la Zoru, liquidare il sistema di Veisaglia. Sempre dalla Zara apprendiamo che il giorno dell'avanzata tedesca il comandante della piazza di Nisch aveva ordinato la fucilazione dei bulgari in carcere : i bulgari, tutti studenti, conclusero con li guardiani un « gentlemen agi ce |alla conclusione osserva: ment * e i guardiani non li fucilarono dietro impegno da parte degli studenti di non farli arrestare dalle truppe tedesche quando queste avessero occupato la città. Arrivate a Nisch. le truppe tedesche rispettarono l'accordo e i due guardiani non sono stati nemmeno internati. Nel carcere di Nisch aveva in un primo tempo soggiornato anche l'ex presidente del consiglio Zvetkovic n'Dnea dedlpn il uno rnmmentn 1iiSntóh J«»vm« !al motto dello *Dieu et mon slemma droit inglese venendo ■ La po¬ litica britannica riconosce solamente queste due autorità ad esse appellandosi per derubare popo¬ li e paesi. Ma il Dio onorato è sol-1tanto il Dio britannico che riconosce unicamente i materiali interessi inglesi e permette che migliaia di soldati coloniali vengano immolati per i trattati più assurdi. A Disraell, a Falmerston e a tanti altri governanti inglesi non apparve mai necessario proteggere i cristiani perseguitati nei Bai , egoistici interessi dell'impero ma conferenza per la pace del 1919. La politica inglese è immutabile da secoli e nelle vicinanze ripgli i rittimo britannico, nega territori iad °"ni. s,ato nel Wmì* riscontra 'aspirazioni all indipendenza na zumale r- Italo Zingarelli

Persone citate: Benes, Nicola Pasic, Re Alessandro