« La città delle lucciole » dai Falconi e Biancoli all'Alfieri

« La città delle lucciole » dai Falconi e Biancoli all'Alfieri « La città delle lucciole » dai Falconi e Biancoli all'Alfieri e i a o ù , a l . i a o , i a Il nome dei due autori di questa fantasia musicale, Falconi e Biancoli, cari al pubblico, quello degli attori, che pur godono di tante simpatie, gli attori, diciamo, della Compagnia Viarisio-Porelli con Isa Pola e Federico Collino, avevano attirato ieri sera gran folla all'Alfieri. Falconi e Biancoli si sono ritrovati a comporre una di quelle loro riviste, lievi e garbate, nelle quali la satira sfiora gli argomenti con bonaria facilità, e gli spunti svariano graziosamente dall'attualità all'immaginazione; e ancora una volta hanno ottenuto un cordiale successo. Lo spettacolo è diviso in due tempi; il primo ha inizio con una parodia della Piccola città di Thornton Wilder, niente apparati, niente scenari, tutto accennato, suggerito: alcuni episodietti lepidi rifanno, a modo loro, ossia per burla, quel genere di impressionismo teatrale, e alla fine del quadro un piccolo coro operettistico avvia decisamente la rappresentazione alla varia e piacevole sequenza dei dialoghi, dei bozzetti, delle umoristiche trovate. Ecco una breve storia della danza, dal valzer al tango; e Isa Pola in un tipo di fptalona da tabarin 1918 e Porelll, spassosissimo libertino di quel tempo, hanno conchiuso l'amena sintesi tra vivi applausi. Ma il loro successo si fa poi anche più deciso in una divertente rievocazione del film muto: L'amor mio non vive, cinedramma passionale. Aria cinematografica di trent'anni fa... Ma sì viene poi anche a tempi più prossimi, anzi al tempo nostro, con l'edificante scenetta della nipotina che se ne arriva osipite dei vecchi nonni, ed essi sono cosi felici, cosi incantati all'idea di avere la casa rallegrata da quella cara innocenza, da quella gentile fanciulletta. E la fanciulletta si mette subito a parlare con il gergo di moda, spregiudicato e libero, che pare abbastanza diffuso in certi ambienti di giovani... Apriti cielo! E via via, v'è il duetto: « surroghiamo i surrogati », e una scenetta di «crisi domestica», con due signore che si contendono una specie di cuoca-cameriera, e la ricerca affannosa di un tassì, e la scuola dell'utente, ossia una scuola ove si impara ad andare in tram o in autobus. E' auesto senza dubbio uno dei quadri più indovinati, con molti piccoli particolari gustosi, e leggere venature di piccante malizia. Non è difficile, satireggiando, scoprire che al mondo vi sono molti pazzi. Ed eccoci in un ospedale di Dazzi. Passano varie macchiette: il pessimista bene informato, quello che vi sussurra cose che lui solo sa, con il volto nero come il carbone, e poi quello che, lettore assiduo di giornali, si è messo a parlare come i <riornali scrivono, e la giovane scrittrice che si crede una celebrità... In uno spettacolo, come questo, è soprattutto attraente la giovialità cordialona, senza troppe pretese, a tu per tu con lo spettatore; e lo filettatore anche Ieri sera ha sentito questa lieta confidenza, è stato volentieri al gioco, ha riso, si è divertito, ha applaudito. I due divertenti autori e I loro briosi interpreti sì sono così felicemente accordati anche in questo, nel farsi battere le mani. La graziosa Isa Pola, i bravissimi Porelli, Viarisio, Scandurra, Collino, e Rutrgero Paoli, e Bice Parisi, e la Raviglia, e Renata Negri, e tutti ouanti. insomma, furono ad ogni quadro e alla fine d'ogni tempo festeggiati cordialmente. dgglfdiPcSadngfgf. b.