I torinesi e il Po

I torinesi e il Po I torinesi e il Po // sorgere dei vasti Dopolavoro sulla sponda del fiume ha segnato la presa di possesso del popolo sulle acque amene e ridenti ove si specchiano gli alberi delle rive II Po è veramente il grande . amico dei torinesi. Anche nella storia, della nostra città, fin dai tempi dei tempi vediamo che il grande fiume d'Italia è partecipe, negli avvenimenti drammatici e lieti dell'esistenza della nostra gente. Durante il memorabile assedio del 1706 non fu il Po a servire di\ veicolo agli ultimi carichi di poi pfgspfvere giunti nella città circondata dai francesi di Feuillads,? Il duca Vitttorio Amedeo, fecondo in risorse quant'altri mai, visto inutile ogni tentativo di far pervenire in Torino i carriaggi con le polveri e pressato dal Daun, governatore della piazzaforte, preoccupato per lo scarseggiare delle polveri dopo Vai-resto delle macine del Pallone, escogitò un ingegnoso sistema. Fece calare nel fiume degli otri, pieni a mezzo di polvere, a monte di Cavoretto. La corrente trasportava ì recipienti fino in città, ove i torinesi, avvertiti tempestivamente li traevano a riva. Era un buon amico, un alleato, il grande fiume, sulle sponde del quale la prima Madama Reale aveva elevato il suo Castello del Valentino, luogo di svaghi e di piaosri. E così, finito l'assedio, ricacciati in piena rotta i tracotanti stranieri, il Duca fece coniare una medaglia sulla, quale, nel gusto dell'epoca, era rappresentato Giove che piombava Fetonte (il Re Luigi XIV non aveva preso il nome di «Sole »?) nelle acque del Po, con la scritta, « Mergitur Eridano ». E già alla fine del '700 vediamo le prime feste in barca, con luminarie e fuochi d'artificio, sulle acque del fiume amico. I Re di Savoia avevano una loro bissona sul gusto di quella veneziana dei Dogi e su di essa percorrevano, tra miriadi di altre barche, lo specchio d'acqua tra le due rive amene. A metà dell'800 venne la passione sportiva a rinfocolare l'amore per il fiume e sulla fine del secolo i primi canottieri con le maglie a rigoni orizzontali, i calzoncini di tela bianca, i polpacci nudi decorati da variopinte giarrettiere portarono a forza di remi in giro sul Po le signorine in larghi cappelli adorni di struzzo, o in cappelline « canottiere » posate sul toupet che faceva parer più smilzo l'ovale dei volti grassottelle Vennero i canottieri del tempo di Addio Giovinezza, che marinavano le lezioni dell'Università per unirsi alle sartine che « tagliavano » il pomeriggio al laboratorio. Tutti salivano sulle barchette leggère dsi primi imbarcaderi sulla sponda opposta alla Gran Madre di Dio, per andarsi a respirare l'aria profumata dalle acace e dai tigli in fiore, davanti ài Borgo Medioevale da poco sorto con le sue molte e truci torri « ricostruite » mattone per mattone da quell'uomo di gusto ch'era Avondo. E finalmente il popolo, che prima si era limitato a passeggiare timidamente nei giorni di festa sulle sponde del fiume, scese coraggiosamente sulle imbarcazioni a turbare il tranquillo diporto domenicale dei pescatori accoccolati a prua di barca « a punta » e reggenti la canna della lenza. Da quel tempo, il popolo non lasciò più il fiume. Vi si appassionò, cominciò veramente ad amarlo, a familiarizzarsi con lui, a solcarne le acque nelle fragili imbarcazioni a carrello o a lunghi remi, sulle più pesanti barche a punta e sulle canoe a pagaia. Ma chi insediò veramente il popolo come un padrone sulla sponda del- Po fu il Dopolavoro. Quanti sono i Dopolavoro sul Poi Molti. E l'attività dopolavoristica remiera (non vogliamo già parlare di quella tipicamente sportiva, da competizione) porta sul fiume anche quei lavoratori la cui sede del Dopolavoro aziendale è lontana dalle sue sponde, appoggiandosi per questo ad altre istituzioni analoghe favorite come ubicazione. Le sedi dì Dopolavoro sul Po sono dunque molte, se si pensa che anche le Società di canottaggio hanno oggi vita e assetto dopolavoristico. Ma oltre l'Esperia, presso la quale si appoggiano i dopolavoristi della Compagnia An. di Assicurazione e dellu Cinzano, oltre la Caprera, la Cerea e l'Armida (che contano centinaia di canottieri federati, partecipanti a regolari competizioni, taluni dei quali campioni di fama nazionale) noi troviamo sul fiume le sedi di molti Dopolavoro veri e propri. In primissimo luogo il Dopolavoro Fiat, ben degno di essere primo non solo per l'esercito dei suoi 'organizzati, bensì per la bellezza e l'attrezzatura compiutissima della sede. Esso conia, per l'attività remiera 290 aderenti, 48 dei quali canottieri federati. Ma andando con ordine dalla confluenza della Dora Riparia fino a quella del Sangone, troviamo sulle sponde del Po numerose sedi dì Dopolavoro, dal Gruppo « Farina » presso Vanchiglia, al Fiat già menzionato, alle Società di canottaggio già elencate, al Dopolavoro « Scaraglio » oltre il ponte Isabella, che conta ben 70 elementi dediti al canottag gio. Sulla sponda opposta, proprio di fronte, si eleva a forma di nave ■il Dopolavoro dell'Associazione Marinai d'Italia e quindi quello dei Postelegrafonici (con 75 canottie ri) che ospita pure i dopolavoristi della S.I.P. (con 50 e più canot tisri). Ecco quindi la « villa delle glicini » del Pubblico Impiego, l'ampio terreno sul quale dovrà sorqere la palazzina del Dopolavoro de La Stampa « Federico Bresadola », ma sul quale già oggi esistono campi'di tennis e molti giochi delle bocce. Mentre sul Po il nostro Dopolavoro sistemerà un imbarco per la sua sezione remiera, nel rimanente vasto terreno adatterà un campo per i giochi dei bambini. Più oltre e sempre sul fiume o poco discosto troviamo il Dopolavoro del Gruppo « Duca d'Aosta » c, alla confluenza del Sangone quello del Gruppo « Porcù ». Già gli anni scorsi i Dopolavoro sul Po, auspice il Dopolavoro provinciale, si erano fatti iniziatori di gare e gite anche di lunghissimo percorso: memorabili fra tutte quelle da Torino a Venezia effettuate dal F.I.A.T. e dal Porcù. Quest'anno, venendo a mancare le gite in comitiva a mezzo della ferrovia, le gite in comitiva sul fiume saranno notevolmente ìncrementate. E pure maggiore incremento avranno le gare remiere non di carattere puramente sportivo, e cioè non nelle forme e con i mezzi delle grandi competizioni indette dalla Federazione competente. Il Do- zcszlarcpIiVifsAaLU massa dsi lavoratori „ . ipolayoro provinciale indirà o pa-\trocinerà gare remicre di « punta ferrala», a pagaia, con barche a \ dilc fisso, e, per la prima volta gare di canoa e di sandolino, sport senza grandi pretese, semplici, popolari, che danno il segno inconfondibile della, presa di possesso del fiume da parte della (/rande

Persone citate: Avondo, Eridano, Federico Bresadola, Luigi Xiv, Porcù

Luoghi citati: Aosta, Dora Riparia, Italia, Torino, Venezia