Teatri-Cine-Concerti

Teatri-Cine-Concerti Teatri-Cine-Concerti Novità alla Scala f21(013 (lì «SOlBÌCla» di Max Donisch Milano, 1 aprile. (A) Una breve istorietta dalle Mille e una notte. Achimed, un vecchio mercante persiano, sta. per partire. Un lungo viaggio. Di là dal mare lo attendono affari lucrosis simi. E tanto è il suo desiderio di andare, quanto grave la preoccupazione di lasciar sola Soleida, la piccola Soleida, che ha sedici ] anni,Tèassai"bella ed è il suo amol re. Si guarda nello specchio. Quan! to è brutto e vecchio. Come potrà ! Soleida ricordarlo volentieri? Me! glio lasciarle una più attraente i immagine. E perciò chiama la ì schiava Fatana e da lei si fa ra, dere la prolissa barba. E a os?ni ; colpo di rasoio gli par ringiovanire di dieci anni. Alla fine, ne ha non i più di trenta, egli crede. Ma non | basta. Egli è geloso, geloso. Che jfarà la bella Soleida, durante l'as- K'^MJM ^ gi ferirgli, al ritorno, tutto ciò che vide e ascoltò. Subito lo dona a 1 Soleida; le stia vicino, osservi, rammenti. E' l'ora del distacco, 1 Languidi addii, baci focosi. L'ul tira0 abbraccio, e via. Nella corsa, - voltandosi per il supremo saluto, < Achimed non s'avvede che la co perla da viaggio gli è caduta. Fi nalmente, se n'è andato. Soleida ; è iena aicura Ma Achimed, che na piu trovato la coperta da viaggio, torna, affannato. La nave respira e cambia umore. L'amante non tarda. Remala, un giovine negoziante di tappeti, è pronto a cogliere e a dar baci, a parlarle teneramente, a conversare d'amore. Egli ha tanta esperienza, ha tanto viaggiato, e sa tante varie carezze. Soleida si fa spiegare ogni sìstema, con esempi convincenti. In Persia s'usa distendersi su un cuscino di seta. A Giava invece si suole baciare il piede. Questa prova non dà alcun piacere à Soleida, la quale preferisce le labbra. E il pappagallo comincia a strillare. C'è poi da sperimentare l'usanza di Sumatra, che consiste nel baciare le ginocchia. Inebbriati da quella specie di geografia erotica gli amanti abbracciati vanno ad ammirar la notte. La luna splende e i fiori profumano l'aria Ai loro baci il pappagallo arruffa le penne e s'agita. Uno sparo, in lontananza, un altro; certo, sono i segnali della partenza del basti mento di Achimed. La felicità ora |Coìo, carico di doni per Soleida j S'affretta a domandare al pappa 10 attende. Presto, ancora un sa luto a Soleida. Ma chi è colui? quel giovane? Pronta è la bugia di Soleida: un tappezziere. S'era staccata una tenda ed è stato chiamato a ripararla. Achimed le ere de e bonariamente congeda Ke mala. Poi interroga il pappagallo, e apprende la cronaca vera. Ma cieco è l'amore; Soleida lo con vince che la bestia menti e che ella lo ama. Prende la coperta, se ne-va. Soleida e le schiave han ca pito che il pappagallo è una spia. Bisogna illuderlo. E girando forte 11 macinino del caffè e facendo riflettere il sole nello specchietto simulano un temporale. E l'uccello si spaventa e strilla forte. Lo strat tagemma è riuscito. Achimed in tanto ha perso il bastimento, ma nel porto è riuscito ad acquistar tanta merce a buon mercato. Ec gallo che sia accaduto durante la sua assenza, e quello, ancora tremante, dice che c'è stato un furioso uragano. Mentisce ora, dunque mentì anche prima. Achimed riconosce d'aver ingiustamente so- spettato Soleida. Fa richiamare j Remala, gli offre il tè, lo invita ia diventar di casa, e lo prega di i tener compagnia alla piccola Se leida, perchè ora egli deve proprio i partire. E' il tramonto. L'ora della I preghiera. E tutti e tre si prostraj no. Il pappagallo strilla ancora. Achimed indignato lo scaccia. E i mentre gli apre la gabbia gli ' amanti trovano l'istante per un ; bacio. Questo ameno libretto in un l 1 atto di Curi Bohmer fu musicato con spigliatezza nel 1933 da Max I Donisch, spentosi recentemente, ] Di questo musicista tedesco, non , molto noto in patria e ignoto fuo ri, s'è scritto or non è molto in ' questo giornale, eseguendosi a Tojrino un suo Quartetto. E fu no tato il difetto della personalità, la derivazione da Pfiztner, da Riccardo Strauss, perfino da Mahler, ì nella parte più complessa di quel ,. tino che segue, nel quale 1 opposilzlone dei due caratteri non ha al lavoro, e anche la dignità e la se rietà. La derivazione dallo stesso Strauss e anche, un poco, dall'Humperdinck, è evidente in questa commediola, Soleidas bunter Vogel, L'uccello variopinto di Soleida. Non v'è alcun segno di personalità, nè nel i ecitativo, nè nelle ariette, nè nei Lieder. E la maniera talvolta lusinghevole e carezzosa dell'autore del Cavalier della rosa è spesso esemplata nelle melodie e nelle armonie. Il buon gusto non difetta mai e la capacità di sottolineare con ritmi e cantilene gli episodi scenici è garbata. Momenti notevoli sono il Lied di Soleida che, ironica e astuta, beffeggia Achimed, e il duet- cun rilievo; il Lied di Soleida « Il mio tesoro dev'essere un bel pastorello », che è generico e piace lvole; 11 dilettino bene accordato i^g" innamorati (ma non ce alj =«n tratto di spirito nella descrizione degli amori esotici); il fugato con imitazioni della pioggia, dei lampi, con sibili dell'ottavino, con grida in orchestra del pappa- 11- ,ì,....,„,n il a l'ili. gallo, durante il temporale; e lui timo Lied degli amanti. In tutto una commediola senza pretese, ma I j svolta con eleganza, Soleida è stata rappresentata stasera alla Scala in ottima edizione diretta dal maestro Ghione. Interpreti, applauditi furono la soprano Vera, il tenore Benestalli, il | baritono Poli. Ideatore del quadro I scenico il pittore Cisari, esecutore Luigi Brilli. Alla fine del lavoro si son avute tre cordiali chiamate. Assisteva alla rappresentazione la vedova di Max Donisch, compositore e critico musicale deceduto mesi or sono. All'opera del Donisch ha fatto seguito Federa del Gior dano. l i Il Quartetto « Roma » trionfa a Stoccolma Stoccolma, 1 aprile. (V.) I critici musicali, con lunghi articoli, esaltano unanimi il grande successo ottenuto iersera dal quartetto « Roma » al massimo centro musicale di Stoccolma, dicendo che l'eccezionale bravura e virtuosità degli artisti, ha entusiasmato a tal segno l'uditorio, come mai era avvenuto in Svezia. Il prò gramma svolto comprendeva musica di Respighi, Beethoven, Dvorak e Vanni Sullo schermo: La sua canzone, di Y. Mirande Regìa di Mirande, un regista scaltro, teatralmente sagace; e « supervisione ■» di Siodmak. Un tempo sì sarebbe detto : corbezzoli. E invece il film, sciattino e abbastanza inverosimile, è talmente modesto che, al confronto, la più ascosa mammoletta reclina diventa una rosa spampanata. Pazienza. La vicenda è quella d'un giovane compositore, di molto talento e di moltissima sfortuna. Non riesce a farsi inscenare la sua rivista. Si degrada, vive tra vagabondi. Una brava ragazza, che naturalmente di lui s'Innamora, gli ottiene la protezione di non so quai visconte, ricco sfondato e collezionista d'orologi. Questi « finanzia » la rivista. Enorme successo. Il giovane autore sa tutto dai giornali; e arriva appena in tempo a incassare gloria e quattrini. Fernand Gravey, finissimo, intelligente attore, fa tutto quello che può. Gli è accanto Jacqueline Francell. m. g.

Luoghi citati: Persia, Roma, Stoccolma, Svezia