Giapponesi in Italia nel 1585 di Antonio Antonucci

Giapponesi in Italia nel 1585 ; v ; La prima ambasceria del Sol Levante in Europa Giapponesi in Italia nel 1585 " Le accoglienze fatte loro da tutti i prencipi chrestiani per dove sono passati, (Dal nostro inviato) VICENZA, mai veti ' ' ' ' sjs II prossimo arrivo in Italia del I Pl imo minisUo giapponese ripor- ' l•** a niemorla la Primil amba- an ,c7'n nel secolo decimosesto, gocla' PacJ;e <1('1 Sol Levante si dires- no ?e ,n Europa, e precisamente a pe Roma. " i avvenimento clamoroso 11- au lustrato allora dalle cronache e no voluto eternare dall'arte. Proprio mta questi giorni, la Sovrainten- Pid(',iza alle Be,,e A,rti * Venezla zllata provvedendo al restauro di un arìaffl'1?sco ciré si trova nell'atrio del- rh\l Accademia Olimpica di Vicenza ro! VAccaacmw unni pica ai Vicenza ro ; e che illustra per t'appunto il pas- , saggio in citta dell ambasceria, Non si trattò/ in verità, che di un passaggio abbastanza rapido. ,„r qUa,,e tuttavla,' vicenlini ez!ro rendere grandissimo onore, sia la i recandosi incontro agli ospiti ec-L cezionali, con le carrozze, fino a t(, sei chilometri dalla città, sia ni- a Uoggiandott in un magnifica pa- mjj„--o, quivi trattarli con ogni ■ grandezza e finalmente ricrearli cili un magnifico teatro dov'era ra g'«.(lunata quasi tuttala città, così dinne come hnomeni, con d'ogni sorla. La sostanza ueoe 11- ■■ tucreazioni consistette in iin'liora-\ mnsiclieI, de le ri-''>ucnc ii tndi21'oHr; italiana, in lode loio e. in :7,'\cong,ablazione delVistcssu rittA.:{%■- ..„.,...- ,..t:..iI« alla quale seguitarono versi latini, nsullo stesso argomento. Poi, il si- gnor Livio Pagello discorse di Er- àcole e sue virtudi, con precetti di\]™Sociale per ingannare il senso, el i </' II'Accademia di Platone suo di- m ■ if""™t ?' " a. ìscetìola. O lesto r hse.nrsn 1 lnstvn riscepolo. Questo discorso illustra appunto l'affresco da restaurare, je se il signor Pagello s'intratten- ! di un argomento pagano fi |perchè il teatro era (ed è) per st | lie di un° argomento pacano fu " U<.™k4 ìi r„,7 a, .'/l'appunto istoriato con le gesta di I ",Ercole. ì Tutto ciò dovrebbe esaurirsi in',un semplice appunto di cronaca,:'"ine nel cercare in biblioteca parti-Yt^! coleri più curiosi o più diluiti, non "avessi trovato, in mancanza ai'!Jquesti, una interessante raccolta ai alcuni scritti che videro la lu- ì Icchi quell'occasione e che riguar-, dano l'ambasceria giapponese da!-! la partenza all'arrivo. Essa èisquanto mai pittoresca e non mi'dpare inutile riportarne i punti sa-iPnenti. Dovuta alla diligenza di'dGuido Gualtieri, parla della venti- ntu degli ambasciatori giapponesi alsBoma, sino alla partenza di Lisbo- rpq«(zHbcAlla descrizione del paese e co-Ilstumi, troviamo: «Non hanno'c<|éri paesi carcere né maniera di n'istigo che di sbandile (esilio), ...Chi ha meritato la morte è co-\stiline finii morire a tradimento,, quando meno se ne accorgono.' na, con una descrittione del lor paese e costumi, e con le accoi/lienze fatte loro da tutti i ptenripi chrestiani, per dove sono passati. ■ I più pazienti sotto il cielo perché d'altro modo non si lascia- : no facilmente mettere le mani iaddosso, «è toglier la vita. setiza\ venderla molla curri...». Se messiImtile strette, rinunziano ad ogni re- csjstenza con il kara-kiri e cioè l I ,„,,,j„„,s.j ;„ „„ colpo solalo poti- s ' tnwerso» e i più coraggiosi d anche in lungo, provocando spes-,v go i>emuiaz|„ne cioì servi che fan- s no altrettanto pur non avendo|p pena alcuna da scontare, forma di t auicidj0 cne j] cr0nista cristiano ! « non _,„-, naturalmente, accettare I s ma oni. ,'„ riempie di meraviglia. C Per t.ssa> e per altre virtù miml. g zlosamente elencate, i giapponesi p arino definiti come ; plH pasienti\l rhr ^ f.j(lllo wll0 ;/ cjrlo pe-im ro entriamo quasi subito nel cam-!c ro entriamo quasi subito nel cani- ! c (le„e stravaganze. asserite ma- U t sentito dire: « Stimano ìl 1/lf|nrf(( C ^ * c„ m ,„., ,„s7„ , quali con molta cura edìg eziandio peno, soaliono svellersi \V lascimldo „„ „nl ,ju.ro „n„ „(,„„,!,L|mi vo,t„„ legalo,. ...Sono rriol- a t(| fjjvprsi (ja noi crie « per onorai ìu alM rj /f.,.,„m„ /„ Uc.r,dia »\« mentre essi 'Urano le ferirne e ■ „™Vì irli,,"', „'"1I; come noi ci leviamo, essi si pon¬ gonr, n scile, e Non basta: «.Dove tra noi si tengono per bei- g ; rflpciu hillllllj ■■ tuiscono \ e i rienti I, ~" . • ■ ' ,■ s''>n!"rh,v Pf™onesi costi- tniscnnn deformità granile. ■ in¬ vde « li tingono d'inchiostro per :7,7.;ì ',',„,,„i,'. \,a, ,iV.,-ì ",\'àt'n Mio ".:{%l\''""f'J" di allearsti siI« ->'<■ • ci, n w MC0 ,n hM„ }) Man„iano - aravità e decenza» adone-' - à_d0^oltftnto . dìle bacchette dV\]™° T^aZ^XS^l^\el 3 °'- 0 " -. '."". l- mn'le(l""n maneggiano con '««-a destrezza, che non toccano co- . . . ..a , - r .sa alcuna per mano, pache, cw tengono per mala creanza, non u "''\nmnu'c."df'\ ',e """ .'/'*'• (bricciola). «bevono poi i I ">l'arfl""l eaMa t,n h\ , ì e fl°'"'con e>"" OMO > (té . ). n',.Tutti 1 signori e nobili, o gran-■: ,:'" ?. mrc''!l cne s*""°.' ?."a"rt.0,'. -Yt^oli arrivano ali età di dicwt- n "' >c>" ""»'■ consegnano loro u i'!J01 f:".'° c""e e 0 a '"' *' - ì In rjrrpmhn al nrorPllO^O (HarP : -, &I0IIIUU 01 P'«"»«"'«*« ma,c -! Tale omaggio alla giovinezza èisembra al cronista di tale naturai'da suonare critica per il proprio", -iPaese dove i vecchi imperano, on-.i'de si affretta a notare, l'inconve- - niente del «maneggio in mani ine-;alsperte». Per quanto concerne laj- religione, egli assicura che i Giap- ponesi hanno due qualità di dei: quelli indigeni (Camisi e quelli «presi in prestito dalla Cina » (Fotoques), tutti serviti da Bon- ;zi. gente di t finta santità e osti- Hcnza, altrimenti pieni de' più brutti e abbominevoli vizi,- il cuicredito ingente è però scalzato da o-Ila .'.chiarezza del lume evangeli- o'co» attraverso il quale si «sono di cominciate a scoprire dai popoli ), le. macchie' della lor Inulta vitao-\che prima nascondevano con leo,, tenebre», o.' Quest'antibonzismo non è sug-r a- gerito soltanto dal giudizio di ni parte ma dalla certezza di lusina\g&re gli ospiti, tutti Cristiani. Co- Im'è noto, essi erano quattro cidi cioè: Don Mantlo Ito, don Miche-Ire le Cingiva, Don Giuliano Nacau- ad sa, Don .Martino Fara. Le madri [qui di queste ultimi due, entrambi non,vedove e con un solo figlio, si ili- zi sperarono inutilmente nel vederli; ho|partire, e una si ammalò addirit-,s'e tura. Tutti giovanissimi intorno|M! «vii mìni ir, per elmenm, e di\ GI sangue molto illusi re » essi af- sta Contarono le incognite del viag-'do glo mettendosi «in grembo al\,m procelloso more » il 20 febbraio[po\lo8Ìl a, Nagasaki. E il mare co- : cosiminciò ben presto ad essere prò- è !celloso ! colloso: « quello dir accresceva ma Un noia era che. piegando il navi- in ìlio oro do un lato oro dall'altro,] vis.,„„,„,.„ ,„,■„„„. „„„ sprovvist„ , [veìgli uomini e le robe die dentro ve \Ve, ano. di modo che non si pò- e !,«, prender né sonno ne riposo » no a meno di non farsi legare agli ne ìulhr,i » sicché tutti giacevano \« prostrati e mezzo morti». gn Pannia a altri hnnoeti cnacoi ra; «aCCW B alili nOneSTI SpaSSI Come Dio vuole la nave giunge a Macao il 17 marzo ma i glanio- Psosta che dedicano ,a esercilanà vanì devono restar lì nove mesi. dmallo studio del Urinilo così la pazienza di cui ci sarà ancora biso- fegnte "no nel resto della traversata, ; 7.. specialmente per la bonaccia in-M contrata dopo Malacca, provoca-1 ditravaglio per li, oci Hi oomi'j T ri .. ' VraUl!.r> f la scar3lta dl acV'a- ,L° di^\'t^Ì0 de Iatm° cont,nu,a ln aITtrlflo lotto mesi di sosta a Cocin (In 1 -riia| intercalato però da suoni - . 'f'i ■„ ,,, ,„..l„ ,.j„„»„»i„„„ canti in llouestn ilcrrazione 'é Bucanti in llouestn ricreazione) w (|iventata poi un divertimento a gin Sant.Elena con la pesca e con n chsuccessivo spettacolo dei pesci dii che aegUono"]a nave a lungo, e'gi, tra essi quelli volanti. i Sa. Con qualcne preoccupazione ma so-■: genza disgrazie notevoli, la nave vo'. giunge a Cascais nel porto di hi-isn- sbona „ 10 agosto 1584i e u re;«,Vu de] Portogallo n()n le.sina festeg-'Ie giamenti e distrazioni, culminanti: «p con una caccia al cinghiale che s'P : interessa molto i quattro giovani. Ac Altri festeggiamenti seguono In rea Spagna ma c'è ansia di giungere'taaa Roma e le navi aspettano ad ! oso", Alicante, onde bisogna far presto. -.Il Mediterraneo regala loro due;'"- miracoli: prima una tempesta chel'c-;li costringe a una sosta in Major- 1 siajca e poi un bel tempo con vento co- rapido che fa guadagnare il per-[al: duto: a causa della tempesta essi]mi sfuggono alle navi del re d'Alge- bo» ri. e con la velocità, a quelle dei | p- ; Turchi, del che rendono lode a|to- Dio. ' ù , « Con gran lor contento » il 1" I i: marzo 1585 avviene lo sbarco a.sta Livorno e il Granduca di Tosca- di- na Don Fedro de' Medici li acco- po glie con gran fasto. Per essere poi 1 ' eli carnevale li menu o coccia di ca-uccelli e altri honesti spassi >. e] L'arrivo a Roma avviene il 22 p ; marzo 1585 - con indicibile alle-/'g-'. grezza e contento del cuor loto» edi no- dopo tre anni, un mese e due gior- ' oiti di viaggio. La « gioia troppo | tgiande» fa' si che essi chiedanoj i allentare il passo, onde entrae nella capitale della cristianitàd ora tarda e «con maggioruiete », ma «i coralli leggeri on vollero mai abbandonarli, ««-i li accompagnarono sèmpre denho la città ir suon di tromba» e 'era. « radunala uno grati molliMine di gente ». Gli illustri ospiti sono moltotanchi ma sorridono, assicurano che il ••• trovami a Roma, era ma conti cosi grande che non ni poteva comprar se non con molto osto ». Chi paga più degli altri don Giuliano, colpito da febbre ma deciso ugualmente a recarsi n Vaticano perchè con la sola vista del papa tenea pe, ce,lo «fe.versi sanar!». Essi non un papavedranno ma due. Gregorio XIII e Sisto V. ai cui piedi si prostra-no a da cui ricevono l'ambita benedizione. Da Roma, si riparte ai 3 di giugno per Loreto. Bologna e Fer-rara dove la casa d'Este li aceo-glie con sfarzo ed affetto. Diceanzi ingenuamente il cronistad,„^,.„„ „ Nostro Stanare clic aPiacque a dm maiano sopravvenisse unafebbre assai goliardo, il che al signor Duca accrebbe nuova maeria di esercitar la sua amorevo-..,, tanto che Der il viaséiò M VeS mandò il suo medico e il barbiere» per quanto oiessc occo,.rere. Non bisogna.. .. . ... . . dimenticare che il barbiere era alora un personaggio. Buon odore di virtù e gentilezzeA Venezia, accoglienze e festegiungono al tripudio. Considerato che il loro viaggio è « per causa di religione», è differita di trigiorni la solenne processione dSan Marco. Poi, gli ambasciatorsono «ritratti tutti quanti al rivo. a perpetua memoria, m una snla die chiamano del Gran Con«,VyHo», con firme autografe nelIe due lingue, e dovette esser«pera di gran pregio se il pittors'ebbe in mercede duemila scudiAffinchè poi la memoria della Serenissima duri con ricordi pitangibili, la Repubblica dona agl ospiti due pezze di velluto, du damasco, due di taso, due d'"''' d'oro e due di broccatello pu'c d'oro, il colore in parte cremisino e in patte payonazzo. ducosse di vetri di varie sorti hellisalme, quattro specchi grandi l'ittminiati, quattro altri fomiti d'e bono e quattro crocifissi d'avoripreziosi ■<: vuole infine che. in tutto il territorio veneto essi sian alloggiati in nome pubblico». Dopo accoglienze non meno testose a Verona, Mantova, Certos di Pavia, Voghera, Novi, i princ pi giapponesi ricevono altre co ' esse » a Genova, dove s'imbar cano l'S agosto 1585, sulle ore 2 portando seco l'amore e l'rtp plauso universale di tutta l'Italia/' scambievolmente lasciando i essa perpetua memoria, e buo odoie della loro molto viitii e gen tilezza ». j Antonio Antonucci