Le Nazioni del Tripartito schierate verso la meta comune di Giuseppe Piazza

Le Nazioni del Tripartito schierate verso la meta comune ROOSEVELT HA SBAGLIATO I CONTI Le Nazioni del Tripartito schierate verso la meta comune Berlino, 31 marzo. Dopo altri colloqui, ed una colazione al Neues Palais di Potsdam, che ha dato occasione ad una visita ai luoghi santi così della potenza, militare prussiana, come della rinascita nazionalsocialista, il Ministro degli Esteri giapponese Matsuoka, fatto segno a sempre rinnovate manifestazioni di simpatia di tutta la popolazione berlinese, e salutato alla stazione dalle rappresentanze dello Stato, al completo, con alla testa il ministro degli esteri Von Ribbentrop, e dalle alte gerarchie del Partito, è ripartito ieri nel pomeriggio alle 4,30, alla volta di Roma. Volontà di vittoria La eco digradante delle accoglienze e dei colloqui berlinesi si confonde cosi con i primi brusìi delle accoglienze romane. E tutta la stampa del Reich nota come i quattro giorni di soggiorno di Matsuoka a Berlino lungi dal costituire una vuota rassegna di cerimonie siano stati un seguito ininterrotto di consultazioni fra l'Uomo di Stato giapponese ed il FUhrer e il Ministro Von Ribbentrop, e altre personalità dirigenti nazionalsocialiste, consultazioni perseguite tutte in uno spirito di decisione, i cui effetti non mancheranno di farsi ben presto presenti, di volta, in volta, alla constatazione ed alla esperienza del nemico, come di tutta l'opinione mondiale. La. prof onda impressione che la personalità di Matsuoka lascia partendo dalla capitale tedesca si riassume nel sentimento generale di tutto il popolo, di cui la stampa si fa eco, di vedere partire in esso un amico grande e provato della Nazione tedesca e dei suoi destini. « Dalla fede che lo anima — cosi nota fra gli altri la Deutsche Allgemeine Zeitung — nei destini dell'Impero del Tenno, egli deriva i compiti di lotta che si impongono ora alla nazione, alla luce di decisioni di portata storica sulle Suali si costruirà l'avvenire così elI'Europa come dell'Oriente asiatlco ». Il giornale ricorda come in una delle conversazioni a cui Matsuoka si è prestato nei giorni scorsi a Berlino egli abbia accennato al vezzo frequente oggi nelle democrazie occidentali di rappresentarsi il Giappone come un paese stanco, per non dire esausto, da tanti anni di lotta per l'assestamento del proprio «spazio»; al contrario, il Ministro giapponese ha tenuto, con tono di monito, a precisare che invece tanti anni di lotta hanno sempre più agguerrito e rafforzato il suo paese di esperienze e di volontà di vittoria. Questa, volontà di vittoria, agguerrita dall'esperienza, il Giappone mette oggi, accanto alle Potenze dell'Asse, tutta al servizio del nuovo inarrestabile ordine del mondo. ' « L'Ospite ,— conclude il giornale — parte oggi per Roma e domani egli farà U suo ingresso nella Capitale fascista, lungo la Via dell'Impero, così come a Berlino egli ha ammirato, collegati insieme, 1 monumenti del passato prussiano con quelli del grande presente nazionalsocialista del Reich. Egli è entrato così per personale conoscenza nello spirito vero che unisce le rinascenti forze della Grande Germania con quelle risorte di Roma, e, in fine, con quelle della gloria imperiale del Tenno, nella più grande e sicura alleanza che mai la storia del mondo abbia visto ». Per la vita e per la morte Anche per la Frankfurter Zeitung il mondo, che vorrebbe minimizzare questa visita, può star sicuro che nelle conversazioni di Berlino non sono state dibattute pallide teorie o nebulose visioni dell'avvenire; « le conversazioni di Matsuoka — dice il giornale — si sono messe nella fase di preparazione di grandi decisioni; e se si guarda la lista degli uomini che il Ministro giapponese ha visto insieme col Fiihrer, se ne ha un monito evidente. Matsuoka ha imparato a conoscere a Berlino anche i comandanti militari delle Forze Armate, la cui opera sarà decisiva per l'avvenire. E le parole di Von Ribbentrop, nel brindisi dell's Esplanade »: « le nostre armate sono pronte », non possono a meno di essere fresche ancora nel ricordo ». Si è dimostrato, ed ancor più chiaramente si dimostrerà, per il giornale, semplicemente questo: che « il Patto a Tre non è già una specie di rarità, o di curiosità del nuovo diritto internazionale, ma è espressione politica di un'attiva comunità di destini la quale impegna tutta se stessa per la vita o per la morte; è, non per ultimo, un affilato strumento che, sotto certe inequivocabili premesse del suo statuto, è adoperabile anche militarmente. Esso vuole evitare l'allargamento e il prolungamento del conflitto: ed è perciò — conclude il giornale — in un modo o in un altro che deciderà le sorti della guerra », Si rileva universalmente come dei molti colloqui che l'inviato del Tenno ha avuto con personalità dirigenti e determinanti la politica del Grande Reich abbiano confermato la piena concordanza in tutte le questioni della collaborazione funzionante fra Germania, Giappone e Italia; ciò che la visita imminente del Ministro a Roma confermerà e- approfondirà ancor di più. L'obiettivo che i popoli delle tre grandi potenze strette nel Patto sono decisi a raggiungere è cosa sulla quale certamente già prima della partenza del Ministro da Tokio esisteva il più perfetto accordo; e il passo avanti che può esser stato fatto in questi giorni riguarda implicitamente soltanto i metodi; l'obiettivo è sempre, quello: tanto l'F opa cioè, quanto il «dpfi «grande spazio» estremo-orientale debbono raggiungere un nuovo ordine il quale assicuri loro quella pace internazionale che direttamente corrisponda alla più alta misura di giustizia sociale; e questo ordine deve essere realizzato contro le resistenze della reazione plutocratica. Più questa reazione si irrigidisce, tanto più radicale si rivelerà la rivoluzione di cui i giovani popoli dell'Europa e del lontano Oriente sono i portatori. Silenzio ansioso britannico Considerazioni di questo genere fa il collaboratore diplomatico del Voelkischer Bcobachter il quale rileva come il silenzio della stampa britannica sul viaggio di Matsuoka sia stato estremamente signi-, ficativo come sintomo delle preoccupazioni sia interne che esteme del nemico. « Nei quattro giorni in cui Matsuoka è stato ospite del Grande Reich, l'opinione britannica ha indubbiamente sentito che decisioni iniportanti sono state prese le quali sono destinate a mutare completamente il volto della lotta per il nuovo ordine; e il suo sentimento non l'ha in questo caso ingannata, dappoiché la grande ed angosciosa domanda che domina in questo momento il campo avversario è: « Che cosa farà il Giappone? ». Si fa al riguardo su tutta la stampa il processo a tutta la tortuosa politica americana volta a manovrare la rotta di quel popolo contro la sua propria volontà, politica che attraverso la legge dei « prestiti e degli affitti » ha falsificato e tradito la legge di Monroe, cercando di avvalorare la flagrante menzogna di una minaccia tedesca allo spazio americano»; e tutti i giornali riaffermano altamente come nessuna delle potenze del Patto Tripartito abbia mai nè minacciato, nè offeso gli Stati Uniti, ciò che tuttavia non ha. impedito che essi tenessero a ergersi come arsenale delle democrazie, intendendo con ciò di compiere un atto direttamente ostile contro la Germania nazionalsocialista, ed infrangendo visibilmente la « legge di neutralità » americana come del resto ha esplicitamente riconosciuto, nel suo re. cente discorso alla radio, l'inviato dì Roosevelt in Europa Donovan. « Le forze giudaiche — così conclude l'organo nazionalsocialista or ora citato — quelle forze giudaiche che or ora Alfredo Rosenberg nel suo discorso di Francoforte ha designato come il vero problema mondiale, vogliono evidentemente l'estrema decisione delle sorti: ebbene, in tal caso noi siamo pronti e armati anche in questo: il Ministro degli esteri del Tenno se ne è potuto convincere nel suo soggiorno a Berlino, altrettanto come noi abbiamo potuto convincerci dell'identica prontezza e decisione da parte del Giappone». Megalomania serba La situazione in Jugoslavia continua od essere seguita con attenzione, permanendo ancora tuttavia l'assoluto riserbo e l'astensione rigorosa da qualsiasi presa di posizione, così ufficiale come ufficiosa, come anche semplicemente di stampa. I giornali si limitano a riprodurre ampiamente il notiziario cronistico della crisi non mancando di rilevare, nell'insieme del quadro, il crescendo di manifestazioni antitedesche che lo caratte rizza qua e là. Riprodotti obìet tivamente vengono anche, in que sti quadri di stampa, taluni rilie vi dei giornali slovacchi i quali prendono posizione sulla situazione stabilendo paralleli con l'analoga situazione della crisi della Cekoslovacchia: in tutti e due i casi esattamente — secondo questi paralleli — i rispettivi governi centrali si erano trovati e si trovano in mano di ostinati, rotti elementi democratici che hanno tradito in mano di interessi stranieri la vera causa del proprio Stato. I giornali slovacchi fanno risalire tutta la responsabilità della crisi s .Belgrado, sotto la rui politica sciovinista tanto l'elemento croato, quanto l'elemento sloveno hanno subito la. più violenta e continuata delle pressioni. L'arte di stato di Belgrado si è esaurita in questa pressione in promesse non mantenute, così la situazione si è trascinata avanti, fino a che gli avvenimenti internazionali non hanno alla fine posto il paese davanti alla decisione suprema dei suoi destini: e, cioè, davanti al dilemma: o di imboccare la via della nuova Europa oppure di abbracciare definitivamente quella degli interessi stranieri. Belgrado, secondo la stampa slovacca si sarebbe decisa per quest'ultima via, ancora una volta, cioè in contrasto con i veri interessi del popolo e dei popoli dello stato. In quanto al popolo croato esso è deciso, come si ricava da tutte le notizie che risultano a Presburgo a non lasciarsi sacrificare sul banco di macellaio della megalomania serba. Giuseppe Piazza hrs Le Nazioni del Tripartito schierate verso la meta comune ROOSEVELT HA SBAGLIATO I CONTI Le Nazioni del Tripartito schierate verso la meta comune Berlino, 31 marzo. Dopo altri colloqui, ed una colazione al Neues Palais di Potsdam, che ha dato occasione ad una visita ai luoghi santi così della potenza, militare prussiana, come della rinascita nazionalsocialista, il Ministro degli Esteri giapponese Matsuoka, fatto segno a sempre rinnovate manifestazioni di simpatia di tutta la popolazione berlinese, e salutato alla stazione dalle rappresentanze dello Stato, al completo, con alla testa il ministro degli esteri Von Ribbentrop, e dalle alte gerarchie del Partito, è ripartito ieri nel pomeriggio alle 4,30, alla volta di Roma. Volontà di vittoria La eco digradante delle accoglienze e dei colloqui berlinesi si confonde cosi con i primi brusìi delle accoglienze romane. E tutta la stampa del Reich nota come i quattro giorni di soggiorno di Matsuoka a Berlino lungi dal costituire una vuota rassegna di cerimonie siano stati un seguito ininterrotto di consultazioni fra l'Uomo di Stato giapponese ed il FUhrer e il Ministro Von Ribbentrop, e altre personalità dirigenti nazionalsocialiste, consultazioni perseguite tutte in uno spirito di decisione, i cui effetti non mancheranno di farsi ben presto presenti, di volta, in volta, alla constatazione ed alla esperienza del nemico, come di tutta l'opinione mondiale. La. prof onda impressione che la personalità di Matsuoka lascia partendo dalla capitale tedesca si riassume nel sentimento generale di tutto il popolo, di cui la stampa si fa eco, di vedere partire in esso un amico grande e provato della Nazione tedesca e dei suoi destini. « Dalla fede che lo anima — cosi nota fra gli altri la Deutsche Allgemeine Zeitung — nei destini dell'Impero del Tenno, egli deriva i compiti di lotta che si impongono ora alla nazione, alla luce di decisioni di portata storica sulle Suali si costruirà l'avvenire così elI'Europa come dell'Oriente asiatlco ». Il giornale ricorda come in una delle conversazioni a cui Matsuoka si è prestato nei giorni scorsi a Berlino egli abbia accennato al vezzo frequente oggi nelle democrazie occidentali di rappresentarsi il Giappone come un paese stanco, per non dire esausto, da tanti anni di lotta per l'assestamento del proprio «spazio»; al contrario, il Ministro giapponese ha tenuto, con tono di monito, a precisare che invece tanti anni di lotta hanno sempre più agguerrito e rafforzato il suo paese di esperienze e di volontà di vittoria. Questa, volontà di vittoria, agguerrita dall'esperienza, il Giappone mette oggi, accanto alle Potenze dell'Asse, tutta al servizio del nuovo inarrestabile ordine del mondo. ' « L'Ospite ,— conclude il giornale — parte oggi per Roma e domani egli farà U suo ingresso nella Capitale fascista, lungo la Via dell'Impero, così come a Berlino egli ha ammirato, collegati insieme, 1 monumenti del passato prussiano con quelli del grande presente nazionalsocialista del Reich. Egli è entrato così per personale conoscenza nello spirito vero che unisce le rinascenti forze della Grande Germania con quelle risorte di Roma, e, in fine, con quelle della gloria imperiale del Tenno, nella più grande e sicura alleanza che mai la storia del mondo abbia visto ». Per la vita e per la morte Anche per la Frankfurter Zeitung il mondo, che vorrebbe minimizzare questa visita, può star sicuro che nelle conversazioni di Berlino non sono state dibattute pallide teorie o nebulose visioni dell'avvenire; « le conversazioni di Matsuoka — dice il giornale — si sono messe nella fase di preparazione di grandi decisioni; e se si guarda la lista degli uomini che il Ministro giapponese ha visto insieme col Fiihrer, se ne ha un monito evidente. Matsuoka ha imparato a conoscere a Berlino anche i comandanti militari delle Forze Armate, la cui opera sarà decisiva per l'avvenire. E le parole di Von Ribbentrop, nel brindisi dell's Esplanade »: « le nostre armate sono pronte », non possono a meno di essere fresche ancora nel ricordo ». Si è dimostrato, ed ancor più chiaramente si dimostrerà, per il giornale, semplicemente questo: che « il Patto a Tre non è già una specie di rarità, o di curiosità del nuovo diritto internazionale, ma è espressione politica di un'attiva comunità di destini la quale impegna tutta se stessa per la vita o per la morte; è, non per ultimo, un affilato strumento che, sotto certe inequivocabili premesse del suo statuto, è adoperabile anche militarmente. Esso vuole evitare l'allargamento e il prolungamento del conflitto: ed è perciò — conclude il giornale — in un modo o in un altro che deciderà le sorti della guerra », Si rileva universalmente come dei molti colloqui che l'inviato del Tenno ha avuto con personalità dirigenti e determinanti la politica del Grande Reich abbiano confermato la piena concordanza in tutte le questioni della collaborazione funzionante fra Germania, Giappone e Italia; ciò che la visita imminente del Ministro a Roma confermerà e- approfondirà ancor di più. L'obiettivo che i popoli delle tre grandi potenze strette nel Patto sono decisi a raggiungere è cosa sulla quale certamente già prima della partenza del Ministro da Tokio esisteva il più perfetto accordo; e il passo avanti che può esser stato fatto in questi giorni riguarda implicitamente soltanto i metodi; l'obiettivo è sempre, quello: tanto l'F opa cioè, quanto il «dpfi «grande spazio» estremo-orientale debbono raggiungere un nuovo ordine il quale assicuri loro quella pace internazionale che direttamente corrisponda alla più alta misura di giustizia sociale; e questo ordine deve essere realizzato contro le resistenze della reazione plutocratica. Più questa reazione si irrigidisce, tanto più radicale si rivelerà la rivoluzione di cui i giovani popoli dell'Europa e del lontano Oriente sono i portatori. Silenzio ansioso britannico Considerazioni di questo genere fa il collaboratore diplomatico del Voelkischer Bcobachter il quale rileva come il silenzio della stampa britannica sul viaggio di Matsuoka sia stato estremamente signi-, ficativo come sintomo delle preoccupazioni sia interne che esteme del nemico. « Nei quattro giorni in cui Matsuoka è stato ospite del Grande Reich, l'opinione britannica ha indubbiamente sentito che decisioni iniportanti sono state prese le quali sono destinate a mutare completamente il volto della lotta per il nuovo ordine; e il suo sentimento non l'ha in questo caso ingannata, dappoiché la grande ed angosciosa domanda che domina in questo momento il campo avversario è: « Che cosa farà il Giappone? ». Si fa al riguardo su tutta la stampa il processo a tutta la tortuosa politica americana volta a manovrare la rotta di quel popolo contro la sua propria volontà, politica che attraverso la legge dei « prestiti e degli affitti » ha falsificato e tradito la legge di Monroe, cercando di avvalorare la flagrante menzogna di una minaccia tedesca allo spazio americano»; e tutti i giornali riaffermano altamente come nessuna delle potenze del Patto Tripartito abbia mai nè minacciato, nè offeso gli Stati Uniti, ciò che tuttavia non ha. impedito che essi tenessero a ergersi come arsenale delle democrazie, intendendo con ciò di compiere un atto direttamente ostile contro la Germania nazionalsocialista, ed infrangendo visibilmente la « legge di neutralità » americana come del resto ha esplicitamente riconosciuto, nel suo re. cente discorso alla radio, l'inviato dì Roosevelt in Europa Donovan. « Le forze giudaiche — così conclude l'organo nazionalsocialista or ora citato — quelle forze giudaiche che or ora Alfredo Rosenberg nel suo discorso di Francoforte ha designato come il vero problema mondiale, vogliono evidentemente l'estrema decisione delle sorti: ebbene, in tal caso noi siamo pronti e armati anche in questo: il Ministro degli esteri del Tenno se ne è potuto convincere nel suo soggiorno a Berlino, altrettanto come noi abbiamo potuto convincerci dell'identica prontezza e decisione da parte del Giappone». Megalomania serba La situazione in Jugoslavia continua od essere seguita con attenzione, permanendo ancora tuttavia l'assoluto riserbo e l'astensione rigorosa da qualsiasi presa di posizione, così ufficiale come ufficiosa, come anche semplicemente di stampa. I giornali si limitano a riprodurre ampiamente il notiziario cronistico della crisi non mancando di rilevare, nell'insieme del quadro, il crescendo di manifestazioni antitedesche che lo caratte rizza qua e là. Riprodotti obìet tivamente vengono anche, in que sti quadri di stampa, taluni rilie vi dei giornali slovacchi i quali prendono posizione sulla situazione stabilendo paralleli con l'analoga situazione della crisi della Cekoslovacchia: in tutti e due i casi esattamente — secondo questi paralleli — i rispettivi governi centrali si erano trovati e si trovano in mano di ostinati, rotti elementi democratici che hanno tradito in mano di interessi stranieri la vera causa del proprio Stato. I giornali slovacchi fanno risalire tutta la responsabilità della crisi s .Belgrado, sotto la rui politica sciovinista tanto l'elemento croato, quanto l'elemento sloveno hanno subito la. più violenta e continuata delle pressioni. L'arte di stato di Belgrado si è esaurita in questa pressione in promesse non mantenute, così la situazione si è trascinata avanti, fino a che gli avvenimenti internazionali non hanno alla fine posto il paese davanti alla decisione suprema dei suoi destini: e, cioè, davanti al dilemma: o di imboccare la via della nuova Europa oppure di abbracciare definitivamente quella degli interessi stranieri. Belgrado, secondo la stampa slovacca si sarebbe decisa per quest'ultima via, ancora una volta, cioè in contrasto con i veri interessi del popolo e dei popoli dello stato. In quanto al popolo croato esso è deciso, come si ricava da tutte le notizie che risultano a Presburgo a non lasciarsi sacrificare sul banco di macellaio della megalomania serba. Giuseppe Piazza hrs