LAUS VITAE di Ferdinando Neri

LAUS VITAE LAUS VITAE Quando imprese le Laudi, scoc- |cava per Gabriele d'Annunzio)l'ora del demone meridiano. Un'ora d'inquietudine, come al termine di un cammino, sul qua-1le non si ritorna. Più lontano, si Ialtre vie: difficili, chiudono ignote; e pare che il destino si oscuri, mentr'è più imperioso. Fu come una segreta vertigine; da cui irruppe una sfida. E il primo volume {Maia : I.ttus n'Irti) suscitò i giudizi più discordi, il contrasto più vivace fra quanti si agitarono intorno all'opera del poeta ; oggi riappare come un testo classico, con interpretazione e commento — ricchissimo — di Enzo Palmieri (Bologna, ed. Zanichelli), e la critica può considerarlo con maggiore serenità, rendersi conto perchè esso sia rimasto fra i più significativi e ad un tempo fra i meno familiari, diciamo pure fra i meno letti, dei libri del D'Annunzio. Le note più evidenti appartengono alla comune caratteristica dannunziana : O Vita, o Vita, dono terribile del dio... oppure Gloria al Latin che disse: Navigare è necessario, ecc. . e pochi altri versi, di gran piglio, d'un ritmo ampio, nel mare, nel vento, col garrir della vela; ma è certo ch'essi ricorrono alla memoria separati dal libro, che ha un suo corso diffuso, sommerso nell'ombra. Il poema si annunzia come la celebrazione della bellezza del mondo, sopita e ridesta, come ai dì seleni; il canto del poeta chia ma tutti gli uomini a una «divina festa », versando nelle loro vene un sangue divino: evocherà la grandezza dei mari e degli eroi, la guerra delle stirpi, l'antichità del giogo, gli atti magnifici in cui s'innalza e si consacra il lavoro umano. Il dio aggiunge: O figlio, canta anche il tuo alloro. E tutto il polso di quella vita universa ferve nel mare del poeta, che ha vissuto, che' ha osato, e delirato per tutti ; sì che la Lauda si tempra e si svolge su di un mondo lirico, intenso e immaginoso. Vi si distinguono due vasti epi- sodi : il «periplo» ellenico e il <icielo della Sistina»: il primo. anche più vasto e discorsivo; il secondo, che in certo modo lo bilancia, e rappresenta l'altro nfuoco» dell'ispirazione, più con citato, anelante, quasi profetico. latanVndfisc.adel 189o, sulla «Fantasia», la ,.t, ' , i- v. i i stnave da diporto di Edoardo c e .- ,'» tti: i n11 viaggio in Grecia era stato compiuto fra il luglio e l'agosto Scarfoglio, l'« altro Ulisside», che figura nella Lans vi la e dopo l'epicedio di Guido Boggiani, il pittore ed esploratore, perito in sèguito (nel 1901) nelle foreste d'America. Anche le pagine dello Scarfoglio su quel viaggio d'amici furono scritte in ricordi] del Boggiani, e collegano, in una vicenda aneddotica — che si ricompone in un disegno ideale —. la partenza per la Grecia allo spirito del Convito di Adolfo De Bosis. Lo Scarfoglio parla del Convito come di un sogno tardivo, di una generosa illusione d'artista, e del viaggio come dell'" ultima orgia dionisiaca»: un gioco ed un saluto alla giovinezza, al tempo felice e agli entusiasmi dissipati. Con questi accenni, siamo scesi ad una realtà narrativa, che traluce ancora, ogni tanto, nel poema: nella scena grottesca della meretrice di Pirgo, che assomma nella sua crudità il dispregio per la Grecia moderna e levantina, nei richiami ai «cari compagni», simili a quelli di Ulisse — che scontrano nelle acque di Leucade —, ma che, tra l'enfasi dello stile e un'amichevole ironia, non assurgono all'atmosfera del mito, ricostituito per il D'Annunzio nel rapporto fra 'animo suo superbo e solitario e pciael'inchprtna dcoVde riscgGilmie immagini dell'arte antica. Un primo distacco si può ap-!"punto osservare tra la persona |" poe lirica che. guida il corso de ma e il racconto quella è sempre scorge, come da . mentre raduna, valuta, elegge le-tofrstnsue immagini; talora meglio .(.„ „; .„„„:' . dche vi soggiace, e presente; si Wi un'invetriata idse piace; lio, sembra un pastore che| . alga il suo gregge. Che ili a RAmnAfreri in nrim/i niann [stumpoeta campeggi in primo piano,1 questo non è un male; ma il suoledominio è, volta a volta, più oj"~men forte; ed ora si avvera con| PofT=:Sa^r'nlUIscosta, lascia un vuolo, infrange la linea che si proseguiva spontanea ed armoniosa. E dunque, non è che la struttura della l.uits Vìtae sia propriamente inorganica, ma l'insidia tutta una serie di «iati» che contendono l'unità finale dell'opera. Se l'arte del D'Annunzio riuscì allora d'impulso, e d'esempio. .al frammentismo, si deve a ciuc ,.t; • „,, , ,, 1 stI f'1"11 abbandoni, alle pause -, ,, . 1 . nostalgiche, alle aperture im- provvide sulla campagna, sui cieli calmi, sulle bellezze fugaci: Fiironvì donne per lume d'oro einule riell'cstu-té e dell'inei'udio... Puronvi città soavi su colli ermi, concluse nel lor silenzio come chi allora... Kurouvi orti irrigui, intrudisi recinti con una porlu sola e mille ambagi, ove l'alien pietra, ogni stelo e s'invola come chi In ghirlando e non le lega... Queste chiarite, queste fughe aeree, luminose, sono la grazia e l'incanto del poema; s'accordano in sul nascere con le rime libere che il D'Annunzio veniva componendo negli stessi anni, la Serti fiesolaiià, la Pioggia nel /lincio, ch'entrarono poi, in fascio, a far parte dei volumi successivi delle Laudi. Per quanto in sè così vasta, così prodiga e loquace, la Laus Vitae non dev'essere giudicata da sola; è il grido di battaglia, e il segno, e la prova di quella riconquista del suo stile, a cui lo scrittore attendeva fin dalle Vergini delie ròcce. Dal viaggio in Grecia, nacque la Città marta, e il dubbio assalto alla tragedia moderna; ma la prosa, frattan- ddansi rslratlndivsdtecdmbamSs!".V* ìn™m\™ |" -"' « .l! D Annunzio sapeva) eh tsnlcmfe(mtndto, battuta, ripresa con una ; rfranchezza, un ardore, una mae {sstria incomparabile, giungeva i maglio, dove sono già inclusi tutti gli sviluppi ■ p dell arte fino alla Leda sema ci-\ n , ■ _ [.._:„,. d W* "'. • fpr la P0< sla 1 an'n,a | p idl cnstall° (™™e ha detto 1 Hu-\'t>-\n; | . i delle veramente [sta al centro un'eco sonora a tts mo germe di una rinascita, che cose come 1 i u8 mI itae. è al centro, al pri- icn1 . ' \'T\hrn~r)' il \"leDDe 11 suo 11016 nel ubl° « Al \ tj"~ K| Ferdinando Neri {l» »♦♦»♦

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