Le batterie elleniche snidate nelle gole dei monti dai "Picchiatelli,,

Le batterie elleniche snidate nelle gole dei monti dai "Picchiatelli,, Le batterie elleniche snidate nelle gole dei monti dai "Picchiatelli,, Gara di furberia tra i mascheramenti mimetici del nemico e l'occhio esperto dei nostri bombardieri (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Aerodromo di X, marzo. E' bastato che il tempo si rimettesse quel tanto da permettere una Visibilità un po' più discreta, perchè la nostra Arma Azzurra riprendesse, al completo e con foga si può dire maggiore, la ronda iniziata domenica scorsa e rallentata nei giorni successivi dai piovaschi, dai temporali, dal nevischio e da quelle brume bianche e spesse che, in certi giorni, rimanevano dall'alba al tramonto stagnanti nel fonde delle vallate. E' tornato il sole... Un impetuoso vento di tramontana ha respinto la valanga delle nubi verso sud e l'ha ammucchiata contro la catena del Pindo lasciando sui monti albanesi un ciclo terso e quasi cristallino contro il quale i picchi dei monti si stagliavano con uno scintillìo tremulo. E vi è un sole vivido, sotto il quale le pareti dei monti, i funi- chi, gli speroni, i contrafforti, si 'alternano e si sovrappongono in un caratteristico manto di luci e di ombre, mentre il profondo delle vallate, quelle strette, dove il sole non arriva se non poche ore al giorno, si riempiva di ombre violacee. Il territorio dell'attività odierna? Quello di domenica scorsa, quello dei giorni successivi: il Mali Trebescincs, dalla strana forma di dinosauro accovacciato, con la sua quota 1308 medi, con il villaggetto di Arsa Supcriore sul fianco destro, e sul fianco sinistro i paesetti di Bali, Psari e la strada che, lungo il Desnices, risale da Kiisura a Balaban e a Mazari; e oltre il Desnices, a est, sopra Caizza, la zona del Sofiut, dello Spadoni, di Clio] e ChichiCut: tutto un groviglio e un accavallarsi di monti che, a vederli dall'alto, appunto nella violenta caratteristicità di luci e di ombre, appaiono personaggi lunari, lembi di astri spentì e di pianeti morti. Tra questi monti, la nostra Arma Azzurra ha nuovamente cercato, scoperto e colpito il nemico tuiscosto, con le sue armi di offesa e di difesa, sotto la vegetazione, nelle grotte, nelle escavazionì prodotte dalle ucque che, a vederle dall'alto, sembrano semplici graffi di penna, nelle ridotte, bigi quadratini minuscoli nella desolazione gialla del paesaggio. La mimetizzazione è dovunque favorita dal colore stesso del suolo e dalla vegetazione, i mascheramenti sono numerosi. E tra i mascheramenti, per chi passa a mille, duemila, tremila metri di altezza, e causa la reazione contraerea e la eventualità della caccia nemica, non vi è tempo di soffermarsi per studiare, per distinguere ì veri dai falsi, per rilevare gli accorgimenti con i quali i greci tentano di ingannare i nostri piloti. E' questione di furberia, mi spiega un comandatile di un gruppo di Alcioni e formidabile martellatore di opere nemiche. Bisogna cioè rispondere alla furberia altrui con un grado di furberia più alta e soprattutto non lasciarsi ingannare dalle apparenze. I « trucchi » dei greci Ciò che è troppo in vista è falso — ed il comandante ride a questo punto con. quel suo sorriso che gli spalanca la bocca e gli porta in primo piano due file compatte di denti -- ed aggiunge: la furberia ellenica pare che sia di antichissima data; risale, se non erro, all'epoca di Troja, e vi diede risultati eccellenti. Per antica e venerabile che sia, però, non ci imbroglia. Così oggi noi abbiamo lasciata indisturbata una batteria di cannoni di legno o fuori uso, che faceva bella mostra di sè sovra un costone del Sofiut; nè abbiamo sprecato le nostre bombe sopra le botti di benzina ammucchiate a fondovalle a fianco di una stradicciola a nord-est di Caizza: botti e cannoni erano troppo lucidi e troppo in vista. Ho preferito sganciare sopra un boschetto ove, a causa di certi camminamenti, era sicuro trovarsi un deposito di munizioni e difatti una fiammata si levò altissima dopo lo sgancio ed il fumo continuò a salire in ciclo come una torcia, quando noi st era già sulla via del ritorno. Scovare le batterie nemiche, naturalmente le vere, colpirle e farle tacere per sempre, è stato in questi giorni, e soprattutto oggi, il compito principale dei Picchiatelli, un compito, anche questo, tutt'altro che semplice. Difatti, quando i Picchiatelli appaiono nel cielo, subito individuabili per la loro caratteristica sagoma di grossi ucccllacci mai ini, le batterie nemiche, la contraerea come la campale, non sparano più per timore di essere individuate a causa della fiamma ta e di quella nuvoletta di fumo bianco che, per qualche istante, sonnecchia sopra ogni pezzo dopo lo sparo. I Picchiatelli rimediano all'inconveniente con la preparazione accurata, con lo stir dio delle fotografie eseguite da essi medesimi o dai ricognitori o da altri bombardieri. E dopo essersi ben fissata in mente la zona e il punto, essi vi ronzano sopra per qualche istante e piombano giù. Cosi, oggi, una pattuglia di Picchiatelli no fatto tacere due batterie: una sopra il costone del Tiebescincs, che si avanza sopra Bali, un'altra, e di calibro maggiore, appostata poco dopo la confluenza del Trebescincs con la Vojussa. Altre pattuglie di Picchiatelli si sono susseguite con tutti a catena sulle trincee che intersecano la schiena di quel dinosauro che è il Trebescincs e che. appunto come la schiena del dinosauro, va degradando da sud a nord; dalla quota massima di 1910 metri alla quota di lOh, attraverso un accavallarsi di grandi rughe rocciose particolarmente indicate per la difesa. Su questa schiena, che rappresenta come un cuneo del nostro schieramento, e dalla quale si possono dominare, controllare e battere un gruppo di strade importanti, il nemicò ha ammassato decine di bocche da fuoco e ha scavato nidi per mitragliatrici. Fino a ieri ha ritenuto il Trebescines cerne un trampolino di lancio per la sua disperata offensiva. Adesso, ad offensiva fallita, cerca di farne un baluardo. E questo baluardo i Picchiatelli vanno a sgretolare un po' tutti i giorni, e con i Picchiatelli vanno da mattina a sera tutti gli altri nostri tipi di bombardieri: Alcioni, Cicogne e Sparvieri. Lavoro martellante A sentire i piloti, anche oggi essi hanno compiuto il solito lavoro in campo tattico sul Trebescines pi incipalmente e poi più a est sul Sofiut. Non dicono altro. Ma il solito lavoro del campo tattico, per i nostri piloti vuol dire scardina mento, rottura, annientamento del nemico, in stretta collaborazione con le forze operanti sulla terra, per soffocate ogni velleità di offesa nemica, per rallentare e soffocare ogni possibilità di difesa. Il lavoro odierno, tuttavia, si è distinto da quello dei giorni precedenti: è stato più intenso, più martellante, più annientatore. Dall'alba al tramonto e poi anche nelle ore notturne, i nostri bom bardieri pesanti e veloci non hanno dato tregua al nemico, specie nelle immediate retrovie, dove sì trovano i rinforzi di uomini e dì munizioni, per ritardare o far mancare l'immissione di questirinforzi così necessari e così indi- spensabili, data l'usura quotidia-na a cui sono sottoposte le prime linee greche. ■ Si può anche dire che questo la- voro sì è distinto per un maggio- re perfezionamento e per maggio- re coordinazione. La pattuglia di Sparvieri, di Cicogne e di Alcioni, avevano, è vero, un compito par- ncolare e un obiettivo pieciso. ma questo compito e questo obicttivo non era a sè, bensì come prepara- zione, complemento o integrasio-ne degli obiettivi o dei compitidelle altre pattuglie; cosicché ne è risultato un vasto, unico ricamotessuto di scoppi e di fuoco. E, in- fine, si può dire che il lai-oro tal- tico odierno si è distinto anche per un risultato concreto: il Trebcsci- nes, se non è stato neutralizzato, per lo meno è stato conciato in modo gratis. E prova ne sia clic, stanotte, il fuoco di controbatteria da parte dei greci è stato quasi nullo. Durante la giornata, d'altra parte, la reazione contraerea nemica, intensa nella mattinata, è andata decrescendo nel pomeriggio. Lacaccia nemica, come domenica e come-nei giorni successivi non si e fatta viva, non ha disturbato pcrun Mante solo il lavoro dei nostribombaraien. I « Caccia » al lavoro T .. . La cosa si spiega Alta iti quota, pronto allo scatto, doli alba al tra- monto ha incrociato, su tutta lazona battuta, la nostra caccia: leJS&'V2SU£ ^ofr formazione nemica composta dar, bombardieri Blenheim, scorto- fra da forti aliquote di Hurrica-ne e Gloster, cercò dì oltrepassa-re le nostre linee per andare «bombardare un centro importante della vallata del Devoli. Immedia tornente essa veniva intercettata da sedici Saette e da dodici Falchi; mentre le Saette impegnavano la caccia nemica, i Falchi piombavano sui bombardieri. I Blenheim cercavano di sfilare via ai nostri Falchi e a dire il vero vi riuscirono. Ma in che modo? Sgan- dando le bombe sul punto in cui si trovavano. Compiuta una frettolosa virata, picchiando per aumentare di velocità, scapparono al più presto possibile in direzione di sud-est. Intanto tra Saette da una pente c Hurricane e Gloster dall'altra, si accendeva una battaglia che al primo contatto balistico vide subito precipitare un Gloster. Segui un Hurricane che, fallita una sua puntata, veniva colpito al serbatoio e fatto scoppiare nel moiifento in cui stava cabrando. La battaglia, dopo la prima zuffa, si ^componeva in duelli isolati, durante i quali successivamente ca. t>ono due nostri apparecchi?una Saetta e un Falco che, con i compagni, resi inoffensivi i Blenheim, erano tornati a dare man forte alle Saette. Un secondo Hurricane e ,,n secondo Gloster, si infilavano in fiamme, poco dopo, nel burro ne del monte. Pochi secondi di distanza ed al tri cinque Gloster abbandonava no la palestra aerea coi segni vi sibili dei colpi riportati. E' anco ,„ probabile che anche questi cin que, o almeno gran parte dì essi, siano andati a sfracellarsi contro i costoni rocciosi, Dalle nostre line? sulle quali si era svolto il combattimento, ven ne difatti visto uno dei Gloster, zoppicante, andare giù come a vi te dietro un costone, Un poco più in là un paracadu te era. sballottato dal vento, UsPaolo Zappa

Persone citate: Arsa, Balaban, Caizza, Hurricane, Pindo, Troja

Luoghi citati: Mali, Mazari