Docce fredde americane sulle esaltazioni inglesi di Giuseppe Piazza

Docce fredde americane sulle esaltazioni inglesi Uopo Mi irato angli aiuti Docce fredde americane sulle esaltazioni inglesi Berlino, 14 marzo. La galvanizzazione dello spirito pubblico inglese, che ha accompagnato l'approvazione della legge americana, ed ha avuto la sua massima espressione nel patetico ringraziamento pubblicamente pronunciato dal signor Churchill, è durata veramente lo spazio di un mattino. All'eccitazione artefatta del primo momento è subentrata immediatamente l'inevitabile sobria e obbiettiva considerazione della realtà, che dispone sempre di mezzi propagandistici assai superiori a quelli di qualsiasi Duff Cooper, perchè sono mezzi che si raccomandano alia voce insopprimibile della ragione umana; è questo filo di ragione fredda e obbiettiva, che è rimasto ancora a quanto pare in Inghilterra, pur nella ridda tragica delle ultime illusioni, alimentate come sono dalla paura dei responsabili, che si insinua oggi sempre di più nell'intuitivo sentimento generale delle masse rendendo a priori sempre più vani ed effimeri gli sforzi e i successi stessi degli incoraggiamenti ufficiali. Illusioni che svaniscono Quel che è più tragico e più crudele è che queste constatazioni della fredda e sobria ragione, che distruggono e disperdono già molte bolle iridescenti dell'illusione di ieri, provengono proprio dalla stampa americana, la quale dopo l'approvazione della legge si è curiosamente data all'opera di consolare e di persuadere l'opinione britannica di guardarsi bene dal riporre troppe speranze nell'efficacia di un vero immediato aiuto, che valga a portare alla Gran Bretagna un sollievo immediato, o più chiaramente, insomma, perchè non si illuda che l'approvazione della legge sugli aiuti significhi senz'altro, non diciamo la vittoria, ma qualche cosa che possa sensibilme.nte avvicinarla. Che la stampa americana, compresa quella più fida e ufficiosa, si decida una volta, a poco a poco, a dire le verità che ha in corpo, è cosa che in Germania si aspettava e sempre si aspetta, e che non sorprende dunque affatto; e basta per convincersene la sola considerazione che quei dirigenti americani, che tengono dietro le quinte le fila di tutto, non hanno più ora, dopo l'approvazione della legge che ha assicurato in mano dell'esecutivo tutti i poteri, di cui ai loro specifici fini essi abbisognavano, nessuna ragione per non cominciare a mettere a poco a poco le carte in tavola anche sulla questione specifica degli aiuti all'Inghilterra, che ha mosso tutta la macchina e sulla quale non sono state dette finora che mezze parole. Spunta ora a poco a poco l'altra metà: ecco tutto. Quel che è però sintomatico è che queste verità si comincino già a riconoscere apertamente da alcuni grandi organi londinesi, che si affrettano già a mettere un po' d'acqua sul fuoco delle illusioni del primo momento; e si son messi a farlo sulla base di tre constatazioni principali della stampa americana, ciascuna delle quali è per conto suo sufficiente a minare fin dalla sua base tutto il castello di carta dell' ottimismo artificioso alimentato per tutto il tempo della discussione della legge nelle sue sedi parlamentari. Queste constatazioni sono: prima, che gli aiuti americani verranno assai probabilmente, anzi secondo ogni verosimiglianza, troppo tardi per poter rappresentare non diciamo già la vittoria, che di questa neppure i più convinti apostoli della legge dei « prestiti e degli affitti » hanno mai parlato, ma la salvezza dell'Inghilterra; seconda, che in ogni modo, anche se arriveranno in tempo, la massa totale degli aiuti che l'America potrà in base alla legge fornire, non potrebbe ormai determinare, non diciamo minimamente la superiorità dell'Inghilterra sulla Germania, ma nemmeno la parità con essa; e terza, infine, che in tutti i modi, di questo stesso materiale che, quanto sia e quando che sia, l'America potrà mettere a disposizione dell'Inghilterra, soltanto una piccola parte potrà effettivamente raggiungere la sua destinazione ed essere perciò efficace ai fini della salvezza della potenza britannica. La decimazione del tonnellaggio Si tratta, come si vede, di tre constatazioni ciascuna delle quali taglia per conto suo la testa al toro: tutte e tre poi non permetteranno mai che il toro decapitato degli aiuti sia mai sostituito nemmeno da un agnellino, o fors'anche da un topolino. La stampa tedesca rileva senza sorpresa naturalmente queste constatazioni che dipingono abbastanza la situazione, e che documentano senza possibilità di eufemismi la gravità delle preoccupazioni da cui non soltanto la pubblica opinione britannica ma gli ambienti politici stessi londinesi sembrano invasi, come dimostra anche la decisione or ora presa di una seduta segreta della Camera dei Comuni per discutere la situazione creata alla navigazione britannica dall'intensificazione della guerra sottomarina tedesca. Si può benissimo comprendere — scrivono i giornali del Reich — che cifre come quella di 2 miliunl di tonnellate di affondamenti negli ultimi quattro mesi di guerra, col crescendo fantastico di 400 mila tonnellate nell'ultima sola settimana, siano tali da far mettere le mani nei capelli ai deputati della Camera dei Comuni; ma anche in questo gli inglesi non abbiano fretta e aspettino a misurare tutta la gravità della situazione che l'attività sottomarina tedesca abbia raggiunto — cosa da cui è ancora troppo lontana ■— il limite massimo già annunciato dal Fiihrer. Il fatto è, per la stampa tedesca, che il solo preannuncio dei tepori primaverili ha già sensibilmente disciolto in Inghilterra con la ripresa dei primi formidabili colpi aerei contro la resistenza dell'isola, e con le prim^ avvisaglie di quella che essa chiama «la battaglia, dell'Atlantico » le frigide artificiose condensazioni Illusionistiche con tanta arte preparate dall'approvazione della legge sugli aiuti. Ed ecco che ora al primo sciogliersi di queste nevi, emerge e si impone alla constatazione stessa degli inglesi la dura realtà che è questa: che l'Inghilterra non potrà più ormai sfuggire ai colpi della Germania, e che non appena tutta la tremenda macchina da guerra tedesca sarà messa in azione, con l'equilibrio di tutte le sue parti, che è proprio della capacità di azione a fondo germanica, e con l'inserimento completo in essa di tutta intera la massa dell'arma sottomarina, quale è stata dal Ftihrer preannunciata, soltanto allora l'Inghilterra capirà, meglio che abbia capito finora, che è scoccata per essa l'ultima ora. Le bombe di Pera Il ritiro definitivo intanto dal continente europeo della potenza distruttiva, del disordine e della negazione terroristica è provvidamente e simbolicamente segnata — cosi nota la stampa, rilevando l'impagabile episodio dell'albergo Palace di Pera — dallo scoppio delle proprie bombe nelle sue stesse vafige. Con questo significativo fragore l'Inghilterra si nomina uscendo d'Europa e si annuncia come con una carta da visita anche ai nuovi amici extra europei che hanno il non invidiato bene di accoglierla. Anche essi si accorgeranno quanto sia pericolosa quell'amicizia. L'Inghilterra che crolla sotto le intrattenibili esplosioni delle proprie colpe e dei propri metodi, che essa dirigeva alla rovina altrui, non potrebbe essere meglio rappresentato che da questo episodio; e ad esso, se mai alcuno nutrisse dubbi sull'autenticità probatoria, conferisce una firma e una sottoscrizione britannica indubitabile il telegramma dal ministro Eden inviato all' eroico bombardiere delle proprie valige, nel tentativo vano di allontanare da sè, con un documento ufficiale, la troppo naturale accusa e di accreditarne insidiosamente la ritorsione all'avversario. La stampa tedesca osserva come sussista in proposito una dichiarazione ufficiale bulgara — che si richiama alla insospettabile testimonianza del collega americano del « servizio segreto » — la quale inequivocabilmente stabilisce come all'infuori degli inglesi e degli americani nessuno abbia messo mani alle valige incriminate e criminali. Ma se tutto ciò non fosse abbastanza documentario, basterebbe a documentare il carattere nefasto della diplomazia che abbandona definitivamente l'Europa, il senso di sazietà, di disgusto e di liberazione con cui l'Europa la vede partire, dopo averla espulsa da sè come un corpo estraneo e infetto. La difesa di Giàrabub Possiamo sollevarci a più respirabil aere rilevando le commosse esaltazioni che da giorni la stampa tedesca fa di quanto avviene a Giarabub. Già da tre mesi, cioè dai primordi stessi dell'offensiva britannica nell'Africa del nord Giarabub si difende; e questa eroica difesa riassume in sè, si può dire, Io spirito e il valore dell'intera resistenza opposta dall'Italia, resistenza che è stata l'elemento principe della solida situazione europea presente, perchè da sola ha salvato la situazione mandando a monte i calcoli politico-strategici del nemico, ponendolo definitivamente davanti all' inevitabile rendiconto europeo che lo attende. Liquidare 1 Italia, metterla da parte e per questa formidabile breccia morale del muro di cinta europeo dell'Asse rimettere il piede sobillatore in Europa, questo era il calcolo britannico, quando tre mesi or sono Wavell si metteva in marcia con le sue colonne motorizzate di cui una punta veniva subito spedita contro il piccolo presidio italiano di Giarabub. Da allora la resistenza morale del popolo italiano, la quale non ha fatto altro che. mettere in ancora maggior rilievo la intatta efficienza bellica della potenza fascista, ha reso inutile la marcia militare degli inglesi in Cirenaica che si è risolta in un disastroso logoramento delle proprie forze senza alcun risultato strategico; e l'inutilità dello sforzo, di fronte alla immutata solidità della posizione strategica europea e mediterranea dell'Italia, nella generale economia della guerra, si è quasi — si direbbe — rappresentativamente depositata nell'incredibile, quasi miracolosa resistenza del piccolo presidio di Giarabub, che sta li a ricordare agli inglesi l'inutilità della loro marcia su Bengasi perchè l'inabolibile potenza italiana è sempre 11, vindice, al suo posto. La storia esalterà quei di Giarabub. La stampa amica esalta oggi l'eroismo senza paragone di questa resistenza, di cui ogni giorno che passa costituisce per gli inglesi un ammonimento e per la Europa un esempio; e conclude inchinandosi davanti ai soldati di Salvatore Castagna, che nel posto avanzato del deserto tengono le posizioni d'Europa, nello spirito dell'antica Roma tramandato e rinato nell'intrepida volontà di sacrificio e nella fede alla consegna degli italiani di Mussolini. « Giù il cappello davanti a questi prodi italiani >: cosi conclude il suo commento il Lokaì Ameiger Giuseppe Piazza

Persone citate: Churchill, Duff Cooper, Mussolini, Pera, Salvatore Castagna