ROOSEVELT ATTENTA alla libertà dei popoli d'Europa di Giuseppe Piazza

ROOSEVELT ATTENTA alla libertà dei popoli d'Europa izm rovescio ni mokroe ROOSEVELT ATTENTA alla libertà dei popoli d'Europa Berlino, 8 marzo, i e Le rivelazioni di un giornale un- qugherese sui possi fatti da Roose- ] trvelt verso D governo jugoslavo hanno completamente smascherato all'opinione mondiale, se ce ne fosse stato bisogno, l'atteggiamento del Presidente americano di fronte al conflitto europeo, in maniera che nè le finzioni diplomatiche nè gli smorzatori o refrigeratori a scopo di marcia interna, potranno più ormai ulteriormente velarlo. Questo atteggiamento confessatamente e deliberatamente mira a fermare urgentemente in Europa il fatale processo del nuovo ordine dall'Asse propugnato e cominciato ad attuare sulla base della vittoria continentale raggiunta, nonché del consenso stesso dei popoli d'Europa. Ma la temerità della rabbia democratica, che morde se stessa, è tale da non soltanto negare il valore e quasi il fatto stesso della vittoria che ha espulso dal continente ormai ogni influenza britannica, ma anche da contestare e investire con metodi intimidatori e con le bravate ricattatorie la libertà stessa del consenso delle nazioni. L'ipocrisia di una mossa Questa inaudita temerità significa oggi il doppio tentativo perpetrato dal signor Ro-sevelt nei confronti della Jugoslavia, tentativo per un verso di fermarla tocodatopovoè crmdastgupoinortoridelainnuarcaa prdi popilaplvidepagusulla via eventuale di una adesio- j fane al Patto Tripartito e contem-|alporaneamente di offrirle, per in-iVecoraggiarla a tale rifiuto, una sorta di c garanzia » americana. Di qudeamericana, ciamo « una sorta di » perchè effettivamente non si sa bene, nell'ipocrito e gesuitico insieme della forma del passo americano fino a che cosa e fino a che punto precisamente questa garanzia si spinga per'un appoggio guerresco che già ebbe la garanzia britannica alla Polonia, ciò che lo avrebbe messo e lo metterebbe in contrasto con le dichiarazioni impegnative fatte sempre all'elettorato americano di evitare ciò che potrebbe direttamente trascinare il paese in guerra. Non si potrebbe trattare quindi se non di garanzia riguardante lo stesso appoggio e gli stessi aiuti che gli Stati Uniti pensano di dare ora all'Inghilterra. Situazione immutata, dunque; e il passo americano non modifica assolutamente nulla, nè nulla di più esso significa sull'atteggiamento dell'America da quello che è stato finora Una bravata di più e nient'altro, bravata che, naturalmente, equivale ad una prova di debolezza. E' appunto in tutto ciò infatti che si rivela insieme con la profonda debolezza della posizione e della azione politica del signor Roosevelt, anche tutta la sua ipocrisia e non in ultimo la sua somma imprudenza che confina con il tradimento vero e proprio alla volontà e alla pace stessa del suo popolo, che il pessimo pastore si illude di poter troppo a lungo, senza i rischi più estremi, condurre sull'orlo di un tale precipizio dove il minimo sussulto potrebbe da un momento all'altro precipitarlo con tutte le sue fortune. Il fatto è, come si pensa e si scrive in Germania, che tutti questi accorgimenti non salvano e non difendono la condotta del Presidente Roosevelt dall'essere quella che è: la più flagrante negazione e violazione cioè della legge di Monroe a mezzo della più crassa ingerenza negli affari dei popoli di altri continenti con l'uso inaudito di mezzi intimidatori i quali, oltre tutto, non hanno, si può dire, precedenti nella storia diplomatica di ogni luogo e di ogni tempo, specialmente se si considerino in rapporto con la loro stessa intima impotenza che ne caratterizza il carattere di albagia e di sfida, oltre che di ridicolo. Una sfida respinta Il ridicolo riguarda però unicamente il Presidente Roosevelt e il suo governo, mentre la sfida e l'affronto concernono non soltanto il popolo e il governo direttamente presi di mira, ma anche tutto il continente europeo stesso, a cui il livore democratico d'oltre oceano crede di poter fare da governante e senz'altro da padrone Il continente non sopporta questa sfida e la respinge. Si rileva a Eerlino come sia questa la prima volta che la stampa tedesca nella sua polemica si riduce a prendere di mira direttamente un atteggiamento politico del governo americano, cosa dalla quale finora, nella sua costante attitudine di rispetto e di non ingerenza per le convinzioni e le direttive di governi altrui, si è sempre astenuta sebbene in presenza di incessanti provocazioni. Ora per la difesa della volontà e dei diritti di autonomia e di decisione del continente europeo essa è indotta a uscire da questo atteggiamento di riserbo e ad attaccare direttamente la politica americana, che da se stessa a ciò si è esposta. E ciò — osserva ad esempio la D.a.D. — « segna già un nuovo accento nella situazione americana-europea ». Dove la prevaricazione morale contro la libertà dei popoli continentali più si manifesta — osserva la stampa tedesca — è soprattutto nella prima metà della duplice manovra minatoria del Presidente, quella cioè di fermare in tempo una eventuale adesione della Jugoslavia al Patto Tripartito. Con ciò si intenderebbe gettare il dubbio sulla libertà, sulla spontaneità e sulla elezione morale di un eventuale tale atto politico, se mai esso dovesse intervenire o essere in maturazione, come implicitamente si crede di gettarlo per quanto riguarda la Bulgaria che un tale atto ha già liberamente e responsabilmente consumato. E si tratta — si badi — di solenni, patenti e libere decisioni di popoli e di governi, suffragate e sanzionate da tutte le forme parlamentari e democratiche, dall'assentimento popolare, sul quale soltanto un regime fondamentalmente pseudo democratico anti-popolare risutrqpaspcosuprtelarenoWvosocoWbstzasahsdtGertdpdtrtgcscsSlec e dispoticamente dittatoriale come quello del Presidente Roosevelt po trebbe osare di muovere il sospet- to. Si è in presenza di metodi di contestazione di una democrazia da Torquemada e da camera di tortura, per cui, se il consenso popolare non c'è, si grida alla lesa volontà del popolo, ma se c'è, ed è in tutte le regole, gli si nega credito e si grida ugualmente alla medesima lesa volontà. Quel che da tutto ciò rimane è però, per la stampa tedesca, per quanto riguarda il continente europeo e la politica dell'Asse, l'incontrastata e incontrastabile marcia dei nuovo ordine in atto, mentre per quanto riguarda l'America quel che rimane è soltanto la constatazione del governo americano stesso per la prima volta denunciata dalla inarrestabile marcia di questo nuovo ordine che si vuole appunto arrestare perchè desta in America le più gravi preoccupazioni. Ma a Berlino si osserva come sia proprio il metodo scelto per usare da di condurre proprio allo scopo op posto, e cioè di addensare sempre più queste preoccupazioni fino alla perdizione sicura. Con questi metodi infatti la diplomazia americana, che già alla vigilia della guerra, con l'azione dei vari Bullitt si addossò tanta parte della responsabilità della guerra, aizzando, come fece, la famosa « garanzia » britannica alla Polonia, da cui la guerra doVeva inevitabilmente scoppiare, queste preoccupazioni quello che è] idel tutto sbagliato, e che rischiai rinnova apertamente questa assunzione di responsabilità, entrando perfino nel campo, comunque, delle dirette garanzie che scoprono sempre più il governo' americano addossandogli sulle spalle oltre tanta parte della colpa di guerra, anche quella del suo attuale inutile e delittuoso prolungamento di cui i rendiconti temuti non mancheranno. Da notare è infine il silenzio e la discrezione assoluta che le sfere ufficiose del Reich mantengono tuttora sull'argoménto. Alla Wilhelmstrasse si lavora al nuovo ordine europeo quanto più es so è da altri tentato " Ftnemdsd.'• Òt 21 "|tl'a SI na nO- co tempo e voglia di parlare. La Wilhelmstrasse — osserva a que- bare e quando si lavora : i-1 psto proposito la già citata agenzia ufficiosa D. a. D. — mantiene al riguardo del progressivo consolidamento sud-orientale il più assoluto silenzio: ma l'esperienza ha finora dimostrato che un tale silenzio è stato sempre il segnale di decisioni positive >. ;Giuseppe Piazza tl1IITIIIIIIIII1llltlllllll)IMllllllllllllll IIIIIIMIIIMIIII

Persone citate: Bullitt, Monroe, Roosevelt