LA CELEBRAZIONE VERDIANA

LA CELEBRAZIONE VERDIANA LA CELEBRAZIONE VERDIANA L'orazione dell'Accademico Farinelli Nel salone del R. Conservatorio, gremito d'un bellissimo pubblico, ieri alle 17,30, ha avuto luogo la celebrazione del 40" anniversario della morte di Giuseppe Verdi, celebrazione indetta dal Sindacato Interprovinciale Musicisti sotto gli auspici del Ministero della Coltura Popolare. Alla manifestazione è intervenuto l'Eccellenza il Prefetto. Erano inoltre presenti o rappresentate tutte le maggiori autorità. La prima parte del programma comprendeva l'esecuzione del Quartetto in minore, Interpreti: 1" violino E. Pierangeli, 2" violino Biffoli, viola A. Francalanci, violoncello G. De Napoli, i quali tutti sono stati fervidamente applauditi. Quindi il soprano signorina Lidia Valle, egregiamente accompagnata al pianoforte dal,maestro Luigi Gallino, ha canta-,to con arte squisita quattro io-imanze verdiane: L'Esule (1839), In solitaria stanza (1838), Il po- neretto (1847) e Stornello (1869). Cantante e accompagnatore sono stati festeggiatissimi. iria poi preso la parola l'Acca- demico d'Italia Arturo F*"*16?1' il quale, con acceso e ispirato elo- quio, ha celebrato in Giuseppe Verdi il cantore di tutti gli affet- iti 'e di tutte le passioni l'uomo tutto istinto tutto immediatezza, ma pur capace, con un crescendo iiuvpui >«»jj «.«,, . n miracoloso, di continuo rinnovamento, il drammaturgo possente memo, n urauiiiiaiuigu pui»™», lo stupendo campione del gemo ^racefata lf ^riTlwmS ,. ne dello spinto verdiano attravei -so e sue creazioni, «non.credo abbia maggior dolcezza del can- to verdiano — ha detto Arturo Farinelli — il canto liberatore e redentore di Beethoven. Nelle Eroiche al battere della morte,sfavilla improvvisa la luce che dischiude i cieli e rischiara gli abissi ai vissuti nelle tenebre e nel dolore. Gradualmente si spe- mVH'eròico'nel canti rrJgSori£?___,-„_:. i: :-i:n: .1: *.„ verdiani; negli idilli di morte, co-me nei preludi di maggior ango- scia è tutta la tenerezza e la delicatezza di cui era capace la bell'anima di quel grande, che armonizza il terribile « Miserere » del HYowiiorR e subito si risolleva ad una visione di pace, vibrando il cantico sereno della liberazione ». E venendo a parlare del sentimento di patria che informa di sè tanta parte dell'opera verdiana, l'illustre oratore ha felicemente detto: « Araldo del nostro riscatto, non v'è fase di dolore e di speranza nelle terre nostre che s'affiancavano, pugnando, cospirando, che non l'accompagnasse con gridi suoi di guerra, d'amore e di odio che gli uscivano come lava ardente dal cuore. Con la musicadel cuore la patria è intimamente fusa e appare scopo della vita, santuario dell'anima. L'invocheranno i derelitti erranti, esiliati dal tetto natio, con infinito struggimento ». E la mirabile orazione, che come già era stata frer-.ientemente sottolineata di applausi, cosi alla fine ha fatto scattare l'uditorio in una lunga fervorosissima ovazione. Arturo Farinelli ha concluso accostando Verdi a Dante, « che sviscerò come lui un universo, e tutti intese e tutti espresse i dolori umani e versò tutto il nostro pianto, e dai baratri di pena più oscuri sali, oome lui stesso, alle sfere di luce r/ù eccelse e luminose e portò, come lui, « sull'ali dorate » il potere magico del canto che, nella infinita nostra miseria, ci solleva e nobilita, ci redime e trasforma».