Le intimidazioni non fanno presa sul Giappone

Le intimidazioni non fanno presa sul Giappone Le intimidazioni non fanno presa sul Giappone Tokio è pronta a qualsiasi contromisura o Sciangai, 22 febbraio. Il clamore propagandistico col ^ÌA^^^Xe 'a Singapore che la decisione del go| verno di Washington di creare due inuove basi navali nell'isoletta Guam e nella Samoa è consideraIto negli ambienti politici e gior^a-hatici dell'Estremo Oriente un puerile tentativo di intimidazione 'destinato, secondo Londra e Washington, ad impressionare se non il Governo giapponese l'opinione pubblica nipponica. Negli ambienti politici e giornalistici di Estremo Oriente si os- olserva che Io sbarco di alcune mi gliaia di australiani a Singapore \e l'arrivo di un contingente india-^-^^^^ett-on !tuazione di quei settore nel quale l'Inghilterra ha speso in passato , . e somme fantastiche in fortificazio- ni e preparativi militari. Lo Sta- : to Maggiore nipponico non ha.cer- to mai pensato che gli Stretti po- tessero rimanere senza soldati. Al massimo si può osservare che la - famosa € coru-el.enza degli Ammi.I- ragli » stabili in 300 mila uomini i... i. glj effettivi che avrebbero potuto :,montare la guardia agli Stretti, - mentre attualmente i soldati e i a|marinai che difendono gli Stretti -] non arrivano_ a50 miia uomini. a Se un piano nipponico esiste contro Singapore, sarà sempre un piano contro 300 mila uomini, non e £ontro 5„ mjla e dj un iipiano stabilito contro l'esistenza a;di una potente forza navale la i : : quale attualmente brilla per la sua assenza. E' difficile, quindi, che il Giappone possa essere impressionato da qualche migliaio di australiani sbarcati a Singapore come pretende la propaganda britannica. La radio inglese esalta il fatto che questo contingente australiano non è stato formato dalla Gran Bretagna ma dallo stesso Com- monvealt, e aggiunge curiosamene,che questo particolare dovreb^ fa.re riflettere Tokio la quale , fr^^ h suoi Domini. 1 circoli giornali. [stict di Sciangai si domandano se fsia veramente buona politica quel la dell'Australia di mandare i suoi uomini in Africa e negli Stretti, ■ invece di pensare alle necessitai (militari^ dell Australia medesima. ; t°„^1 *Xi7c | ^o"10 a!le- <ÌUC basl dl Guam e dl Samoa sl fa osservare giusta- ! \m^ a Tokio che si tratti di un1 due basi di Guami e; •■ ■ altro gesto ostile verso il Giap- 'pone fatto dalla Casa Bianca e che jquesto gesto è tanto più inoppnr-jtuno in quanto che le grandi basi s,w posi-J s zioni cne u Giappone ha in mano1 ljnegli arcipelaghi del Pacifico con-|t sentono allo Stato Maggiore nipponico di fare il necessario per neutralizzare le nuove basi ame- ricane, il cui carattere nettamen te offensivo e apertamente ostile per il Giappone lascia ai giapponesi la massima libertà di azione nelle legittime contromisure. La decisione nord-americana non ha quindi effetti militari molto importanti, ma autorizza il governo giapponese a tradurre in pratica un vasto piano di sistemazione militare degli arcipelaghi del Pacifico che era rimasto finora allo stato di progetto perchè non necessario. Nel cambio non sono certo gli Stati Uniti quelli che guadagnano! Le possibilità di Guam non sono enormi e sono bene conosciute dallo Stato Maggiore nipponico. Lo stesso può dirsi delle Samoa. I tre arcipelaghi delle Caroline, delle Marshall e delle Marianne appartenenti al Giappone offrono allo Stato maggiore nipponico maggiori possibilità. Di fronte all'eccitazione anglo - americana il Giappone si mantiene calmo ,e sobrio. Il nuovo Ambasciatore giapponese negli Stati Uniti seguita a lavorare" per la pace dell'Estremo Oriente. Qualunque cosa possa accadere, il popolo nipponico ha la coscienza di avere fatto quanto era possibile per mantenere i rapporti nippo-nordamericani sul piano amichevole nell'interesse delle due nazioni. Il Patto è congegnato in modo che la responsabilità di trasformarlo da strumento di pace in strumento di guerra non può mai ricadere sul Giappone. Per il resto, l'Impero nipponico tira avanti per la sua strada guidato dal suo Indiscutibile diritto di tutelare i propri interessi nella zona del globo nella quale è stato collocato dalla natura, convinto che una grande trasformazione politica ed economica del mondo è ih corso e che essa è necessaria Der la tranquillità e la pace della umanità. Le intimidazioni non fanno presa sul Giappone Le intimidazioni non fanno presa sul Giappone Tokio è pronta a qualsiasi contromisura o Sciangai, 22 febbraio. Il clamore propagandistico col ^ÌA^^^Xe 'a Singapore che la decisione del go| verno di Washington di creare due inuove basi navali nell'isoletta Guam e nella Samoa è consideraIto negli ambienti politici e gior^a-hatici dell'Estremo Oriente un puerile tentativo di intimidazione 'destinato, secondo Londra e Washington, ad impressionare se non il Governo giapponese l'opinione pubblica nipponica. Negli ambienti politici e giornalistici di Estremo Oriente si os- olserva che Io sbarco di alcune mi gliaia di australiani a Singapore \e l'arrivo di un contingente india-^-^^^^ett-on !tuazione di quei settore nel quale l'Inghilterra ha speso in passato , . e somme fantastiche in fortificazio- ni e preparativi militari. Lo Sta- : to Maggiore nipponico non ha.cer- to mai pensato che gli Stretti po- tessero rimanere senza soldati. Al massimo si può osservare che la - famosa € coru-el.enza degli Ammi.I- ragli » stabili in 300 mila uomini i... i. glj effettivi che avrebbero potuto :,montare la guardia agli Stretti, - mentre attualmente i soldati e i a|marinai che difendono gli Stretti -] non arrivano_ a50 miia uomini. a Se un piano nipponico esiste contro Singapore, sarà sempre un piano contro 300 mila uomini, non e £ontro 5„ mjla e dj un iipiano stabilito contro l'esistenza a;di una potente forza navale la i : : quale attualmente brilla per la sua assenza. E' difficile, quindi, che il Giappone possa essere impressionato da qualche migliaio di australiani sbarcati a Singapore come pretende la propaganda britannica. La radio inglese esalta il fatto che questo contingente australiano non è stato formato dalla Gran Bretagna ma dallo stesso Com- monvealt, e aggiunge curiosamene,che questo particolare dovreb^ fa.re riflettere Tokio la quale , fr^^ h suoi Domini. 1 circoli giornali. [stict di Sciangai si domandano se fsia veramente buona politica quel la dell'Australia di mandare i suoi uomini in Africa e negli Stretti, ■ invece di pensare alle necessitai (militari^ dell Australia medesima. ; t°„^1 *Xi7c | ^o"10 a!le- <ÌUC basl dl Guam e dl Samoa sl fa osservare giusta- ! \m^ a Tokio che si tratti di un1 due basi di Guami e; •■ ■ altro gesto ostile verso il Giap- 'pone fatto dalla Casa Bianca e che jquesto gesto è tanto più inoppnr-jtuno in quanto che le grandi basi s,w posi-J s zioni cne u Giappone ha in mano1 ljnegli arcipelaghi del Pacifico con-|t sentono allo Stato Maggiore nipponico di fare il necessario per neutralizzare le nuove basi ame- ricane, il cui carattere nettamen te offensivo e apertamente ostile per il Giappone lascia ai giapponesi la massima libertà di azione nelle legittime contromisure. La decisione nord-americana non ha quindi effetti militari molto importanti, ma autorizza il governo giapponese a tradurre in pratica un vasto piano di sistemazione militare degli arcipelaghi del Pacifico che era rimasto finora allo stato di progetto perchè non necessario. Nel cambio non sono certo gli Stati Uniti quelli che guadagnano! Le possibilità di Guam non sono enormi e sono bene conosciute dallo Stato Maggiore nipponico. Lo stesso può dirsi delle Samoa. I tre arcipelaghi delle Caroline, delle Marshall e delle Marianne appartenenti al Giappone offrono allo Stato maggiore nipponico maggiori possibilità. Di fronte all'eccitazione anglo - americana il Giappone si mantiene calmo ,e sobrio. Il nuovo Ambasciatore giapponese negli Stati Uniti seguita a lavorare" per la pace dell'Estremo Oriente. Qualunque cosa possa accadere, il popolo nipponico ha la coscienza di avere fatto quanto era possibile per mantenere i rapporti nippo-nordamericani sul piano amichevole nell'interesse delle due nazioni. Il Patto è congegnato in modo che la responsabilità di trasformarlo da strumento di pace in strumento di guerra non può mai ricadere sul Giappone. Per il resto, l'Impero nipponico tira avanti per la sua strada guidato dal suo Indiscutibile diritto di tutelare i propri interessi nella zona del globo nella quale è stato collocato dalla natura, convinto che una grande trasformazione politica ed economica del mondo è ih corso e che essa è necessaria Der la tranquillità e la pace della umanità.