DA VENTI GIORNI CENTOMILA UOMINI TENTANO DI FORZARE LA DIFESA DI CHEREN

DA VENTI GIORNI CENTOMILA UOMINI TENTANO DI FORZARE LA DIFESA DI CHEREN PANORAMA DELLA BATTAGLIA SUL FRONTE ERITREO DA VENTI GIORNI CENTOMILA UOMINI TENTANO DI FORZARE LA DIFESA DI CHEREN Una serie ininterrotta di attacchi sanguinosi e un tentativo di aggiramento, tutti duramente respinti dalle nostre eroiche truppe di terra e del cielo che infliggono agli anglo-indiani gravissime perdite Addis Abeba, 21 febbraio. In lunghi mesi dì preparazione, il nemico aveva ammassato alla frontiera del Sudan oltre centomila uomini tra inglesi ed elementi dell'impero, largamente dotati di automezzi, artiglierie e carri. La minaccia rappresentata da questa massa rendeva precaria la situazione dei nostri presidiì di frontiera e dei nuclei che, nel passato, si erano spinti in territorio avversario fino oltre Cassala. Il perchè di una manovra La natura del terreno di quella zona, lascia, infatti, larghe possibilità di manovra a masse dotate di celerità e larga autonomia; aggravando per noi le condizioni determinate dall'estensione della fronte e dalla lunghezza delle vie di rifornimento. Importava, quindi, innanzi tutto sottrarsi ad ogni minaccia di aggiramento ed isolamento, per spostare il campo di battaglia colà dove il terreno accidentato e montuoso presentasse dei naturali punti di appoggio alla difesa e limitasse la possibilità di impiego dei mezzi meccanizzati nemici. Secondo tale concetto, nei primi giorni di febbraio le nostre forze di frontiera ripiegarono ordinatamente sulla zona di Cheren, posta sulla direttrice di marcia della massa nemica che, puntando al cuore dell'Eritrea, mirasse all'Asinara; e quivi venne organizzato il primo bastione di resistenza. Il movimento venne compiuto quasi ovunque fuori del contatto col nemico, che ne ebbe la certezza solo dopo quarantotto ore dal suo inìzio. Le forze motorizzate nemiche, avanzando celermente attraverso il basse-spiano eritreo, ricuperarono naturalmente con facilità il tempo perduto ed il 3 febbraio tentarono di sorprendere le nostre forze ripieganti nel primo periodo di assestamento. Furono duramente battute e respinte dai reparti già sistemati a difesa, mentre gli altri andavano rapidamente affluendo. Nei giorni If, 5 e 6 gli attacchi si rinnovarono sempre più accanitamente, senza peraltro conseguire alcun risultato. Le azioni proseguirono nei giorni successivi, anche con tentativi di sorpresa notturna; mentre serrava sotto l'artiglierìa pesante nemica che interveniva subito nella lotta. Le opposte aviazioni partecipavano al combattimento e da parte nostra si svilupparono quasi ininterrottamente quelle azioni di bombardamento, mitragliamento e caccia di cui già i Bollettini ufficiali hanno esaltato la potenza e l'audacia. Reso prudente dagli scacchi su biti, nei giorni 8 e 9 il nemico ini ziava i suoi tentativi di aggira mento della nostra, ala sinistra, ma ancora una volta urtava contro la nostra pronta ed implacabile reazioneNuove forze avversarie continuarono a giungere sul campo di battaglia e con esse parecchie diecine di carri armati. Anche da parte nostra, però, la difesa si consolidava sempre più: ogni attacco provocava vigorosi contrattacchi, che infliggevano al nemico perdite così gravi da costringerlo spesso a rompere il contatto. Grosso bottino di armi L'undici febbraio, dopo un giorno di sosta impiegato a riordinare le loro forze, gli inglesi scatenavano un furioso attacco in massa che si spingeva, fino al monte Abba, ad ovest di Cheren. Dopo alterne sanguinose vicende, la nostra vigorosa controazione ■— generosamente appoggiata ancora una volta dagli aerei — ristabiliva completamente la situazione. La cronaca dei gioì ni successivi continua a registrare ininterrotti tentativi nemici di forzare il passaggio, sia con azioni frontali che con larghi aggiramenti lungo le valli che scendono dal nord e dall'ovest verso Cheren. Ovunque i nostri reparti sbarrano il passo, stroncano le infiltrazioni, ributtano il nemico. Diecine di mitragliatrici, centinaia di fucili, lanciabombe, munizioni e materiale di vario genere sono stati da noi catturati e l'entità del bottino è la riprova dei duri colpi sofferti dal nemico. La lotta non ha soste e, quando l'azione terrestre subisce interruzioni, le opposte artiglierie continuano il loro martellamento metodico e insi stente, le aviazioni si contendono il dominio del cielo, vigilano i movimenti; tormentano le posizioni defilate e gli apprestamenti logistici. Il nemico continua ad addensare le sue forze e tentare nuove vie per superare, a costo dei sacrifici più gravi, l'ostacolo impreveduto che si è elevato a sbarrargli il <oasso; ma l'ostacolo regge ancora, si fa ogni momento più duro. La volontà di resistenza moltiplica l'energia dei nostri reparti: fvnnmginPmnnnrgspuqtpn fermi contro gli urti più violenti, vigili contro ogni insidiosa manovra, col valore e con la tenacia neutralizzano l'imponente spiegamento di mezzi che fa cosi orgoglioso l'avversario. I bollettini ufficiali hanno già indicato alla riconoscenza della Patria ed all'ammirazione del mondo il IV ed. il 151.o Battaglione coloniale, il Reggimento granatieri di Savoia ed il Battaglione alpino Uork Amba, ma tutti i reparti impegnati sono degni del grande compito. Cheren è uno scoglio che argina la pressione del più grande impero del mondo, è una porta ancora chiusa, alla quale le forze di Sua Maestà britannica devono pagare il più duro pedaggio. (Stefani) DA VENTI GIORNI CENTOMILA UOMINI TENTANO DI FORZARE LA DIFESA DI CHEREN PANORAMA DELLA BATTAGLIA SUL FRONTE ERITREO DA VENTI GIORNI CENTOMILA UOMINI TENTANO DI FORZARE LA DIFESA DI CHEREN Una serie ininterrotta di attacchi sanguinosi e un tentativo di aggiramento, tutti duramente respinti dalle nostre eroiche truppe di terra e del cielo che infliggono agli anglo-indiani gravissime perdite Addis Abeba, 21 febbraio. In lunghi mesi dì preparazione, il nemico aveva ammassato alla frontiera del Sudan oltre centomila uomini tra inglesi ed elementi dell'impero, largamente dotati di automezzi, artiglierie e carri. La minaccia rappresentata da questa massa rendeva precaria la situazione dei nostri presidiì di frontiera e dei nuclei che, nel passato, si erano spinti in territorio avversario fino oltre Cassala. Il perchè di una manovra La natura del terreno di quella zona, lascia, infatti, larghe possibilità di manovra a masse dotate di celerità e larga autonomia; aggravando per noi le condizioni determinate dall'estensione della fronte e dalla lunghezza delle vie di rifornimento. Importava, quindi, innanzi tutto sottrarsi ad ogni minaccia di aggiramento ed isolamento, per spostare il campo di battaglia colà dove il terreno accidentato e montuoso presentasse dei naturali punti di appoggio alla difesa e limitasse la possibilità di impiego dei mezzi meccanizzati nemici. Secondo tale concetto, nei primi giorni di febbraio le nostre forze di frontiera ripiegarono ordinatamente sulla zona di Cheren, posta sulla direttrice di marcia della massa nemica che, puntando al cuore dell'Eritrea, mirasse all'Asinara; e quivi venne organizzato il primo bastione di resistenza. Il movimento venne compiuto quasi ovunque fuori del contatto col nemico, che ne ebbe la certezza solo dopo quarantotto ore dal suo inìzio. Le forze motorizzate nemiche, avanzando celermente attraverso il basse-spiano eritreo, ricuperarono naturalmente con facilità il tempo perduto ed il 3 febbraio tentarono di sorprendere le nostre forze ripieganti nel primo periodo di assestamento. Furono duramente battute e respinte dai reparti già sistemati a difesa, mentre gli altri andavano rapidamente affluendo. Nei giorni If, 5 e 6 gli attacchi si rinnovarono sempre più accanitamente, senza peraltro conseguire alcun risultato. Le azioni proseguirono nei giorni successivi, anche con tentativi di sorpresa notturna; mentre serrava sotto l'artiglierìa pesante nemica che interveniva subito nella lotta. Le opposte aviazioni partecipavano al combattimento e da parte nostra si svilupparono quasi ininterrottamente quelle azioni di bombardamento, mitragliamento e caccia di cui già i Bollettini ufficiali hanno esaltato la potenza e l'audacia. Reso prudente dagli scacchi su biti, nei giorni 8 e 9 il nemico ini ziava i suoi tentativi di aggira mento della nostra, ala sinistra, ma ancora una volta urtava contro la nostra pronta ed implacabile reazioneNuove forze avversarie continuarono a giungere sul campo di battaglia e con esse parecchie diecine di carri armati. Anche da parte nostra, però, la difesa si consolidava sempre più: ogni attacco provocava vigorosi contrattacchi, che infliggevano al nemico perdite così gravi da costringerlo spesso a rompere il contatto. Grosso bottino di armi L'undici febbraio, dopo un giorno di sosta impiegato a riordinare le loro forze, gli inglesi scatenavano un furioso attacco in massa che si spingeva, fino al monte Abba, ad ovest di Cheren. Dopo alterne sanguinose vicende, la nostra vigorosa controazione ■— generosamente appoggiata ancora una volta dagli aerei — ristabiliva completamente la situazione. La cronaca dei gioì ni successivi continua a registrare ininterrotti tentativi nemici di forzare il passaggio, sia con azioni frontali che con larghi aggiramenti lungo le valli che scendono dal nord e dall'ovest verso Cheren. Ovunque i nostri reparti sbarrano il passo, stroncano le infiltrazioni, ributtano il nemico. Diecine di mitragliatrici, centinaia di fucili, lanciabombe, munizioni e materiale di vario genere sono stati da noi catturati e l'entità del bottino è la riprova dei duri colpi sofferti dal nemico. La lotta non ha soste e, quando l'azione terrestre subisce interruzioni, le opposte artiglierie continuano il loro martellamento metodico e insi stente, le aviazioni si contendono il dominio del cielo, vigilano i movimenti; tormentano le posizioni defilate e gli apprestamenti logistici. Il nemico continua ad addensare le sue forze e tentare nuove vie per superare, a costo dei sacrifici più gravi, l'ostacolo impreveduto che si è elevato a sbarrargli il <oasso; ma l'ostacolo regge ancora, si fa ogni momento più duro. La volontà di resistenza moltiplica l'energia dei nostri reparti: fvnnmginPmnnnrgspuqtpn fermi contro gli urti più violenti, vigili contro ogni insidiosa manovra, col valore e con la tenacia neutralizzano l'imponente spiegamento di mezzi che fa cosi orgoglioso l'avversario. I bollettini ufficiali hanno già indicato alla riconoscenza della Patria ed all'ammirazione del mondo il IV ed. il 151.o Battaglione coloniale, il Reggimento granatieri di Savoia ed il Battaglione alpino Uork Amba, ma tutti i reparti impegnati sono degni del grande compito. Cheren è uno scoglio che argina la pressione del più grande impero del mondo, è una porta ancora chiusa, alla quale le forze di Sua Maestà britannica devono pagare il più duro pedaggio. (Stefani)

Persone citate: Abba

Luoghi citati: Addis Abeba, Cassala, Eritrea, Sudan