IL PACIFICO di Leo Rea

IL PACIFICO IL PACIFICO Una dichiarazione nipponica: la situazione richiederebbe, a Londra e a Washington, una diplomazia di alta c/asse (DAL NOSTRO INVIATO) Zona del Pacifico, 18 febbraio. All'offensiva cartacea condotta la settimana scorsa dalla stampa anglo-americana in accompagna-mento ai provocatorii ammassa-menti di truppe britanniche nellazona di Singapore,il Giappone ha risposto con una serie di iniziative diplomatiche scoprendo in pieno la manovra londinese, ed inoltre denunciando al cospetto del mondo da quale parte sia la volontà di pace e da qnal'altra la decisione di continuare la guerra. Gli ultimi sviluppi sono dovuti al portavoce del Ministero degli Esteri nipponico, signor Ishii, il quale ha dichiarato che il Giappone ritiene inspiegabile la campagna allarmistica della settimana scorsa, aggiungendo che « per quanto ci risulta non vi è ragione di allarme circa la situazione in Estemo Oriente». Subito dopo ha detto: « Vogliamo ripetere che lo scopo dell'alleanza con l'Asse è pacifico e quindi non possiamo nascondere una certa ansietà circa le preparazioni belliche britanniche ed americane destinate a fronteggiare una pretesa tensione nel Pacifico». Dopo di aver condannato la campagna di stampa originata dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti e di aver detto che la situazione in Estremo Oriente migliorerebbe molto se fosse possibile convincere gli Stati Uniti ad occuparsi soltanto delle Americhe, Ishii ha detto: «Non riusciamo assolutamente a vedere alcuna utilità nel prolungarsi della guerra. L'attuale situazione richiede una diplomazia di alta classe, diplomazia della quale speriamo non vi sia mancanza in Inghilterra ed altrove. Concludendo, vogliamo dichiarare che il Giappone è prontissimo a farsi mediatore ed a ristabilire le condizioni normali non soltanto in Asia Orientale ma anche in qualunque parte del mondo. Le Potenze maggiori hanno la grande i responsabilità di ristabilire la pa ice e la civiltà nel mondo, responìsabllità perfettibili soltanto con luna illuminata e generosa visione capace di ascoltare le altrui ragioni e richieste ». Ishii ha precisato subito che la frase « iZ Giappone è dispostissimo a farsi mediatore per il ristabilimento della pace nel mondo » non deve interpretarsi come una offerta di mediazione, essendo essa l'espressione della buona volontà di accettare qualunque invito ad agire come mediatore. Queste dichiarazioni sono state radiodiffuse con ampiezza enorme da tutte le stazioni della zona del Pacifico. Esse vanno considerate alla luce delle immediatamente precedenti affermazioni degli uomini politici nipponici i quali hanno detto chiaro che il Giappone è completamente aderente al Patto tripartito ed ai suoi sviluppi ed in particolare delle dichiarazioni di Matsuoka affermanti che il Giappone intende stabilire un ordine nuovo nell'Asia Orientale, che tale intendimento è assoluto, che il Giappone diispone di mezzi militari per conseguirlo se i mezzi pacifici si mostreranno insufficienti. Non facciamo pronostici sui risultati delle dichiarazioni nipponiche, ma ricordiamo che Ishii. dicendo di sperare che una diplomazia di alta classe non manchi in Inghilterra ed altrove, ha voluto indicare che il Giappone stesso dubita che a Londra ed altrove (quest'ultimo con ogni probabilità è Washington) esista la volontà di pace mondiale. Invero le prime reazioni avver tibili da questo sensibilissimo osservatorio, indicano che Londra ha già dato la consegna di saba tare la dichiarazione fatta dal por tavoce del Governo di Tokio: la Radio di Batavia pone lo status quo come condizione, proposizione questa contrastante con l'ordine nuovo in Asia Orientale; la Radio di Singapore parla dell'abolizione delle basi nipponiche nel Mare tirila Cina, nulla, dicendo dei cannonissimi da diciotto pollici nei suoi bacini e dei suoi apprestamenti che il Giappone considera iugulatori; le radio australiane continuano a dire che il pericolo nipponico è sempre immanente anche se la situazione si è distesa nelle, ultime ore; la stampa e la radio degli Stati Uniti si ora a sensazionalizzare Ir cronache delle dichiarazioni tokiensi. ma c'è poco da sperare da una stampa che la settimana scorsa ha fatto il gioco di Londra in pieno; pochissimo dà a sperare il Governo che, per non parlare d'altro, ha approfittato dell'artificiosa recente tensione per armare Samoa e superarmnre Guam, isola st'ultima descritta come « un pugnale puntato al cuore del Giappone », e non è nipponica ma è uscita dal l'opposizione nel Senato ameri cono. alczpPgtesacdarvcmcslsslcccStrtttcpsefipabiqi/e-;si noti che questa frase .Leo Rea 1 Miniatro nipponico degli Esteri, Matsuoka IL PACIFICO IL PACIFICO Una dichiarazione nipponica: la situazione richiederebbe, a Londra e a Washington, una diplomazia di alta c/asse (DAL NOSTRO INVIATO) Zona del Pacifico, 18 febbraio. All'offensiva cartacea condotta la settimana scorsa dalla stampa anglo-americana in accompagna-mento ai provocatorii ammassa-menti di truppe britanniche nellazona di Singapore,il Giappone ha risposto con una serie di iniziative diplomatiche scoprendo in pieno la manovra londinese, ed inoltre denunciando al cospetto del mondo da quale parte sia la volontà di pace e da qnal'altra la decisione di continuare la guerra. Gli ultimi sviluppi sono dovuti al portavoce del Ministero degli Esteri nipponico, signor Ishii, il quale ha dichiarato che il Giappone ritiene inspiegabile la campagna allarmistica della settimana scorsa, aggiungendo che « per quanto ci risulta non vi è ragione di allarme circa la situazione in Estemo Oriente». Subito dopo ha detto: « Vogliamo ripetere che lo scopo dell'alleanza con l'Asse è pacifico e quindi non possiamo nascondere una certa ansietà circa le preparazioni belliche britanniche ed americane destinate a fronteggiare una pretesa tensione nel Pacifico». Dopo di aver condannato la campagna di stampa originata dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti e di aver detto che la situazione in Estremo Oriente migliorerebbe molto se fosse possibile convincere gli Stati Uniti ad occuparsi soltanto delle Americhe, Ishii ha detto: «Non riusciamo assolutamente a vedere alcuna utilità nel prolungarsi della guerra. L'attuale situazione richiede una diplomazia di alta classe, diplomazia della quale speriamo non vi sia mancanza in Inghilterra ed altrove. Concludendo, vogliamo dichiarare che il Giappone è prontissimo a farsi mediatore ed a ristabilire le condizioni normali non soltanto in Asia Orientale ma anche in qualunque parte del mondo. Le Potenze maggiori hanno la grande i responsabilità di ristabilire la pa ice e la civiltà nel mondo, responìsabllità perfettibili soltanto con luna illuminata e generosa visione capace di ascoltare le altrui ragioni e richieste ». Ishii ha precisato subito che la frase « iZ Giappone è dispostissimo a farsi mediatore per il ristabilimento della pace nel mondo » non deve interpretarsi come una offerta di mediazione, essendo essa l'espressione della buona volontà di accettare qualunque invito ad agire come mediatore. Queste dichiarazioni sono state radiodiffuse con ampiezza enorme da tutte le stazioni della zona del Pacifico. Esse vanno considerate alla luce delle immediatamente precedenti affermazioni degli uomini politici nipponici i quali hanno detto chiaro che il Giappone è completamente aderente al Patto tripartito ed ai suoi sviluppi ed in particolare delle dichiarazioni di Matsuoka affermanti che il Giappone intende stabilire un ordine nuovo nell'Asia Orientale, che tale intendimento è assoluto, che il Giappone diispone di mezzi militari per conseguirlo se i mezzi pacifici si mostreranno insufficienti. Non facciamo pronostici sui risultati delle dichiarazioni nipponiche, ma ricordiamo che Ishii. dicendo di sperare che una diplomazia di alta classe non manchi in Inghilterra ed altrove, ha voluto indicare che il Giappone stesso dubita che a Londra ed altrove (quest'ultimo con ogni probabilità è Washington) esista la volontà di pace mondiale. Invero le prime reazioni avver tibili da questo sensibilissimo osservatorio, indicano che Londra ha già dato la consegna di saba tare la dichiarazione fatta dal por tavoce del Governo di Tokio: la Radio di Batavia pone lo status quo come condizione, proposizione questa contrastante con l'ordine nuovo in Asia Orientale; la Radio di Singapore parla dell'abolizione delle basi nipponiche nel Mare tirila Cina, nulla, dicendo dei cannonissimi da diciotto pollici nei suoi bacini e dei suoi apprestamenti che il Giappone considera iugulatori; le radio australiane continuano a dire che il pericolo nipponico è sempre immanente anche se la situazione si è distesa nelle, ultime ore; la stampa e la radio degli Stati Uniti si ora a sensazionalizzare Ir cronache delle dichiarazioni tokiensi. ma c'è poco da sperare da una stampa che la settimana scorsa ha fatto il gioco di Londra in pieno; pochissimo dà a sperare il Governo che, per non parlare d'altro, ha approfittato dell'artificiosa recente tensione per armare Samoa e superarmnre Guam, isola st'ultima descritta come « un pugnale puntato al cuore del Giappone », e non è nipponica ma è uscita dal l'opposizione nel Senato ameri cono. alczpPgtesacdarvcmcslsslcccStrtttcpsefipabiqi/e-;si noti che questa frase .Leo Rea 1 Miniatro nipponico degli Esteri, Matsuoka

Persone citate: Batavia, Ishii, Matsuoka