LA MORTE DEL MARESCIALLO D'ITALIA conte Guglielmo Pecori-Giraldi

LA MORTE DEL MARESCIALLO D'ITALIA conte Guglielmo Pecori-Giraldi LA MORTE DEL MARESCIALLO D'ITALIA conte Guglielmo Pecori-Giraldi Firenze, 15 febbraio. Alle 18,30, dopo cimi una seltimanu di malattia., è deceduto nella sua abitazione, in viale Berna» do'1Scimi I. il Maresciallo d'Italia conte .sen. Gnalielmo Pecari di- raldh Collare dell'Annunziala. Era Stato assalilo da un attacco in-il : i ! fluenutule con complicazioni 'imi,no-', nari, e a nulla valsero le rare, dei sanitari chiamali al sho capezzale, tra ci il prof. Schupfer. Al momento del trapasso enino presenti. oltre alla consorte don- na Lavinia, il fratello generale ,.„„(,, Alfredo e il generale Cria- comri Ferrari che fu capo di Stalo-Maaaiore della 1 Armata, e man- sitiniu Meneahello seqretarlo pur- ticoìare d'I Cardinale Arcinesco- ro che mera recato ni morente'gli estremi Sacramenti e l'aposto-|lieo benedizione. I funerali avranno luogo martedì, ma si attende di conoscere le estreme volontà per il loro svolgimento. i Di nobilissima casata fiorentina ili Maresciallo d'Italia conte Gu-Mglielmo Pecori Giraldi era nato a ,g 0 gan Lorenzo il 18 maggio ; 135,5 Adolescente ebbe un'educa-j zione accuratissima e, poiché mo-! strava una spiccata tendenza per |la carriera delle Armi fu mandato alla Scuola Militare di Modena e! m < m 111 ; l i m 11 m 11111 : i ; s, - ; i : ' 111 ' :. 11 ,11 ■ poi all'Accademia Militare di To- 'rino conseguendo il 12 agosto 1876 !, il grado plieria. di '1897 videro Topo ligentisslma di Pecori-Giraidi che, attraverso una rapida ascensione. nei 1911 raggiungeva il grado eli itenente generale ed al comando Sottotenente d'Arti-1Tulte le Campagne dal 1887 al 1897 videro l'opera alacre e intel-',della prima Divisione del Corpo di1 spedizione si recava in Libia. Lai s"a grande unità formò il primo scaglione che il 10 ottobre pose piede a Tripoli, precedendo di due giorni il grosso che finiva di con- centrarsi nel porto di Augusta. La KUa opera, sagace e pronta, -t" di larghissimo beneficio in quel- le giornate d'offensiva che prece- dettero i combattimenti di Sciara- Sciat, Henni. Siili Mesti tra il 23 'ottobre e il 26 novembre. Anche |quandoil Corno di spedizione for- mó il Corpo d'Armata speciale co- mandato dal generale Frugoni, il Pecori-Giraldi fu mantenuto al co. mando della prima Divisione, che comprendeva l'82- e l'84" Reggi- mento di Fanteria decorati, per lo i eroico comportamento, di Meda- -lia d'argento l'uno e di Medaglia M'oro l'altro, ed il 6« e il 40- Fan- <*ria anch'essi decorati al Valore, Era il tempo in cui la demago- j£ia parlamentare poteva avere il !80P™vvePto anche nelle questioni puramente militari ed il generale Pecori-Giraidi, fatto segno ad at- !Ìaccm di politicanti incompetenti tra. CU1 prevalevano gli anticleri- !can' fu tolto dal servizio attivo e ,dai quadri delia Riserva! Di que- sta illegale e illegittima offesa fe-ce poi ammenda il Consiglio di Stato, poiché tra i difensori delGenerale era Io stesso generalissi- mo Caneva che aveva avuto mo-do di apprezzare le doti del Pecori. Giraldi ir» cento occasioni. Scoppiata la Grande Guerra ilgenerale Cadorna fece richiamaresubito dalla Riserva l'eccellente Soldato. e nel maggio del 1916 Ca-jdorna, nell'imminenza della gran- |de offensiva austriaca nel Trenti- .no, lo chiamava a capo di un'Ar- mata, la Prima, assurta ad una im-'portanza predominante e cresciu-ita in seguito con lo svolgersi de-igli avvenimenti sino a seicento-mila uomini. « Sull'Altipiano di Asiago si sal-va l'Italia e l'onore dell'Esercito.E' giunta l'ora di resistere o mori-re sul posto e aveva detto Cador-na. E il generale Pecori-Giraidi, prodigandosi in mille modi, stabiliil piano della difesa e della con-troffensiva che sbalordì il Coman-do nemico già persuaso del disgre-gamento delle forze italiane. E'noto che dopo un mese di vani ten-tativi gli Austriaci dovettere ri-nunciare alla loro impresa, pre-parata con tanta cura. E quando il giorno della grandeVittoria scoccò per le fortune del-; la Patria, la Prima Armata di Pe-cori-Giraldi marciò sicura allaconquista della città di Trento. E-gli poteva così salutare « con orgo-glio di Generale e di Italiano » lesue valorose truppe che avevanofinalmente « infranto le catene esciolto il voto di Trento». Il 4 no-vembre 1918 Pecori-Giraidi facevail suo ingresso nella città tra l'in-descrivibile entusiasmo della po-polazione. Cittadino onorario di Trentoe j Pecoii-Giraldi il 22 febbraio 1919o e'a nominato Senatore del Regno- 11 2* novembre 1921 veniva prò-- ,m<>sso Generale d'Esercito e il 17- ig26 jjaresclal lo d'Italiar |f, 3"dicembre lSII mfine S Mo ;n Re Imperatore gli concedeva in- I premio dei suol servizi il Collarea i della SS. Annunziata. Decorato-| della Medaglia d'Argento al Va- l°r Militare e di due Croci di Guer.a ! J?. il Maresciallo era insignito dei !Gran Cordone dell'Ordine Militaree fij di Savoia e di altre numerose ono Passarono gli anni e non Incontrai il Pecori che nel 1916 quan- do, essendo egli comandante della I Armata, io vi fui destinato qtia- e sottocapo di Stato Maggiore per l'Artiglieria. Ritornato dall'Eritrea in seguito alla promozione, a Generale, aveva tenuto il co- mando delle Brigate Pisa e Cuneo e della divisione militare: di Mesina. Iniziate le operazioni per la conquista della Libia ne 1911. I Pecori ebbe il comando di una divisione. Dopo breve tempo pero essendoglisi addossate responsapiità per fatti avvenuti che egli non aveva e che, del resto, un oneto riesame ridusse alle giuste proporzioni, fu di colpo esonerato e collocato a riposo. La storia fuura solleverà, se crede, taluni veli tuttora opachi; basterà qui dire che si trattò di una vendetta, personale e settaria. La massoneria imperava in alto luogo e fu felice di colpire un cattolico apertamente professante. Il Pecori non fiatò, non recriminò. Si ritirò nel natio Borgo San Lorenzo con la coscienza tranquilla. La riabilitazione, se pure ritarda di qualche anno, è piena e completa. I Generale Cadorna, ottiene che il Generale Pecori venga richiamato in servizio e gli affida il comando di uno ilei settori piti delicati uela fronte isontina: quello tenuto dal vìi Corpo d'Armata tra Mon- te Sei Busi e Monfalcone. Poi, a metà maggio del 1916, avvenuto ]-attacco austriaco nel Trentino eil eggendo stato esonerato il Generale Brusati dal comando della j Armata il Cadorna lo sostituiace coi Generalo Pecori. A ririrr,Vr. dell'alta stima, che. n comanf,ant in capo aveva del Pecori si duo ricordare che. quan- (]o riopo r0frcnsiva austriaca del 191(5 ai spaWe la voce che il Governo intendeva sostituire il C«1orna e questa voce giunse caritatevolmente fino al Cadorna stesso questi disse una sera: « chi mi può meslio sostituire è il Pe,,„,.; »_ e più tardi, passata la b■•fera in una di quelle espansioni cne erano ad un tempo tanto simnatiche e tanto temibili, il Cadorna disse ancora: 'Pecori ci vede Doco, ma quel poco lo vede bene: è duro di orecchi ma di ciò si serve per udire soltanto quello che conviene», Da quel Maggio del 1916 e per un anno e mezzo i miei contatti col Maresciallo furono quotidiani, E' stato detto e ripetuto che nel clima della guerra l'anima umana si presenta spoglia d'ogni artificio e d'ogni ipocrisia, con le sue virtù e con le sue magagne. Questo è vero nella sua interezza ner i combattenti delle trincee, dove la morte è costantemente in v guato; ma è anche vero nelle posizioni più arretrate dove, se il pericolo materiale è minore, le responsabilità sono spesso mas giori ed anche le possibilità di at triti. Ora, a parte la capacità tec nica e l'abilità di comando su cui non v'è discussione possibile, ciò che colpiva nel nostro generale era l'imperturbabile serenità di fronte a aualsiasi evento, da cui logicamente derivavano una luci dita straordinaria di pensiero ed un costante e comunicativo otti- mismo. Detto ciò, non occorrono carole per dimostrare quanto fos «e ti « lieto animo » raccomandato dai regolamenti di allora, nel co; mando de a l.a Armata. Il che inon esclude che il Comandante non sapesse, quando ne fosse stalto '1 caso usare l'altrettanto racj comandato «pugno di ferro;, Aggiungo che sempre il Pecon. PHF tenendo conto delle inesora^.1. esigenze della gue.Ta, pratico 'quella comprensione dei bisogni morali e materiali degli umili, che dopo Caporetto doveva diventare norma generale per tutti i comandi, ma che prima purtroppo non era. Uno dei cardini del buon esercizio del comando, ma assai difficile nell'applicazione, è: Ciascuno ni pronrio posto. L'applicazione ne è difficile non tanto per l'inferiore quanto per il superiore, facilmente tentato ner zelo o per amore del meglio di invadere !e attribuzioni dei dipendenti. In : „uesto canlp0 » peCori si può de- Nenjn,i4^ ?uand°, vel 1916- Per alleggerire il peso del coman do della l.a Armata tche andava |dallo Stelvio al Brenta), il Ca1 doma costituì il comando Trunìoe Altiniani (che sul finire del J917 si trasfciTnft nella VI ^ ta autonoma) e ne affido il co mando al Genera'e Mambretti !all& dipendenza del Pecori, si vede 1 ri e! 1 mSSSWiSSSS^ ' care ad un soldato DoPpo una -?tà ^''&\V^^S^^SSTS^i e ™n hL^^I^^"V^^L^10?!,.11 . e resctallo Pecori soleva ripetere pres0 n0n so da chi: n o „ o: instancabile -i N,„„ „„ ' -LeNon ™ 1cÌrta0t<lm^m": - * g*^g» ™j-Ono che i ™rh i ! ,. "1Ha:'-"j non \ 1 sono Cne 1 pochi discorsi da lui pronunciati in Senato. Se nulla ha lasciato, eccet- |ne a creare una situazione assai 'deIlcata, in quanto che le Trunne j Altipiani costituivano in pratica un'armata di 4 Corni di Armata al comando di un generale di volontà e di carattere. Ebbene, grazie alle elevate doti dei due condottieri, si discusse, si dissentì, talora anche profondamente, ma I sempre la gerarchia e la disciplii na restarono inviolate. Manca lo spazio per accennare, anche rapidamente, alle operazioni svolte sulla fronte tridentina. Dirò soltanto che. quando la sventura piombò sull'Isonzo e di conseguenza, ripiegati sul Piave le sul Grappa, si rese necessario l'arretramento della destra della | l.a Armata, per raccordarla colla sinistra della IV, cioè abbandonare posizioni che avevano costato sacrifici senza numero, il Pecori obbedì senza la minima obiezione, e non tutti fecero altrettanto. Nel 1918 la parte della l.a Armata fu quella di costituire muraglia insuperabile mentre le consorelle operavano attivamente e di fornire ad esse tutto quello che non era indispensabile alla sicurezza della muraglia stessa. Vinta ogni resistenza nemica, la Armata poteva marciare all'occupazione di Trento, di cui il Pecori fu il primo Governatore. Finita la guerra, i meritati ono.—icarono al Generale e i furono i massimi, che possono toc- del Paese, un meritato riposo non ituto sorprendere alcuegli uomini di valore il non riposare mai. Il grande Moltke. divenuto egli pure vecchissimo, diceva: « Non ho mai avuto tempo di sentirmi stanco ». Il Marciano Pecori si tforisma, preso n Vivere come se si dovesse morire domani; lavorare come se non si dovesse morire mai». E lavoió i r i ò tuato beninteso le innumerevoli lettere scritte ad amici, che debba i occo».a > ,o-'. '■ . ■ rt , i Mutamente pei seguita, che mi l sono storzato di lumeggiare e 5S""c. 1 Gen. Giovanni Marietti LA MORTE DEL MARESCIALLO D'ITALIA conte Guglielmo Pecori-Giraldi LA MORTE DEL MARESCIALLO D'ITALIA conte Guglielmo Pecori-Giraldi Firenze, 15 febbraio. Alle 18,30, dopo cimi una seltimanu di malattia., è deceduto nella sua abitazione, in viale Berna» do'1Scimi I. il Maresciallo d'Italia conte .sen. Gnalielmo Pecari di- raldh Collare dell'Annunziala. Era Stato assalilo da un attacco in-il : i ! fluenutule con complicazioni 'imi,no-', nari, e a nulla valsero le rare, dei sanitari chiamali al sho capezzale, tra ci il prof. Schupfer. Al momento del trapasso enino presenti. oltre alla consorte don- na Lavinia, il fratello generale ,.„„(,, Alfredo e il generale Cria- comri Ferrari che fu capo di Stalo-Maaaiore della 1 Armata, e man- sitiniu Meneahello seqretarlo pur- ticoìare d'I Cardinale Arcinesco- ro che mera recato ni morente'gli estremi Sacramenti e l'aposto-|lieo benedizione. I funerali avranno luogo martedì, ma si attende di conoscere le estreme volontà per il loro svolgimento. i Di nobilissima casata fiorentina ili Maresciallo d'Italia conte Gu-Mglielmo Pecori Giraldi era nato a ,g 0 gan Lorenzo il 18 maggio ; 135,5 Adolescente ebbe un'educa-j zione accuratissima e, poiché mo-! strava una spiccata tendenza per |la carriera delle Armi fu mandato alla Scuola Militare di Modena e! m < m 111 ; l i m 11 m 11111 : i ; s, - ; i : ' 111 ' :. 11 ,11 ■ poi all'Accademia Militare di To- 'rino conseguendo il 12 agosto 1876 !, il grado plieria. di '1897 videro Topo ligentisslma di Pecori-Giraidi che, attraverso una rapida ascensione. nei 1911 raggiungeva il grado eli itenente generale ed al comando Sottotenente d'Arti-1Tulte le Campagne dal 1887 al 1897 videro l'opera alacre e intel-',della prima Divisione del Corpo di1 spedizione si recava in Libia. Lai s"a grande unità formò il primo scaglione che il 10 ottobre pose piede a Tripoli, precedendo di due giorni il grosso che finiva di con- centrarsi nel porto di Augusta. La KUa opera, sagace e pronta, -t" di larghissimo beneficio in quel- le giornate d'offensiva che prece- dettero i combattimenti di Sciara- Sciat, Henni. Siili Mesti tra il 23 'ottobre e il 26 novembre. Anche |quandoil Corno di spedizione for- mó il Corpo d'Armata speciale co- mandato dal generale Frugoni, il Pecori-Giraldi fu mantenuto al co. mando della prima Divisione, che comprendeva l'82- e l'84" Reggi- mento di Fanteria decorati, per lo i eroico comportamento, di Meda- -lia d'argento l'uno e di Medaglia M'oro l'altro, ed il 6« e il 40- Fan- <*ria anch'essi decorati al Valore, Era il tempo in cui la demago- j£ia parlamentare poteva avere il !80P™vvePto anche nelle questioni puramente militari ed il generale Pecori-Giraidi, fatto segno ad at- !Ìaccm di politicanti incompetenti tra. CU1 prevalevano gli anticleri- !can' fu tolto dal servizio attivo e ,dai quadri delia Riserva! Di que- sta illegale e illegittima offesa fe-ce poi ammenda il Consiglio di Stato, poiché tra i difensori delGenerale era Io stesso generalissi- mo Caneva che aveva avuto mo-do di apprezzare le doti del Pecori. Giraldi ir» cento occasioni. Scoppiata la Grande Guerra ilgenerale Cadorna fece richiamaresubito dalla Riserva l'eccellente Soldato. e nel maggio del 1916 Ca-jdorna, nell'imminenza della gran- |de offensiva austriaca nel Trenti- .no, lo chiamava a capo di un'Ar- mata, la Prima, assurta ad una im-'portanza predominante e cresciu-ita in seguito con lo svolgersi de-igli avvenimenti sino a seicento-mila uomini. « Sull'Altipiano di Asiago si sal-va l'Italia e l'onore dell'Esercito.E' giunta l'ora di resistere o mori-re sul posto e aveva detto Cador-na. E il generale Pecori-Giraidi, prodigandosi in mille modi, stabiliil piano della difesa e della con-troffensiva che sbalordì il Coman-do nemico già persuaso del disgre-gamento delle forze italiane. E'noto che dopo un mese di vani ten-tativi gli Austriaci dovettere ri-nunciare alla loro impresa, pre-parata con tanta cura. E quando il giorno della grandeVittoria scoccò per le fortune del-; la Patria, la Prima Armata di Pe-cori-Giraldi marciò sicura allaconquista della città di Trento. E-gli poteva così salutare « con orgo-glio di Generale e di Italiano » lesue valorose truppe che avevanofinalmente « infranto le catene esciolto il voto di Trento». Il 4 no-vembre 1918 Pecori-Giraidi facevail suo ingresso nella città tra l'in-descrivibile entusiasmo della po-polazione. Cittadino onorario di Trentoe j Pecoii-Giraldi il 22 febbraio 1919o e'a nominato Senatore del Regno- 11 2* novembre 1921 veniva prò-- ,m<>sso Generale d'Esercito e il 17- ig26 jjaresclal lo d'Italiar |f, 3"dicembre lSII mfine S Mo ;n Re Imperatore gli concedeva in- I premio dei suol servizi il Collarea i della SS. Annunziata. Decorato-| della Medaglia d'Argento al Va- l°r Militare e di due Croci di Guer.a ! J?. il Maresciallo era insignito dei !Gran Cordone dell'Ordine Militaree fij di Savoia e di altre numerose ono Passarono gli anni e non Incontrai il Pecori che nel 1916 quan- do, essendo egli comandante della I Armata, io vi fui destinato qtia- e sottocapo di Stato Maggiore per l'Artiglieria. Ritornato dall'Eritrea in seguito alla promozione, a Generale, aveva tenuto il co- mando delle Brigate Pisa e Cuneo e della divisione militare: di Mesina. Iniziate le operazioni per la conquista della Libia ne 1911. I Pecori ebbe il comando di una divisione. Dopo breve tempo pero essendoglisi addossate responsapiità per fatti avvenuti che egli non aveva e che, del resto, un oneto riesame ridusse alle giuste proporzioni, fu di colpo esonerato e collocato a riposo. La storia fuura solleverà, se crede, taluni veli tuttora opachi; basterà qui dire che si trattò di una vendetta, personale e settaria. La massoneria imperava in alto luogo e fu felice di colpire un cattolico apertamente professante. Il Pecori non fiatò, non recriminò. Si ritirò nel natio Borgo San Lorenzo con la coscienza tranquilla. La riabilitazione, se pure ritarda di qualche anno, è piena e completa. I Generale Cadorna, ottiene che il Generale Pecori venga richiamato in servizio e gli affida il comando di uno ilei settori piti delicati uela fronte isontina: quello tenuto dal vìi Corpo d'Armata tra Mon- te Sei Busi e Monfalcone. Poi, a metà maggio del 1916, avvenuto ]-attacco austriaco nel Trentino eil eggendo stato esonerato il Generale Brusati dal comando della j Armata il Cadorna lo sostituiace coi Generalo Pecori. A ririrr,Vr. dell'alta stima, che. n comanf,ant in capo aveva del Pecori si duo ricordare che. quan- (]o riopo r0frcnsiva austriaca del 191(5 ai spaWe la voce che il Governo intendeva sostituire il C«1orna e questa voce giunse caritatevolmente fino al Cadorna stesso questi disse una sera: « chi mi può meslio sostituire è il Pe,,„,.; »_ e più tardi, passata la b■•fera in una di quelle espansioni cne erano ad un tempo tanto simnatiche e tanto temibili, il Cadorna disse ancora: 'Pecori ci vede Doco, ma quel poco lo vede bene: è duro di orecchi ma di ciò si serve per udire soltanto quello che conviene», Da quel Maggio del 1916 e per un anno e mezzo i miei contatti col Maresciallo furono quotidiani, E' stato detto e ripetuto che nel clima della guerra l'anima umana si presenta spoglia d'ogni artificio e d'ogni ipocrisia, con le sue virtù e con le sue magagne. Questo è vero nella sua interezza ner i combattenti delle trincee, dove la morte è costantemente in v guato; ma è anche vero nelle posizioni più arretrate dove, se il pericolo materiale è minore, le responsabilità sono spesso mas giori ed anche le possibilità di at triti. Ora, a parte la capacità tec nica e l'abilità di comando su cui non v'è discussione possibile, ciò che colpiva nel nostro generale era l'imperturbabile serenità di fronte a aualsiasi evento, da cui logicamente derivavano una luci dita straordinaria di pensiero ed un costante e comunicativo otti- mismo. Detto ciò, non occorrono carole per dimostrare quanto fos «e ti « lieto animo » raccomandato dai regolamenti di allora, nel co; mando de a l.a Armata. Il che inon esclude che il Comandante non sapesse, quando ne fosse stalto '1 caso usare l'altrettanto racj comandato «pugno di ferro;, Aggiungo che sempre il Pecon. PHF tenendo conto delle inesora^.1. esigenze della gue.Ta, pratico 'quella comprensione dei bisogni morali e materiali degli umili, che dopo Caporetto doveva diventare norma generale per tutti i comandi, ma che prima purtroppo non era. Uno dei cardini del buon esercizio del comando, ma assai difficile nell'applicazione, è: Ciascuno ni pronrio posto. L'applicazione ne è difficile non tanto per l'inferiore quanto per il superiore, facilmente tentato ner zelo o per amore del meglio di invadere !e attribuzioni dei dipendenti. In : „uesto canlp0 » peCori si può de- Nenjn,i4^ ?uand°, vel 1916- Per alleggerire il peso del coman do della l.a Armata tche andava |dallo Stelvio al Brenta), il Ca1 doma costituì il comando Trunìoe Altiniani (che sul finire del J917 si trasfciTnft nella VI ^ ta autonoma) e ne affido il co mando al Genera'e Mambretti !all& dipendenza del Pecori, si vede 1 ri e! 1 mSSSWiSSSS^ ' care ad un soldato DoPpo una -?tà ^''&\V^^S^^SSTS^i e ™n hL^^I^^"V^^L^10?!,.11 . e resctallo Pecori soleva ripetere pres0 n0n so da chi: n o „ o: instancabile -i N,„„ „„ ' -LeNon ™ 1cÌrta0t<lm^m": - * g*^g» ™j-Ono che i ™rh i ! ,. "1Ha:'-"j non \ 1 sono Cne 1 pochi discorsi da lui pronunciati in Senato. Se nulla ha lasciato, eccet- |ne a creare una situazione assai 'deIlcata, in quanto che le Trunne j Altipiani costituivano in pratica un'armata di 4 Corni di Armata al comando di un generale di volontà e di carattere. Ebbene, grazie alle elevate doti dei due condottieri, si discusse, si dissentì, talora anche profondamente, ma I sempre la gerarchia e la disciplii na restarono inviolate. Manca lo spazio per accennare, anche rapidamente, alle operazioni svolte sulla fronte tridentina. Dirò soltanto che. quando la sventura piombò sull'Isonzo e di conseguenza, ripiegati sul Piave le sul Grappa, si rese necessario l'arretramento della destra della | l.a Armata, per raccordarla colla sinistra della IV, cioè abbandonare posizioni che avevano costato sacrifici senza numero, il Pecori obbedì senza la minima obiezione, e non tutti fecero altrettanto. Nel 1918 la parte della l.a Armata fu quella di costituire muraglia insuperabile mentre le consorelle operavano attivamente e di fornire ad esse tutto quello che non era indispensabile alla sicurezza della muraglia stessa. Vinta ogni resistenza nemica, la Armata poteva marciare all'occupazione di Trento, di cui il Pecori fu il primo Governatore. Finita la guerra, i meritati ono.—icarono al Generale e i furono i massimi, che possono toc- del Paese, un meritato riposo non ituto sorprendere alcuegli uomini di valore il non riposare mai. Il grande Moltke. divenuto egli pure vecchissimo, diceva: « Non ho mai avuto tempo di sentirmi stanco ». Il Marciano Pecori si tforisma, preso n Vivere come se si dovesse morire domani; lavorare come se non si dovesse morire mai». E lavoió i r i ò tuato beninteso le innumerevoli lettere scritte ad amici, che debba i occo».a > ,o-'. '■ . ■ rt , i Mutamente pei seguita, che mi l sono storzato di lumeggiare e 5S""c. 1 Gen. Giovanni Marietti