Cavalleria eroica ieri oggi sempre

Cavalleria eroica ieri oggi sempre Il 3? Raduno di tiirn li ì'iiilo di Cultura Fascisla Cavalleria eroica ieri oggi sempre Foltissimo pubblico alla conversazione del ten. col. Curreno - Fervidissime acclamazioni al Duce Il film documentario - Altre adunate in provincia La sala del teatro Balbo ospitava ieri mattina per il 32.o Baduno di guerra organizzato dalla Sezione torinese dell'Istituto di Cultura fascista, la consueta enorme, impressionante folla. Fasci di lance con le fiamme azzurre fiancheggiavano il podio e cavalieri in congedo costituivano la guardia d'onere. Erano presenti o rappresentate tutte le autorità. Fra gli alti gradi dell'Esercito era il gen. Mentasti comandante l'Istituto superiore di guerra, e altri generali con il comandante di «Nizza cavalleria » erano tutti gli ufficiali del Reggimento. Rappresentava il Fiduciario del Gruppo nazionalsocialista germanico del Piemonte il camerata MUller. A ricevere le autorità era il vice-presidente dell'Istituto di Cultura Fascista profBodda in rappresentanza del presidente assente per ragioni di servizio. La galleria e buona parte della sala erano affollate di militari; molti i soldati di cavalleria. Il vice-federale col. Canonica ha comandato il saluto al Be e al Duce, cui i presenti hanno risposto con tonante voce, e subito dopo il col. Curreno ha iniziato, salutato da calorosi applausi, la brillante conversazione, seguita con grande attenzione dal pubblico che ha interrotto di tempo in tempo l'oratore, nei momenti in cui più forte era l'onda di commozione suscitata dalla rievocazione e dall'esaltazione delle virtù, dell'eroismo di questi nostri soldati. Il ten. col. di S. M. Giuseppe Curreno, insegnante all' Istituto Superiore di guerra, proveniente dall'Arma di cavalleria, conservando vivissimo il ricordo di quei magnifici campioni che furono suol vecchi compagni d'arme, i migliori dei quali vide cadere al suo fianco, meglio d'ogni altro poteva con fierezza di soldato, con spirito di commilitone illustrare le nobili gesta dei cavalieri d'Italia, il valore e l'eroismo della sua Arma. Il Duce ha sintetizzata la cavalleria in una frase scultorea: « Chi dice cavalleria, dice dimestichezza al rischio, dice devozione alla Patria fino al sacrificio ». Ed è cosi infatti. Chi dice cavalleria dice anche gentilezza d'animo, idealità, generosità ed onore. L'oratore è risalito alle lontanissime origini della cavalleria da quando cioè il primo uomo balzò in groppa al cavallo e iniziò la storia dell'Arma che dura da millenni. Ma senza indugiarsi a parlare di antichissime imprese: delle ardite turme dei cavalieri della Boma repubblicana, della numerosa agguerrita cavalleria della tarda epoca imperiale, e dei cavalieri senza macchia e senza paura della successiva epoca medioevale, egli si è fermato a considerare quale vero e proprio capostipite della cavalleria italiana quello « Squadrone di Savoia che, in epoca in cui la cavalleria era l'unica arma che si stimasse, costituì la prima milizia dei Conti sabaudi. Fu Emanuele Filiberto, il vincitore di S. Quintino, che emancipando le milizie dei suoi Stati dal sistema feudale, organizzò una cavalleria nazionale costituita da regolari reparti di milizia permanente, e nel 1560 creò la sua guardia personale a cavallo e in seguito la cavalleria della milizia e la cavalleria della guardia. Vittorio Amedeo II, primo Be di Casa Savoia, istituiva poi varie compagnie di guardie del corpo, reggimenti di dragoni e di cavalleria leggera, alcuni dei quali sono tutt'ora in vita: i Dragons Bleus, i Dragons Verts, i Dragons Jauncs, le dorasse di Piemonte, i Reggimenti Cavaglià e None progenitori degli attuali nostri primi reggimenti di cavalleria: Nizza, Piemonte Reale, Savoia e Genova. Beggimenti che appena costituiti ricevettero il battesimo del fuoco e con le loro gesta di guerra riempirono un secolo. Seguendo il dire dell'oratore ve diamo i vecchi Dragoni piemonte si presenti a tutte le campagne napoleoniche, e si battono con tanta bravura, si che l'Imperatore dei francesi li definisce « ì migliori soldati del mondo ». Durante il periodo post-napoleonico la nostra cavalleria si accresce dei « Dragoni del Piemonte » (ora Novara cavalleria) dell'« Aosta cavalleria » cui si aggiungono altri tredici reggimenti durante le guerre dell'indipendenza. Compiuta l'Unità d'Italia, altri reggimenti sorgono: quelli dei cavalleggeri di Boma, di Padova Catania, di Umberto, di Vicenza, Aquila, Treviso, Udine, i lanceri di Mantova e di Vercelli; ed infine, all'inizio della Guerra mon diale, il 30.o Beggimento: i cavai leggeri di Palermo. Di tutti questi periodi il ten. col. Curreno mette in rilievo le imprese più ardite e gloriose della cavalleria, accenna poi alle affermazioni che quest'Arma trova nelle campagne coloniali d'Africa fino al 1915; poi nella Grande guerra, dove, dopo i primi giorni, non potendo esplicare la sua caratteristica principale, i cavalieri d'Italia partecipano a tutti i cimenti della guerra di trincee e di reticolati, quali guerrieri di tutte le armi. Questa guerra trasforma l'arma di cavalleria — che combatte a cavallo quando è possibile — ma non ne muta lo spirito che attinge forza e vita dalla sua legge suprema; « gettare l'anima al di là dell'ostacolo ». E l'oratore cita eroici episodi che questa legge confermano e di cui sono protagonisti il sottoten. Manfredi Lanza di Trabia, l'aiutante di battaglia Elia Bossi Passavanti, il cap. Ettore Lajolo; il ten. Carlo Castelnuovo delle Lanze; il cap. Giancarlo Castelbarco Visconti; il col. Maurizio Piscitelli; il col. Francesco Bossi; il Di agone Milan; il magg. Francesco Baracca; il cap. Baffaele Libroia e il ten. Fulcieri Paolucci de Calboli. Siamo alla campagna italoetiopìca per la' conquista dell'Impero ed i cavalieri d'Italia vi partecipano a cavallo, sui carri leggeri, con i reparti autocarrati, con le autoblinde, e sempre si battono con bravura e le tombe degli eroi segnano la via della vittoria. I nomi del capitano Crippa e , ]Bergudi, del ten. Francesco"Àzzi figlio del Rettore Magnifico della jnostra Univirsità, dei tenenti Me ipicuccl e Martelli e del maggiore IManusardi, tutti Medaglie d'oro, e le imprese che di ognuno di questi come di altri eroi, il ten., col, Curreno narra, suscitando nuove calorose dimostrazioni; e fervide acclamazioni al Duce si elevano nella sala. Giunto ai giorni nostri, alla guerra sul fronte orientale delle Alpi, quando crollata la fronte francese sotto i colpi delle armate agli ordini dell'Altezza Beale il Principe di Piemonte, altri orizzonti in teatri più lontani si aprono all'impiego dei nostri valorosi reparti, l'oratore accenna ad imprese che fecero vibrare di profondo orgoglio il ncstro cuore. Ge: sta che per ora si riassumono nei nomi di Cassala, Epiro, Albania e nelle quali la cavalleria è pari alle sue gloriose tradizioni. Ed anche qui sono nomi di valorosi quali il ten. col. Fannucci. i sottoten. Avati, Fumi e Guido Castelbarco Visconti che suscitano nella folla nuove calorose dimostrazioni. Davanti agli spettatori, come su di uno schermo, per merito della eloquente parola del ten. col. Curreno. che ogni episodio ha ornato di vivissime immagini, è passata in rapida sintesi l'epopea dell'Arma gloriosa, mai abbastanza conosciuta. Nuove calorose ovazioni e fervidissime acclamazioni al Duce pongono il suggello alle ultime parole dell'oratore e subito dopo un film, in cui sono messe in rilievo le prodezze dei nostri cavalieri riscuote vivissimi applausi. La sezione dell'Istituto di Cultura fascista ha organizzato nella stessa giornata di ieri Baduni in provincia. Alla sottosezione di Bardonecchia ha parlato il tenente Sandro Satta sul tema: «L'Italia e l'Asse ». Pure lo stesso tema ha illustrato a Noie il sottotenente Riccardo Perona. Presso i Fasci di Balangero e di S. Ambrogio di Torino hanno parlato rispettivamente i fascisti Èlso Bientmesi e dott. Enzo Raimondi sul tema: « La caduta della Francia » e « Scopi della guerra dell'Asse ». Dovunque folle di popolo hanno partecipato ai raduni ed hanno calorosamente e ripetutamente applaudito al Duce. Sabato sera presso il nucleo dell'I.N.C.F. di Venaria Beale il Fiduciario del nucleo stesso dott. Attilio Manitto, ha tenuto una conversazione sul tema: «Il certificato penale dell'Inghilterra ». Cavalleria eroica ieri oggi sempre Il 3? Raduno di tiirn li ì'iiilo di Cultura Fascisla Cavalleria eroica ieri oggi sempre Foltissimo pubblico alla conversazione del ten. col. Curreno - Fervidissime acclamazioni al Duce Il film documentario - Altre adunate in provincia La sala del teatro Balbo ospitava ieri mattina per il 32.o Baduno di guerra organizzato dalla Sezione torinese dell'Istituto di Cultura fascista, la consueta enorme, impressionante folla. Fasci di lance con le fiamme azzurre fiancheggiavano il podio e cavalieri in congedo costituivano la guardia d'onere. Erano presenti o rappresentate tutte le autorità. Fra gli alti gradi dell'Esercito era il gen. Mentasti comandante l'Istituto superiore di guerra, e altri generali con il comandante di «Nizza cavalleria » erano tutti gli ufficiali del Reggimento. Rappresentava il Fiduciario del Gruppo nazionalsocialista germanico del Piemonte il camerata MUller. A ricevere le autorità era il vice-presidente dell'Istituto di Cultura Fascista profBodda in rappresentanza del presidente assente per ragioni di servizio. La galleria e buona parte della sala erano affollate di militari; molti i soldati di cavalleria. Il vice-federale col. Canonica ha comandato il saluto al Be e al Duce, cui i presenti hanno risposto con tonante voce, e subito dopo il col. Curreno ha iniziato, salutato da calorosi applausi, la brillante conversazione, seguita con grande attenzione dal pubblico che ha interrotto di tempo in tempo l'oratore, nei momenti in cui più forte era l'onda di commozione suscitata dalla rievocazione e dall'esaltazione delle virtù, dell'eroismo di questi nostri soldati. Il ten. col. di S. M. Giuseppe Curreno, insegnante all' Istituto Superiore di guerra, proveniente dall'Arma di cavalleria, conservando vivissimo il ricordo di quei magnifici campioni che furono suol vecchi compagni d'arme, i migliori dei quali vide cadere al suo fianco, meglio d'ogni altro poteva con fierezza di soldato, con spirito di commilitone illustrare le nobili gesta dei cavalieri d'Italia, il valore e l'eroismo della sua Arma. Il Duce ha sintetizzata la cavalleria in una frase scultorea: « Chi dice cavalleria, dice dimestichezza al rischio, dice devozione alla Patria fino al sacrificio ». Ed è cosi infatti. Chi dice cavalleria dice anche gentilezza d'animo, idealità, generosità ed onore. L'oratore è risalito alle lontanissime origini della cavalleria da quando cioè il primo uomo balzò in groppa al cavallo e iniziò la storia dell'Arma che dura da millenni. Ma senza indugiarsi a parlare di antichissime imprese: delle ardite turme dei cavalieri della Boma repubblicana, della numerosa agguerrita cavalleria della tarda epoca imperiale, e dei cavalieri senza macchia e senza paura della successiva epoca medioevale, egli si è fermato a considerare quale vero e proprio capostipite della cavalleria italiana quello « Squadrone di Savoia che, in epoca in cui la cavalleria era l'unica arma che si stimasse, costituì la prima milizia dei Conti sabaudi. Fu Emanuele Filiberto, il vincitore di S. Quintino, che emancipando le milizie dei suoi Stati dal sistema feudale, organizzò una cavalleria nazionale costituita da regolari reparti di milizia permanente, e nel 1560 creò la sua guardia personale a cavallo e in seguito la cavalleria della milizia e la cavalleria della guardia. Vittorio Amedeo II, primo Be di Casa Savoia, istituiva poi varie compagnie di guardie del corpo, reggimenti di dragoni e di cavalleria leggera, alcuni dei quali sono tutt'ora in vita: i Dragons Bleus, i Dragons Verts, i Dragons Jauncs, le dorasse di Piemonte, i Reggimenti Cavaglià e None progenitori degli attuali nostri primi reggimenti di cavalleria: Nizza, Piemonte Reale, Savoia e Genova. Beggimenti che appena costituiti ricevettero il battesimo del fuoco e con le loro gesta di guerra riempirono un secolo. Seguendo il dire dell'oratore ve diamo i vecchi Dragoni piemonte si presenti a tutte le campagne napoleoniche, e si battono con tanta bravura, si che l'Imperatore dei francesi li definisce « ì migliori soldati del mondo ». Durante il periodo post-napoleonico la nostra cavalleria si accresce dei « Dragoni del Piemonte » (ora Novara cavalleria) dell'« Aosta cavalleria » cui si aggiungono altri tredici reggimenti durante le guerre dell'indipendenza. Compiuta l'Unità d'Italia, altri reggimenti sorgono: quelli dei cavalleggeri di Boma, di Padova Catania, di Umberto, di Vicenza, Aquila, Treviso, Udine, i lanceri di Mantova e di Vercelli; ed infine, all'inizio della Guerra mon diale, il 30.o Beggimento: i cavai leggeri di Palermo. Di tutti questi periodi il ten. col. Curreno mette in rilievo le imprese più ardite e gloriose della cavalleria, accenna poi alle affermazioni che quest'Arma trova nelle campagne coloniali d'Africa fino al 1915; poi nella Grande guerra, dove, dopo i primi giorni, non potendo esplicare la sua caratteristica principale, i cavalieri d'Italia partecipano a tutti i cimenti della guerra di trincee e di reticolati, quali guerrieri di tutte le armi. Questa guerra trasforma l'arma di cavalleria — che combatte a cavallo quando è possibile — ma non ne muta lo spirito che attinge forza e vita dalla sua legge suprema; « gettare l'anima al di là dell'ostacolo ». E l'oratore cita eroici episodi che questa legge confermano e di cui sono protagonisti il sottoten. Manfredi Lanza di Trabia, l'aiutante di battaglia Elia Bossi Passavanti, il cap. Ettore Lajolo; il ten. Carlo Castelnuovo delle Lanze; il cap. Giancarlo Castelbarco Visconti; il col. Maurizio Piscitelli; il col. Francesco Bossi; il Di agone Milan; il magg. Francesco Baracca; il cap. Baffaele Libroia e il ten. Fulcieri Paolucci de Calboli. Siamo alla campagna italoetiopìca per la' conquista dell'Impero ed i cavalieri d'Italia vi partecipano a cavallo, sui carri leggeri, con i reparti autocarrati, con le autoblinde, e sempre si battono con bravura e le tombe degli eroi segnano la via della vittoria. I nomi del capitano Crippa e , ]Bergudi, del ten. Francesco"Àzzi figlio del Rettore Magnifico della jnostra Univirsità, dei tenenti Me ipicuccl e Martelli e del maggiore IManusardi, tutti Medaglie d'oro, e le imprese che di ognuno di questi come di altri eroi, il ten., col, Curreno narra, suscitando nuove calorose dimostrazioni; e fervide acclamazioni al Duce si elevano nella sala. Giunto ai giorni nostri, alla guerra sul fronte orientale delle Alpi, quando crollata la fronte francese sotto i colpi delle armate agli ordini dell'Altezza Beale il Principe di Piemonte, altri orizzonti in teatri più lontani si aprono all'impiego dei nostri valorosi reparti, l'oratore accenna ad imprese che fecero vibrare di profondo orgoglio il ncstro cuore. Ge: sta che per ora si riassumono nei nomi di Cassala, Epiro, Albania e nelle quali la cavalleria è pari alle sue gloriose tradizioni. Ed anche qui sono nomi di valorosi quali il ten. col. Fannucci. i sottoten. Avati, Fumi e Guido Castelbarco Visconti che suscitano nella folla nuove calorose dimostrazioni. Davanti agli spettatori, come su di uno schermo, per merito della eloquente parola del ten. col. Curreno. che ogni episodio ha ornato di vivissime immagini, è passata in rapida sintesi l'epopea dell'Arma gloriosa, mai abbastanza conosciuta. Nuove calorose ovazioni e fervidissime acclamazioni al Duce pongono il suggello alle ultime parole dell'oratore e subito dopo un film, in cui sono messe in rilievo le prodezze dei nostri cavalieri riscuote vivissimi applausi. La sezione dell'Istituto di Cultura fascista ha organizzato nella stessa giornata di ieri Baduni in provincia. Alla sottosezione di Bardonecchia ha parlato il tenente Sandro Satta sul tema: «L'Italia e l'Asse ». Pure lo stesso tema ha illustrato a Noie il sottotenente Riccardo Perona. Presso i Fasci di Balangero e di S. Ambrogio di Torino hanno parlato rispettivamente i fascisti Èlso Bientmesi e dott. Enzo Raimondi sul tema: « La caduta della Francia » e « Scopi della guerra dell'Asse ». Dovunque folle di popolo hanno partecipato ai raduni ed hanno calorosamente e ripetutamente applaudito al Duce. Sabato sera presso il nucleo dell'I.N.C.F. di Venaria Beale il Fiduciario del nucleo stesso dott. Attilio Manitto, ha tenuto una conversazione sul tema: «Il certificato penale dell'Inghilterra ». Cavalleria eroica ieri oggi sempre Il 3? Raduno di tiirn li ì'iiilo di Cultura Fascisla Cavalleria eroica ieri oggi sempre Foltissimo pubblico alla conversazione del ten. col. Curreno - Fervidissime acclamazioni al Duce Il film documentario - Altre adunate in provincia La sala del teatro Balbo ospitava ieri mattina per il 32.o Baduno di guerra organizzato dalla Sezione torinese dell'Istituto di Cultura fascista, la consueta enorme, impressionante folla. Fasci di lance con le fiamme azzurre fiancheggiavano il podio e cavalieri in congedo costituivano la guardia d'onere. Erano presenti o rappresentate tutte le autorità. Fra gli alti gradi dell'Esercito era il gen. Mentasti comandante l'Istituto superiore di guerra, e altri generali con il comandante di «Nizza cavalleria » erano tutti gli ufficiali del Reggimento. Rappresentava il Fiduciario del Gruppo nazionalsocialista germanico del Piemonte il camerata MUller. A ricevere le autorità era il vice-presidente dell'Istituto di Cultura Fascista profBodda in rappresentanza del presidente assente per ragioni di servizio. La galleria e buona parte della sala erano affollate di militari; molti i soldati di cavalleria. Il vice-federale col. Canonica ha comandato il saluto al Be e al Duce, cui i presenti hanno risposto con tonante voce, e subito dopo il col. Curreno ha iniziato, salutato da calorosi applausi, la brillante conversazione, seguita con grande attenzione dal pubblico che ha interrotto di tempo in tempo l'oratore, nei momenti in cui più forte era l'onda di commozione suscitata dalla rievocazione e dall'esaltazione delle virtù, dell'eroismo di questi nostri soldati. Il ten. col. di S. M. Giuseppe Curreno, insegnante all' Istituto Superiore di guerra, proveniente dall'Arma di cavalleria, conservando vivissimo il ricordo di quei magnifici campioni che furono suol vecchi compagni d'arme, i migliori dei quali vide cadere al suo fianco, meglio d'ogni altro poteva con fierezza di soldato, con spirito di commilitone illustrare le nobili gesta dei cavalieri d'Italia, il valore e l'eroismo della sua Arma. Il Duce ha sintetizzata la cavalleria in una frase scultorea: « Chi dice cavalleria, dice dimestichezza al rischio, dice devozione alla Patria fino al sacrificio ». Ed è cosi infatti. Chi dice cavalleria dice anche gentilezza d'animo, idealità, generosità ed onore. L'oratore è risalito alle lontanissime origini della cavalleria da quando cioè il primo uomo balzò in groppa al cavallo e iniziò la storia dell'Arma che dura da millenni. Ma senza indugiarsi a parlare di antichissime imprese: delle ardite turme dei cavalieri della Boma repubblicana, della numerosa agguerrita cavalleria della tarda epoca imperiale, e dei cavalieri senza macchia e senza paura della successiva epoca medioevale, egli si è fermato a considerare quale vero e proprio capostipite della cavalleria italiana quello « Squadrone di Savoia che, in epoca in cui la cavalleria era l'unica arma che si stimasse, costituì la prima milizia dei Conti sabaudi. Fu Emanuele Filiberto, il vincitore di S. Quintino, che emancipando le milizie dei suoi Stati dal sistema feudale, organizzò una cavalleria nazionale costituita da regolari reparti di milizia permanente, e nel 1560 creò la sua guardia personale a cavallo e in seguito la cavalleria della milizia e la cavalleria della guardia. Vittorio Amedeo II, primo Be di Casa Savoia, istituiva poi varie compagnie di guardie del corpo, reggimenti di dragoni e di cavalleria leggera, alcuni dei quali sono tutt'ora in vita: i Dragons Bleus, i Dragons Verts, i Dragons Jauncs, le dorasse di Piemonte, i Reggimenti Cavaglià e None progenitori degli attuali nostri primi reggimenti di cavalleria: Nizza, Piemonte Reale, Savoia e Genova. Beggimenti che appena costituiti ricevettero il battesimo del fuoco e con le loro gesta di guerra riempirono un secolo. Seguendo il dire dell'oratore ve diamo i vecchi Dragoni piemonte si presenti a tutte le campagne napoleoniche, e si battono con tanta bravura, si che l'Imperatore dei francesi li definisce « ì migliori soldati del mondo ». Durante il periodo post-napoleonico la nostra cavalleria si accresce dei « Dragoni del Piemonte » (ora Novara cavalleria) dell'« Aosta cavalleria » cui si aggiungono altri tredici reggimenti durante le guerre dell'indipendenza. Compiuta l'Unità d'Italia, altri reggimenti sorgono: quelli dei cavalleggeri di Boma, di Padova Catania, di Umberto, di Vicenza, Aquila, Treviso, Udine, i lanceri di Mantova e di Vercelli; ed infine, all'inizio della Guerra mon diale, il 30.o Beggimento: i cavai leggeri di Palermo. Di tutti questi periodi il ten. col. Curreno mette in rilievo le imprese più ardite e gloriose della cavalleria, accenna poi alle affermazioni che quest'Arma trova nelle campagne coloniali d'Africa fino al 1915; poi nella Grande guerra, dove, dopo i primi giorni, non potendo esplicare la sua caratteristica principale, i cavalieri d'Italia partecipano a tutti i cimenti della guerra di trincee e di reticolati, quali guerrieri di tutte le armi. Questa guerra trasforma l'arma di cavalleria — che combatte a cavallo quando è possibile — ma non ne muta lo spirito che attinge forza e vita dalla sua legge suprema; « gettare l'anima al di là dell'ostacolo ». E l'oratore cita eroici episodi che questa legge confermano e di cui sono protagonisti il sottoten. Manfredi Lanza di Trabia, l'aiutante di battaglia Elia Bossi Passavanti, il cap. Ettore Lajolo; il ten. Carlo Castelnuovo delle Lanze; il cap. Giancarlo Castelbarco Visconti; il col. Maurizio Piscitelli; il col. Francesco Bossi; il Di agone Milan; il magg. Francesco Baracca; il cap. Baffaele Libroia e il ten. Fulcieri Paolucci de Calboli. Siamo alla campagna italoetiopìca per la' conquista dell'Impero ed i cavalieri d'Italia vi partecipano a cavallo, sui carri leggeri, con i reparti autocarrati, con le autoblinde, e sempre si battono con bravura e le tombe degli eroi segnano la via della vittoria. I nomi del capitano Crippa e , ]Bergudi, del ten. Francesco"Àzzi figlio del Rettore Magnifico della jnostra Univirsità, dei tenenti Me ipicuccl e Martelli e del maggiore IManusardi, tutti Medaglie d'oro, e le imprese che di ognuno di questi come di altri eroi, il ten., col, Curreno narra, suscitando nuove calorose dimostrazioni; e fervide acclamazioni al Duce si elevano nella sala. Giunto ai giorni nostri, alla guerra sul fronte orientale delle Alpi, quando crollata la fronte francese sotto i colpi delle armate agli ordini dell'Altezza Beale il Principe di Piemonte, altri orizzonti in teatri più lontani si aprono all'impiego dei nostri valorosi reparti, l'oratore accenna ad imprese che fecero vibrare di profondo orgoglio il ncstro cuore. Ge: sta che per ora si riassumono nei nomi di Cassala, Epiro, Albania e nelle quali la cavalleria è pari alle sue gloriose tradizioni. Ed anche qui sono nomi di valorosi quali il ten. col. Fannucci. i sottoten. Avati, Fumi e Guido Castelbarco Visconti che suscitano nella folla nuove calorose dimostrazioni. Davanti agli spettatori, come su di uno schermo, per merito della eloquente parola del ten. col. Curreno. che ogni episodio ha ornato di vivissime immagini, è passata in rapida sintesi l'epopea dell'Arma gloriosa, mai abbastanza conosciuta. Nuove calorose ovazioni e fervidissime acclamazioni al Duce pongono il suggello alle ultime parole dell'oratore e subito dopo un film, in cui sono messe in rilievo le prodezze dei nostri cavalieri riscuote vivissimi applausi. La sezione dell'Istituto di Cultura fascista ha organizzato nella stessa giornata di ieri Baduni in provincia. Alla sottosezione di Bardonecchia ha parlato il tenente Sandro Satta sul tema: «L'Italia e l'Asse ». Pure lo stesso tema ha illustrato a Noie il sottotenente Riccardo Perona. Presso i Fasci di Balangero e di S. Ambrogio di Torino hanno parlato rispettivamente i fascisti Èlso Bientmesi e dott. Enzo Raimondi sul tema: « La caduta della Francia » e « Scopi della guerra dell'Asse ». Dovunque folle di popolo hanno partecipato ai raduni ed hanno calorosamente e ripetutamente applaudito al Duce. Sabato sera presso il nucleo dell'I.N.C.F. di Venaria Beale il Fiduciario del nucleo stesso dott. Attilio Manitto, ha tenuto una conversazione sul tema: «Il certificato penale dell'Inghilterra ».