L'uomo non è solo

L'uomo non è solo L'uomo non è solo Una bella commedia di Valentino Bompiani rappresentata di recente ha preteso dimostrarci elle l'uomo è più che mai solo in mezzo al mondo dei suoi simili. Io credo che un tal giudizio è fondato sopra un pittoresco errore che si è venuto perpetuando nella nostra letteratura. Sino al principio di questo secolo si può dire che nei rapporti umani regnasse veramente un certo squallore, una certa diffidenza e scontrosità. Jla oggi ! A ben osservare, non mai come oggi furono date all'uomo più ampie possibilità di conoscere intimamente il proprio simile, di mescolarsi e ritrovarsi in lui. Tu scendi in strada e se anche non trovi un amico, c'è sempre l'erbajola di angolo o il tabaccajo o il librajo ambulante coi quali puoi barattare quattro chiacchiere: o, se no, ti metti al telefono e chiami un amico o vai a far una visita o ti cacci in un bar o in un circolo «love basta che tu abbia la lingua in bocca per liberarti dalla tua solitudine discorrendo con cento persone. In ogni ora del giorno tu puoi essere automaticamente immesso nel mondo dei tuoi simili e, per poco che tu sappia solleticarli, anche in quello dei loro interessi, passioni e pensieri. Direi, anzi, che ci si conosce fin troppo fra di noi : che la personalità di ciascuno si va come smussando in questa eccessiva frequenza di rapporti umani, che il mondo si fa sempre più piccolo, pettegolo e ficcanaso all'estremo. L'altro giorno un uomo è ve•nuto giù nel rifugio. Era un uomo che passava sulla strada e che sorpreso dall'allarme 6Ì è gettato entro il primo portone. — Bonasera ! — disse entrando e inchinando globalmente quel piccolo cerchio di persone che stavan sedute discorrendo nel breve locale della cantina. Io sono l'ingegner Silvera. Ed è rimasto là in piedi in disparte, appoggiato ad una trave, cou le mani nelle tasche del paletò. — Non vi posso diro di accomodarvi — fece Donna Fulvia, la padrona di casa — perchè qui le poche 6edie son tutte occupate. — Non fa niente — fece l'uomo. — Grazie lo stesso. Non pareva un uomo della nostra città: un uomo di quarantanni piuttosto vigoroso e snello, vestito di scuro. Accese una sigaretta e stette là a guardare sorridendo il gruppetto delle persone, tra le quali i discorsi andavano avanti stracchi straccili, a tentoni, come capita fra gente messa insieme a casaccio e in luogo dove nessuno vorrebbe stare. In prevalenza si compiaceva ciascuno di raccontare la sua piccola avventura. — Io stavo per andare a letto, m'ero già sfilate le calze quando... — Oppure: — Io e mio marito stavamo facendo l'ultima mano di scopa quando... La portinaja era là in disparte cou il bimbo iu collo e la padrona di casa, Donna Fulvia, ravvolta in una pelliccia, stava seduta entro una bella poltrona che si era fatta portar giù per l'occasione, con un plèd sulle ginocchia e un tappeto sotto i piedi. Poi c'erano le due zitelle del quarto piano, i signori del primo ecc. In complesso un piccolo mondo mal combinato ma interessante. E ci son voluti pròprio gli allarmi per metterlo insieme. Di solito gli inquilini di una casa è gente che vive da anni a uscio a uscio senza sapere l'un dell'altro se non il nome scritto sulla targhetta d'ingresso dei loro appartamenti. Avete osservato che la conoscenza dei propri coinquilini non è una cosa che interessa, che si faccia con piacere e facilità? In genere li stimiamo dei disgraziati come noi che debbon pagare un affitto piuttosto esoso ad un padron di casa piuttosto arcigno. Di essi, tutt'al più, attraverso le confidenze della portinaja, si sa, per esempio, che l'inquilino del primo piano è un grande rappresentante di stoffe all'ingrosso, con una moglie sudamericana piena di gioielli, che al secondo ci sta un dottore in scienze commerciali con due ragazze che studiano e che all'ultimo ci son due ragazze che vanno a lavorare. Il signore ch'era entrato poco prima pareva affatto estraneo a quel, mondo. Ragione per cui la sua apparizione suscitò fin da principio una certa diffidenza anche perchè si consigliava in giro di andar guardinghi ad accogliere in un rifugio privato persone che non fossero della casa, per timore che si potesse intrufolarti qualche malvivente. Per coloro che si trovano per strada, si sa che ci sono i ricoveri pub Mici con tanto di cartelli e di frecce che li indicano. A un certo punto Donna Fulvia, che stava ragionando di Firenze con la signora del secondo piano, disse: — Le cinque figliole di Adele Del Circo... Fu allora che fu visto l'uomo fare un piccolo gesto verso di lei: — Scusate, signora, avete detto Del Circo? E' forse alla famiglia del commendator Del Circo, che abita a Firenze, a cui volete alludere t — Per l'appunto — fece Don na Fulvia. — Perchè! Voi la co uos «te! DvvmdClomledleDcSrEcsdSnpstiCsscmdrAesiqerPzfltrdsdcdcevfppcvbStdqgllnunsuodiscz—ds .'Ilo signorine — Sono cugino d Del Circo. — To' to' ! — fece Donna Fulvia volgendosi repentinamente verso lo sconosciuto. 11 quale con bel tratto incominciò subito a spiegare, a dire di quella sua parentela coi Del Circo, la quale veniva di molto lontano. — Mio padre sposò ri ne mogli, io sono figlio di secondo letto... — E lì parlò di discendenza, di cuginanze, di rami collaterali. E disse che sua madriera una Somana. — Una Somana ? — esclamò Donna Fulvia. — Ma allora anche noi due siamo parenti... Una Somana! Ma certo che siamo parenti. E vi dico subito come... — E lì anche lei attaccò una faticosa trafila di parentele e di discendenze. — 11 nonno materno di mio marito aveva sposato una Somana in seconde nozze ecc. ecc. Fu un momento di commozione generale nel rifugio. E' sempre, del resto, cosa piacevole e sorprendente vedere due che si ritrovano parenti. Pare di essere in un libretto d'opera. — Ma allora, venite qua!... Carlill, porta giù una sedia pel signore... E scusate, ve', scusate se vi abbiamo accolto con qualche diffidenza... — E lo fece accomodare accanto a sè. Inaspettatamente, come mandato dal cielo, ecco ohe la signora aveva acquistato un parente. Attraverso il tempo e lo spazio ella aveva acciuffato, riconquistato un essere di cui sino allora ignorava l'esistenza, un essere al quale era legata col sangue. Non era un bel fatto, anche se la parentela era piuttosto lontana? Poi a furia di ragionare e di sforzar la memoria ecco che i due fecero saltar fuori altre parentele: altre mogli, altri mariti, altri padri, i quali si trascinarmi dietro tutta un'altra tiritera d'eventi, di morti, di vivi, di disgrazie, di episodi: e di nomi poi, di nomi a non più finire ! Tanto che mentre intorno ad essi le cere degli ascoltanti si andavano facendo sempre più buie e stanche e abbambolate e le teste cascavano da tutte le parti, tra il fumo di quella dormiveglia essi potevano ancora udire: «...quel poveretto ch'è morto di cancro...», oppure: «...quella scervellata che ha sempre fatto una bella vita... », oppure: «Nonna Sabina, quella sì ch'era una gentildonna! ecc ». Brani, brani della disperata fuga nel tempo di quel loro parentorio e delle loro gesta portentose. Con ebbrezza, palleggiandosi l'un con l'altra parenti vicini e lontani, quei due non la finivano più di popolare il rifugio di un'incredibile folla di assenti da non starcene più, di versare nel seno della notte allarmata tutto un visibilio di esseri che vivevano o avevan vissuto nel vasto mondo, donne e uomini, conosciuti ed ignoti. E mentre poco prima essi erano due estranei eccoli di colpo vicini, amiconi e congiunti. Cessato l'allarme. Donna Fulvia si affrettò ad invitare a pranzo pel giorno dopo quel suo caro parénte riconquistato. « tanto più — dicova — che ho poi alcune altre cosette abbastanza piccanti da raccontarti, caro Federico, a proposito di quella nostra famosa zia d'America ». Federico Silvera l'accompagnò su, seguita dagli altri inquilini sino all'atrio d'ingresso dov'ella si fermò e allargando le braccia li porse cordialmente le gote da baciare. — Non siamo parenti ! — disse. Dopo di che egli infilò il portone, aprì la lampadina e sparve sul fiume nero della strada Come si fa a dire che l'uomo solo!, pensavo ritornandomene quella notte a letto. Ecco qua due a cui è bastata un'occasione qualsiasi per ritrovarsi, per aver fatto sprizzare dal loro contatto casuale, come sulla vasta scena di un ballo, tutta una multicolore esplosione d'umanità e di vita ! Carlo Linatì lrnCttsdlzsvnagnptssstLfsuiP L'uomo non è solo L'uomo non è solo Una bella commedia di Valentino Bompiani rappresentata di recente ha preteso dimostrarci elle l'uomo è più che mai solo in mezzo al mondo dei suoi simili. Io credo che un tal giudizio è fondato sopra un pittoresco errore che si è venuto perpetuando nella nostra letteratura. Sino al principio di questo secolo si può dire che nei rapporti umani regnasse veramente un certo squallore, una certa diffidenza e scontrosità. Jla oggi ! A ben osservare, non mai come oggi furono date all'uomo più ampie possibilità di conoscere intimamente il proprio simile, di mescolarsi e ritrovarsi in lui. Tu scendi in strada e se anche non trovi un amico, c'è sempre l'erbajola di angolo o il tabaccajo o il librajo ambulante coi quali puoi barattare quattro chiacchiere: o, se no, ti metti al telefono e chiami un amico o vai a far una visita o ti cacci in un bar o in un circolo «love basta che tu abbia la lingua in bocca per liberarti dalla tua solitudine discorrendo con cento persone. In ogni ora del giorno tu puoi essere automaticamente immesso nel mondo dei tuoi simili e, per poco che tu sappia solleticarli, anche in quello dei loro interessi, passioni e pensieri. Direi, anzi, che ci si conosce fin troppo fra di noi : che la personalità di ciascuno si va come smussando in questa eccessiva frequenza di rapporti umani, che il mondo si fa sempre più piccolo, pettegolo e ficcanaso all'estremo. L'altro giorno un uomo è ve•nuto giù nel rifugio. Era un uomo che passava sulla strada e che sorpreso dall'allarme 6Ì è gettato entro il primo portone. — Bonasera ! — disse entrando e inchinando globalmente quel piccolo cerchio di persone che stavan sedute discorrendo nel breve locale della cantina. Io sono l'ingegner Silvera. Ed è rimasto là in piedi in disparte, appoggiato ad una trave, cou le mani nelle tasche del paletò. — Non vi posso diro di accomodarvi — fece Donna Fulvia, la padrona di casa — perchè qui le poche 6edie son tutte occupate. — Non fa niente — fece l'uomo. — Grazie lo stesso. Non pareva un uomo della nostra città: un uomo di quarantanni piuttosto vigoroso e snello, vestito di scuro. Accese una sigaretta e stette là a guardare sorridendo il gruppetto delle persone, tra le quali i discorsi andavano avanti stracchi straccili, a tentoni, come capita fra gente messa insieme a casaccio e in luogo dove nessuno vorrebbe stare. In prevalenza si compiaceva ciascuno di raccontare la sua piccola avventura. — Io stavo per andare a letto, m'ero già sfilate le calze quando... — Oppure: — Io e mio marito stavamo facendo l'ultima mano di scopa quando... La portinaja era là in disparte cou il bimbo iu collo e la padrona di casa, Donna Fulvia, ravvolta in una pelliccia, stava seduta entro una bella poltrona che si era fatta portar giù per l'occasione, con un plèd sulle ginocchia e un tappeto sotto i piedi. Poi c'erano le due zitelle del quarto piano, i signori del primo ecc. In complesso un piccolo mondo mal combinato ma interessante. E ci son voluti pròprio gli allarmi per metterlo insieme. Di solito gli inquilini di una casa è gente che vive da anni a uscio a uscio senza sapere l'un dell'altro se non il nome scritto sulla targhetta d'ingresso dei loro appartamenti. Avete osservato che la conoscenza dei propri coinquilini non è una cosa che interessa, che si faccia con piacere e facilità? In genere li stimiamo dei disgraziati come noi che debbon pagare un affitto piuttosto esoso ad un padron di casa piuttosto arcigno. Di essi, tutt'al più, attraverso le confidenze della portinaja, si sa, per esempio, che l'inquilino del primo piano è un grande rappresentante di stoffe all'ingrosso, con una moglie sudamericana piena di gioielli, che al secondo ci sta un dottore in scienze commerciali con due ragazze che studiano e che all'ultimo ci son due ragazze che vanno a lavorare. Il signore ch'era entrato poco prima pareva affatto estraneo a quel, mondo. Ragione per cui la sua apparizione suscitò fin da principio una certa diffidenza anche perchè si consigliava in giro di andar guardinghi ad accogliere in un rifugio privato persone che non fossero della casa, per timore che si potesse intrufolarti qualche malvivente. Per coloro che si trovano per strada, si sa che ci sono i ricoveri pub Mici con tanto di cartelli e di frecce che li indicano. A un certo punto Donna Fulvia, che stava ragionando di Firenze con la signora del secondo piano, disse: — Le cinque figliole di Adele Del Circo... Fu allora che fu visto l'uomo fare un piccolo gesto verso di lei: — Scusate, signora, avete detto Del Circo? E' forse alla famiglia del commendator Del Circo, che abita a Firenze, a cui volete alludere t — Per l'appunto — fece Don na Fulvia. — Perchè! Voi la co uos «te! DvvmdClomledleDcSrEcsdSnpstiCsscmdrAesiqerPzfltrdsdcdcevfppcvbStdqgllnunsuodiscz—ds .'Ilo signorine — Sono cugino d Del Circo. — To' to' ! — fece Donna Fulvia volgendosi repentinamente verso lo sconosciuto. 11 quale con bel tratto incominciò subito a spiegare, a dire di quella sua parentela coi Del Circo, la quale veniva di molto lontano. — Mio padre sposò ri ne mogli, io sono figlio di secondo letto... — E lì parlò di discendenza, di cuginanze, di rami collaterali. E disse che sua madriera una Somana. — Una Somana ? — esclamò Donna Fulvia. — Ma allora anche noi due siamo parenti... Una Somana! Ma certo che siamo parenti. E vi dico subito come... — E lì anche lei attaccò una faticosa trafila di parentele e di discendenze. — 11 nonno materno di mio marito aveva sposato una Somana in seconde nozze ecc. ecc. Fu un momento di commozione generale nel rifugio. E' sempre, del resto, cosa piacevole e sorprendente vedere due che si ritrovano parenti. Pare di essere in un libretto d'opera. — Ma allora, venite qua!... Carlill, porta giù una sedia pel signore... E scusate, ve', scusate se vi abbiamo accolto con qualche diffidenza... — E lo fece accomodare accanto a sè. Inaspettatamente, come mandato dal cielo, ecco ohe la signora aveva acquistato un parente. Attraverso il tempo e lo spazio ella aveva acciuffato, riconquistato un essere di cui sino allora ignorava l'esistenza, un essere al quale era legata col sangue. Non era un bel fatto, anche se la parentela era piuttosto lontana? Poi a furia di ragionare e di sforzar la memoria ecco che i due fecero saltar fuori altre parentele: altre mogli, altri mariti, altri padri, i quali si trascinarmi dietro tutta un'altra tiritera d'eventi, di morti, di vivi, di disgrazie, di episodi: e di nomi poi, di nomi a non più finire ! Tanto che mentre intorno ad essi le cere degli ascoltanti si andavano facendo sempre più buie e stanche e abbambolate e le teste cascavano da tutte le parti, tra il fumo di quella dormiveglia essi potevano ancora udire: «...quel poveretto ch'è morto di cancro...», oppure: «...quella scervellata che ha sempre fatto una bella vita... », oppure: «Nonna Sabina, quella sì ch'era una gentildonna! ecc ». Brani, brani della disperata fuga nel tempo di quel loro parentorio e delle loro gesta portentose. Con ebbrezza, palleggiandosi l'un con l'altra parenti vicini e lontani, quei due non la finivano più di popolare il rifugio di un'incredibile folla di assenti da non starcene più, di versare nel seno della notte allarmata tutto un visibilio di esseri che vivevano o avevan vissuto nel vasto mondo, donne e uomini, conosciuti ed ignoti. E mentre poco prima essi erano due estranei eccoli di colpo vicini, amiconi e congiunti. Cessato l'allarme. Donna Fulvia si affrettò ad invitare a pranzo pel giorno dopo quel suo caro parénte riconquistato. « tanto più — dicova — che ho poi alcune altre cosette abbastanza piccanti da raccontarti, caro Federico, a proposito di quella nostra famosa zia d'America ». Federico Silvera l'accompagnò su, seguita dagli altri inquilini sino all'atrio d'ingresso dov'ella si fermò e allargando le braccia li porse cordialmente le gote da baciare. — Non siamo parenti ! — disse. Dopo di che egli infilò il portone, aprì la lampadina e sparve sul fiume nero della strada Come si fa a dire che l'uomo solo!, pensavo ritornandomene quella notte a letto. Ecco qua due a cui è bastata un'occasione qualsiasi per ritrovarsi, per aver fatto sprizzare dal loro contatto casuale, come sulla vasta scena di un ballo, tutta una multicolore esplosione d'umanità e di vita ! Carlo Linatì lrnCttsdlzsvnagnptssstLfsuiP

Luoghi citati: Firenze