Il tempio di Bellona

Il tempio di Bellona DIARIO ROMANO Il tempio di Bellona NT ON si conoscono bene i rapporti di parentela esistenti fra Bellona e Marte: chi dice clic la dea fosse sorella del dio, chi sposa, chi figlia. Si sa soltanto che Bellona presiedeva alla guerra: era quindi una divinità temibile, che faceva parlare di sè più spesso di molte altre e chiedeva sacrifici cruenti. Essa sarebbe og- ?i d'attualità se credessimo alla ittiologia, e dovremmo invocarla per propiziarcela, come facevano i nostri remotissimi antenati. Mitologia a parte, la dea Bellona turbava i sonni degli archeologi romani, i quali, pur sapendo che il suo tempio si trovava nel Campo Marzio, presso a poco là dove è ora la chiesa del Gesù (oppure secondo altri nella piazza Paganica o nella piazza Margana), non riusciamo a trovarlo, per la semplice ragione che, come tanti altri monumenti romani, era andato in rovina ed era poi stato coperto da altre costruzioni. Due anni fa, mentre si procedeva all'allargamento di via delle Botteghe Dense, sull'angolo di via della Gelsa, ove si era demolita una casa, apparvero i resti di un grande tempio del periodo repubblicano, con tracce di restauri subiti nella prima età imperiale. Nessun dubbio che si trattasse del tempio della famosa divinità di origine sabina, votato da Appio Aurelio il cieco nel 296 avanti Cristo, quando fu creato il culto stesso della dea a simiglianza di quello di Marte; dedicato il 3 giugno di qualche anno più tardi e adibito spesso per le adunanze del Senato, perchè, essendo fuori del pomerio, vi potevano accedere gli am- lbasciatori stranieri e i geneiali vittoriosi che aspiravano al tiion-^fo: a tale scopo nelle adiacenze fu|sistemata, un'area detta Semini-. ai». Era nell'area stessa, o in altra ' dì fronte, con la piccola Culminili Bellioii, dì rozza pietra, che i fcciali compivano i loro riti, prlma di dichiarare la guerra. Li- vio. Plinio. Psidio, Pesto, ci han-pno lasciato notizie di questo tem- pia. Ovidio dice nei Fasti « che,esso fu consacrato durante la-guerra etnisca e che da. quel tem-|po la dea fu sempre favorevole al dLazio. Ne fu autore, dice Ovi- dio, Appio, il quale, negando la pace a Pirro, sebbene privo del 'lume degli occhi, mostrò di esse- re veggente con lo spirito. Da- vanti al tempio ora un piccolo sa- grato domina un'estremità del Cir-' coevi sorge una colonna piccola,'ma di non piccola, importanza. Di qui il feciale suole lanciare l'asta annunziatrice di guerra, ogni j qualvolta piaccia prendere le ar-1mi contro popoli e re». .II Circo cui allude Ovidio era il Flaminio, nel quale altri insigni ; templi sorgevano. I feciali face- cvano parte di un collegio di ven-, ti membri chiamati a auanto,sembra, con quel nome perchè so- praintendevano alla pubblica fede' fra popolo e popolo. Ad essi veni-;va affidato il comDito di lanciare :Maafa /e^ segno di dichiarazióne di guerra,al nemico. Il tempio ebbe unal tragica celebrità per l'adunanza del Senato nel 671 di Roma: mentre i senatori discutevano, si massacravano per ordine di Siila, il quale era venuto meno alla parola data, varie migliaia di soldati di Mario, da lui fatti disarmare nellla prossima Villa Pubblica. Ai se- natoci adunati giungevano le gri^a strazianti di quegli infelici - |poichè il Senato si" mostrava coni- . mosso e sbigottito, il terribile dit- ' tatore dava ordine di continuare i lavori, erme niente fosse.. La struttura a/chitettonica del i tempio ci è ignota, nonostante un tentativo di fantastica ricostru- pone fatta nel Cinquecento dal| Ligorio. Prima che il tempio sor- ,gesso la stossa dea Bellona aveva -un bosco sacro sul colle Capitoli- |nO ed esisteva anche un collegio di sacerdoti, che non immolavano in onor suo nessuna vittima, ma si ferivano essi stessi le mani e 'te spalle, mentre, in preda ad un furore profetico, correvano presa gendo stragi di popoli e distruzio ni di città. ' La scoperta non poteva non ri'chiamare l'attenzione degli sto diesi e dell'ufficio delle Antichità e Belle Arti del Governatorato, j Si apprende ora che i lavori per 1'" scoprimento del tempio saran .no continuati, col sacrificio di al- cimi fabbricati. Avremo così, a ; poca distanza dai templi dell'eoo- ca repubblicana nella zona delllAr-,, gentina^ un a tro tempio repubbli- U,cano. E se si ponga mente che,, Bellona ebbe culto e santuari! sot- ' ,°„1j„n"me„,',.:! '.'.',',!"*; °„v ?™. m„„ !;'itare. Si può vedere in essa, se :non una divinità il simbolo di una di casa nostra di tutti,1 tempi: di ieri come di oggi. l I. b. ' Il tempio di Bellona DIARIO ROMANO Il tempio di Bellona NT ON si conoscono bene i rapporti di parentela esistenti fra Bellona e Marte: chi dice clic la dea fosse sorella del dio, chi sposa, chi figlia. Si sa soltanto che Bellona presiedeva alla guerra: era quindi una divinità temibile, che faceva parlare di sè più spesso di molte altre e chiedeva sacrifici cruenti. Essa sarebbe og- ?i d'attualità se credessimo alla ittiologia, e dovremmo invocarla per propiziarcela, come facevano i nostri remotissimi antenati. Mitologia a parte, la dea Bellona turbava i sonni degli archeologi romani, i quali, pur sapendo che il suo tempio si trovava nel Campo Marzio, presso a poco là dove è ora la chiesa del Gesù (oppure secondo altri nella piazza Paganica o nella piazza Margana), non riusciamo a trovarlo, per la semplice ragione che, come tanti altri monumenti romani, era andato in rovina ed era poi stato coperto da altre costruzioni. Due anni fa, mentre si procedeva all'allargamento di via delle Botteghe Dense, sull'angolo di via della Gelsa, ove si era demolita una casa, apparvero i resti di un grande tempio del periodo repubblicano, con tracce di restauri subiti nella prima età imperiale. Nessun dubbio che si trattasse del tempio della famosa divinità di origine sabina, votato da Appio Aurelio il cieco nel 296 avanti Cristo, quando fu creato il culto stesso della dea a simiglianza di quello di Marte; dedicato il 3 giugno di qualche anno più tardi e adibito spesso per le adunanze del Senato, perchè, essendo fuori del pomerio, vi potevano accedere gli am- lbasciatori stranieri e i geneiali vittoriosi che aspiravano al tiion-^fo: a tale scopo nelle adiacenze fu|sistemata, un'area detta Semini-. ai». Era nell'area stessa, o in altra ' dì fronte, con la piccola Culminili Bellioii, dì rozza pietra, che i fcciali compivano i loro riti, prlma di dichiarare la guerra. Li- vio. Plinio. Psidio, Pesto, ci han-pno lasciato notizie di questo tem- pia. Ovidio dice nei Fasti « che,esso fu consacrato durante la-guerra etnisca e che da. quel tem-|po la dea fu sempre favorevole al dLazio. Ne fu autore, dice Ovi- dio, Appio, il quale, negando la pace a Pirro, sebbene privo del 'lume degli occhi, mostrò di esse- re veggente con lo spirito. Da- vanti al tempio ora un piccolo sa- grato domina un'estremità del Cir-' coevi sorge una colonna piccola,'ma di non piccola, importanza. Di qui il feciale suole lanciare l'asta annunziatrice di guerra, ogni j qualvolta piaccia prendere le ar-1mi contro popoli e re». .II Circo cui allude Ovidio era il Flaminio, nel quale altri insigni ; templi sorgevano. I feciali face- cvano parte di un collegio di ven-, ti membri chiamati a auanto,sembra, con quel nome perchè so- praintendevano alla pubblica fede' fra popolo e popolo. Ad essi veni-;va affidato il comDito di lanciare :Maafa /e^ segno di dichiarazióne di guerra,al nemico. Il tempio ebbe unal tragica celebrità per l'adunanza del Senato nel 671 di Roma: mentre i senatori discutevano, si massacravano per ordine di Siila, il quale era venuto meno alla parola data, varie migliaia di soldati di Mario, da lui fatti disarmare nellla prossima Villa Pubblica. Ai se- natoci adunati giungevano le gri^a strazianti di quegli infelici - |poichè il Senato si" mostrava coni- . mosso e sbigottito, il terribile dit- ' tatore dava ordine di continuare i lavori, erme niente fosse.. La struttura a/chitettonica del i tempio ci è ignota, nonostante un tentativo di fantastica ricostru- pone fatta nel Cinquecento dal| Ligorio. Prima che il tempio sor- ,gesso la stossa dea Bellona aveva -un bosco sacro sul colle Capitoli- |nO ed esisteva anche un collegio di sacerdoti, che non immolavano in onor suo nessuna vittima, ma si ferivano essi stessi le mani e 'te spalle, mentre, in preda ad un furore profetico, correvano presa gendo stragi di popoli e distruzio ni di città. ' La scoperta non poteva non ri'chiamare l'attenzione degli sto diesi e dell'ufficio delle Antichità e Belle Arti del Governatorato, j Si apprende ora che i lavori per 1'" scoprimento del tempio saran .no continuati, col sacrificio di al- cimi fabbricati. Avremo così, a ; poca distanza dai templi dell'eoo- ca repubblicana nella zona delllAr-,, gentina^ un a tro tempio repubbli- U,cano. E se si ponga mente che,, Bellona ebbe culto e santuari! sot- ' ,°„1j„n"me„,',.:! '.'.',',!"*; °„v ?™. m„„ !;'itare. Si può vedere in essa, se :non una divinità il simbolo di una di casa nostra di tutti,1 tempi: di ieri come di oggi. l I. b. '

Persone citate: Ligorio, Pesto

Luoghi citati: Bellona, Roma