IL REGISTA TEATRALE

IL REGISTA TEATRALE Lettere di Mosca = IL REGISTA TEATRALE i , ' Caro amico, ti sembra che siano domande, queste, da farsi a un padre .1 famiglia che tira avanti per 1 fatti suoi.' «E' necessario il regista teatrale.' ». Se devo dirti la verità, non tanto creda sia necessario quanto di moda. Oggi vanno i registi. Le compui/nie se li contendono a colpi di coltello. Sui cartelli stradati il nome del regista è scritto a caratteri enormi, talvolta più grossi di quelli del nome dell'autore. Il nome dell'autore, anzi, tende a scomparire, e fra poco non se ne parlerà più. Quali sono i poteri dei registi.* A sentir loro, i registi possono far tutto: tagliare, ridurre, modificare il lavoro; guidare gli utlori, stabilirne i gesti, il tono di voce, il numero dei passi; dare /'atmosfera; disegnare le scene, dirigere il giuoco delle luci; attribuire importanza a una parte piuttosto che a un'altra, e tutto questo senza la minima preoccupazione delle intenzioni dell'autore: insomma il regista può fare tutto: può perfino celebrare matrimoni in caso di naufragio. Vuole il regista tingere di verde la faccia' di Amleto* Può. Vuole che Aligi reciti tenendo miracolosamente in equilibrio gatti sulla testa'' Può. Credo che i registi abbiano anche il diritto di battere moneta e di arruolare eserciti. « Ma il lavoro itene travisato! dicono i cosiddetti benpensanti. « Diventa irriconoscibile! Le intenzioni dell'autore sono tradite, e ciò è scorretto! ». «Malvoni! Retrogradi!» risponde il regista, che per lo più è giovanissimo (t-inlo giovane, spesso, che non si sa come faccia a intendersi già di teatro) "Che importa* Il lavoro non ha importanza, l'autore passa in seconda linea! Ciò che importa è la. regìa: per questo il pubblico accorre nei teatri. Basta col solito, ridicolo, sorpassato Amleto! Io ve ne dò un altro, nuovo, passalo attraverso il crivello della mia coscienza e della mìa sofferenza d'artista. Io, Amleto, lo vedo così, con la faccia completamente tinta di verde. Aligi lo vedo coi gatti in testa: ciò gli dà il patos! ». Che vuoi rispondere? Quando uno, in un discorsetto di poche paróle, ti ci mette dentro il crivello, la sofferenza d'artista e il - patos, non c'è barba d'uomo che possa azzardarsi a rispondergli, Se poi al patos aggiunge anche l'atmosfera, basta. Non c'è più niente da fare: chi potrà più opporsi alla marcia trionfale de! qiovane regista sulla via della Gloria la quale lo attende sorridendo e mandandogli baci, con scritto sul petto, a caratteri grossi, traguardo? Il teatro, oggi, è nelle mani dei registi. E' un bene? Un male.' Non è né bene né male: è una ventata che passa. E il pubblico che djce? Il pubblico lascia fare. Il pubblico è un gran saggio. Ne ìia viste tante in vita sua che non lo impressioneranno davvero tre qatti sulla testa di Aligi. Il pubblico, mentalmente, toglie i tre gatti, e fa di tutto per non accorgersi della regìa- E perdona al regista lo sforzo mentale cui l'ha costretto: è tanto qiovane. e ha il diritto di divertirsi e sbizzarrirsi. Cordialmente, tuo Mosca IL REGISTA TEATRALE Lettere di Mosca = IL REGISTA TEATRALE i , ' Caro amico, ti sembra che siano domande, queste, da farsi a un padre .1 famiglia che tira avanti per 1 fatti suoi.' «E' necessario il regista teatrale.' ». Se devo dirti la verità, non tanto creda sia necessario quanto di moda. Oggi vanno i registi. Le compui/nie se li contendono a colpi di coltello. Sui cartelli stradati il nome del regista è scritto a caratteri enormi, talvolta più grossi di quelli del nome dell'autore. Il nome dell'autore, anzi, tende a scomparire, e fra poco non se ne parlerà più. Quali sono i poteri dei registi.* A sentir loro, i registi possono far tutto: tagliare, ridurre, modificare il lavoro; guidare gli utlori, stabilirne i gesti, il tono di voce, il numero dei passi; dare /'atmosfera; disegnare le scene, dirigere il giuoco delle luci; attribuire importanza a una parte piuttosto che a un'altra, e tutto questo senza la minima preoccupazione delle intenzioni dell'autore: insomma il regista può fare tutto: può perfino celebrare matrimoni in caso di naufragio. Vuole il regista tingere di verde la faccia' di Amleto* Può. Vuole che Aligi reciti tenendo miracolosamente in equilibrio gatti sulla testa'' Può. Credo che i registi abbiano anche il diritto di battere moneta e di arruolare eserciti. « Ma il lavoro itene travisato! dicono i cosiddetti benpensanti. « Diventa irriconoscibile! Le intenzioni dell'autore sono tradite, e ciò è scorretto! ». «Malvoni! Retrogradi!» risponde il regista, che per lo più è giovanissimo (t-inlo giovane, spesso, che non si sa come faccia a intendersi già di teatro) "Che importa* Il lavoro non ha importanza, l'autore passa in seconda linea! Ciò che importa è la. regìa: per questo il pubblico accorre nei teatri. Basta col solito, ridicolo, sorpassato Amleto! Io ve ne dò un altro, nuovo, passalo attraverso il crivello della mia coscienza e della mìa sofferenza d'artista. Io, Amleto, lo vedo così, con la faccia completamente tinta di verde. Aligi lo vedo coi gatti in testa: ciò gli dà il patos! ». Che vuoi rispondere? Quando uno, in un discorsetto di poche paróle, ti ci mette dentro il crivello, la sofferenza d'artista e il - patos, non c'è barba d'uomo che possa azzardarsi a rispondergli, Se poi al patos aggiunge anche l'atmosfera, basta. Non c'è più niente da fare: chi potrà più opporsi alla marcia trionfale de! qiovane regista sulla via della Gloria la quale lo attende sorridendo e mandandogli baci, con scritto sul petto, a caratteri grossi, traguardo? Il teatro, oggi, è nelle mani dei registi. E' un bene? Un male.' Non è né bene né male: è una ventata che passa. E il pubblico che djce? Il pubblico lascia fare. Il pubblico è un gran saggio. Ne ìia viste tante in vita sua che non lo impressioneranno davvero tre qatti sulla testa di Aligi. Il pubblico, mentalmente, toglie i tre gatti, e fa di tutto per non accorgersi della regìa- E perdona al regista lo sforzo mentale cui l'ha costretto: è tanto qiovane. e ha il diritto di divertirsi e sbizzarrirsi. Cordialmente, tuo Mosca

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