I duelli mortali della "Senza paura,,

I duelli mortali della "Senza paura,, Trenta giorni di missione di una nostra torpediniera I duelli mortali della "Senza paura,, Un idrosilurante abbattuto e uno colpito dalle mitragliere della nostra unità e un sottomarino squarciato dalla sua prora : ma non è tutto. La nostra silurante ha fatto molto di più, ha fatto qualcosa di molto più sublime, che non può compendiarsi in un elenco di vittorie * * (Dal nostro inviato speciale) Gruppo Sommergibili Y, febbraio. Rapida ci sorpassò nella sera cadente. Subito la riconobbi la mia bella torpediniera d'una emozionante lontana uscita di guerra; così elegante la sagoma, così armoniosa in tutti i particolari, possente il tamburo della torre di comando, e l'equipaggio al posto di combattimento sui ponti, c la bandiera spiegala. Fu ieri sera soltanto; rientravamo sul nostro glorioso sommergibile verso la base. Un cielo di piombo gravava sul mare, spremeva pioggia, dalle nuvole come fossero state spugne continuamente inzuppate. Sulla plancia, in edGfualarigadluriinturanilsrcstorretta, gli abiti addosso ci pa-Y~revano — pur sotto t giacconi di\ pelle — impacchi di gelo. Le ve dette scrutavano l'onda, spingevano i loro sguardi sino ull'orizzonte grigio, incerto, e la costa appariva lontana — una striscia di perla — lontanissima come un appiedo favoloso. E il mare era torbido, livido, olivastro. E quando imboccammo quello che i sommergibilisti chiamano il « corridoio della morte », la nostra strada segreta attraverso i campi di mine, ci sembrò che il viaggio dovesse durare ancora un secolo lungo la rotta dragata. Un'ammaccatura gloriosa Poi, in porto, vedemmo che la torpediniera era già al suo posto d'ormeggio: passammo lentamente davanti alla sua prua, ecco i fischi dei nostromi, il saluto della gente da coperta a coperta, ecco... fu l'Aspirante che se ne accorse per primo: — Quella torpediniera — disse — ha la prua laggiù in basso, la prua ammaccata. Certo, i. • fatto « qualcosa ». Quella torpediniera, questa torpediniera sulla quale adesso mi sono imbarcato per un giorno, ha fatto altro che « qualcosa »! Questa torpediniera dal nome classico, una dolce cantante sillaba, in trenta giorni ha affondato ■un idrosilurante, ne ha colpito un altro, ha affondato un sommergibile, ha rifornito tre volte la piazzaforte di Tobruk, altrettanto Dona, e nella baia di Tobruk è entrata quando quel presidio era alla sua estrema resistenza: c'è ritornata con un capolavoro di abilità e di audacia che già i capisaldi erano in mano agli inglesi. E proprio l'ultimo giorno, quando già ardevano le miccie nelle sanlebarbare del San Giorgio, questa torpediniera ha violato il blocco britannico di Tobruk per recare agli strenui difensori la posta, i pacchi, le care lettere della Patria lontana, i doni gentili dei Fasci, le cose ancora fragranti di casalinghe memorie. E per il viaggio di ritorno ha imbarcato un numero inverosimile di tecnici, di specialisti, di ufficiali, ormai inutili alla difesa e recuperati cosi per altre battaglie. Il Comando supremo delle Forze armate l'ha citata due volte all'onore della Nazione, nei bollettini 198 e 217. Ma specialissime ragioni del segreto di guerra, han710 lasciato sinora il nome di questa unità e quello del suo comandante, nell'ombra d'un anonimo che un giorno, però, finalmente, dovrà essere svelato. <.< Senza paura ». / marinai di bordo, da un pezzo hanno creato per se stessi un ordine cavaliere sco senza storia araldica e senza potenti; essi fra loro si chiamano così: «I senza paura». Retorica? Non è retorica: quando in un mese centocinquanta creature umane sono state agganciate dalla falce fredda della morte cento volte, e cento volte sono riusciti a piegarla con un eroismo pacato e sereno, quel che essi dicono delle loro avventure non può essere retorica. «Senza paura-», e noi chiameremo la torpediniera così, nel corso di questo racconto folto di avventure, di colpi di scena, di misteri, di poesia, vibrante d'amore e di morte, come un romanzo, noi chiameremo questa gloriosa nave sottile così: la « Torpediniera sen za paura ». Un duello mortale, ed una vittoria. Così debutto la « Torpediniera senza paura ». appena giunse nelle acque libiche. Per la sua altissima velocità, per il suo buon armamento, per la- collaudata capacità del suo equìpaggio, la nave era stata scelta a compiere missioni garibaldine fra porto e porto della Cirenaica: staffetta, rifornimenti veloci, scorte, protezione delle lente rotte costiere dei motovelieri, batteria mobile antiaerea navigante al largo delle coste. Un mattino dell'ultima decade di dicembre, la torpediniera « senza patirai, navigava verso un porto libico, per una missione di grande importanza, segreta e vittoriosa. Come un giocattolo psscvbmtsqgtpmaiddnbEmirSlsbvprnmcMlt.taddcpmadscState a sentire: quando sarà l'ora, il bilancia della guerra dovrà essere fatto non soltanto a chilometri quadrati di territorio conquistati o perduti. Non queste soltanto potranno essere le voci nei capitoli alti"1 » passivi della Vittoria. L'usura dei mezzi bellici avrà avuto una importanza capitale. Ebbene, nel corso di questa gigantesca battaglia in Africal'Inghilterra sta impiegando naviaerei, automezzi con una prodigalità che non si è mai verificata nemmeno come episodio su nessun fronte europeo ed in nessuna altra cnora di qwesta guerra. Polonia, Finlandia. Olanda. Belgio, Nmxegia, la stessa Fi ancia ed ora lampantemente persino la Grecia per la soffocata voce del fu Mctaxas, hanno rimproverato alla Gran Bretagna l'avarizia con la quale ha dato i suoi aiuti, la riluttanza « strategica » ad impegnarsi a fondo ed in bellezza. L'impiego in massa dei carri armati, delle divisioni corazzate, degli acreosiluranti e degli idrosiluranti, delle navi da battaglia, il ricorso alle truppe australiane ed indiane per l'Inghilterra, sono tutti debutti della guerra mediterranea. Essa sta impiegando sui nostri fronti africani il meglio ed il più della sua potenza bellica e sta spendendo il sodo della sua ricchezza. Le sue navi da. battaglia sono costrette a lunghe crociere, a spostamenti continui, il suo naviglio Y~ l0~^ccUnl^1 \ .. ■ o i e a o i a e o n o è a è . o , i i e o e, paggi, i suoi sommergibili subì scono decimazioni spaventose, i suoi mezzi corazzati sono profusi contro le nostre truppe, le sue nuvole di aerei hanno vuoti incolmabili. Un giorno tutti questi elementi verranno alla resa dei conti, le nostre torpediniere, i nostri sommergibili avranno giocato in questa terribile aritmetica della guerra un ruolo di sublime importanza. Dunque la torpediniera «senza paura» compiva quel giorno una missione grave e segreta. Fu attaccata da una formazione di idrosiluranti. Alla prima raffica delle mitragliere, due sganciarono a vuoto, e si allontanarono prò babilmente colpiti nei seibatoi. Un altro insistette nell'attacco. E il duello fra la. silurante del mare e la silurante del cielo, così, incominciò. L'aereosilurante fece come una ruota da falco, a grande distanza. Strinse i giri. Cercava di cogliere la torpediniera al traverso della sua- picchiata, per avere così un bersaglio facile al siluro. La trovava invece sempre di prora pronta, pronta ad irretirlo nelle raffiche delle sue mitragliere. La nave velocissima giostrava sul mare paurosamente, come un giocattolo dalla molla impazzita. oMezz'ora durò quel duello morta- le, e ad un tratto, l'ac,eosiluran-^te si precipitò come un bolide con-\.... .„! rs j„i ]tro uno dei piroscafi del convo alio, il più lontano, a 1600 metri,dalla torpediniera \tA bordo della nostra direttore del tiro, con prodigio di calcoli aveva sempre tenuto l'ap-\ parecchio nemico nella rosa rfeHej mitragliere binate. Quando lo vide a tiro utile, comandò: , — Fuoco! 1 Poche raffiche, e la mitragliera di sinistra colse il bersaglio. Una z'nave nìserie di proiettili esplodenti colpi :un'ala al suo attacco con la car-\Unga, parve segarla. A picco con un fischio lacerante, l'apparecchio cadde nel mare. Poco lontano; non sprofondò. Un pezzo di carlinga, tutta la coda, galleggiavano, erano fuori e nell'urlo, qualcosa s'era dispersa nell'acqua circostante. Fine della civetta azzurra Il comandante ordinò che si mettesse in mare una lancia e che il secondo ufficiale di bordo con quattro marinai andassero immediatamente a tentare il recupero dei naufraghi, e ad individuare l'aereo abbattuto. Era oltre mezzogiorno. Un so- \ le pieno illuminava il quadro. La'nosi ra lancia si stuccò dalla tor- pediniera, coprì svelta la distanza.]Accostò all'apparecchio inglese. \Da bordo della nostra nave, vi-ldero che un marinaio, quello ali timone, dopo essersi sporto a guar-\dare dentro la carlinga che e»ier-|geva un poco s'era fatto il segno',della croce. Gli altri della lancia'.s'erano scoperti, fermi per qual-^che Istante, ed in piedi. \Così sulla «torpediniera senza'pauru » capirono che non c'era più Ialcun salvataggio da tentare esche i nemici erano morti. ^Erano tre inglesi, ufficiali, e si micidiale, s'era coperto il Udito con le tnani. Cosi s'era abbaltu-to sui volantini delle urini. Il comandante in seconda, feceta ricon-nteione. Si trattava di un idrosilurante Fairey Sword Fisch, uno dì quegli apparecchi che gli inglesi chiamano « pescispada ». Velocità 250 km. orari, antononiKicirca 700 miglia, portata cinquetonnellate e mezzo, apertura alarevi. 14 lunghezza m. 12,10, armatodi tre mitragliatrici, e di 780 cTiii-ìogrummi di bombe, oppure dì unsiluro. Arerà questa matricola:tt <j 5 vedevano ancora legati ai loro seggiolini dalle cinghie di sughero, semisommersi nella pura trasparenza del mare. Uno, il terzo, il mitragliere, negli estremi momenti, quando arrivò la raffica «race (inanima loro ». Non Ce\momo oltre la morte. Quel nostro]snmcmle,quel marmai, avevano ri- dscniaio la vita per tentare di soc-,correre i nemici abbattuti. \ " mandante in II ai marinai della] ,, ,,L T 7 , ^e'to' 1 .""Ve s> 'cce aaltato- '. \L^0rL,: ]ad altri relitti, una ruota del car- ,, „ \tografica, quando da bordo della trono il rientro della lancia. \ j , / „senza paura» erano conten- 1 ti della vittoria, ma composta- mente; ìn tutta un'ora anche quel jj deUe mucc}iine avevano saputo — E là che &èt — disse il co-''lancia. Là, a cento metri, galleggiava un relitto. Accostarono. Era la zattera pneumatica dell'apparecchio inglese: fu recuperata, ed a bordo c'erano dei fuochi segnalatori Wcry, coperte di tela incerata, poche gallette e scatole di prosciutto cotto, e due bottiglie, rotte, di birra. Dipinto sulla parte tubolare della gomma, il distintiva dell'apparecchio, una civetta azzurra con le ali spiegate. Le civette non portano fortuna 'rello, il fodero d'una macchina fo- ìtorpediniera col megafono ordina-[ :c/ie (UBSj si stava svoujendo quel \daeìlo mortaie. Non lo vedevano. e n o e - \Da un momento all'altro, se l'aereo inglese avesse avuto la meglio, ecco il siluro, lo scoppio orrendo, la valanga d'acqua, la morte... Non avevano avuto paura. Avevano sentito lo scroscio delle mitragliere, avevano ubbidito all'ordine di spingere le caldaie sino all'estremo limite dei manometri, e non avevano avuto paura. Poi, velocità ridotta, rotta regolare, tramestio in coperta. Nessun colpo più. Quindi qualcuno era sceso, aveva avvertito della vittoria i compagni. Ma i più felici erano naturalmente i marinai della mitragliera di sinistra che avevano fatto il IIl mistero di un razzo\ — — LZÌr_i ' colpo: il secondo della loro carriera perchè al principio della guerra, quella stessa mitragliera ha abbattuto un grosso bombar- diere inglese nel Tirreno, Poche ore durò, nel porto libico di approdo, la sosta della « lorpediniera senza .paura». C'era da portare un rifornimento urgente di eliche, di pezzi dì ricam^io, ad un aeroporto della casta, Un aeroporto avanzato, già lumbi- lo dalle puntate dei mezzi corazsa ti inglesi, e dal quale sino airultimo momento sei nostri aviatori, vere sentinelle morte del cielo, fe- cero partire gli apparecchi superstiti della loro squadriglia; partire, rientrare per i rifornimenti, ripartire, per bombardare le colonne massiccie degli australiani. Nell'ultimo volo, bombardarono essi stessi il loro piccolo aeroporto dì fortuna, fecero saltare in aria le baracche, la santabarbara, il \ciimulo dei rifornimenti mimetiz- \~»*i' e Pr'»'a "revano fin¬ ] Missione a buon termine. Plichi 'segreti, portò la torpediniera nel ' viaggio di ritorno. Poi spola di ri fornimenti a Tobruk. Rotte arditissime, crociere uz ]zardose. ] Una notte, il mistero di un raz \zo bianco al largo. S'alzò altlssi bottìta il campo di dinamite, ave vano fatto esplodere cariche di rompenti, per renderlo assolutaI mente inutilizzabile. mo senza scia, quasi a confonder-ibsi con le stelle. Ricadde lento, don-\g dotando un poco, e sprizzando ai-utre due luci viola appeso al para-\ccadute invisibile. Che era? Chi.f-i—dalla costa? Il comandante dirot-ntò quel tanto che bastasse ad at-\ctraversare il punto donde il razzo'• dpoteva essere, cosi poco distante]serà scoccato. La notte era pulita.] vOliasi chiara. Nulla sul mare. La.storpediniera giunta al punto doi;t|Sil razzo era stato lanciato, fece ad-\ dirittura un giro su se stessa. Coi fbinocoli da bordo ispezionarono le Uacque, scrutarono le pieghe on- tdosc del mare. Deserto. Quel nau-\ffrago quei naufraghi, che parla- vano un linguaggio luminoso ne-'famica, erano stati inghiottiti dal limare quando la salvezza era per -tsdllgmSrporgere loro la suu mano generosa. Un'ombra: il nemico Forse aviatori, forse mulinai di qualche nave affondata dalle nò- a a - o a , - , - i. o a il z- n¬ hi el iz z si tre batterie costiere o da mine o da siluri dei nostri sommergibili... c"isn! . . . E via, via per altre missioni. 'la «torpediniera senza paura» Un'altra notte, ad un tratto il guardiamarina Accetta stese libraccio, e con la mano indicò: i — Là! Era sul ponte col comandante' e con la voce un po' soffocata ripetè: Là, a $0 gradi di prora, una ombra! Un'ombra. Il comandante calcolò che fosse a meno di duemila metri. Sommergibile. Guardò meglio: certo un sommergibile. Le macchine a tutta forza. Rotta di collisione. Prora addosso, prora addosso. Due minuti di tempo, forse non faceva a tempo ad immergersi, a scampare, forse nemmeno lanciava. Mezza distanza fu superata II sottonocchiere finolio di guardia al timone aveva gli occhi sbarrati, sbarrati su quell'ombra, ed ubbidiva agli ordini del comandante con una sincronia maravigliosa. Ecco: cinquecento metri, Z'ombia c'era ancora. Qualcosa guizzò nell'acqua, trecento metri, niente, il siluro era passato al largo, duecento metri, cento, « Attenzione», ti comandante aveva urlato, col megafono. L'ombra era davanti alla prora della torpediniera, senza scampo, venti metri, dieci, l'ombra scomparve nell'acqua... Ah.".!! Un urlo formidabile. Per un momento la torpediniera fu come bloccata nel mare da un freno gigantesco. Poi strisciò sopra qualcosa, e gli uomini sentirono lo schianto, lo sentirono, rumori straordinari, e la corsa riprese, veloce, veloce... mille metri oltre, duemila... La torpediniera ritornò sul luogo. Bombe. Ma Dio Santo quanta nafta! E un gorgoglìo sinistro sull'acqua, il soffio continuo del Varia. — Di Cosmo, basta — ordinò il comandante, ed il capo siluri sta arrestò la semina delle bombe di profondità. Non ce n'era più bisogno. Il sommergibile inglese era stato speronato all'altezza della torretta: non spaccato in due perchè l'uria, la nafta salivano lentamente, ma ferito a morte. La] morte era entrata lenta in quello scafo clic adesso eia già una immensa bara di acciaia sprofondata nel mare. « Senza paura ». La torpediniera aveva colto una altra vittoria. O a me o a te. Non èra tempo restare lì, su quei nemici affondati senza scampo nel mare. De i aPronta a ogni sacrificio Quando arrivò in. porte, i palombari fecero una ricognizione alla carena della « Torpediniera senza paura». Le ammaccature sullo sperone si vedevano: tuttora a bordo ne sono fieri come di un segno di nobiltà. E sulla criiena il segno netto dilla strisciatura, dell'attrito: traode di bronzo, qualche tacca... Missioni, missioni. Una notte, le foizc corazzate inglesi avevano già compiuto l'addensamento intorno a Tobink. Avevano fretta di finirla con quel presidio che resisteva, che li logorava. Nostre unità, sfidando la squadra inglese, andarono a bombardare le autocolonne che pei contrailo la si liscia litoranea. La pgefvroi-jiediniera senza paura» eb- be la missione di fare al largo la g,,ardia a quell'impresa. Lo nostre- unità a tutti lumi spenti si avvi- cinarono sino all'orlo dei bassi fondali. Il traffico degli inglesi;—"''"i» «•»* l/VWlfl/U UU W'.LdlU nndo. Le batterie di Tobruk in-[cendiavano il cielo. Granate espio-' devano in aria, pareva che arro-\sulla eosta si vedeva ad occhiò ventassero l'atmosfera. Pacate,\solenni, ogni tanto, le salve deli San Giorgio. Rnrn pame nel fll0C0 (Jelle „,.„ figlie,ic. Ed allora si udiva netto] U crepitio delle fucilate, delle mi-\ traqliatrici. Fucilate isolate. Raf-\ficjle lontane, raffiche più vicine.Uali ini/lesi avevano fretta. Lc\faro autocolonne percorrevano la' litoranea lentamente, per le osti u-\ -ioni, per le interruzioni, a riflet-, tori accesi, che sciabolavano ì'o-[scurità. Ad un. tratto, il finimon-ìdo. Le prime bordate delle nostre llavi colsero in pieno una teoria di grossi carri armati che stava ri-ìmontando un ingorgo del trafflco.ìSi vedevano piccoli uomini fuggi-jre dal viluppo di fiamme di espio- aioni ili ferraglie scagliate in aria, nAltri soccombere per chi sa quali ricolpì. Altri scrosciare a terrai fui- «Iminati, n torcersi. Urta Ma In nrAstla limi sì sentivano che a rari sctialli. nelle pause, del fuoco. Ina mtromba inglese squillòun richiamo] lacerante, lugubre, disperato. Fico- cco! Altre bordale, precise, proiettili naffondali nel mucchio dei grossi «vermi di acciaio. 1 per cannonata 'Xà™ m™} malesi furono cannonatale<iII'inseguì meniopdegli automezzi isolati che fuggi- avà'no, che si disperdi.nino. E «cito Igfuga, si vedeva che alcuni si .^-ncon altri. Inveslimcntlìmaltri squilli... jcori degli automezziltspenti. Restarono gaccesi, come sinistri orchi sbarra-',qti sul volto della morte, quelli di pttalune macelline rovesciate, ci suoi equipaggi colpiti, o abitando-[finate in mezza alla, strada. iLa « Torpediniera senza paura » p'■ incrociava al largo. Avrebbe sbur- g■rato il passo a qualunque nave è- fosse per accorrere in soccorso sdei bombardali. Disperatamente b]avrebbe speronato anche uno: co- srazzata, si sarebbe fatta saltare g\in aria sottobordn ad un incrocia-^mi tare come una mina colossale ,nSenza paura! lQualche giorno dopo, la torpe- tdiniera ripassò all'altezza di quel tUnto della costa che era stato t| bombardato. Per due chilometri, siera un macello di macchine, il sole ! arroventava quelle scatole di fer- d\ro sventrate, i cingoli dei carri ar-Jmelcaesre/a pmetti inglesi pareva che avessero pfrustato l'aria. I soldati, twn era-- no stati ancora sepolti. «Intanto rìbada a vincere » Poi a Bomba, a Derno, a Tobruk ancora. Lavoro massacrante.! Poche ore nei porti, moltissime ore in mare. L'entusiasmo dell'equipaggio anziché smontarsi per lei privazioni, per le fatiche, per i pericoli, per quel continuo sfidar morte, oh l'entusiasmo deWeqni-]™paggio, degli ufficiali si moltipli-\8cava. Era in tutti quel fervore sn-\cMime col quale si danno pagine\P alla storia ed ali alla poesia e- Non è vero che gli inglesi ab- - Mano schiacciato il nostro traffico\i costiero sin dai primi giorni della i;loro grande offensiva. I motope- U '>t.H<:'CliHj lll'tlli ICIt^/t IfKftrff- HCI -[quali con equipaggi di nativi, si sO-\-' no prodiqaiia'recar soccorsi, ami- -\nare zòne, a dragarne altre, a\ò schcr'ecci ~moÌM velieri taluni 'dei ,\sgombrare popolazioni e feriti.'La]li « Torpediniera senza paura» ha scorta/o dieci di questi viarjrii,'.„ ,m„ piccota riffoWa: perché con- o]correva a alimentare il prolnnga-\-\mento della resistenza, null'undu-l -\ta; e nel ritorno salvava alla Po-{.Uria vite umane, materiali presto-\c\si, archivi, istrumenli scientifici,] a'armi ser/reie. \ -\ C'era Un'infinita poesìa in questi] -, viaggi della torpediniera. Naviga-[vano i velieri con tutte le loro lele -ìspiegate. Il vento tiepido e genee roso ne. permetteva un buon gai verno. In caperla gli nomini delle -ìvele talvolta cantavano, e folate di .ìquel canto vìncevano il rumore -jdelle turbine, il battere dell'elica, - arrivavano sui ponti della torpedi- |l nierw, entravano nel cuore dei ma ritmi. Allora, rinati imo di questi «I sottrarla all'incanto dell'arco stnllato, scendeva sottocoperta, scriveva la più bella lettera d'a mure d'Ha sua vita: -Cara Bianca, tu non fitti quo! che vani dire navigare piano pia no t!i<-iro ai velieri ili notte quando «ii uomini cantano sotto le vele, e L/,ule' è iti guerra. Noi siamo senza tpaura ma non vuol dire che nonI z abbiamo i sentimenti come tutti i iIgli altri. Anch'? preghiamo, per la tonostra Vittoria. Io ho sempre con "ìme il tuo santino di Sant'Antonio ^ jcon scritta. 1 orazione per vincere:. rlt Ecco la croce del Signore, fug- [n gite schiere nemiche!». Anche s',questa, volta noi dilla nostra tor- n pediniera vinceremo Ira i. sono|stanto sicuro che sci ivo a te cara etli|b[fidanzata questa lettera sicuro «Mf impostarla domani a mattina, al|t porto e passerà la censura del si-jn gnor comandante in seconda e poiji è segreto e non ti posso dire dovei m siamo attualmente qui. Ma io stoh bene. Stiamo bene tutti. Se hai v sentito il bollettino numero 217 a d giorno 10 corrente quella torpedi- ri^mera che ci fanno l'elogio siamos,noi, ma tu forse non potevi capir- o lo Arrivederci, cara Bianca, riav- torneremo ma non c'è fretta, in-in tanto si bada a vincere e poi ri- no torneremo... U tuo..., (N.B, Te-, stuoie). |U Ancora missioni. L'ultima nave\q- da guerra nostra che toccò Tobruk, a-Jn questa «Torpediniera sensnjlfmmine con una abnegazione e- ^eroismo degni di canto. |eE già c'erano attorno a Tobruk Ule tanaglie corazzate delle auto- gcolonne inglesi. Ai margini deglV.accampamenti, si allineavano ì ci- miteri di guerra: coperte di «abbia e di sassi ai corpi iegli australi»- ni, degli indiani, caduti negli OS- fsalti e nell'assedio. La nostra tor- fia pediniera arrivò all'alba dell'ulli-\'o paura ». -- Il suo .! e ei compito fu pollato a ter-ì un i -]™0 ^orno drresistenza Tutto era -\8tato distrutto nella città, tutto, -\che Potesse servire agli inglesi. e\Perslno le gomme degli automezzi erano stale squarciate con le baio- - ne"e- G!i incendi ardevano innuo\merew>n- T",te' tutte- ìe mK* tT0'" a lavano 11 - San Giorgio stava pei saltare in aria. A poppa ancora I * -\mato- - L" squadra inglese al largo, spa-\ a\rava bordate su bordate. Temeva; di avvicinarsi, già provata dagli] i splendeva il bel tricolore stem-''a]** avvicinarsi, già provata daglifea "■'/»'""' <ìe> sommergibili, dal tiro] ,'.dol,e "ostie batterie. | - Lu nostra nave sottile filò saltoI-\l'inferno del c"'l>1' -l La - Torpediniera senza paura »|-{navigò tutta la notte, tutto il mat-\tino appresso, condusse a termine ,] vittoriosamente anche questa sua \ missione. i] La stessa sera ripreseli mare e e i e , - |7a videro da terra allontanarsi l vèrso la sua buse metropolitana, verso altre imprese, verso altre ! Vittorie; spari all'orizzonte come una nave fantastica, e pareva c/ie ila spingesse con l'alitate dei suoi Véli la Musa solenne donde trae il "°'"c- Attilio Crenas H »♦♦♦»♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ s'■ ■- d]\i U| i! \ Lo stato maggiore della « Torpediniera senza paura » Il comandante in plancia di comando I duelli mortali della "Senza paura,, Trenta giorni di missione di una nostra torpediniera I duelli mortali della "Senza paura,, Un idrosilurante abbattuto e uno colpito dalle mitragliere della nostra unità e un sottomarino squarciato dalla sua prora : ma non è tutto. La nostra silurante ha fatto molto di più, ha fatto qualcosa di molto più sublime, che non può compendiarsi in un elenco di vittorie * * (Dal nostro inviato speciale) Gruppo Sommergibili Y, febbraio. Rapida ci sorpassò nella sera cadente. Subito la riconobbi la mia bella torpediniera d'una emozionante lontana uscita di guerra; così elegante la sagoma, così armoniosa in tutti i particolari, possente il tamburo della torre di comando, e l'equipaggio al posto di combattimento sui ponti, c la bandiera spiegala. Fu ieri sera soltanto; rientravamo sul nostro glorioso sommergibile verso la base. Un cielo di piombo gravava sul mare, spremeva pioggia, dalle nuvole come fossero state spugne continuamente inzuppate. Sulla plancia, in edGfualarigadluriinturanilsrcstorretta, gli abiti addosso ci pa-Y~revano — pur sotto t giacconi di\ pelle — impacchi di gelo. Le ve dette scrutavano l'onda, spingevano i loro sguardi sino ull'orizzonte grigio, incerto, e la costa appariva lontana — una striscia di perla — lontanissima come un appiedo favoloso. E il mare era torbido, livido, olivastro. E quando imboccammo quello che i sommergibilisti chiamano il « corridoio della morte », la nostra strada segreta attraverso i campi di mine, ci sembrò che il viaggio dovesse durare ancora un secolo lungo la rotta dragata. Un'ammaccatura gloriosa Poi, in porto, vedemmo che la torpediniera era già al suo posto d'ormeggio: passammo lentamente davanti alla sua prua, ecco i fischi dei nostromi, il saluto della gente da coperta a coperta, ecco... fu l'Aspirante che se ne accorse per primo: — Quella torpediniera — disse — ha la prua laggiù in basso, la prua ammaccata. Certo, i. • fatto « qualcosa ». Quella torpediniera, questa torpediniera sulla quale adesso mi sono imbarcato per un giorno, ha fatto altro che « qualcosa »! Questa torpediniera dal nome classico, una dolce cantante sillaba, in trenta giorni ha affondato ■un idrosilurante, ne ha colpito un altro, ha affondato un sommergibile, ha rifornito tre volte la piazzaforte di Tobruk, altrettanto Dona, e nella baia di Tobruk è entrata quando quel presidio era alla sua estrema resistenza: c'è ritornata con un capolavoro di abilità e di audacia che già i capisaldi erano in mano agli inglesi. E proprio l'ultimo giorno, quando già ardevano le miccie nelle sanlebarbare del San Giorgio, questa torpediniera ha violato il blocco britannico di Tobruk per recare agli strenui difensori la posta, i pacchi, le care lettere della Patria lontana, i doni gentili dei Fasci, le cose ancora fragranti di casalinghe memorie. E per il viaggio di ritorno ha imbarcato un numero inverosimile di tecnici, di specialisti, di ufficiali, ormai inutili alla difesa e recuperati cosi per altre battaglie. Il Comando supremo delle Forze armate l'ha citata due volte all'onore della Nazione, nei bollettini 198 e 217. Ma specialissime ragioni del segreto di guerra, han710 lasciato sinora il nome di questa unità e quello del suo comandante, nell'ombra d'un anonimo che un giorno, però, finalmente, dovrà essere svelato. <.< Senza paura ». / marinai di bordo, da un pezzo hanno creato per se stessi un ordine cavaliere sco senza storia araldica e senza potenti; essi fra loro si chiamano così: «I senza paura». Retorica? Non è retorica: quando in un mese centocinquanta creature umane sono state agganciate dalla falce fredda della morte cento volte, e cento volte sono riusciti a piegarla con un eroismo pacato e sereno, quel che essi dicono delle loro avventure non può essere retorica. «Senza paura-», e noi chiameremo la torpediniera così, nel corso di questo racconto folto di avventure, di colpi di scena, di misteri, di poesia, vibrante d'amore e di morte, come un romanzo, noi chiameremo questa gloriosa nave sottile così: la « Torpediniera sen za paura ». Un duello mortale, ed una vittoria. Così debutto la « Torpediniera senza paura ». appena giunse nelle acque libiche. Per la sua altissima velocità, per il suo buon armamento, per la- collaudata capacità del suo equìpaggio, la nave era stata scelta a compiere missioni garibaldine fra porto e porto della Cirenaica: staffetta, rifornimenti veloci, scorte, protezione delle lente rotte costiere dei motovelieri, batteria mobile antiaerea navigante al largo delle coste. Un mattino dell'ultima decade di dicembre, la torpediniera « senza patirai, navigava verso un porto libico, per una missione di grande importanza, segreta e vittoriosa. Come un giocattolo psscvbmtsqgtpmaiddnbEmirSlsbvprnmcMlt.taddcpmadscState a sentire: quando sarà l'ora, il bilancia della guerra dovrà essere fatto non soltanto a chilometri quadrati di territorio conquistati o perduti. Non queste soltanto potranno essere le voci nei capitoli alti"1 » passivi della Vittoria. L'usura dei mezzi bellici avrà avuto una importanza capitale. Ebbene, nel corso di questa gigantesca battaglia in Africal'Inghilterra sta impiegando naviaerei, automezzi con una prodigalità che non si è mai verificata nemmeno come episodio su nessun fronte europeo ed in nessuna altra cnora di qwesta guerra. Polonia, Finlandia. Olanda. Belgio, Nmxegia, la stessa Fi ancia ed ora lampantemente persino la Grecia per la soffocata voce del fu Mctaxas, hanno rimproverato alla Gran Bretagna l'avarizia con la quale ha dato i suoi aiuti, la riluttanza « strategica » ad impegnarsi a fondo ed in bellezza. L'impiego in massa dei carri armati, delle divisioni corazzate, degli acreosiluranti e degli idrosiluranti, delle navi da battaglia, il ricorso alle truppe australiane ed indiane per l'Inghilterra, sono tutti debutti della guerra mediterranea. Essa sta impiegando sui nostri fronti africani il meglio ed il più della sua potenza bellica e sta spendendo il sodo della sua ricchezza. Le sue navi da. battaglia sono costrette a lunghe crociere, a spostamenti continui, il suo naviglio Y~ l0~^ccUnl^1 \ .. ■ o i e a o i a e o n o è a è . o , i i e o e, paggi, i suoi sommergibili subì scono decimazioni spaventose, i suoi mezzi corazzati sono profusi contro le nostre truppe, le sue nuvole di aerei hanno vuoti incolmabili. Un giorno tutti questi elementi verranno alla resa dei conti, le nostre torpediniere, i nostri sommergibili avranno giocato in questa terribile aritmetica della guerra un ruolo di sublime importanza. Dunque la torpediniera «senza paura» compiva quel giorno una missione grave e segreta. Fu attaccata da una formazione di idrosiluranti. Alla prima raffica delle mitragliere, due sganciarono a vuoto, e si allontanarono prò babilmente colpiti nei seibatoi. Un altro insistette nell'attacco. E il duello fra la. silurante del mare e la silurante del cielo, così, incominciò. L'aereosilurante fece come una ruota da falco, a grande distanza. Strinse i giri. Cercava di cogliere la torpediniera al traverso della sua- picchiata, per avere così un bersaglio facile al siluro. La trovava invece sempre di prora pronta, pronta ad irretirlo nelle raffiche delle sue mitragliere. La nave velocissima giostrava sul mare paurosamente, come un giocattolo dalla molla impazzita. oMezz'ora durò quel duello morta- le, e ad un tratto, l'ac,eosiluran-^te si precipitò come un bolide con-\.... .„! rs j„i ]tro uno dei piroscafi del convo alio, il più lontano, a 1600 metri,dalla torpediniera \tA bordo della nostra direttore del tiro, con prodigio di calcoli aveva sempre tenuto l'ap-\ parecchio nemico nella rosa rfeHej mitragliere binate. Quando lo vide a tiro utile, comandò: , — Fuoco! 1 Poche raffiche, e la mitragliera di sinistra colse il bersaglio. Una z'nave nìserie di proiettili esplodenti colpi :un'ala al suo attacco con la car-\Unga, parve segarla. A picco con un fischio lacerante, l'apparecchio cadde nel mare. Poco lontano; non sprofondò. Un pezzo di carlinga, tutta la coda, galleggiavano, erano fuori e nell'urlo, qualcosa s'era dispersa nell'acqua circostante. Fine della civetta azzurra Il comandante ordinò che si mettesse in mare una lancia e che il secondo ufficiale di bordo con quattro marinai andassero immediatamente a tentare il recupero dei naufraghi, e ad individuare l'aereo abbattuto. Era oltre mezzogiorno. Un so- \ le pieno illuminava il quadro. La'nosi ra lancia si stuccò dalla tor- pediniera, coprì svelta la distanza.]Accostò all'apparecchio inglese. \Da bordo della nostra nave, vi-ldero che un marinaio, quello ali timone, dopo essersi sporto a guar-\dare dentro la carlinga che e»ier-|geva un poco s'era fatto il segno',della croce. Gli altri della lancia'.s'erano scoperti, fermi per qual-^che Istante, ed in piedi. \Così sulla «torpediniera senza'pauru » capirono che non c'era più Ialcun salvataggio da tentare esche i nemici erano morti. ^Erano tre inglesi, ufficiali, e si micidiale, s'era coperto il Udito con le tnani. Cosi s'era abbaltu-to sui volantini delle urini. Il comandante in seconda, feceta ricon-nteione. Si trattava di un idrosilurante Fairey Sword Fisch, uno dì quegli apparecchi che gli inglesi chiamano « pescispada ». Velocità 250 km. orari, antononiKicirca 700 miglia, portata cinquetonnellate e mezzo, apertura alarevi. 14 lunghezza m. 12,10, armatodi tre mitragliatrici, e di 780 cTiii-ìogrummi di bombe, oppure dì unsiluro. Arerà questa matricola:tt <j 5 vedevano ancora legati ai loro seggiolini dalle cinghie di sughero, semisommersi nella pura trasparenza del mare. Uno, il terzo, il mitragliere, negli estremi momenti, quando arrivò la raffica «race (inanima loro ». Non Ce\momo oltre la morte. Quel nostro]snmcmle,quel marmai, avevano ri- dscniaio la vita per tentare di soc-,correre i nemici abbattuti. \ " mandante in II ai marinai della] ,, ,,L T 7 , ^e'to' 1 .""Ve s> 'cce aaltato- '. \L^0rL,: ]ad altri relitti, una ruota del car- ,, „ \tografica, quando da bordo della trono il rientro della lancia. \ j , / „senza paura» erano conten- 1 ti della vittoria, ma composta- mente; ìn tutta un'ora anche quel jj deUe mucc}iine avevano saputo — E là che &èt — disse il co-''lancia. Là, a cento metri, galleggiava un relitto. Accostarono. Era la zattera pneumatica dell'apparecchio inglese: fu recuperata, ed a bordo c'erano dei fuochi segnalatori Wcry, coperte di tela incerata, poche gallette e scatole di prosciutto cotto, e due bottiglie, rotte, di birra. Dipinto sulla parte tubolare della gomma, il distintiva dell'apparecchio, una civetta azzurra con le ali spiegate. Le civette non portano fortuna 'rello, il fodero d'una macchina fo- ìtorpediniera col megafono ordina-[ :c/ie (UBSj si stava svoujendo quel \daeìlo mortaie. Non lo vedevano. e n o e - \Da un momento all'altro, se l'aereo inglese avesse avuto la meglio, ecco il siluro, lo scoppio orrendo, la valanga d'acqua, la morte... Non avevano avuto paura. Avevano sentito lo scroscio delle mitragliere, avevano ubbidito all'ordine di spingere le caldaie sino all'estremo limite dei manometri, e non avevano avuto paura. Poi, velocità ridotta, rotta regolare, tramestio in coperta. Nessun colpo più. Quindi qualcuno era sceso, aveva avvertito della vittoria i compagni. Ma i più felici erano naturalmente i marinai della mitragliera di sinistra che avevano fatto il IIl mistero di un razzo\ — — LZÌr_i ' colpo: il secondo della loro carriera perchè al principio della guerra, quella stessa mitragliera ha abbattuto un grosso bombar- diere inglese nel Tirreno, Poche ore durò, nel porto libico di approdo, la sosta della « lorpediniera senza .paura». C'era da portare un rifornimento urgente di eliche, di pezzi dì ricam^io, ad un aeroporto della casta, Un aeroporto avanzato, già lumbi- lo dalle puntate dei mezzi corazsa ti inglesi, e dal quale sino airultimo momento sei nostri aviatori, vere sentinelle morte del cielo, fe- cero partire gli apparecchi superstiti della loro squadriglia; partire, rientrare per i rifornimenti, ripartire, per bombardare le colonne massiccie degli australiani. Nell'ultimo volo, bombardarono essi stessi il loro piccolo aeroporto dì fortuna, fecero saltare in aria le baracche, la santabarbara, il \ciimulo dei rifornimenti mimetiz- \~»*i' e Pr'»'a "revano fin¬ ] Missione a buon termine. Plichi 'segreti, portò la torpediniera nel ' viaggio di ritorno. Poi spola di ri fornimenti a Tobruk. Rotte arditissime, crociere uz ]zardose. ] Una notte, il mistero di un raz \zo bianco al largo. S'alzò altlssi bottìta il campo di dinamite, ave vano fatto esplodere cariche di rompenti, per renderlo assolutaI mente inutilizzabile. mo senza scia, quasi a confonder-ibsi con le stelle. Ricadde lento, don-\g dotando un poco, e sprizzando ai-utre due luci viola appeso al para-\ccadute invisibile. Che era? Chi.f-i—dalla costa? Il comandante dirot-ntò quel tanto che bastasse ad at-\ctraversare il punto donde il razzo'• dpoteva essere, cosi poco distante]serà scoccato. La notte era pulita.] vOliasi chiara. Nulla sul mare. La.storpediniera giunta al punto doi;t|Sil razzo era stato lanciato, fece ad-\ dirittura un giro su se stessa. Coi fbinocoli da bordo ispezionarono le Uacque, scrutarono le pieghe on- tdosc del mare. Deserto. Quel nau-\ffrago quei naufraghi, che parla- vano un linguaggio luminoso ne-'famica, erano stati inghiottiti dal limare quando la salvezza era per -tsdllgmSrporgere loro la suu mano generosa. Un'ombra: il nemico Forse aviatori, forse mulinai di qualche nave affondata dalle nò- a a - o a , - , - i. o a il z- n¬ hi el iz z si tre batterie costiere o da mine o da siluri dei nostri sommergibili... c"isn! . . . E via, via per altre missioni. 'la «torpediniera senza paura» Un'altra notte, ad un tratto il guardiamarina Accetta stese libraccio, e con la mano indicò: i — Là! Era sul ponte col comandante' e con la voce un po' soffocata ripetè: Là, a $0 gradi di prora, una ombra! Un'ombra. Il comandante calcolò che fosse a meno di duemila metri. Sommergibile. Guardò meglio: certo un sommergibile. Le macchine a tutta forza. Rotta di collisione. Prora addosso, prora addosso. Due minuti di tempo, forse non faceva a tempo ad immergersi, a scampare, forse nemmeno lanciava. Mezza distanza fu superata II sottonocchiere finolio di guardia al timone aveva gli occhi sbarrati, sbarrati su quell'ombra, ed ubbidiva agli ordini del comandante con una sincronia maravigliosa. Ecco: cinquecento metri, Z'ombia c'era ancora. Qualcosa guizzò nell'acqua, trecento metri, niente, il siluro era passato al largo, duecento metri, cento, « Attenzione», ti comandante aveva urlato, col megafono. L'ombra era davanti alla prora della torpediniera, senza scampo, venti metri, dieci, l'ombra scomparve nell'acqua... Ah.".!! Un urlo formidabile. Per un momento la torpediniera fu come bloccata nel mare da un freno gigantesco. Poi strisciò sopra qualcosa, e gli uomini sentirono lo schianto, lo sentirono, rumori straordinari, e la corsa riprese, veloce, veloce... mille metri oltre, duemila... La torpediniera ritornò sul luogo. Bombe. Ma Dio Santo quanta nafta! E un gorgoglìo sinistro sull'acqua, il soffio continuo del Varia. — Di Cosmo, basta — ordinò il comandante, ed il capo siluri sta arrestò la semina delle bombe di profondità. Non ce n'era più bisogno. Il sommergibile inglese era stato speronato all'altezza della torretta: non spaccato in due perchè l'uria, la nafta salivano lentamente, ma ferito a morte. La] morte era entrata lenta in quello scafo clic adesso eia già una immensa bara di acciaia sprofondata nel mare. « Senza paura ». La torpediniera aveva colto una altra vittoria. O a me o a te. Non èra tempo restare lì, su quei nemici affondati senza scampo nel mare. De i aPronta a ogni sacrificio Quando arrivò in. porte, i palombari fecero una ricognizione alla carena della « Torpediniera senza paura». Le ammaccature sullo sperone si vedevano: tuttora a bordo ne sono fieri come di un segno di nobiltà. E sulla criiena il segno netto dilla strisciatura, dell'attrito: traode di bronzo, qualche tacca... Missioni, missioni. Una notte, le foizc corazzate inglesi avevano già compiuto l'addensamento intorno a Tobink. Avevano fretta di finirla con quel presidio che resisteva, che li logorava. Nostre unità, sfidando la squadra inglese, andarono a bombardare le autocolonne che pei contrailo la si liscia litoranea. La pgefvroi-jiediniera senza paura» eb- be la missione di fare al largo la g,,ardia a quell'impresa. Lo nostre- unità a tutti lumi spenti si avvi- cinarono sino all'orlo dei bassi fondali. Il traffico degli inglesi;—"''"i» «•»* l/VWlfl/U UU W'.LdlU nndo. Le batterie di Tobruk in-[cendiavano il cielo. Granate espio-' devano in aria, pareva che arro-\sulla eosta si vedeva ad occhiò ventassero l'atmosfera. Pacate,\solenni, ogni tanto, le salve deli San Giorgio. Rnrn pame nel fll0C0 (Jelle „,.„ figlie,ic. Ed allora si udiva netto] U crepitio delle fucilate, delle mi-\ traqliatrici. Fucilate isolate. Raf-\ficjle lontane, raffiche più vicine.Uali ini/lesi avevano fretta. Lc\faro autocolonne percorrevano la' litoranea lentamente, per le osti u-\ -ioni, per le interruzioni, a riflet-, tori accesi, che sciabolavano ì'o-[scurità. Ad un. tratto, il finimon-ìdo. Le prime bordate delle nostre llavi colsero in pieno una teoria di grossi carri armati che stava ri-ìmontando un ingorgo del trafflco.ìSi vedevano piccoli uomini fuggi-jre dal viluppo di fiamme di espio- aioni ili ferraglie scagliate in aria, nAltri soccombere per chi sa quali ricolpì. Altri scrosciare a terrai fui- «Iminati, n torcersi. Urta Ma In nrAstla limi sì sentivano che a rari sctialli. nelle pause, del fuoco. Ina mtromba inglese squillòun richiamo] lacerante, lugubre, disperato. Fico- cco! Altre bordale, precise, proiettili naffondali nel mucchio dei grossi «vermi di acciaio. 1 per cannonata 'Xà™ m™} malesi furono cannonatale<iII'inseguì meniopdegli automezzi isolati che fuggi- avà'no, che si disperdi.nino. E «cito Igfuga, si vedeva che alcuni si .^-ncon altri. Inveslimcntlìmaltri squilli... jcori degli automezziltspenti. Restarono gaccesi, come sinistri orchi sbarra-',qti sul volto della morte, quelli di pttalune macelline rovesciate, ci suoi equipaggi colpiti, o abitando-[finate in mezza alla, strada. iLa « Torpediniera senza paura » p'■ incrociava al largo. Avrebbe sbur- g■rato il passo a qualunque nave è- fosse per accorrere in soccorso sdei bombardali. Disperatamente b]avrebbe speronato anche uno: co- srazzata, si sarebbe fatta saltare g\in aria sottobordn ad un incrocia-^mi tare come una mina colossale ,nSenza paura! lQualche giorno dopo, la torpe- tdiniera ripassò all'altezza di quel tUnto della costa che era stato t| bombardato. Per due chilometri, siera un macello di macchine, il sole ! arroventava quelle scatole di fer- d\ro sventrate, i cingoli dei carri ar-Jmelcaesre/a pmetti inglesi pareva che avessero pfrustato l'aria. I soldati, twn era-- no stati ancora sepolti. «Intanto rìbada a vincere » Poi a Bomba, a Derno, a Tobruk ancora. Lavoro massacrante.! Poche ore nei porti, moltissime ore in mare. L'entusiasmo dell'equipaggio anziché smontarsi per lei privazioni, per le fatiche, per i pericoli, per quel continuo sfidar morte, oh l'entusiasmo deWeqni-]™paggio, degli ufficiali si moltipli-\8cava. Era in tutti quel fervore sn-\cMime col quale si danno pagine\P alla storia ed ali alla poesia e- Non è vero che gli inglesi ab- - Mano schiacciato il nostro traffico\i costiero sin dai primi giorni della i;loro grande offensiva. I motope- U '>t.H<:'CliHj lll'tlli ICIt^/t IfKftrff- HCI -[quali con equipaggi di nativi, si sO-\-' no prodiqaiia'recar soccorsi, ami- -\nare zòne, a dragarne altre, a\ò schcr'ecci ~moÌM velieri taluni 'dei ,\sgombrare popolazioni e feriti.'La]li « Torpediniera senza paura» ha scorta/o dieci di questi viarjrii,'.„ ,m„ piccota riffoWa: perché con- o]correva a alimentare il prolnnga-\-\mento della resistenza, null'undu-l -\ta; e nel ritorno salvava alla Po-{.Uria vite umane, materiali presto-\c\si, archivi, istrumenli scientifici,] a'armi ser/reie. \ -\ C'era Un'infinita poesìa in questi] -, viaggi della torpediniera. Naviga-[vano i velieri con tutte le loro lele -ìspiegate. Il vento tiepido e genee roso ne. permetteva un buon gai verno. In caperla gli nomini delle -ìvele talvolta cantavano, e folate di .ìquel canto vìncevano il rumore -jdelle turbine, il battere dell'elica, - arrivavano sui ponti della torpedi- |l nierw, entravano nel cuore dei ma ritmi. Allora, rinati imo di questi «I sottrarla all'incanto dell'arco stnllato, scendeva sottocoperta, scriveva la più bella lettera d'a mure d'Ha sua vita: -Cara Bianca, tu non fitti quo! che vani dire navigare piano pia no t!i<-iro ai velieri ili notte quando «ii uomini cantano sotto le vele, e L/,ule' è iti guerra. Noi siamo senza tpaura ma non vuol dire che nonI z abbiamo i sentimenti come tutti i iIgli altri. Anch'? preghiamo, per la tonostra Vittoria. Io ho sempre con "ìme il tuo santino di Sant'Antonio ^ jcon scritta. 1 orazione per vincere:. rlt Ecco la croce del Signore, fug- [n gite schiere nemiche!». Anche s',questa, volta noi dilla nostra tor- n pediniera vinceremo Ira i. sono|stanto sicuro che sci ivo a te cara etli|b[fidanzata questa lettera sicuro «Mf impostarla domani a mattina, al|t porto e passerà la censura del si-jn gnor comandante in seconda e poiji è segreto e non ti posso dire dovei m siamo attualmente qui. Ma io stoh bene. Stiamo bene tutti. Se hai v sentito il bollettino numero 217 a d giorno 10 corrente quella torpedi- ri^mera che ci fanno l'elogio siamos,noi, ma tu forse non potevi capir- o lo Arrivederci, cara Bianca, riav- torneremo ma non c'è fretta, in-in tanto si bada a vincere e poi ri- no torneremo... U tuo..., (N.B, Te-, stuoie). |U Ancora missioni. L'ultima nave\q- da guerra nostra che toccò Tobruk, a-Jn questa «Torpediniera sensnjlfmmine con una abnegazione e- ^eroismo degni di canto. |eE già c'erano attorno a Tobruk Ule tanaglie corazzate delle auto- gcolonne inglesi. Ai margini deglV.accampamenti, si allineavano ì ci- miteri di guerra: coperte di «abbia e di sassi ai corpi iegli australi»- ni, degli indiani, caduti negli OS- fsalti e nell'assedio. La nostra tor- fia pediniera arrivò all'alba dell'ulli-\'o paura ». -- Il suo .! e ei compito fu pollato a ter-ì un i -]™0 ^orno drresistenza Tutto era -\8tato distrutto nella città, tutto, -\che Potesse servire agli inglesi. e\Perslno le gomme degli automezzi erano stale squarciate con le baio- - ne"e- G!i incendi ardevano innuo\merew>n- T",te' tutte- ìe mK* tT0'" a lavano 11 - San Giorgio stava pei saltare in aria. A poppa ancora I * -\mato- - L" squadra inglese al largo, spa-\ a\rava bordate su bordate. Temeva; di avvicinarsi, già provata dagli] i splendeva il bel tricolore stem-''a]** avvicinarsi, già provata daglifea "■'/»'""' <ìe> sommergibili, dal tiro] ,'.dol,e "ostie batterie. | - Lu nostra nave sottile filò saltoI-\l'inferno del c"'l>1' -l La - Torpediniera senza paura »|-{navigò tutta la notte, tutto il mat-\tino appresso, condusse a termine ,] vittoriosamente anche questa sua \ missione. i] La stessa sera ripreseli mare e e i e , - |7a videro da terra allontanarsi l vèrso la sua buse metropolitana, verso altre imprese, verso altre ! Vittorie; spari all'orizzonte come una nave fantastica, e pareva c/ie ila spingesse con l'alitate dei suoi Véli la Musa solenne donde trae il "°'"c- Attilio Crenas H »♦♦♦»♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ s'■ ■- d]\i U| i! \ Lo stato maggiore della « Torpediniera senza paura » Il comandante in plancia di comando

Persone citate: Accetta, Di Cosmo, Dona, Fairey Sword Fisch, Raf