Quando nel cielo incontri la morte girale attorno falle la corte... di Angelo Appiotti

Quando nel cielo incontri la morte girale attorno falle la corte... lilliL DECA/HEBCNCINC BEILI.A SID1UAID1I1R1CIIILI1.4 II Quando nel cielo incontri la morte girale attorno falle la corte... Quella sera il colonnello se ne venne alla mensa allegro come una pasqua. 1 ragazzi sorrisero a fior di labbro, pensarono ci deve esser sotto qualcosa di grosso, il colonnello entrò nella balocca canticchiando, dio come canta viale il colonnello, ma certamente è il radio di poco fa che gli ha messo addosso tanta allegria. Allegri ragazzi \\dtdomani SI parte \P'ngsUri a staccar le ruote dal suolo li|«ci a staccai le ruote ™ ™™°'_?\dContinuava la serie dei giorni infami, acqua acqua acqua da rimanerne affogati, neanche pensa rampo eia un solo immenso ac quitrino si poteva attraversarlo in barca. Con la scusa che quello era un campo di fortuna la pistu in cemento era di là da venire, tutti i giorni si diceva adesso la facciamo adesso la facciamo e non si faceva mai niente intanto di qui ce ne andiamo presto, se Dio vuole, ti campo era una palude, nelle baracche ci pioveva dentro, era tutto uno sconquasso il campo estivo della Squadriglia XX. Ma il guaio era che l'estate se ne era andata, l'autunno era svanito in un ultimo tramonto d'oro, eran venute le piogge torrenziali die preludono in quel clima quasi africano l'inverno; e i ragazzi continuavano a rimanersene in quel- cdmricello sperduto angolo di mondo, un\cqiorno si vola e tre no, se con-^'linua così affonderemo tutti sino\ai collo gli apparecchi bisognerai lirarli fuori da sotto terra comedi tartufi. L'aviatore che non può'.'volare diventa melanconico e scon-\ltroso come un attore che ha ab-\vbundonate le scene. ìgNell'allegria del colonnello c'era'uquella sera qualcosu di\eperciò strano che i rugazzi avvertirono sùbito; e attesero che il comandante parlusse, quello è un tipi, che lira fuori tutto poco ci mundi che ci faccia leggere anche le letterine azzurre che ogni tanto riceve e che lo rendono cosi contento. Il colonne.lo entrò cuntic- ] clilutido e zufolando, buttò imper-' meubile e berretto fra le braccia] di un aviere disse caro direttore* di mensa son proprio stufo della brodi! che ogni sera ci propini, da ; domani si cumbia musica, doma-' ni ragazzi si parte. 1 piloti gli furono d'un tratto' tutti attorno. I loro visi si erani. in un ultimo trasfigurati, ognuno] gèra raggiante felice; felice per che\cosut felice di andarsene via. di lusciure tutto quel fango e quelll'acqua, felice di affrontare altri ! cieli, di combattere con altri ne-\mici, di andare a sganciare coi] bombardieri su altri obiettivi. - i - Sì ragazzi domani si parte, ci] trasferiamo all'aeroporto di X, ^mattina rimedieremo una fetta a- sciatta di campo per poter decol-{e il materiale]uire, il personale verranno dopo, in . sarà molto più divertente, se qual-\cimo di voi ancora sogna la me-'dug,ia d'oro sì faccia coraggio po- tro anche prenderla le occasioni,non mancheranno, andiamo a far\la guerru sul serio, laggiù Spitifi-'re e Hiimcune come le mosche, ulleqri ragazzi questa è l'ultima j sera della nostra gloriosu baracca laggiù ci alloggeranno in villette sul mare con cameriere bionde che ci portano il cuffeiutte. Già, andiamo a far la guerra sul serio! Quasi che qui non si facesse la guerru sul serio, qui si giuoca caro colonnello, anche quelli che vanno giù in una scia di fumo e non fanno neppure a tempo a buttarsi col paracadute anche quelli fanno per ridere, anche quelli scherzano, poveri cari ragazzi che non vedremo mai più, affondati nel mare azzurro o sfracellatisi sulle grigie roccìe di Malta. Ma il colonnello è così, non prende nulla sul serio neppure la morte; forse, dentro, il cuore talvolta gli piange ma non lo fa vedere, chi ha mai visto su quelle ciglia una lacrima, nessuno forse neppure sua madre. j ' i ,...„,,■. iivnu. maggia \ E' necessario che il nemico vada giù... Nulla è niente e nulla conta niente, parliamo pure di donne e d'amore facciamo pure i sentimentali teniamo le care fotografie sul cuore facciamo sogni e progetti futuri intanto non costa niente; ma son tutte storie ragazzi, tutte storie buone per passare una sera, cianfrusaglie che ci ostiniu7)lo a trascinarci dietro credendo che abbiano chissà quale valore, ognuno è attaccato alle sue miserie e alla sua felicità come un'ostrica allo scoglio. Ma credetemi, ragazzi, oggi per noi non c'è più niente non ci deve essere più niente, siamo il pezzo più importante d'una macchina che deve abbattere altre macchine, bisogna che questo pezzo funzioni bene affinchè la macchina possa funzionare bene, questo soltanto conta. Quando sei in.aria e ti senti il nemico addosso come il cane sente la selvaggina, è necessario che sia il nemico ad andar giù e non tu; non per te, non per la tua preziosa persona, ma perchè in quel momento hai un pezzo di patria in mano, e lo devi difendere e lo devi far trionfare, perchè la patria ti ha detto eccoti un aeroplano mi costa danaro lavoro e speranze vai e abbatti quanti più nemici puoi guarda che io conto su di te; e tu non devi farti fregare, a lei importa solo che tu vinca, che tu riesca a piazzare nel serbatoio del nemico la ■Hnttola decisiva. l\ lonnello tante volte ha ripetuto questi: cose, i ragazzi le sunno a memoria. Perciò nella baraccu fumosa non si è mai coin¬ memorato nessuno, dei Compagni caduti non si è quasi parlato più. anche quando il direttore di mensa ordinava all'aviere Carlo togli quel posto allarga gli altri i ragazzi facevano finta di non sentire, qualcuno girava la faccia pei non faisi vedere commosso. Il colonnello è un tipo duro, forse il duro lo fa, ma lo fa bene e riesce a tener lontana dalla sqniidriglia ogni mollezza senti.nentale. Sarebbe bella dice seni Pre chc noi dovessimo intenerirci,-non la finiremmo più. Allegri ru-ìgazzi oggi a te domani a me, for-\se uè a me ne a te, forse dìvcn-]Uomo nonni bisnonni, non pensia-\«loc*/acci«wo "»'' cr""'«'" e ba»-\ do alla malinconia. E attaccava ilìcolonnello la canzone della Squadriglia XX: ...Quando nel cielo incontri la morte girale attorno falle la corte. Se poi nell'alto ti pianta il motore pensa alla mamma e al primo amore... Qnella seni, l'ultima del Decameroncino, l'ultima della cara baracca sconquassuta pienti di filino, l'tt.tima del campo fangoso ch'era stalo testimonio di tanfoI eroismo, di lauto sacrificio, di tan-' la risoluta volontà di vittoria, il \colonnello volle essere più allegro ^el solito, sturiamo tutte le bot\H<jHe c/te ci rimangono fuori dii rettore di mensa la lista dei vini do voglio una bottiglia cordone '.'osso 1925. Non gli portarono, \l>overo colonnello, che una equi\voca bottiglia di cognac a venti ìgradi, in cantina non c'era altro, 'un'acquetta che sapeva dì sapone \e di spirito denaturato. ] ' ] * — E' una cosa ignobile questo cognac disse il tenente C. Se dobbiamo colonnello stare allegri con questa saponata è meglio rinunciarci subito. Già tu credi giovanotto di essere ul grundotel. Cullo da' da bere al giornulista quel, lo non fa che tirar giù caffè, questo è un cognac prelibato roso ni dici tu giornalista. cos'hai dei fu stid, eie sei così immusonito/ \i ; ' ' ] L'ultima della cara baracca Non ero immusonito .non avevo \ìei ero soltanto ruffred- da'° e febbricitante, forse trentotlo 'orse trentanove gnidi, dei gran ! br,v'di "e"« «c/nena in tutto \t \corP°- M e'° ostinato nel pome] rt»tfto a diguazzar net fango e i »e"" V'ogUtu per assistere a un ] cert° tat-f° attorno a un appu^[f^.che mi mte.essava; ^l *« C0™e</"e',2e- —-{colonnettaUuotamltn pace sto ma-\]'6 come """ bestia, piuttosto fl¬ \che 10 P°> ve lo scriva, domani 've ne ""date e chi s'e visto s'è ,;'s'0' non Posso m,ca corrervi die,tro co1 taccuino m mano. A pro\Posrto, mi interruppe il colonnel'10' "Hi" »'' «ritto il maggiore v- F- n"e"° d,:l Sunderland, è in j AU> t"clt0 e "n 0880 i nife il Decameroncino se volete' \ ^ „„..:.... j _.lforse voi non lo conoscete, abbia mo fatto il primo mese di guerra' assieme col C.R.1,2, al campo di\C. Adesso vi racconto lu suu sto- .ria, chi lu sa già faccia finta di] niente e lu stia a sentire un'altra]volta. Eravamo in guerru da dieci o dodici giorni, avevamo già cominciato le passeggiate su Malta, allora la faccenda era più seria perchè c'erti anche Biserta nel giuoco. Tutto il giorno in aria, ricordate, tutto il giorno a spinar caricatori a destra e a sinistra. Al campo non ci conoscevamo ancor bene, si veniva da tutte le parti aVi tutti i campi, da tutti gli stormi, attraversavamo quel delicuto periodo di affiatamento senza il quale non si formano delle squadriglie organiche e ben disposte al combattimento. Col maggiore V. F. ci conoscevamo di fuma e di nome, non di persona, sapevo che era un matto, lui sapeva che io ero un matto, ma la mano non ce la eravamo stretta mai. Tuttavia quando lui mi disse il suo nome e io il mio ci parve di essere amici da vent'anni, gli dissi dammi il tu guarda che qui c'è da lavorare sodo sono contento che tu sia con me so che sei un uomo in gamba in Spagna m'han detto che hai fatto miracoli. Tutte storie colonnello, lasciamo stare il passato guardiamo di cavarcela bene ora. E cominciò subito a organizzare le squadriglie in modo magnificò, i suoi apparecchi andavano come orologi, i suoi uomini filavano che era un piacere. « Se mi dai il permesso faccio un voletto... » Un giorno entrò nel mio ufficio laggiù eravamo dei nababbi, case in muratura, villette per il cornuti do, villette per la mensa, villette per questo villette per quello un'orgia di villette. Si sedette su una sedia davanti al mio tavolo tiròfuori un pacchetto di sigarettedisse uff che noia oggi si valore dal caldo se mi dai il permesso faccio un voletto di un'ora e torno per il vermut. Dove vuoi an. dare yli domando, vuoi mica metterti a fare le ricognizioni non rubare il mestiere agli altri, stai calmo camerata non temere che fermi non ci lasciano a lungo. Insistette. Mi disse certi momenti sento proprio il bisogno di andar su, qui mi pare di soffocare, non vorrai mica negarmi il permesso di volare. Naturalmente lo lasciai andine. Si prese due uomini assieme, il tenente C. e il sottotenen- te M., partirono in pattuglia di i ctre, verso il mure. Dai finestroniìldel comando li vidi scomparire neh sole, non ci pensai più, avevo\sun mucchio di lavoro da sbrigare,,„le scartoffie, la mia disperazione,]tcominciavano a tormentarmi. An-\mdui verso le sette alla mensa, per ,far quattro chìacchere prima del\,vpranzo. Domandai al tenente di\ ttservizio, prima di entrare netta cpalazzina, se il maggiore F. eravtornato. Sì. mi disse, è tornato du\i-pochi minuti, ma è pazzo furioso[cìnon so per che cosa. Lo trovai alìb\bar, in un gruppo di colleglli, par-\d]luvu gesticolava era rosso in fac-, m\cia come un papavero. \ ~ Co«; cnP"« caro maggiore,. ìcome è andato il tuo coletto quan 1 sti inglesi hai abbattuto-; fa— C'è poco da sfottere caro co-jjtomene, capita capita una cosa\mche soltanto il tuo genio riuscirà ja spiegare. Stimimi a sentire. ;éParto con questi due innocenti\nI ' |(i due gregari di pattuglia gli stuvuno ai fianchi, silenziosi) andiamo sui duemila, arriviamo sul mare, incrociamo su e giù per una decina di minuti, vediamo Malta là in fondo, ben chiara nel sole. Non ho. naturalmente, nessuna intenzione di andare sull'isola, cosa ci andiamo a fare, adesso ce ne torniamo, bisogna essere a ca- lsstafnfpgsa per il vermut. Mentre sto per, igirare vedo lontano lontano sul-\cl'orizzonte un puntino nero. Perdio mi dico quello è un areoplano. certamente un areoplano inglese, e dev'essere anche ben grosso, da quel che pare. Viaggiava in direzione ponente-levante, diretto far aznvcsse a Mikabbu o ad Hai Far. Salto] sul sediotino per la gioiti, pen- „m rirìrim ,11 nifi rmnr „„ nnv-\ va giù come un pus-' iqca a serotto, non ci scappa per nes\suna ragione ul mondo. Ci buttili. imo contro di lui. siamo molto più,^veloci, ci accorgiamo ad un certo'pante che e un \dro, che hu quat-]ltro motori e che fila sui trecentocinquanta. Lo raggiungiamo subi-\dto, cominciamo a rovesciargli ad- Ldosso caricatori su rancatoci, gli\,giriunr non è centinaio di pallottole non lab-lb ano rolruto. lo credevo di veda-',„lo precipitare subito, e Invece\rniente. Lid.o filava via ch'era un\guslo vederlo, tranquillo imper-\mturbabile, pareva che le nostre\8pallottole fossero di burro; e men-1 . .... —.— , alo attorno da tutte le parti,^possibile che almeno un rtré filava sparava da otto canne- n t e n ^l^.^^^"^^--^^| un'uudiddio di proiettili. Niente da fare. Esauriamo tutti i nostri! caricatori, qui non c'è che da tot'-i naie a rasa, penso, ma che cos'ha \ quell'accidente chc non va giù? Siamo oriundi su Malta, a cinque-, cento metri d'altezza, bisogna un-1 dursene se no ci lasciamo la nel- ' le, è già un miracolo che non ci I sia nessun caccia in uriu, se ne incontriamo uno stiamo freschi] -C(1„m, Uentre aMamo Der tor. -\'n c"""" lentie guiu.no pei tor¬ i è e n ina re imi. Lucittic ifiiiu;nu per ior-\ vedo l'tdro che se ne va giù] e'?'""" P""'0> ™" '""« tranquilli- .ltò. mette i mittini in unii insenu-ì Ull rombo di motore ^ |fa, mette i pattini in una insenatura dell'isola. Spiegami tu ora \ colonnello che cos'è questa fac-\ renda. Ad un tratto a' Voi m'avete già capito. L'aspa- i\re(.chio meontra\to dui - muggiort .F. eia un Sunderland, otto mitrai] lintì.ici „ bord0) un Cunnoncina, a]w-.j,-,,; o l r i o l e e di e o e a e ci u e n a i o a. e , e e o » dodici persone d'equipaggio, due centimetri di corazza d'acciaio. Pochi di noi allora conoscevano quel tipo d'apparecchio, io stesso non l'avevo mai Visto, supevo della sua esistenza soltanto da una descrizione letta su una rivista areonautica. Capii subito dalle parole del maggiore F. che la faccenda non avrebbe potuto aver altro resultato, si ha un bel spaiare contro una corazza quella ti rimundu i proiettili se ne infischia dei tuoi colpi. Soltanto più tardi abbiamo imparato a buttar giù i Sunderlan, qualcuno di noi C è riuscito, ma abbiamo dovuto prima scoprire il punto debole del ne , rihi » riattato te ut «un».-imico, aie e riposto in un quaai ai tino prodiero una finestrella dimica diefro la quale stanno i pi-|loti; se tu riesci, tutti voi sapete,ja piazzare una raffica li dentro /«cosa è fatta, il Sunderland, con tutta la sua corazza la sua super-|bitt 1„ „,„, ttmfotten-u va aiti co-]eia la sua strafottenza,, va gin co-ime un uccello impallinato. Si era ai primi giorni dì guerra, il mag- .gioie F. non sapevo queste belle cose, aveva fatto il minchione gli\o e e a ò;neppure una pinola, pagò e'fiatare un numero infinito di bot che tu ti faccia furbo, prima di dar battaglia guarda chi hai davanti, adesso paghi da bere a tutta la squadriglia. Poi gli spiego con calma la questione, cerco di consolarlo tua non ci riesco. Quello è un tipo fatto a suo modo cocciuto come un mulo, un testone che quando s'è messa un'idea dentro non glie la leva neanche il Padreterno. Fu una serata indimenticabile, ci divertimmo come ragazzi alle spalle del maggiore F., il poveretto se ne sentì di tutti i colori. Non reagì, non d.sse durante tutta lu sera quasi senza e o . i r n o i - tiglie, quella era una mensa per bene non una cantinaccia * come questa; zitto zitto per due ore, un muso lungo così, intrattabile scontroso villano. Se ne stava in un angolo, immobile, ci guardava disgustato e sprezzante. Quello, pensammo tutti, ne sta combinando qualcuna, piglia una sedia e cela scaraventa in testa. Perciò dissi ragazzi adesso basta, un bel giuoco dura poco, smettetela, il maggiore F. può insegnare a tutti voi come si fu a voline. Si cambiò discorso, qualcuno si mise a giuocure, uno cornine.ò a suonare i con la fisarmonica tiri tanghi maìlinconicl. h Verso le 11 // maqgiore F. dis\se uddio io vado a dormire, fece ,„n mluto circolare, scomparve ol]tre la soglia, nella notte. Sentim\mo poco dopo „„ rombo di moto ,-e, precipitai di corsa fuori, \,v,i rampo. Troppo tardi. Feci in tempo a vedere un caccia che stac cava le ruote dalla pista e andavn SU: quasi verticalmente, verso ia ,. luna. Una luna stupenda, un chiarore come di giorno, una luce bianca molle diffusa sulla distesa degli ulivi, sulle dolci colline, sul mitre piatto, in lontananza. Compresi in un attimo ciò che ,(tm scadendo. poì raggiu» se tutto affannato il motorista del fa squadriglia. Signor colonnello j, mai/l)iore mi ha detlo prepara\mi subito l'apparecchio sbrigati jdjntn se entro cinque minuti non ;é tutto prnntn ,i sparo, fui il pie\no della benzina, me«imi in car- linga due spezzoni da venti. Dico signor maggiore dove li metto gli spezzoni, dove vuoi metterli idiota, in tasca? su, spicciati, fatti aiutare, è già passato un minuto, fra quattro voglio partire. Non ha neppure aspettato che il motore fosse ben caldo, è saltato sull'ap mrareprmpilaagmvasoququincocanaMsupoerrechzitoprogtechracoparecchio, s'è messo fra le gumbe\<!r'bgli spezzoni, è filato come un inai¬ , io, ecco tutto sirjnor colonnello, \ctUì, ecco tutto. Quell'incosciente è andato su Malta, è andato a spe. zonare il Sunderland. se torna se non l'accoppano se riesce a venir via da quell'inferno faccio voto di castità mi faccio frate divento santo. Ma ci lascia la pelle, sica,. ] rumente. Tutti voi sapete cosa1 0 „„0j dire andar da .,„;; sull'isola.,, \ .ra' Tornai alla mensa, dissi ragazzi,dqmql'dg\viqiiel pazzo è andato a Malta, diciamo un requie per la stm anima.\r ,^;:^ dj far rat:egr0 ma e ,nu. '.j/e ,Q acherzo suonava male sal]le nostre ìubbrUt ,.e „e rtmanem\deUe sllipìdatet „ muderei di pen L0}.e „d altro Per mirn formulìtù \,lrevri d.,,u ordine di f„r ;e segnalmn sl sa „(1„ pensavo, potrebbe ',„whe ornare, ma è difficile, è ler\rimmenie difficile, a quest'ora \i>lutnno aia accoppato, bella bra\mra se torna (0 metto agli arre\8ti lHue(.e_ dopo un'ora, eccolo che 1,.Uornà. msentiamo un rombo di avevo auto orarne ai un le segna^iom d'atterraggio con le lue; roJ,se e ,.e).rf, de!!e unte,ine radio: ndconèrvcgpfm motore, vediamo una massa scura che precipita verso terra, l'irresponsabile mette le ruote sul] prato con una disinvoltura feno-ì menale, al terra come se fosse ini pieno giorno, una manovra perfet-l la, cento metri di corsa è fermo., — Maggiore, da domani siete' agli arresti chi vi ha dato il per-\ messo... — Lascia stare, colonnello, sì va bene va bene starò agli arresti, sono contentissimo di starci, ma quello là te lo giuro non vola più. quello è a bagno coi pesci, gli ho insegnato io a sfottermi con le sue corazze... Era andata così, voi avete già] capito. Dal campo, in una ventina di minuti, aveva raggiunto] Malta, era riuscito a individuare, subito il Sunderland ancorato nel porticciolo militare di La Valletta.: era scesò a trenta inetri sul mare, arerà spezzonato l'apparec-\ ch'io, s'era assicurato che l'opera-i zione era andata bene, se ne era tornato. Ma tutto questo, voi comprendete, non senza rischiare ad ogni metro la vita, un pazzo volteggiante fra cinquecento batterie che sparano a tiro rapido, quaranta colpi ogni pezzo, un affair come seimila colpi al minuto. In- L'ab- \<!red'lh,e- ma era tornato. 'bramammo tutti. Capimmo in ,. .. 1 00 ,, rara. Mi pare che sarebbe vostro ,dol.^lf, ' quel momento con che razza d'uomo avevamo da fare, nessuno da', quel giorno osò più scherzare snl-\ l'abilità aviatoria del maggiore F.\ — Questa storia è molto bella; disse il rapituno C. io la sapevo, già. è proprio andata così. Ma pei, \voi non conta, la vostra storia co-\ quella capitata proprio voi non ce l'avete ancora con- \r e i Mucche dovere macché dove(.. la mia la leggerete stampata nel Decumcroncino, stasera chiude lo spettacolo il tenente A. SA con un tremendo racconto a/rica-| no. Vedrete che roba. Fino adesso è stato tutto latte e miele. Ma /».'| ri farà uccupponure la pelle. A| voi lu parola, lenente... Il tenente A. 8. si alzò in piedi,'; cominciò a parlare. E' biondo, ha gli orrhi azzurri, ha vent'anni. { — Eravamo in un piccolo cani-' po di fortuna nel deserto dnnculo,' fra in Somalia francese e il So. maliliind britannico. Un giorno... Angelo Appiotti iVlZ. \ Quando nel cielo incontri la morte girale attorno falle la corte... lilliL DECA/HEBCNCINC BEILI.A SID1UAID1I1R1CIIILI1.4 II Quando nel cielo incontri la morte girale attorno falle la corte... Quella sera il colonnello se ne venne alla mensa allegro come una pasqua. 1 ragazzi sorrisero a fior di labbro, pensarono ci deve esser sotto qualcosa di grosso, il colonnello entrò nella balocca canticchiando, dio come canta viale il colonnello, ma certamente è il radio di poco fa che gli ha messo addosso tanta allegria. Allegri ragazzi \\dtdomani SI parte \P'ngsUri a staccar le ruote dal suolo li|«ci a staccai le ruote ™ ™™°'_?\dContinuava la serie dei giorni infami, acqua acqua acqua da rimanerne affogati, neanche pensa rampo eia un solo immenso ac quitrino si poteva attraversarlo in barca. Con la scusa che quello era un campo di fortuna la pistu in cemento era di là da venire, tutti i giorni si diceva adesso la facciamo adesso la facciamo e non si faceva mai niente intanto di qui ce ne andiamo presto, se Dio vuole, ti campo era una palude, nelle baracche ci pioveva dentro, era tutto uno sconquasso il campo estivo della Squadriglia XX. Ma il guaio era che l'estate se ne era andata, l'autunno era svanito in un ultimo tramonto d'oro, eran venute le piogge torrenziali die preludono in quel clima quasi africano l'inverno; e i ragazzi continuavano a rimanersene in quel- cdmricello sperduto angolo di mondo, un\cqiorno si vola e tre no, se con-^'linua così affonderemo tutti sino\ai collo gli apparecchi bisognerai lirarli fuori da sotto terra comedi tartufi. L'aviatore che non può'.'volare diventa melanconico e scon-\ltroso come un attore che ha ab-\vbundonate le scene. ìgNell'allegria del colonnello c'era'uquella sera qualcosu di\eperciò strano che i rugazzi avvertirono sùbito; e attesero che il comandante parlusse, quello è un tipi, che lira fuori tutto poco ci mundi che ci faccia leggere anche le letterine azzurre che ogni tanto riceve e che lo rendono cosi contento. Il colonne.lo entrò cuntic- ] clilutido e zufolando, buttò imper-' meubile e berretto fra le braccia] di un aviere disse caro direttore* di mensa son proprio stufo della brodi! che ogni sera ci propini, da ; domani si cumbia musica, doma-' ni ragazzi si parte. 1 piloti gli furono d'un tratto' tutti attorno. I loro visi si erani. in un ultimo trasfigurati, ognuno] gèra raggiante felice; felice per che\cosut felice di andarsene via. di lusciure tutto quel fango e quelll'acqua, felice di affrontare altri ! cieli, di combattere con altri ne-\mici, di andare a sganciare coi] bombardieri su altri obiettivi. - i - Sì ragazzi domani si parte, ci] trasferiamo all'aeroporto di X, ^mattina rimedieremo una fetta a- sciatta di campo per poter decol-{e il materiale]uire, il personale verranno dopo, in . sarà molto più divertente, se qual-\cimo di voi ancora sogna la me-'dug,ia d'oro sì faccia coraggio po- tro anche prenderla le occasioni,non mancheranno, andiamo a far\la guerru sul serio, laggiù Spitifi-'re e Hiimcune come le mosche, ulleqri ragazzi questa è l'ultima j sera della nostra gloriosu baracca laggiù ci alloggeranno in villette sul mare con cameriere bionde che ci portano il cuffeiutte. Già, andiamo a far la guerra sul serio! Quasi che qui non si facesse la guerru sul serio, qui si giuoca caro colonnello, anche quelli che vanno giù in una scia di fumo e non fanno neppure a tempo a buttarsi col paracadute anche quelli fanno per ridere, anche quelli scherzano, poveri cari ragazzi che non vedremo mai più, affondati nel mare azzurro o sfracellatisi sulle grigie roccìe di Malta. Ma il colonnello è così, non prende nulla sul serio neppure la morte; forse, dentro, il cuore talvolta gli piange ma non lo fa vedere, chi ha mai visto su quelle ciglia una lacrima, nessuno forse neppure sua madre. j ' i ,...„,,■. iivnu. maggia \ E' necessario che il nemico vada giù... Nulla è niente e nulla conta niente, parliamo pure di donne e d'amore facciamo pure i sentimentali teniamo le care fotografie sul cuore facciamo sogni e progetti futuri intanto non costa niente; ma son tutte storie ragazzi, tutte storie buone per passare una sera, cianfrusaglie che ci ostiniu7)lo a trascinarci dietro credendo che abbiano chissà quale valore, ognuno è attaccato alle sue miserie e alla sua felicità come un'ostrica allo scoglio. Ma credetemi, ragazzi, oggi per noi non c'è più niente non ci deve essere più niente, siamo il pezzo più importante d'una macchina che deve abbattere altre macchine, bisogna che questo pezzo funzioni bene affinchè la macchina possa funzionare bene, questo soltanto conta. Quando sei in.aria e ti senti il nemico addosso come il cane sente la selvaggina, è necessario che sia il nemico ad andar giù e non tu; non per te, non per la tua preziosa persona, ma perchè in quel momento hai un pezzo di patria in mano, e lo devi difendere e lo devi far trionfare, perchè la patria ti ha detto eccoti un aeroplano mi costa danaro lavoro e speranze vai e abbatti quanti più nemici puoi guarda che io conto su di te; e tu non devi farti fregare, a lei importa solo che tu vinca, che tu riesca a piazzare nel serbatoio del nemico la ■Hnttola decisiva. l\ lonnello tante volte ha ripetuto questi: cose, i ragazzi le sunno a memoria. Perciò nella baraccu fumosa non si è mai coin¬ memorato nessuno, dei Compagni caduti non si è quasi parlato più. anche quando il direttore di mensa ordinava all'aviere Carlo togli quel posto allarga gli altri i ragazzi facevano finta di non sentire, qualcuno girava la faccia pei non faisi vedere commosso. Il colonnello è un tipo duro, forse il duro lo fa, ma lo fa bene e riesce a tener lontana dalla sqniidriglia ogni mollezza senti.nentale. Sarebbe bella dice seni Pre chc noi dovessimo intenerirci,-non la finiremmo più. Allegri ru-ìgazzi oggi a te domani a me, for-\se uè a me ne a te, forse dìvcn-]Uomo nonni bisnonni, non pensia-\«loc*/acci«wo "»'' cr""'«'" e ba»-\ do alla malinconia. E attaccava ilìcolonnello la canzone della Squadriglia XX: ...Quando nel cielo incontri la morte girale attorno falle la corte. Se poi nell'alto ti pianta il motore pensa alla mamma e al primo amore... Qnella seni, l'ultima del Decameroncino, l'ultima della cara baracca sconquassuta pienti di filino, l'tt.tima del campo fangoso ch'era stalo testimonio di tanfoI eroismo, di lauto sacrificio, di tan-' la risoluta volontà di vittoria, il \colonnello volle essere più allegro ^el solito, sturiamo tutte le bot\H<jHe c/te ci rimangono fuori dii rettore di mensa la lista dei vini do voglio una bottiglia cordone '.'osso 1925. Non gli portarono, \l>overo colonnello, che una equi\voca bottiglia di cognac a venti ìgradi, in cantina non c'era altro, 'un'acquetta che sapeva dì sapone \e di spirito denaturato. ] ' ] * — E' una cosa ignobile questo cognac disse il tenente C. Se dobbiamo colonnello stare allegri con questa saponata è meglio rinunciarci subito. Già tu credi giovanotto di essere ul grundotel. Cullo da' da bere al giornulista quel, lo non fa che tirar giù caffè, questo è un cognac prelibato roso ni dici tu giornalista. cos'hai dei fu stid, eie sei così immusonito/ \i ; ' ' ] L'ultima della cara baracca Non ero immusonito .non avevo \ìei ero soltanto ruffred- da'° e febbricitante, forse trentotlo 'orse trentanove gnidi, dei gran ! br,v'di "e"« «c/nena in tutto \t \corP°- M e'° ostinato nel pome] rt»tfto a diguazzar net fango e i »e"" V'ogUtu per assistere a un ] cert° tat-f° attorno a un appu^[f^.che mi mte.essava; ^l *« C0™e</"e',2e- —-{colonnettaUuotamltn pace sto ma-\]'6 come """ bestia, piuttosto fl¬ \che 10 P°> ve lo scriva, domani 've ne ""date e chi s'e visto s'è ,;'s'0' non Posso m,ca corrervi die,tro co1 taccuino m mano. A pro\Posrto, mi interruppe il colonnel'10' "Hi" »'' «ritto il maggiore v- F- n"e"° d,:l Sunderland, è in j AU> t"clt0 e "n 0880 i nife il Decameroncino se volete' \ ^ „„..:.... j _.lforse voi non lo conoscete, abbia mo fatto il primo mese di guerra' assieme col C.R.1,2, al campo di\C. Adesso vi racconto lu suu sto- .ria, chi lu sa già faccia finta di] niente e lu stia a sentire un'altra]volta. Eravamo in guerru da dieci o dodici giorni, avevamo già cominciato le passeggiate su Malta, allora la faccenda era più seria perchè c'erti anche Biserta nel giuoco. Tutto il giorno in aria, ricordate, tutto il giorno a spinar caricatori a destra e a sinistra. Al campo non ci conoscevamo ancor bene, si veniva da tutte le parti aVi tutti i campi, da tutti gli stormi, attraversavamo quel delicuto periodo di affiatamento senza il quale non si formano delle squadriglie organiche e ben disposte al combattimento. Col maggiore V. F. ci conoscevamo di fuma e di nome, non di persona, sapevo che era un matto, lui sapeva che io ero un matto, ma la mano non ce la eravamo stretta mai. Tuttavia quando lui mi disse il suo nome e io il mio ci parve di essere amici da vent'anni, gli dissi dammi il tu guarda che qui c'è da lavorare sodo sono contento che tu sia con me so che sei un uomo in gamba in Spagna m'han detto che hai fatto miracoli. Tutte storie colonnello, lasciamo stare il passato guardiamo di cavarcela bene ora. E cominciò subito a organizzare le squadriglie in modo magnificò, i suoi apparecchi andavano come orologi, i suoi uomini filavano che era un piacere. « Se mi dai il permesso faccio un voletto... » Un giorno entrò nel mio ufficio laggiù eravamo dei nababbi, case in muratura, villette per il cornuti do, villette per la mensa, villette per questo villette per quello un'orgia di villette. Si sedette su una sedia davanti al mio tavolo tiròfuori un pacchetto di sigarettedisse uff che noia oggi si valore dal caldo se mi dai il permesso faccio un voletto di un'ora e torno per il vermut. Dove vuoi an. dare yli domando, vuoi mica metterti a fare le ricognizioni non rubare il mestiere agli altri, stai calmo camerata non temere che fermi non ci lasciano a lungo. Insistette. Mi disse certi momenti sento proprio il bisogno di andar su, qui mi pare di soffocare, non vorrai mica negarmi il permesso di volare. Naturalmente lo lasciai andine. Si prese due uomini assieme, il tenente C. e il sottotenen- te M., partirono in pattuglia di i ctre, verso il mure. Dai finestroniìldel comando li vidi scomparire neh sole, non ci pensai più, avevo\sun mucchio di lavoro da sbrigare,,„le scartoffie, la mia disperazione,]tcominciavano a tormentarmi. An-\mdui verso le sette alla mensa, per ,far quattro chìacchere prima del\,vpranzo. Domandai al tenente di\ ttservizio, prima di entrare netta cpalazzina, se il maggiore F. eravtornato. Sì. mi disse, è tornato du\i-pochi minuti, ma è pazzo furioso[cìnon so per che cosa. Lo trovai alìb\bar, in un gruppo di colleglli, par-\d]luvu gesticolava era rosso in fac-, m\cia come un papavero. \ ~ Co«; cnP"« caro maggiore,. ìcome è andato il tuo coletto quan 1 sti inglesi hai abbattuto-; fa— C'è poco da sfottere caro co-jjtomene, capita capita una cosa\mche soltanto il tuo genio riuscirà ja spiegare. Stimimi a sentire. ;éParto con questi due innocenti\nI ' |(i due gregari di pattuglia gli stuvuno ai fianchi, silenziosi) andiamo sui duemila, arriviamo sul mare, incrociamo su e giù per una decina di minuti, vediamo Malta là in fondo, ben chiara nel sole. Non ho. naturalmente, nessuna intenzione di andare sull'isola, cosa ci andiamo a fare, adesso ce ne torniamo, bisogna essere a ca- lsstafnfpgsa per il vermut. Mentre sto per, igirare vedo lontano lontano sul-\cl'orizzonte un puntino nero. Perdio mi dico quello è un areoplano. certamente un areoplano inglese, e dev'essere anche ben grosso, da quel che pare. Viaggiava in direzione ponente-levante, diretto far aznvcsse a Mikabbu o ad Hai Far. Salto] sul sediotino per la gioiti, pen- „m rirìrim ,11 nifi rmnr „„ nnv-\ va giù come un pus-' iqca a serotto, non ci scappa per nes\suna ragione ul mondo. Ci buttili. imo contro di lui. siamo molto più,^veloci, ci accorgiamo ad un certo'pante che e un \dro, che hu quat-]ltro motori e che fila sui trecentocinquanta. Lo raggiungiamo subi-\dto, cominciamo a rovesciargli ad- Ldosso caricatori su rancatoci, gli\,giriunr non è centinaio di pallottole non lab-lb ano rolruto. lo credevo di veda-',„lo precipitare subito, e Invece\rniente. Lid.o filava via ch'era un\guslo vederlo, tranquillo imper-\mturbabile, pareva che le nostre\8pallottole fossero di burro; e men-1 . .... —.— , alo attorno da tutte le parti,^possibile che almeno un rtré filava sparava da otto canne- n t e n ^l^.^^^"^^--^^| un'uudiddio di proiettili. Niente da fare. Esauriamo tutti i nostri! caricatori, qui non c'è che da tot'-i naie a rasa, penso, ma che cos'ha \ quell'accidente chc non va giù? Siamo oriundi su Malta, a cinque-, cento metri d'altezza, bisogna un-1 dursene se no ci lasciamo la nel- ' le, è già un miracolo che non ci I sia nessun caccia in uriu, se ne incontriamo uno stiamo freschi] -C(1„m, Uentre aMamo Der tor. -\'n c"""" lentie guiu.no pei tor¬ i è e n ina re imi. Lucittic ifiiiu;nu per ior-\ vedo l'tdro che se ne va giù] e'?'""" P""'0> ™" '""« tranquilli- .ltò. mette i mittini in unii insenu-ì Ull rombo di motore ^ |fa, mette i pattini in una insenatura dell'isola. Spiegami tu ora \ colonnello che cos'è questa fac-\ renda. Ad un tratto a' Voi m'avete già capito. L'aspa- i\re(.chio meontra\to dui - muggiort .F. eia un Sunderland, otto mitrai] lintì.ici „ bord0) un Cunnoncina, a]w-.j,-,,; o l r i o l e e di e o e a e ci u e n a i o a. e , e e o » dodici persone d'equipaggio, due centimetri di corazza d'acciaio. Pochi di noi allora conoscevano quel tipo d'apparecchio, io stesso non l'avevo mai Visto, supevo della sua esistenza soltanto da una descrizione letta su una rivista areonautica. Capii subito dalle parole del maggiore F. che la faccenda non avrebbe potuto aver altro resultato, si ha un bel spaiare contro una corazza quella ti rimundu i proiettili se ne infischia dei tuoi colpi. Soltanto più tardi abbiamo imparato a buttar giù i Sunderlan, qualcuno di noi C è riuscito, ma abbiamo dovuto prima scoprire il punto debole del ne , rihi » riattato te ut «un».-imico, aie e riposto in un quaai ai tino prodiero una finestrella dimica diefro la quale stanno i pi-|loti; se tu riesci, tutti voi sapete,ja piazzare una raffica li dentro /«cosa è fatta, il Sunderland, con tutta la sua corazza la sua super-|bitt 1„ „,„, ttmfotten-u va aiti co-]eia la sua strafottenza,, va gin co-ime un uccello impallinato. Si era ai primi giorni dì guerra, il mag- .gioie F. non sapevo queste belle cose, aveva fatto il minchione gli\o e e a ò;neppure una pinola, pagò e'fiatare un numero infinito di bot che tu ti faccia furbo, prima di dar battaglia guarda chi hai davanti, adesso paghi da bere a tutta la squadriglia. Poi gli spiego con calma la questione, cerco di consolarlo tua non ci riesco. Quello è un tipo fatto a suo modo cocciuto come un mulo, un testone che quando s'è messa un'idea dentro non glie la leva neanche il Padreterno. Fu una serata indimenticabile, ci divertimmo come ragazzi alle spalle del maggiore F., il poveretto se ne sentì di tutti i colori. Non reagì, non d.sse durante tutta lu sera quasi senza e o . i r n o i - tiglie, quella era una mensa per bene non una cantinaccia * come questa; zitto zitto per due ore, un muso lungo così, intrattabile scontroso villano. Se ne stava in un angolo, immobile, ci guardava disgustato e sprezzante. Quello, pensammo tutti, ne sta combinando qualcuna, piglia una sedia e cela scaraventa in testa. Perciò dissi ragazzi adesso basta, un bel giuoco dura poco, smettetela, il maggiore F. può insegnare a tutti voi come si fu a voline. Si cambiò discorso, qualcuno si mise a giuocure, uno cornine.ò a suonare i con la fisarmonica tiri tanghi maìlinconicl. h Verso le 11 // maqgiore F. dis\se uddio io vado a dormire, fece ,„n mluto circolare, scomparve ol]tre la soglia, nella notte. Sentim\mo poco dopo „„ rombo di moto ,-e, precipitai di corsa fuori, \,v,i rampo. Troppo tardi. Feci in tempo a vedere un caccia che stac cava le ruote dalla pista e andavn SU: quasi verticalmente, verso ia ,. luna. Una luna stupenda, un chiarore come di giorno, una luce bianca molle diffusa sulla distesa degli ulivi, sulle dolci colline, sul mitre piatto, in lontananza. Compresi in un attimo ciò che ,(tm scadendo. poì raggiu» se tutto affannato il motorista del fa squadriglia. Signor colonnello j, mai/l)iore mi ha detlo prepara\mi subito l'apparecchio sbrigati jdjntn se entro cinque minuti non ;é tutto prnntn ,i sparo, fui il pie\no della benzina, me«imi in car- linga due spezzoni da venti. Dico signor maggiore dove li metto gli spezzoni, dove vuoi metterli idiota, in tasca? su, spicciati, fatti aiutare, è già passato un minuto, fra quattro voglio partire. Non ha neppure aspettato che il motore fosse ben caldo, è saltato sull'ap mrareprmpilaagmvasoququincocanaMsupoerrechzitoprogtechracoparecchio, s'è messo fra le gumbe\<!r'bgli spezzoni, è filato come un inai¬ , io, ecco tutto sirjnor colonnello, \ctUì, ecco tutto. Quell'incosciente è andato su Malta, è andato a spe. zonare il Sunderland. se torna se non l'accoppano se riesce a venir via da quell'inferno faccio voto di castità mi faccio frate divento santo. Ma ci lascia la pelle, sica,. ] rumente. Tutti voi sapete cosa1 0 „„0j dire andar da .,„;; sull'isola.,, \ .ra' Tornai alla mensa, dissi ragazzi,dqmql'dg\viqiiel pazzo è andato a Malta, diciamo un requie per la stm anima.\r ,^;:^ dj far rat:egr0 ma e ,nu. '.j/e ,Q acherzo suonava male sal]le nostre ìubbrUt ,.e „e rtmanem\deUe sllipìdatet „ muderei di pen L0}.e „d altro Per mirn formulìtù \,lrevri d.,,u ordine di f„r ;e segnalmn sl sa „(1„ pensavo, potrebbe ',„whe ornare, ma è difficile, è ler\rimmenie difficile, a quest'ora \i>lutnno aia accoppato, bella bra\mra se torna (0 metto agli arre\8ti lHue(.e_ dopo un'ora, eccolo che 1,.Uornà. msentiamo un rombo di avevo auto orarne ai un le segna^iom d'atterraggio con le lue; roJ,se e ,.e).rf, de!!e unte,ine radio: ndconèrvcgpfm motore, vediamo una massa scura che precipita verso terra, l'irresponsabile mette le ruote sul] prato con una disinvoltura feno-ì menale, al terra come se fosse ini pieno giorno, una manovra perfet-l la, cento metri di corsa è fermo., — Maggiore, da domani siete' agli arresti chi vi ha dato il per-\ messo... — Lascia stare, colonnello, sì va bene va bene starò agli arresti, sono contentissimo di starci, ma quello là te lo giuro non vola più. quello è a bagno coi pesci, gli ho insegnato io a sfottermi con le sue corazze... Era andata così, voi avete già] capito. Dal campo, in una ventina di minuti, aveva raggiunto] Malta, era riuscito a individuare, subito il Sunderland ancorato nel porticciolo militare di La Valletta.: era scesò a trenta inetri sul mare, arerà spezzonato l'apparec-\ ch'io, s'era assicurato che l'opera-i zione era andata bene, se ne era tornato. Ma tutto questo, voi comprendete, non senza rischiare ad ogni metro la vita, un pazzo volteggiante fra cinquecento batterie che sparano a tiro rapido, quaranta colpi ogni pezzo, un affair come seimila colpi al minuto. In- L'ab- \<!red'lh,e- ma era tornato. 'bramammo tutti. Capimmo in ,. .. 1 00 ,, rara. Mi pare che sarebbe vostro ,dol.^lf, ' quel momento con che razza d'uomo avevamo da fare, nessuno da', quel giorno osò più scherzare snl-\ l'abilità aviatoria del maggiore F.\ — Questa storia è molto bella; disse il rapituno C. io la sapevo, già. è proprio andata così. Ma pei, \voi non conta, la vostra storia co-\ quella capitata proprio voi non ce l'avete ancora con- \r e i Mucche dovere macché dove(.. la mia la leggerete stampata nel Decumcroncino, stasera chiude lo spettacolo il tenente A. SA con un tremendo racconto a/rica-| no. Vedrete che roba. Fino adesso è stato tutto latte e miele. Ma /».'| ri farà uccupponure la pelle. A| voi lu parola, lenente... Il tenente A. 8. si alzò in piedi,'; cominciò a parlare. E' biondo, ha gli orrhi azzurri, ha vent'anni. { — Eravamo in un piccolo cani-' po di fortuna nel deserto dnnculo,' fra in Somalia francese e il So. maliliind britannico. Un giorno... Angelo Appiotti iVlZ. \

Persone citate: Sunderland

Luoghi citati: La Valletta, Malta, Sid1uaid1i1r1ciiili1, Somalia, Spagna