Uno spiraglio di luce per la profilassi del cancro? di Angelo Viziano

Uno spiraglio di luce per la profilassi del cancro? Uno spiraglio di luce per la profilassi del cancro? Negata l'esistenza di un agente microbico, lo studio dei cancri sperimentali fa sorgere il sospetto che nell'orga nismo stesso si formino sostanze di potere cancerigeno Il tema è vecchio; ma l'argomento può essere rispolverato; che qualcosa di nuovo gli scienziati apportano ogni giorno al suo sviluppo, anche se siamo per ora ancor lungi dal fatto clamoroso che l'uomo attende: la scoperta del mezzo radicale di cura. « Ancor lungi » ci vien da dire, di fronte a tante speranze sorpassate, di fronte a tanti innumeri studi sino ad oggi condotti senza un appariscente risultato pratico; ma può anche darsi che la sospirata scoperta sia più vicina del sospettabile. Il terreno preparatorio viene continuamente irato in tutte le direzioni. Qualche colpo di vanga un po' più ardito ha incontrato, talvolta, qualcosa di solido che ha fatto vibrare la mano del terrazzano ed il fremito si è tosto propagato all'animo ed al cervello. Sotto la zolla non v'era, però, il tesoro; argilla banale aveva sospinta l'illusione. Contro questi errori, in cui sono caduti studiosi in buona fede nella febbre della ricerca, stanno le conquiste metodiche degli scienziati dalla calma severa nelle loro esplorazioni, nelle loro asserzioni. E' con questi meticolosi osservatori, è con questi formidabili critici delle proprie ed altrui indagini che dobbiamo procedere alla ricerca del vero. Sbarazziamoci frattanto della teoria parassitaria, quella che ogni tanto fa esultare di giubilo il pubblico per lasc'arlo poi ricadere in una profonda disillusione. L'annuncio dell'isolamento di un supposto microbo del cancro viene, difatti, periodicamente lanciato da agenzie giornalistiche d'oltre oceano a corto di notizie sensazionali; ma purtroppo talora sono scienziati di fama, o che per lo meno ricoprono posti di grande importanza, che cadono nell'errore. L'ultima clamorosa scoperta del microbo del cancro fu, cosi, annunciata nel 1934 in un congresso da V. Brehmer; ma venne ben presto dimostrato che il supposto agente specifico non era altro che un parassita d'inquinamento. La strombazzatura seguì, insomma, la stessa sorte toccata a molte altre precedenti, a capolista delle quali si annovera quella di Schenerlen, che già nel 1887 presentò un bacillo... del cancro, riconosciuto successivamente quale innocuo saprofita della pelle. Contro l'ipotesi che il cancro sia dovuto primitivamente ad un'infezione sta, tra l'altro, la notevole differenza che esiste tra la forma di accrescimento di taluni tessuti, reattivo alle infezioni e quindi provocato, sia pure indirettamente, da agenti microbici, e l'accrescimento non reattivo, quale si osserva nel cancro. Anche il trasporto di un tumore da un animale in un altro della stessa specie è considerato come il prodotto di un trapianto e non già di una infezione. Perciò la ricerca della causa originaria del c*ncro deve seguire orme al di fuori della batteriologia. * * ò o e Il cancro è, in sìntesi, come tut ti i tumori maligni, una proliferazione atipica di tessuto, che si svolge fuori del piano normale dell'organizzazione, in conflitto con le forze vitali dell'organismo (Bar.bacci). Tende a svilupparsi e ad ! inviare propaggini, radici, nell'organo che lo ospita, alterandone profondamente la funzione e la compagine stessa. Il suo deleterio lavorio locale ha anche ripercussioni generali, portando il soggetto colpito ad uno stato di deperimento profondo, a quel decadimento singolare che nessun mezzo ricostituente oggi può vincere. Se non è ancora definitivamente risolto il problema del fattore essenziale determinante l'insorgenza del cancro, tuttavia la scienza, ha individuato fatti e circostanze capaci di favorirne lo sviluppo. Lo studio di queste concause si riferisce in modo particolare a certi stimoli irritativi fisico-chimici. E' stato, in conclusione, osservato che la proliferazione tumorale ha sempre inizio da una cellula dell'organismo; la quale sotto l'azione di particolari eccitamenti si dimostra capace di acquistare quella individualità e quelle caratteristiche che sono proprie della cellula tumorale. Degna di rilievo è la nozione dell'alto potere cancerigeno del catrame, che ha permesso di ottenere tumori maligni sperimentali, si da seguire assai da vicino le modalità d'accrescimento del cancro. Yamagiva e Ishichava, tra il 1915 ed il 1918, riuscirono ad ottenere la produzione di tumori maligni appunto mediante il catrame di carbon fossile nel coniglio; mentre Tsutsui l'ottenne, nel 1918, nel topo bianco. Già prima — nel 1906 — Fischer aveva dimostrato che con altre sostanze irritanti (iniezioni di soluzioni oleose sature di rosso scarlatto, di sudan III, di indo fenolo) nel padiglione dell'orec chio del coniglio si potevano provocare proliferazioni epiteliali anormali simili ai cancroidi cutanei dell'uomo. I risultati di tali ricerche in Italia vennero confer mati da Grimani, Fasiani. Gamna e Rondoni, tra i primi. Forse a portare ai tentativi iniziali, intesi ad ottenere cancri « artificiali » mediante l'iniezione o le pennellature di prodotti chimici irritanti fu l'osservazione di certe forme di cancri professionali, insorgenti in operai addetti alla manipolazione di talune sostanze. Se in epoca re lativamente recente è stato cosi messo in evidenza il cancro dei lavoratori del catrame, Pott sin dal 1775 aveva osservato uno speciale carcinoma degli spazzacamini. Acquisito che l'Irritazione del catrame ha potere oncogeno, di favoreggiamento, cioè, del tumore ci si è spinti ad individuare quali fossero gli elementi particolarmen te incriminabili racchiusi nel catrame. Una vera letteratura è sor ta in proposito a protocollare i numerosi esperimenti fatti da noi primo forse quello del Parodi, di Genova, in collaborazione col Ga rino — ed in ogni Paese progredito nelle ricerche scientifiche. Fu osservato che tra le sostanze che si cstraggono dal catrame ed appartengono alla serie detta degli idrocarburi particolarmente il benzopirene ed il metilcolantrene hanno un'azione rapidamente oncogena nel topo e nel ratto. Si è anche notato che non è sempre necessario uno stimolo irritativo ripetuto (come le pennellazloni di catrame); oggi con una sostanza chimica, conosciuta, si riesce ad ot¬ tt tenere, sia pure con un periodo di latenza di uno o più mesi e solo In alcuni animali, una fortissima percentuale di tumori. Cosi recentissimamente Segale e Lacroix, con piccolissime quantità di benzopirene, varianti dagli otto ai dodici milligrammi, iniettate in una sola volta in ratti di un quarto di chilo di peso, ottennero nel settanta per cento dei tumori ossei (sarcomi) a rapido sviluppo. Anche per la scoperta di queste e di altre numerose sostanze tumorigene l'ipotesi che esista un agente vivo e specifico del cancro, visibile od invisibile, perde sempre più terreno. * * Se un valoroso batteriologo tedesco si era illuso di aver scoperto il bacillo del cancro, ecco che un altro insigne studioso germanico, direttore di un importantissimo , Istituto di patologia sperimentale, nega recisamente la possibilità dell'origine microbica; infatti l'ipotesi che le sostanze su ri ferite e provviste di forte attività cancerigena debbano creare una di sposizione al cancro, ma che contemporaneamente sia assoluta mente necessario per la formazione del tumore un agente patogeno universalmente presente, sarebbe troppo assurda. Chi, giustamente, dice ciò è Do magk, quel Domagk che gode già la confidenza dei nostri lettori, quale scopritore o meglio inventore del capostipite dei preparati sulfamidici, i portentosi medicamenti di numerose malattie da infezione. Ebbene Domagk si interessa pure da tempo del problema del cancro sperimentale per arri vare a fornire gli elementi di una terapia specifica. Auguriamo che i suoi sforzi siano coronati da sue cesso anche in questo settore sino ad oggi così nebuloso. Egli paisà, e non è d'altronde unico in tale affermazione, che le sostanze ricordate ad alto potere cancerigeno conducano alla for inazione del cancro attraverso ad una alterazione del ricambio e pre cisamente che questa alterazione del metabolismo, cioè del comples so naturale dei mutamenti chimico-fisici vitali cellulari, della nutrizione cellulare, insomma, si determini più facilmente nelle cellule che si sviluppano rapidamente e quindi nelle cellule embrionali ed in via di rigenerazione. Non è qui tutto. I nuovi studi hanno portato a sospettare che persino da certe sostanze che comunemente albergano nel nostro organismo ed hanno anzi notevole importanza biologica si possano originare elementi cancerigeni, data la singolare affinità con certi prodotti oncogeni. Persino qualche ormone è stato sottoposto a censura. L'influsso delle energie radianti, tante volte così altamente benefico e persino usato per la cura degli stesci tumori maligni, è stato anche sfruttato per irritare tali sostanze ed alterarne il metabolismo. Sono sorti cosi ■ problemi di enorme importanza, che hanno spostato lo studio del cancro su un nuovo terreno, circoscrivendone, però, utilmente il campo di investigazione. Secondo Domagk questo passaggio più serrato allo studio del metabolismo del cancro dovrebbe essere foriero di migliori risultati, naturalmente oggi che le indagini sulla morfologia hanno raggiunto i massimi risultati. Difatti, se si riuscisse a stabilire con sicurezza anzitutto da quali sostanze ed in quali condizioni si possono formare nell'organismo i prodotti ad azione cancerigena, si aprirebbe forse la possibilità di inibire la genesi del cancro. Allo scienziato tedesco non sembra inverosimile che l'organismo sia in grado di formare anche sostanze atte ad impedire l'insorgenza e lo sviluppo del cancro; poiché fu ripetutamente dimostrato che si riesce ad ottenere dagli animali sostanze che esercitano una certa azione inibitrice sullo sviluppo dei tumori degli animali stessi. Domagk annuncia, perciò, in particolare lo studio del problema se negli animali cosiddetti «immuni », che si dimostrano cancroresistenti in seguito ad un trattamento preliminare con sospensioni di cellule cancerigene od anche di appropriati estratti privi di cel lule, le sostanze difensive anti cancerigene possano essere forma te in quantità elevata. L'indirizzo delle nuove ricerche è senza dubbio seducente e merita di essere secondato ed approfondito. Il tema è. però, ancora nel pieno fervore del suo svolgimento. Il miraggio di una brillante soluzione, allo stato attuale delle reali conoscenze, non deve far fuorviare, ad ogni modo, i malati dalle cure chirurgiche e radiumterapiche, che oggi sono le sole meritevoli di attenzione e che realizzano la loro efficacia quanto più precocemente vengono applicate. Angelo Viziano Uno spiraglio di luce per la profilassi del cancro? Uno spiraglio di luce per la profilassi del cancro? Negata l'esistenza di un agente microbico, lo studio dei cancri sperimentali fa sorgere il sospetto che nell'orga nismo stesso si formino sostanze di potere cancerigeno Il tema è vecchio; ma l'argomento può essere rispolverato; che qualcosa di nuovo gli scienziati apportano ogni giorno al suo sviluppo, anche se siamo per ora ancor lungi dal fatto clamoroso che l'uomo attende: la scoperta del mezzo radicale di cura. « Ancor lungi » ci vien da dire, di fronte a tante speranze sorpassate, di fronte a tanti innumeri studi sino ad oggi condotti senza un appariscente risultato pratico; ma può anche darsi che la sospirata scoperta sia più vicina del sospettabile. Il terreno preparatorio viene continuamente irato in tutte le direzioni. Qualche colpo di vanga un po' più ardito ha incontrato, talvolta, qualcosa di solido che ha fatto vibrare la mano del terrazzano ed il fremito si è tosto propagato all'animo ed al cervello. Sotto la zolla non v'era, però, il tesoro; argilla banale aveva sospinta l'illusione. Contro questi errori, in cui sono caduti studiosi in buona fede nella febbre della ricerca, stanno le conquiste metodiche degli scienziati dalla calma severa nelle loro esplorazioni, nelle loro asserzioni. E' con questi meticolosi osservatori, è con questi formidabili critici delle proprie ed altrui indagini che dobbiamo procedere alla ricerca del vero. Sbarazziamoci frattanto della teoria parassitaria, quella che ogni tanto fa esultare di giubilo il pubblico per lasc'arlo poi ricadere in una profonda disillusione. L'annuncio dell'isolamento di un supposto microbo del cancro viene, difatti, periodicamente lanciato da agenzie giornalistiche d'oltre oceano a corto di notizie sensazionali; ma purtroppo talora sono scienziati di fama, o che per lo meno ricoprono posti di grande importanza, che cadono nell'errore. L'ultima clamorosa scoperta del microbo del cancro fu, cosi, annunciata nel 1934 in un congresso da V. Brehmer; ma venne ben presto dimostrato che il supposto agente specifico non era altro che un parassita d'inquinamento. La strombazzatura seguì, insomma, la stessa sorte toccata a molte altre precedenti, a capolista delle quali si annovera quella di Schenerlen, che già nel 1887 presentò un bacillo... del cancro, riconosciuto successivamente quale innocuo saprofita della pelle. Contro l'ipotesi che il cancro sia dovuto primitivamente ad un'infezione sta, tra l'altro, la notevole differenza che esiste tra la forma di accrescimento di taluni tessuti, reattivo alle infezioni e quindi provocato, sia pure indirettamente, da agenti microbici, e l'accrescimento non reattivo, quale si osserva nel cancro. Anche il trasporto di un tumore da un animale in un altro della stessa specie è considerato come il prodotto di un trapianto e non già di una infezione. Perciò la ricerca della causa originaria del c*ncro deve seguire orme al di fuori della batteriologia. * * ò o e Il cancro è, in sìntesi, come tut ti i tumori maligni, una proliferazione atipica di tessuto, che si svolge fuori del piano normale dell'organizzazione, in conflitto con le forze vitali dell'organismo (Bar.bacci). Tende a svilupparsi e ad ! inviare propaggini, radici, nell'organo che lo ospita, alterandone profondamente la funzione e la compagine stessa. Il suo deleterio lavorio locale ha anche ripercussioni generali, portando il soggetto colpito ad uno stato di deperimento profondo, a quel decadimento singolare che nessun mezzo ricostituente oggi può vincere. Se non è ancora definitivamente risolto il problema del fattore essenziale determinante l'insorgenza del cancro, tuttavia la scienza, ha individuato fatti e circostanze capaci di favorirne lo sviluppo. Lo studio di queste concause si riferisce in modo particolare a certi stimoli irritativi fisico-chimici. E' stato, in conclusione, osservato che la proliferazione tumorale ha sempre inizio da una cellula dell'organismo; la quale sotto l'azione di particolari eccitamenti si dimostra capace di acquistare quella individualità e quelle caratteristiche che sono proprie della cellula tumorale. Degna di rilievo è la nozione dell'alto potere cancerigeno del catrame, che ha permesso di ottenere tumori maligni sperimentali, si da seguire assai da vicino le modalità d'accrescimento del cancro. Yamagiva e Ishichava, tra il 1915 ed il 1918, riuscirono ad ottenere la produzione di tumori maligni appunto mediante il catrame di carbon fossile nel coniglio; mentre Tsutsui l'ottenne, nel 1918, nel topo bianco. Già prima — nel 1906 — Fischer aveva dimostrato che con altre sostanze irritanti (iniezioni di soluzioni oleose sature di rosso scarlatto, di sudan III, di indo fenolo) nel padiglione dell'orec chio del coniglio si potevano provocare proliferazioni epiteliali anormali simili ai cancroidi cutanei dell'uomo. I risultati di tali ricerche in Italia vennero confer mati da Grimani, Fasiani. Gamna e Rondoni, tra i primi. Forse a portare ai tentativi iniziali, intesi ad ottenere cancri « artificiali » mediante l'iniezione o le pennellature di prodotti chimici irritanti fu l'osservazione di certe forme di cancri professionali, insorgenti in operai addetti alla manipolazione di talune sostanze. Se in epoca re lativamente recente è stato cosi messo in evidenza il cancro dei lavoratori del catrame, Pott sin dal 1775 aveva osservato uno speciale carcinoma degli spazzacamini. Acquisito che l'Irritazione del catrame ha potere oncogeno, di favoreggiamento, cioè, del tumore ci si è spinti ad individuare quali fossero gli elementi particolarmen te incriminabili racchiusi nel catrame. Una vera letteratura è sor ta in proposito a protocollare i numerosi esperimenti fatti da noi primo forse quello del Parodi, di Genova, in collaborazione col Ga rino — ed in ogni Paese progredito nelle ricerche scientifiche. Fu osservato che tra le sostanze che si cstraggono dal catrame ed appartengono alla serie detta degli idrocarburi particolarmente il benzopirene ed il metilcolantrene hanno un'azione rapidamente oncogena nel topo e nel ratto. Si è anche notato che non è sempre necessario uno stimolo irritativo ripetuto (come le pennellazloni di catrame); oggi con una sostanza chimica, conosciuta, si riesce ad ot¬ tt tenere, sia pure con un periodo di latenza di uno o più mesi e solo In alcuni animali, una fortissima percentuale di tumori. Cosi recentissimamente Segale e Lacroix, con piccolissime quantità di benzopirene, varianti dagli otto ai dodici milligrammi, iniettate in una sola volta in ratti di un quarto di chilo di peso, ottennero nel settanta per cento dei tumori ossei (sarcomi) a rapido sviluppo. Anche per la scoperta di queste e di altre numerose sostanze tumorigene l'ipotesi che esista un agente vivo e specifico del cancro, visibile od invisibile, perde sempre più terreno. * * Se un valoroso batteriologo tedesco si era illuso di aver scoperto il bacillo del cancro, ecco che un altro insigne studioso germanico, direttore di un importantissimo , Istituto di patologia sperimentale, nega recisamente la possibilità dell'origine microbica; infatti l'ipotesi che le sostanze su ri ferite e provviste di forte attività cancerigena debbano creare una di sposizione al cancro, ma che contemporaneamente sia assoluta mente necessario per la formazione del tumore un agente patogeno universalmente presente, sarebbe troppo assurda. Chi, giustamente, dice ciò è Do magk, quel Domagk che gode già la confidenza dei nostri lettori, quale scopritore o meglio inventore del capostipite dei preparati sulfamidici, i portentosi medicamenti di numerose malattie da infezione. Ebbene Domagk si interessa pure da tempo del problema del cancro sperimentale per arri vare a fornire gli elementi di una terapia specifica. Auguriamo che i suoi sforzi siano coronati da sue cesso anche in questo settore sino ad oggi così nebuloso. Egli paisà, e non è d'altronde unico in tale affermazione, che le sostanze ricordate ad alto potere cancerigeno conducano alla for inazione del cancro attraverso ad una alterazione del ricambio e pre cisamente che questa alterazione del metabolismo, cioè del comples so naturale dei mutamenti chimico-fisici vitali cellulari, della nutrizione cellulare, insomma, si determini più facilmente nelle cellule che si sviluppano rapidamente e quindi nelle cellule embrionali ed in via di rigenerazione. Non è qui tutto. I nuovi studi hanno portato a sospettare che persino da certe sostanze che comunemente albergano nel nostro organismo ed hanno anzi notevole importanza biologica si possano originare elementi cancerigeni, data la singolare affinità con certi prodotti oncogeni. Persino qualche ormone è stato sottoposto a censura. L'influsso delle energie radianti, tante volte così altamente benefico e persino usato per la cura degli stesci tumori maligni, è stato anche sfruttato per irritare tali sostanze ed alterarne il metabolismo. Sono sorti cosi ■ problemi di enorme importanza, che hanno spostato lo studio del cancro su un nuovo terreno, circoscrivendone, però, utilmente il campo di investigazione. Secondo Domagk questo passaggio più serrato allo studio del metabolismo del cancro dovrebbe essere foriero di migliori risultati, naturalmente oggi che le indagini sulla morfologia hanno raggiunto i massimi risultati. Difatti, se si riuscisse a stabilire con sicurezza anzitutto da quali sostanze ed in quali condizioni si possono formare nell'organismo i prodotti ad azione cancerigena, si aprirebbe forse la possibilità di inibire la genesi del cancro. Allo scienziato tedesco non sembra inverosimile che l'organismo sia in grado di formare anche sostanze atte ad impedire l'insorgenza e lo sviluppo del cancro; poiché fu ripetutamente dimostrato che si riesce ad ottenere dagli animali sostanze che esercitano una certa azione inibitrice sullo sviluppo dei tumori degli animali stessi. Domagk annuncia, perciò, in particolare lo studio del problema se negli animali cosiddetti «immuni », che si dimostrano cancroresistenti in seguito ad un trattamento preliminare con sospensioni di cellule cancerigene od anche di appropriati estratti privi di cel lule, le sostanze difensive anti cancerigene possano essere forma te in quantità elevata. L'indirizzo delle nuove ricerche è senza dubbio seducente e merita di essere secondato ed approfondito. Il tema è. però, ancora nel pieno fervore del suo svolgimento. Il miraggio di una brillante soluzione, allo stato attuale delle reali conoscenze, non deve far fuorviare, ad ogni modo, i malati dalle cure chirurgiche e radiumterapiche, che oggi sono le sole meritevoli di attenzione e che realizzano la loro efficacia quanto più precocemente vengono applicate. Angelo Viziano

Persone citate: Fischer, Gamna, Grimani, Lacroix, Rondoni, Segale

Luoghi citati: Genova, Italia