Innocenzo Cappa nella conversazione sulla "Umanità di Verdi,,
Innocenzo Cappa nella conversazione sulla "Umanità di Verdi,, Nel Salone de La Stampa Innocenzo Cappa nella conversazione sulla "Umanità di Verdi,, e è r a ù a a i o i n a Il senatore Innocenzo Cappa, proseguendo ieri la celebrazione verdiana del salone de La Stampa, ha parlato a un pubblico foltissimo, pur accorso a rinnovargli le feste più cordiali e affettuose, della Umanità di Verdi. Innocenzo Cappa ha sorpreso il nascere e l'affermarsi della personalità « umana » di Verdi fin dall'infanzia. Se Verdi non fu un precoce nell'arte come Rossini o Bellini o Pergolesi, fu un precoce nella vocazione dell'arte, sicché non valsero nè le disillusioni nè i dolori a sbarrarne la via percorsa con passo fermo, col passo del contadino sano e forte, espressione vigorosa di quanto v'ha di meglio nella nostra razza. Le prime vittorie clamorose, dopo i primi cocenti disinganni, rappresentano tuttavia un pericolo, quello di circoscrivere l'arte verdiana al momento storico di cui essa è voce ed insieme eco potente. I cori famosi del Nabucco e dei Lombardi esprimono infatti l'irrefrenabile aspirazione della Patria alla libertà ed ogni nuova opera di Verdi è attesa in funzione di questo sentimento vasto e profondo che commuove le folle. Ma il Maestro vuol esprimere tutto se stesso e spezza di forza i limiti che la critica e la folla gli vorrebbero imporre. La Traviata potrà cadere sotto ì fischi veneziani, ma non sarà meno per questo uno dei più sublimi canti d'amore sbocciati dal cuore e dalla fantasia umana. L'oratore, che del patriottismo di Verdi, del suo carattere fermo e scontroso, della sua bontà schiva ha analizzato, ora arguto ora commosso, gli elementi noti e meno noti, ha avuto momenti felicissimi nello studiare quel che l'amore — per la Barezzi prima e poi per la Strepponi — rappresentò nella vita del Maestro. La Strepponi anzi seppe destare o ridestare in lui un più alto e profondo sentimento religioso. Sulla questione della religiosità di Verdi, Innocenzo Cappa si è intrattenuto con acume e con delicatezza squisita, rilevando che se una canonizzazione postuma sarebbe del tutto fuori posto, sarebbe altrettanto ingiusto il negare un più deciso mutamento e ritorno del Maestro, anche attraverso l'affettuosa e gentile influenza della sua impareggiabile compagna, alla fede della sua infanzia. L'oratore ha terminato il suo discorso con maschia eloquenza augurando che l'Italia, in questo formidabile periodo del suo destino, sappia trarre dalla grandezza dei suoi spiriti eccelsi — Verdi, tra i maggiori e i più esemplari — l'armatura potente per forgiare la sua vittoria. Il magnifico discorso che abbiamo frettolosamente e inadeguatamente riassunto è stato coronato da reiterate ovazioni. In seguito la cantatrìce Paola Della Torre ha fatto ascoltare una bella scelta di musiche verdiane, che sono tuttavia rifulse attraverso la sua intelligente e vibrante e gustosa interpretazione e la vocalità una volta ancora come sempre impeccabile, perfetta. Dopo due arie da camera si sono alternate pagine tratte dal Falstaff, Macbeth, Emani, Lombardi, Forza del destino e Vespri Siciliani. Il pubblico compiaciuto fu largo di cordialissimi applausi, compensando cosi con la cantatrice il maestro Ruggero Maghini, eh" l'aveva egregiamente accompagnata al pianoforte. ALFREDO SIGNORETTI Direttore responsabile Tipografia Giornale LA STAMPA Innocenzo Cappa nella conversazione sulla "Umanità di Verdi,, Nel Salone de La Stampa Innocenzo Cappa nella conversazione sulla "Umanità di Verdi,, e è r a ù a a i o i n a Il senatore Innocenzo Cappa, proseguendo ieri la celebrazione verdiana del salone de La Stampa, ha parlato a un pubblico foltissimo, pur accorso a rinnovargli le feste più cordiali e affettuose, della Umanità di Verdi. Innocenzo Cappa ha sorpreso il nascere e l'affermarsi della personalità « umana » di Verdi fin dall'infanzia. Se Verdi non fu un precoce nell'arte come Rossini o Bellini o Pergolesi, fu un precoce nella vocazione dell'arte, sicché non valsero nè le disillusioni nè i dolori a sbarrarne la via percorsa con passo fermo, col passo del contadino sano e forte, espressione vigorosa di quanto v'ha di meglio nella nostra razza. Le prime vittorie clamorose, dopo i primi cocenti disinganni, rappresentano tuttavia un pericolo, quello di circoscrivere l'arte verdiana al momento storico di cui essa è voce ed insieme eco potente. I cori famosi del Nabucco e dei Lombardi esprimono infatti l'irrefrenabile aspirazione della Patria alla libertà ed ogni nuova opera di Verdi è attesa in funzione di questo sentimento vasto e profondo che commuove le folle. Ma il Maestro vuol esprimere tutto se stesso e spezza di forza i limiti che la critica e la folla gli vorrebbero imporre. La Traviata potrà cadere sotto ì fischi veneziani, ma non sarà meno per questo uno dei più sublimi canti d'amore sbocciati dal cuore e dalla fantasia umana. L'oratore, che del patriottismo di Verdi, del suo carattere fermo e scontroso, della sua bontà schiva ha analizzato, ora arguto ora commosso, gli elementi noti e meno noti, ha avuto momenti felicissimi nello studiare quel che l'amore — per la Barezzi prima e poi per la Strepponi — rappresentò nella vita del Maestro. La Strepponi anzi seppe destare o ridestare in lui un più alto e profondo sentimento religioso. Sulla questione della religiosità di Verdi, Innocenzo Cappa si è intrattenuto con acume e con delicatezza squisita, rilevando che se una canonizzazione postuma sarebbe del tutto fuori posto, sarebbe altrettanto ingiusto il negare un più deciso mutamento e ritorno del Maestro, anche attraverso l'affettuosa e gentile influenza della sua impareggiabile compagna, alla fede della sua infanzia. L'oratore ha terminato il suo discorso con maschia eloquenza augurando che l'Italia, in questo formidabile periodo del suo destino, sappia trarre dalla grandezza dei suoi spiriti eccelsi — Verdi, tra i maggiori e i più esemplari — l'armatura potente per forgiare la sua vittoria. Il magnifico discorso che abbiamo frettolosamente e inadeguatamente riassunto è stato coronato da reiterate ovazioni. In seguito la cantatrìce Paola Della Torre ha fatto ascoltare una bella scelta di musiche verdiane, che sono tuttavia rifulse attraverso la sua intelligente e vibrante e gustosa interpretazione e la vocalità una volta ancora come sempre impeccabile, perfetta. Dopo due arie da camera si sono alternate pagine tratte dal Falstaff, Macbeth, Emani, Lombardi, Forza del destino e Vespri Siciliani. Il pubblico compiaciuto fu largo di cordialissimi applausi, compensando cosi con la cantatrice il maestro Ruggero Maghini, eh" l'aveva egregiamente accompagnata al pianoforte. ALFREDO SIGNORETTI Direttore responsabile Tipografia Giornale LA STAMPA
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