Un sogno bizantino dei greci e molte chiacchiere turche

Un sogno bizantino dei greci e molte chiacchiere turche Un sogno bizantino dei greci e molte chiacchiere turche Roma, 1° febbraio. Xjb. stampa turca continua a dedicarsi ni commenti ed alle illustrazioni del « Libro Bianco » greco sulla scorta dei cui documenti il giornale Ulna vorrebbe oggi addirittura vedere la riprova degli sforzi di Metaxas per toner fuori dal conflitto la « piccola Grecia ». Il giornale tiene a mettere poi quasi" trionfalmente in rilievo che dal Libro Bianco greco non risulta che Metaxas non volle credere che l'Italia non nutrisse intenzioni ostili contro la Grecia e che pertanto egli preparò il suo paese a «fronteggiare qualunque attacco». Anche a voler ammettere che l'Ulna sia in buona fede, c'è da osservare che 1 turchi « tanto esperti in materia d'intrighi balcanici » come affermava giorni or sono lo Ycni Sabah, dovrebbero sapere quanto c'è di verità nei documenti ufficiali greci. Gli stessi inglesi dovettero ufficialmente constatare come — tanto per dare un esempio — il memorandum presentato il 13 gennaio 1913 da Venizelos alla Conferenza degli Ambasciatori di Londra, la quale doveva stabilire i nuovi confini dell'Albania indipendente, costituiva un magnifico falso in quanto, per giustificare le pretese greche su Gianina sosteneva, travisando un censimento turco (quello del 1908, fatto sotto la direzione di Hilmi Pascià) che in quella città non c'erano albanesi ortodossi e, facendo passare questi ultimi per greci in quanto di religione greca, concludeva cha i greci vi erano in maggioranza (Atti parlamentari britannici, volume n. 52 pagina 2304 e volume 53 pagina 312). E che dire, tanto per portare un altro esempio, di quell'altro documento greco inviato «confidenzialmente » alla Società delle Nazioni da parte di un sedicente Comitato pan-epirota (creato dal governo ateniese) in cui si chiedeva l'annessione dell'Epiro alla Grecia e che conteneva le firme di ben 1.756 epiroti residenti negli Stati Uniti, delle quali quelle che non erano false appartenevano a persone defunte già da lungo tempo? (•rThe Adriatic Review», Boston, U.S.A.). Se invece di pensare sempre ad «intrighi» si fosse ricordato quanto ebbe a dire il Duce nel suo discorso del giugno scorso,, quando dichiarò che ove i vicini avessero mantenuto la. loro neutralità, essi non avrebbero nulla da temere dall'Italia, si comprenderebbe facilmente amene in Turchia che il defunto presidente del Consiglio greco si preoccupava di prepara re alla guerra il proprio paese dato che ben sapeva di avere ceduto basi aeree e navali all'Inghilterra perchè questa se ne fosse servita contro l'Italia. E d'altra parte l'odio greco contro l'Italia non data nè da oggi, nè da ieri. Esso nasce contemporaneamente ai grande sogno bizantino, che profeticamente faceva dire, nel 1914, dall'ambasciatore tedesco a Costantinopoli Waggenheim al Ministro degli Esteri dell'impero tedesco Von Jagov: « La Grecia non rinuncerà mai alla sua speranza di diventare una seconda Bisanzio ». « Nei Balcani — affermava ancora uno scrittore greco, il Mavrogordato — possono esservi effettivamente cinque o sei nazionalità; ma c'è un popolo solo con una comune cultura popolare, che varia da un distretto all'altro, e una comune « eredità bizantina ». Questa è la verità che deve ispirarne lo sviluppo politico ». (Mavrogordato, The Modera Greece, Londra 1931). E un altro greco, l'Evelpidi («Les Etats balcaniques: étude compare politique social economique et fmanciaire » pagine 382384), dopo avere affermato che l'an'agonismo delle nazioni balcaniche è posteriore alla formazione dei loro Stati, scrive: « Ma all'infuori della « comunità delle razze », questi popoli hanno anche una cultura comune ereditata da Bisanzio, che fu la culla della loro civiltà». E' facile comprender dove tutti questi imbonimenti mirassero. E' facile comprendere come la presenza dell'Italia fascista nei Balcani fosse un grave pericolo per questo megalomane sogno bizan tino; quello che invece è difficile sostenere si è che i preparativi militari della Grecia contro l'Italia non siano stati i primi prodromi di un attacco proditorio che si stava maturando, proprio allo scopo di approfittare del momento in cui l'Italia era impegnata su tutte le frontii, per tentare di realizzare almeno quella parte del sogno bizantino che mirava all'Albania meridionale. «• C'è ora da domandarsi se i turchi, oggi cosi profondamente grecofili, sono proprio sicuri che nel loro sogno bizantino i greci abbiano definitivamente rinunciato a Bisanzio, e se l'Inghilterra ha dato alla Turchia una delle sue famose garanzie al riguardo. Su entrambi i casi, però, i turchi, « tanto esperti in materia d'intrighi, dovrebbero stare in guardia ». haficsccocoloetdihadetirasegstcositicugpRBdAbtipvnnaaaIlBdgnBlrsnntggMtddmslngqSmavuMmbngnllsgtcrtp Un sogno bizantino dei greci e molte chiacchiere turche Un sogno bizantino dei greci e molte chiacchiere turche Roma, 1° febbraio. Xjb. stampa turca continua a dedicarsi ni commenti ed alle illustrazioni del « Libro Bianco » greco sulla scorta dei cui documenti il giornale Ulna vorrebbe oggi addirittura vedere la riprova degli sforzi di Metaxas per toner fuori dal conflitto la « piccola Grecia ». Il giornale tiene a mettere poi quasi" trionfalmente in rilievo che dal Libro Bianco greco non risulta che Metaxas non volle credere che l'Italia non nutrisse intenzioni ostili contro la Grecia e che pertanto egli preparò il suo paese a «fronteggiare qualunque attacco». Anche a voler ammettere che l'Ulna sia in buona fede, c'è da osservare che 1 turchi « tanto esperti in materia d'intrighi balcanici » come affermava giorni or sono lo Ycni Sabah, dovrebbero sapere quanto c'è di verità nei documenti ufficiali greci. Gli stessi inglesi dovettero ufficialmente constatare come — tanto per dare un esempio — il memorandum presentato il 13 gennaio 1913 da Venizelos alla Conferenza degli Ambasciatori di Londra, la quale doveva stabilire i nuovi confini dell'Albania indipendente, costituiva un magnifico falso in quanto, per giustificare le pretese greche su Gianina sosteneva, travisando un censimento turco (quello del 1908, fatto sotto la direzione di Hilmi Pascià) che in quella città non c'erano albanesi ortodossi e, facendo passare questi ultimi per greci in quanto di religione greca, concludeva cha i greci vi erano in maggioranza (Atti parlamentari britannici, volume n. 52 pagina 2304 e volume 53 pagina 312). E che dire, tanto per portare un altro esempio, di quell'altro documento greco inviato «confidenzialmente » alla Società delle Nazioni da parte di un sedicente Comitato pan-epirota (creato dal governo ateniese) in cui si chiedeva l'annessione dell'Epiro alla Grecia e che conteneva le firme di ben 1.756 epiroti residenti negli Stati Uniti, delle quali quelle che non erano false appartenevano a persone defunte già da lungo tempo? (•rThe Adriatic Review», Boston, U.S.A.). Se invece di pensare sempre ad «intrighi» si fosse ricordato quanto ebbe a dire il Duce nel suo discorso del giugno scorso,, quando dichiarò che ove i vicini avessero mantenuto la. loro neutralità, essi non avrebbero nulla da temere dall'Italia, si comprenderebbe facilmente amene in Turchia che il defunto presidente del Consiglio greco si preoccupava di prepara re alla guerra il proprio paese dato che ben sapeva di avere ceduto basi aeree e navali all'Inghilterra perchè questa se ne fosse servita contro l'Italia. E d'altra parte l'odio greco contro l'Italia non data nè da oggi, nè da ieri. Esso nasce contemporaneamente ai grande sogno bizantino, che profeticamente faceva dire, nel 1914, dall'ambasciatore tedesco a Costantinopoli Waggenheim al Ministro degli Esteri dell'impero tedesco Von Jagov: « La Grecia non rinuncerà mai alla sua speranza di diventare una seconda Bisanzio ». « Nei Balcani — affermava ancora uno scrittore greco, il Mavrogordato — possono esservi effettivamente cinque o sei nazionalità; ma c'è un popolo solo con una comune cultura popolare, che varia da un distretto all'altro, e una comune « eredità bizantina ». Questa è la verità che deve ispirarne lo sviluppo politico ». (Mavrogordato, The Modera Greece, Londra 1931). E un altro greco, l'Evelpidi («Les Etats balcaniques: étude compare politique social economique et fmanciaire » pagine 382384), dopo avere affermato che l'an'agonismo delle nazioni balcaniche è posteriore alla formazione dei loro Stati, scrive: « Ma all'infuori della « comunità delle razze », questi popoli hanno anche una cultura comune ereditata da Bisanzio, che fu la culla della loro civiltà». E' facile comprender dove tutti questi imbonimenti mirassero. E' facile comprendere come la presenza dell'Italia fascista nei Balcani fosse un grave pericolo per questo megalomane sogno bizan tino; quello che invece è difficile sostenere si è che i preparativi militari della Grecia contro l'Italia non siano stati i primi prodromi di un attacco proditorio che si stava maturando, proprio allo scopo di approfittare del momento in cui l'Italia era impegnata su tutte le frontii, per tentare di realizzare almeno quella parte del sogno bizantino che mirava all'Albania meridionale. «• C'è ora da domandarsi se i turchi, oggi cosi profondamente grecofili, sono proprio sicuri che nel loro sogno bizantino i greci abbiano definitivamente rinunciato a Bisanzio, e se l'Inghilterra ha dato alla Turchia una delle sue famose garanzie al riguardo. Su entrambi i casi, però, i turchi, « tanto esperti in materia d'intrighi, dovrebbero stare in guardia ». haficsccocoloetdihadetirasegstcositicugpRBdAbtipvnnaaaIlBdgnBlrsnntggMtddmslngqSmavuMmbngnllsgtcrtp

Persone citate: Duce, Hilmi, Von Jagov