La scomparsa dello scultore Vannucci

La scomparsa dello scultore Vannucci La scomparsa dello scultore Vannucci Dopo anni che un male doloroso lo teneva lontano dalla vita e dal lavoro, è morto ieri confortato soltanto dall'assistenza di pochi fedeli amici un artista di umanissima e acuta sensibilità, di sicuro gusto e di profonda esperienza tee nica, cui tuttavia la fortuna ave va negato quegli aiuti che talvolta prodiga a uomini di minori meriti ma più abili a lottar con l'esistenza: lo scultore Ugo Vannucci. Nato a Carrara nel 1887i dopo aver studiato in quell'Accademia e soggiornato a Firenze, se n'era venuto a Torino sui ventun anni, nel 1908, quando già una sua figura di Sordello aveva segnala to le sue vigorose attitudini di l modellatore; poteva quindi esser j considerato torinese d'elezione. Il livornese Nomellini l'aveva presentato al pittore Giovanni Carpa- e , i i l . , l l i o e a a , , e e a a e e o e li e a al nce i pe a el netto, il quale a sua volta l'aveva introdotto nell'ambiente del Reduzzi proprio quando questo scul tore lavorava alle statue per il ponte Umberto I; e fu aiutando l'antico allievo del Tabacchi, là nel gran capannone di corso Cairoli, che il Vannucci venne a contatto con la maggior parte degli artisti torinesi e soprattutto col più autorevole, allora, ed illustre: Leonardo Bistolfi. Grande influen za spiegò subito il maestro di Ca sale sul giovane toscano dall'ani ma candida, che pur era cresciuto ad una scuola di vigorosi plastici e di provetti marmorari. Ma la spiritualità bistolfiana fatta di riposti musicalismi decorativi e di indefinite aspirazioni ad una poesia » che in parte trascende va gli stessi mezzi della più prò pria espressione scultorea, rapi il Vannucci, gli accese convinzioni ed entusiasmi, gli foggiò una co scienza artistica che se anche con trastata talvolta col rigore tecni co di cui egli si sentiva padrone, e clie manifestava con un senso formale efficacissimo, fu la sua forza in tanti duri anni di lotta, fu certo la fonte di molte segrete gioie intellettuali che Io compensarono dei successi non ottenuti, della modesta esistenza, di quel suo frequente dover rinunziare a creazioni proprie per farsi aiuto di più chiari suoi colleghi, prima, s'è detto, il Reduzzi, poi il Rubino, ed altri ancora. Potè però, di quando in quando, lavorare per conto suo: e modellò allora i monumenti ai Caduti di Ponte di Valtellina e di Poirino, la bella Pietà per la famiglia Patriarca nel nostro cimitero, le sculture delle tombe Losa Spine! li, Dalbesio, Ferrerò, una Mater nità lungamente vagheggiata e più volte ripresa e poi esposta al la Promotrice, un Rapsodo, ritratti, targhe, varii medaglioni: cose tutte che improntava della sua sensibilità vigile, della sua perizia plastica, di una sincerità assoluta di sentimento, e infine del disdegno di qualsiasi effetto. Del suo romanticismo quasi ingenuo e appassionato, della sua moralità altissima che gli impediva ogni compromesso con la vita, egli si era fatto una dottrina di azione; e, spirito schivo qual era, adoratore umile, ma di pronto giudizio, della bellezza, soffrì dell'esistenjfza più che gioirne. Certo, anche !nel!e sue rinunzie vi fu molta no- ji|^ cd anehe per questo v e coniata la sua scomparsa. mar. ber. La scomparsa dello scultore Vannucci La scomparsa dello scultore Vannucci Dopo anni che un male doloroso lo teneva lontano dalla vita e dal lavoro, è morto ieri confortato soltanto dall'assistenza di pochi fedeli amici un artista di umanissima e acuta sensibilità, di sicuro gusto e di profonda esperienza tee nica, cui tuttavia la fortuna ave va negato quegli aiuti che talvolta prodiga a uomini di minori meriti ma più abili a lottar con l'esistenza: lo scultore Ugo Vannucci. Nato a Carrara nel 1887i dopo aver studiato in quell'Accademia e soggiornato a Firenze, se n'era venuto a Torino sui ventun anni, nel 1908, quando già una sua figura di Sordello aveva segnala to le sue vigorose attitudini di l modellatore; poteva quindi esser j considerato torinese d'elezione. Il livornese Nomellini l'aveva presentato al pittore Giovanni Carpa- e , i i l . , l l i o e a a , , e e a a e e o e li e a al nce i pe a el netto, il quale a sua volta l'aveva introdotto nell'ambiente del Reduzzi proprio quando questo scul tore lavorava alle statue per il ponte Umberto I; e fu aiutando l'antico allievo del Tabacchi, là nel gran capannone di corso Cairoli, che il Vannucci venne a contatto con la maggior parte degli artisti torinesi e soprattutto col più autorevole, allora, ed illustre: Leonardo Bistolfi. Grande influen za spiegò subito il maestro di Ca sale sul giovane toscano dall'ani ma candida, che pur era cresciuto ad una scuola di vigorosi plastici e di provetti marmorari. Ma la spiritualità bistolfiana fatta di riposti musicalismi decorativi e di indefinite aspirazioni ad una poesia » che in parte trascende va gli stessi mezzi della più prò pria espressione scultorea, rapi il Vannucci, gli accese convinzioni ed entusiasmi, gli foggiò una co scienza artistica che se anche con trastata talvolta col rigore tecni co di cui egli si sentiva padrone, e clie manifestava con un senso formale efficacissimo, fu la sua forza in tanti duri anni di lotta, fu certo la fonte di molte segrete gioie intellettuali che Io compensarono dei successi non ottenuti, della modesta esistenza, di quel suo frequente dover rinunziare a creazioni proprie per farsi aiuto di più chiari suoi colleghi, prima, s'è detto, il Reduzzi, poi il Rubino, ed altri ancora. Potè però, di quando in quando, lavorare per conto suo: e modellò allora i monumenti ai Caduti di Ponte di Valtellina e di Poirino, la bella Pietà per la famiglia Patriarca nel nostro cimitero, le sculture delle tombe Losa Spine! li, Dalbesio, Ferrerò, una Mater nità lungamente vagheggiata e più volte ripresa e poi esposta al la Promotrice, un Rapsodo, ritratti, targhe, varii medaglioni: cose tutte che improntava della sua sensibilità vigile, della sua perizia plastica, di una sincerità assoluta di sentimento, e infine del disdegno di qualsiasi effetto. Del suo romanticismo quasi ingenuo e appassionato, della sua moralità altissima che gli impediva ogni compromesso con la vita, egli si era fatto una dottrina di azione; e, spirito schivo qual era, adoratore umile, ma di pronto giudizio, della bellezza, soffrì dell'esistenjfza più che gioirne. Certo, anche !nel!e sue rinunzie vi fu molta no- ji|^ cd anehe per questo v e coniata la sua scomparsa. mar. ber.

Luoghi citati: Carrara, Firenze, Poirino, Torino