"Marmarica, gloria del nostro soldato,,

"Marmarica, gloria del nostro soldato,, All'Istituto di Coltura Fascista "Marmarica, gloria del nostro soldato,, Un'avvincente conversazione del colonnello Cacciò reduce da Barrila sulle operazioni in Libia - La dotta lezione del prof. Ugo Nanni sulla "guerra dell'oro,, Grandi acclamazioni al Re, al Duce e all'Esercito II 29° Raduno di guerra organizzato — presi gli ordini dal Federale — dall'Istituto di Cultura fascista ieri mattina al teatro Balbo ha avuto, come al solito, esito imponente. Tutte le autorità e gerarchie erano presenti o rappresentate. Fra le personalità militari, notati alcuni generali tra cui Mentasti, Curieno, rosolia e numerosi colonnelli e consoli. Presente, ospite graditissimo, il Fiduciario del Partito nazionalsocialista tedesco in Piemonte. Stipatissimo il teatro in ogni ordine di posti. In prima galleria una fitta, applaudita rappresentanza delle Forze Armate. Il presidente prof. Avenati ha ordinato il saluto al Re e al Duce, cui ha risposto un formidabile unanime grido fedele. Poi ha parlato il primo oratore della giornata, il fascista dottor tenente colonnello di Stato Maggiore Renzo Cacciò, docente all'Istituto Superiore di guerra, reduce da Bardia dove era Capo di Stato Maggiore di una nostra gloriosa Divisione. Salutato da un caldo applauso e da acclamazioni all'Esercito, il col. Cacciò — con parola chiarissima, discorsiva, efficace — ha illustrato il tema « Marmarica gloria del nostro soldato ». Egli ha cominciato descrivendo il suo rapidissimo e pittoresco viaggio (una notte e un giorno) da Torino a Bardia. Nell'inferno del ghibli Di Bardia e della Marmarica l'oratore rappresenta poi l'arida, squallida, inospite natura, priva affatto di vegetazione, . il mono tono paesaggio rotto soltanto da qualche avvallamento poco profondo a guisa di conca. Una gialla distesa di sabbia e di sassi, con torrentacci quasi perpetuamente asciutti, chiazzata qua e là da poverissimi praticelli di sterpi, il magro pascolo dei magri armenti de' nomadi sotto l'accecante barbaglio del sole. Ed ecco che un sibilo corre l'aria, una prima ondata impetuosa di sabbia rovente avvolge ogni cosa, penetra negli occhi, nelle narici, nelle orecchie, impasta la bocca... Che è? Sono le 9 e, puntualmente, si alza il ghibli. Il vento di sua, il vento che viene dal deserto, il vento che, implacabile ed atroce, quasi costantemente dalle 9 alle" 18 ogni giorno spazza la Marmarica. E' un succedersi di fischi, di lunghi sibili acuti e rabbiosi, è un accavallarsi di ondate di sabbia che rendono l'aria irrespirabile, che impediscono di parlare, che tolgono la visibilità anche dai luoghi a brevissima distanza. Eppure continua' il colonnello Cacciò — e in questo ambiente, su questo ter reno, sotto quel sole implacabile, nella bolgia di quel vento atroce che i nostri Soldati vivono e combattono da ormai molti mesi. Nei reparti i nostri soldati sono sere ni, obbedienti, disciplinati, ardenti di fede, allegri. Gli stupendi soldati d'Italia «.• Cari ragazzi! — esclama l'oratore — avrei voluto abbracciarli tutti ad uno ad uno. Davanti a loro si sente nel cuore il giusto orgoglio di appartenere alla grande razza italiana! ». Pòca acqua nell'inferno del ghibli e dell'arido paesaggio, ma le aduste membra ed il cuore sono sorretti da una fede che è cento volte più calda del torrido vento desertico: la fede nella vittoria. A questo punto il colonnello Cacciò rileva giustamente che per apprezzare a dovere la virtù del SttcmrRcrdNvcfetczvaSpdsncddIri/ArfetiladzgimziltscscSpiTctmflccgpitrhgspmptgosbnostro Soldato bisogna conoscere ; ml a e i . ; l'avversario che esso fronteggia: si tratta delle migliori, delle più scelte truppe inglesi, fornite di tutto punto, il fior fiore dell'esercito britannico, « soldati — per dire tutto in una parola — degni di essere nostri avversari ». Dopo aver descritto queste Divisioni nemiche — le inglesi, le australiane e le neozelandesi —, la loro origine, la loro composizione, il loro equipaggiamento — dopo aver affermato che rappresentano lo sforzo massimo dell'Inghilterra e quel che di meglio essa poteva organizzare contro di noi, l'oratore dice che, con i dati alla mano, si può facilmente provare come i nostri soldati — in numero senza paragone inferiore — hanno opposto al nemico una resistenza che può scaturire soltanto da una fede invincibile, da una sanità fisica e morale eccezionali, una dedizione assoluta alla Patria e dalla certezza di essere i portatori di una nuova civiltà. Parziali insuccessi dovuti alla sproporzione numerica e dei mezzi, diventano pagine di gloria che farebbero onore ad ogni Esercito quando si pensi agli innumeri episodi di eroismo che hanno caratterizzato la nostra strenua, stupenda, prodigiosa resistenza. « La quale è stata ed è possi bile — dice il col. Cacciò — per che il morale del nostro soldato è quello che 11 Regime di Mussolini ha saputo plasmare non solamente nelle giovani generazioni nate e cresciute in questo clima nuovo ma in tutti gli Italiani degni di tanto nome. Fede assoluta nel Duce c Solamente — continua l'oratore — valutando al giusto le difficoltà del terreno e le forze dello avversario, si può compiutamente intendere quale pagina di gloria hanno scritto i difensori di Bardia e di Tobruck. I nostri non si sono mai sottratti alla lotta, ma si sono sempre battuti con leonino coraggio, e così continuano e continueranno a battersi. Bardia e Tobruck sono due gloriosi episodi, ma la battaglia della Marmarica non è finita, e non sarà finita fino a quando la vittoria la vittoria che è certezza nel cuore di ogni nostro combattente — non avrà coronato i sacrifici e l'eroismo delle nostre Forze- Armate ». E il col. Cacciò — che il pubblico ha seguito con entusiasmo, » a ol ò, a gn o a nn-'con attenzione, con ammirazione Calsi rmel ù a e — conclude esaltando la figura gi gantesca del Duce, del Condottie ro che, come Cesare, porta con sè la fortuna d'Italia, quella fortuna che sarà in un prossimo futuro aggiogata al carro di Roma, quella fortuna che si annuncia « nella saldezza e nel valore dei nostri Soldati, nella fede che accende tutte le nostre anime, nella certezza che palpita entro i nostri cuori: la certezza che — cosi come ci è stato promesso — vinceremo! ». Interminabili acclamazioni al Re Imperatore, al Duce e all'Esercito hannq accolto il documentario, splendido discorso. Contro le plutocrazie Ha parlato quindi sulla « Guerra dell'oro » il camerata prof. Ugo Nanni, l'insigne studioso lombardo venuto appositamente nella nostra città. Egli ha cominciato col raffrontare argutamente il bilancio economico di una Nazione proletaria a quello di una famiglia agricola, elencando tutte le ristrettezze e i sacrifici a cui un Paese povero deve ricorrere per far fronte alla soverchiante potenza degli Stati plutocratici: prestiti interni, prestiti esteri, inflazione, aumento del tasso di sconto, debiti su debiti senza riuscire a colmare un eterno deficit. Fra le approvazioni del pubblico ha accennato ai saldi debitori della bilancia passiva ottenuti mediante l'emigrazione di milioni di Italiani, costretti a mercanteggia- re con razze meno pure il prezio iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiniiiiiiuiiiiiiiiiiii so sudore della loro fronte, salvo poi a firmare il foglio crudele della naturalizzazione, oppure essere discacciati come stirpe inferiore e, denunziati ai riechi allogeni come «pericolo oliva» (oliva rfrnigèrjl Ha proseguito parlando degli altri sforzi compiuti inutilmente dalla Finanza italiana per riparare al male crescente, finché il genio del Duce con la battaglia del grano e la battaglia della bonifica non diede inizio a quella che fu chiamata politica autarchica, battaglia che ha effettivamente culminato oggi nell'assoluta indioendenza alimentare del nostro Paese. A questa coraggiosa mossa reagirono gli Stati plutocratici inscenando la guerra dei proièttili d'oro, la guerra dei lucri, la guerra economica, subdola, proditoria, diretta a paralizzare le nostre industrie su cui si fonda in parte la potenza militare, aerea e navale dell'Italia. E questa guerra non poteva concludere che alla grande Rivoluzione attuale, degli Stati proletari contro gli Stati capitalistici. La nostra vittoria, vittoria di una civiltà superiore umana costruttiva, è sicura. Lo è soprattutto perchè noi possediamo la forza morale: quella che a noi viene dal fatto di combattere per la più alta giustizia sociale: è questa la forza che fa vincere il popolo dei combattenti, che gli infende energie, che ne gonfia i muscoli e le arterie nei momenti di crisi, che gli infonde il coraggio dell'assalto e lo rende capace di fare miracoli di resistenza, di abnegazione e di sacrificio. Una fervida acclamazione ha salutato il dotto e vibrante discorso, rinnovando le ardenti manifesazioni di devozione e di fedeltà al Fondatore dell'Impèro. Anche in Provincia, come ogni altra domenica, l'Istituto aveva in detto ieri raduni di guerra, i quali hanno avuto tutti bellissimo successo. iiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiuiiiiiMMiiiiiimimiimi "Marmarica, gloria del nostro soldato,, All'Istituto di Coltura Fascista "Marmarica, gloria del nostro soldato,, Un'avvincente conversazione del colonnello Cacciò reduce da Barrila sulle operazioni in Libia - La dotta lezione del prof. Ugo Nanni sulla "guerra dell'oro,, Grandi acclamazioni al Re, al Duce e all'Esercito II 29° Raduno di guerra organizzato — presi gli ordini dal Federale — dall'Istituto di Cultura fascista ieri mattina al teatro Balbo ha avuto, come al solito, esito imponente. Tutte le autorità e gerarchie erano presenti o rappresentate. Fra le personalità militari, notati alcuni generali tra cui Mentasti, Curieno, rosolia e numerosi colonnelli e consoli. Presente, ospite graditissimo, il Fiduciario del Partito nazionalsocialista tedesco in Piemonte. Stipatissimo il teatro in ogni ordine di posti. In prima galleria una fitta, applaudita rappresentanza delle Forze Armate. Il presidente prof. Avenati ha ordinato il saluto al Re e al Duce, cui ha risposto un formidabile unanime grido fedele. Poi ha parlato il primo oratore della giornata, il fascista dottor tenente colonnello di Stato Maggiore Renzo Cacciò, docente all'Istituto Superiore di guerra, reduce da Bardia dove era Capo di Stato Maggiore di una nostra gloriosa Divisione. Salutato da un caldo applauso e da acclamazioni all'Esercito, il col. Cacciò — con parola chiarissima, discorsiva, efficace — ha illustrato il tema « Marmarica gloria del nostro soldato ». Egli ha cominciato descrivendo il suo rapidissimo e pittoresco viaggio (una notte e un giorno) da Torino a Bardia. Nell'inferno del ghibli Di Bardia e della Marmarica l'oratore rappresenta poi l'arida, squallida, inospite natura, priva affatto di vegetazione, . il mono tono paesaggio rotto soltanto da qualche avvallamento poco profondo a guisa di conca. Una gialla distesa di sabbia e di sassi, con torrentacci quasi perpetuamente asciutti, chiazzata qua e là da poverissimi praticelli di sterpi, il magro pascolo dei magri armenti de' nomadi sotto l'accecante barbaglio del sole. Ed ecco che un sibilo corre l'aria, una prima ondata impetuosa di sabbia rovente avvolge ogni cosa, penetra negli occhi, nelle narici, nelle orecchie, impasta la bocca... Che è? Sono le 9 e, puntualmente, si alza il ghibli. Il vento di sua, il vento che viene dal deserto, il vento che, implacabile ed atroce, quasi costantemente dalle 9 alle" 18 ogni giorno spazza la Marmarica. E' un succedersi di fischi, di lunghi sibili acuti e rabbiosi, è un accavallarsi di ondate di sabbia che rendono l'aria irrespirabile, che impediscono di parlare, che tolgono la visibilità anche dai luoghi a brevissima distanza. Eppure continua' il colonnello Cacciò — e in questo ambiente, su questo ter reno, sotto quel sole implacabile, nella bolgia di quel vento atroce che i nostri Soldati vivono e combattono da ormai molti mesi. Nei reparti i nostri soldati sono sere ni, obbedienti, disciplinati, ardenti di fede, allegri. Gli stupendi soldati d'Italia «.• Cari ragazzi! — esclama l'oratore — avrei voluto abbracciarli tutti ad uno ad uno. Davanti a loro si sente nel cuore il giusto orgoglio di appartenere alla grande razza italiana! ». Pòca acqua nell'inferno del ghibli e dell'arido paesaggio, ma le aduste membra ed il cuore sono sorretti da una fede che è cento volte più calda del torrido vento desertico: la fede nella vittoria. A questo punto il colonnello Cacciò rileva giustamente che per apprezzare a dovere la virtù del SttcmrRcrdNvcfetczvaSpdsncddIri/ArfetiladzgimziltscscSpiTctmflccgpitrhgspmptgosbnostro Soldato bisogna conoscere ; ml a e i . ; l'avversario che esso fronteggia: si tratta delle migliori, delle più scelte truppe inglesi, fornite di tutto punto, il fior fiore dell'esercito britannico, « soldati — per dire tutto in una parola — degni di essere nostri avversari ». Dopo aver descritto queste Divisioni nemiche — le inglesi, le australiane e le neozelandesi —, la loro origine, la loro composizione, il loro equipaggiamento — dopo aver affermato che rappresentano lo sforzo massimo dell'Inghilterra e quel che di meglio essa poteva organizzare contro di noi, l'oratore dice che, con i dati alla mano, si può facilmente provare come i nostri soldati — in numero senza paragone inferiore — hanno opposto al nemico una resistenza che può scaturire soltanto da una fede invincibile, da una sanità fisica e morale eccezionali, una dedizione assoluta alla Patria e dalla certezza di essere i portatori di una nuova civiltà. Parziali insuccessi dovuti alla sproporzione numerica e dei mezzi, diventano pagine di gloria che farebbero onore ad ogni Esercito quando si pensi agli innumeri episodi di eroismo che hanno caratterizzato la nostra strenua, stupenda, prodigiosa resistenza. « La quale è stata ed è possi bile — dice il col. Cacciò — per che il morale del nostro soldato è quello che 11 Regime di Mussolini ha saputo plasmare non solamente nelle giovani generazioni nate e cresciute in questo clima nuovo ma in tutti gli Italiani degni di tanto nome. Fede assoluta nel Duce c Solamente — continua l'oratore — valutando al giusto le difficoltà del terreno e le forze dello avversario, si può compiutamente intendere quale pagina di gloria hanno scritto i difensori di Bardia e di Tobruck. I nostri non si sono mai sottratti alla lotta, ma si sono sempre battuti con leonino coraggio, e così continuano e continueranno a battersi. Bardia e Tobruck sono due gloriosi episodi, ma la battaglia della Marmarica non è finita, e non sarà finita fino a quando la vittoria la vittoria che è certezza nel cuore di ogni nostro combattente — non avrà coronato i sacrifici e l'eroismo delle nostre Forze- Armate ». E il col. Cacciò — che il pubblico ha seguito con entusiasmo, » a ol ò, a gn o a nn-'con attenzione, con ammirazione Calsi rmel ù a e — conclude esaltando la figura gi gantesca del Duce, del Condottie ro che, come Cesare, porta con sè la fortuna d'Italia, quella fortuna che sarà in un prossimo futuro aggiogata al carro di Roma, quella fortuna che si annuncia « nella saldezza e nel valore dei nostri Soldati, nella fede che accende tutte le nostre anime, nella certezza che palpita entro i nostri cuori: la certezza che — cosi come ci è stato promesso — vinceremo! ». Interminabili acclamazioni al Re Imperatore, al Duce e all'Esercito hannq accolto il documentario, splendido discorso. Contro le plutocrazie Ha parlato quindi sulla « Guerra dell'oro » il camerata prof. Ugo Nanni, l'insigne studioso lombardo venuto appositamente nella nostra città. Egli ha cominciato col raffrontare argutamente il bilancio economico di una Nazione proletaria a quello di una famiglia agricola, elencando tutte le ristrettezze e i sacrifici a cui un Paese povero deve ricorrere per far fronte alla soverchiante potenza degli Stati plutocratici: prestiti interni, prestiti esteri, inflazione, aumento del tasso di sconto, debiti su debiti senza riuscire a colmare un eterno deficit. Fra le approvazioni del pubblico ha accennato ai saldi debitori della bilancia passiva ottenuti mediante l'emigrazione di milioni di Italiani, costretti a mercanteggia- re con razze meno pure il prezio iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiniiiiiiuiiiiiiiiiiii so sudore della loro fronte, salvo poi a firmare il foglio crudele della naturalizzazione, oppure essere discacciati come stirpe inferiore e, denunziati ai riechi allogeni come «pericolo oliva» (oliva rfrnigèrjl Ha proseguito parlando degli altri sforzi compiuti inutilmente dalla Finanza italiana per riparare al male crescente, finché il genio del Duce con la battaglia del grano e la battaglia della bonifica non diede inizio a quella che fu chiamata politica autarchica, battaglia che ha effettivamente culminato oggi nell'assoluta indioendenza alimentare del nostro Paese. A questa coraggiosa mossa reagirono gli Stati plutocratici inscenando la guerra dei proièttili d'oro, la guerra dei lucri, la guerra economica, subdola, proditoria, diretta a paralizzare le nostre industrie su cui si fonda in parte la potenza militare, aerea e navale dell'Italia. E questa guerra non poteva concludere che alla grande Rivoluzione attuale, degli Stati proletari contro gli Stati capitalistici. La nostra vittoria, vittoria di una civiltà superiore umana costruttiva, è sicura. Lo è soprattutto perchè noi possediamo la forza morale: quella che a noi viene dal fatto di combattere per la più alta giustizia sociale: è questa la forza che fa vincere il popolo dei combattenti, che gli infende energie, che ne gonfia i muscoli e le arterie nei momenti di crisi, che gli infonde il coraggio dell'assalto e lo rende capace di fare miracoli di resistenza, di abnegazione e di sacrificio. Una fervida acclamazione ha salutato il dotto e vibrante discorso, rinnovando le ardenti manifesazioni di devozione e di fedeltà al Fondatore dell'Impèro. Anche in Provincia, come ogni altra domenica, l'Istituto aveva in detto ieri raduni di guerra, i quali hanno avuto tutti bellissimo successo. iiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiuiiiiiMMiiiiiimimiimi "Marmarica, gloria del nostro soldato,, All'Istituto di Coltura Fascista "Marmarica, gloria del nostro soldato,, Un'avvincente conversazione del colonnello Cacciò reduce da Barrila sulle operazioni in Libia - La dotta lezione del prof. Ugo Nanni sulla "guerra dell'oro,, Grandi acclamazioni al Re, al Duce e all'Esercito II 29° Raduno di guerra organizzato — presi gli ordini dal Federale — dall'Istituto di Cultura fascista ieri mattina al teatro Balbo ha avuto, come al solito, esito imponente. Tutte le autorità e gerarchie erano presenti o rappresentate. Fra le personalità militari, notati alcuni generali tra cui Mentasti, Curieno, rosolia e numerosi colonnelli e consoli. Presente, ospite graditissimo, il Fiduciario del Partito nazionalsocialista tedesco in Piemonte. Stipatissimo il teatro in ogni ordine di posti. In prima galleria una fitta, applaudita rappresentanza delle Forze Armate. Il presidente prof. Avenati ha ordinato il saluto al Re e al Duce, cui ha risposto un formidabile unanime grido fedele. Poi ha parlato il primo oratore della giornata, il fascista dottor tenente colonnello di Stato Maggiore Renzo Cacciò, docente all'Istituto Superiore di guerra, reduce da Bardia dove era Capo di Stato Maggiore di una nostra gloriosa Divisione. Salutato da un caldo applauso e da acclamazioni all'Esercito, il col. Cacciò — con parola chiarissima, discorsiva, efficace — ha illustrato il tema « Marmarica gloria del nostro soldato ». Egli ha cominciato descrivendo il suo rapidissimo e pittoresco viaggio (una notte e un giorno) da Torino a Bardia. Nell'inferno del ghibli Di Bardia e della Marmarica l'oratore rappresenta poi l'arida, squallida, inospite natura, priva affatto di vegetazione, . il mono tono paesaggio rotto soltanto da qualche avvallamento poco profondo a guisa di conca. Una gialla distesa di sabbia e di sassi, con torrentacci quasi perpetuamente asciutti, chiazzata qua e là da poverissimi praticelli di sterpi, il magro pascolo dei magri armenti de' nomadi sotto l'accecante barbaglio del sole. Ed ecco che un sibilo corre l'aria, una prima ondata impetuosa di sabbia rovente avvolge ogni cosa, penetra negli occhi, nelle narici, nelle orecchie, impasta la bocca... Che è? Sono le 9 e, puntualmente, si alza il ghibli. Il vento di sua, il vento che viene dal deserto, il vento che, implacabile ed atroce, quasi costantemente dalle 9 alle" 18 ogni giorno spazza la Marmarica. E' un succedersi di fischi, di lunghi sibili acuti e rabbiosi, è un accavallarsi di ondate di sabbia che rendono l'aria irrespirabile, che impediscono di parlare, che tolgono la visibilità anche dai luoghi a brevissima distanza. Eppure continua' il colonnello Cacciò — e in questo ambiente, su questo ter reno, sotto quel sole implacabile, nella bolgia di quel vento atroce che i nostri Soldati vivono e combattono da ormai molti mesi. Nei reparti i nostri soldati sono sere ni, obbedienti, disciplinati, ardenti di fede, allegri. Gli stupendi soldati d'Italia «.• Cari ragazzi! — esclama l'oratore — avrei voluto abbracciarli tutti ad uno ad uno. Davanti a loro si sente nel cuore il giusto orgoglio di appartenere alla grande razza italiana! ». Pòca acqua nell'inferno del ghibli e dell'arido paesaggio, ma le aduste membra ed il cuore sono sorretti da una fede che è cento volte più calda del torrido vento desertico: la fede nella vittoria. A questo punto il colonnello Cacciò rileva giustamente che per apprezzare a dovere la virtù del SttcmrRcrdNvcfetczvaSpdsncddIri/ArfetiladzgimziltscscSpiTctmflccgpitrhgspmptgosbnostro Soldato bisogna conoscere ; ml a e i . ; l'avversario che esso fronteggia: si tratta delle migliori, delle più scelte truppe inglesi, fornite di tutto punto, il fior fiore dell'esercito britannico, « soldati — per dire tutto in una parola — degni di essere nostri avversari ». Dopo aver descritto queste Divisioni nemiche — le inglesi, le australiane e le neozelandesi —, la loro origine, la loro composizione, il loro equipaggiamento — dopo aver affermato che rappresentano lo sforzo massimo dell'Inghilterra e quel che di meglio essa poteva organizzare contro di noi, l'oratore dice che, con i dati alla mano, si può facilmente provare come i nostri soldati — in numero senza paragone inferiore — hanno opposto al nemico una resistenza che può scaturire soltanto da una fede invincibile, da una sanità fisica e morale eccezionali, una dedizione assoluta alla Patria e dalla certezza di essere i portatori di una nuova civiltà. Parziali insuccessi dovuti alla sproporzione numerica e dei mezzi, diventano pagine di gloria che farebbero onore ad ogni Esercito quando si pensi agli innumeri episodi di eroismo che hanno caratterizzato la nostra strenua, stupenda, prodigiosa resistenza. « La quale è stata ed è possi bile — dice il col. Cacciò — per che il morale del nostro soldato è quello che 11 Regime di Mussolini ha saputo plasmare non solamente nelle giovani generazioni nate e cresciute in questo clima nuovo ma in tutti gli Italiani degni di tanto nome. Fede assoluta nel Duce c Solamente — continua l'oratore — valutando al giusto le difficoltà del terreno e le forze dello avversario, si può compiutamente intendere quale pagina di gloria hanno scritto i difensori di Bardia e di Tobruck. I nostri non si sono mai sottratti alla lotta, ma si sono sempre battuti con leonino coraggio, e così continuano e continueranno a battersi. Bardia e Tobruck sono due gloriosi episodi, ma la battaglia della Marmarica non è finita, e non sarà finita fino a quando la vittoria la vittoria che è certezza nel cuore di ogni nostro combattente — non avrà coronato i sacrifici e l'eroismo delle nostre Forze- Armate ». E il col. Cacciò — che il pubblico ha seguito con entusiasmo, » a ol ò, a gn o a nn-'con attenzione, con ammirazione Calsi rmel ù a e — conclude esaltando la figura gi gantesca del Duce, del Condottie ro che, come Cesare, porta con sè la fortuna d'Italia, quella fortuna che sarà in un prossimo futuro aggiogata al carro di Roma, quella fortuna che si annuncia « nella saldezza e nel valore dei nostri Soldati, nella fede che accende tutte le nostre anime, nella certezza che palpita entro i nostri cuori: la certezza che — cosi come ci è stato promesso — vinceremo! ». Interminabili acclamazioni al Re Imperatore, al Duce e all'Esercito hannq accolto il documentario, splendido discorso. Contro le plutocrazie Ha parlato quindi sulla « Guerra dell'oro » il camerata prof. Ugo Nanni, l'insigne studioso lombardo venuto appositamente nella nostra città. Egli ha cominciato col raffrontare argutamente il bilancio economico di una Nazione proletaria a quello di una famiglia agricola, elencando tutte le ristrettezze e i sacrifici a cui un Paese povero deve ricorrere per far fronte alla soverchiante potenza degli Stati plutocratici: prestiti interni, prestiti esteri, inflazione, aumento del tasso di sconto, debiti su debiti senza riuscire a colmare un eterno deficit. Fra le approvazioni del pubblico ha accennato ai saldi debitori della bilancia passiva ottenuti mediante l'emigrazione di milioni di Italiani, costretti a mercanteggia- re con razze meno pure il prezio iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiniiiiiiuiiiiiiiiiiii so sudore della loro fronte, salvo poi a firmare il foglio crudele della naturalizzazione, oppure essere discacciati come stirpe inferiore e, denunziati ai riechi allogeni come «pericolo oliva» (oliva rfrnigèrjl Ha proseguito parlando degli altri sforzi compiuti inutilmente dalla Finanza italiana per riparare al male crescente, finché il genio del Duce con la battaglia del grano e la battaglia della bonifica non diede inizio a quella che fu chiamata politica autarchica, battaglia che ha effettivamente culminato oggi nell'assoluta indioendenza alimentare del nostro Paese. A questa coraggiosa mossa reagirono gli Stati plutocratici inscenando la guerra dei proièttili d'oro, la guerra dei lucri, la guerra economica, subdola, proditoria, diretta a paralizzare le nostre industrie su cui si fonda in parte la potenza militare, aerea e navale dell'Italia. E questa guerra non poteva concludere che alla grande Rivoluzione attuale, degli Stati proletari contro gli Stati capitalistici. La nostra vittoria, vittoria di una civiltà superiore umana costruttiva, è sicura. Lo è soprattutto perchè noi possediamo la forza morale: quella che a noi viene dal fatto di combattere per la più alta giustizia sociale: è questa la forza che fa vincere il popolo dei combattenti, che gli infende energie, che ne gonfia i muscoli e le arterie nei momenti di crisi, che gli infonde il coraggio dell'assalto e lo rende capace di fare miracoli di resistenza, di abnegazione e di sacrificio. Una fervida acclamazione ha salutato il dotto e vibrante discorso, rinnovando le ardenti manifesazioni di devozione e di fedeltà al Fondatore dell'Impèro. Anche in Provincia, come ogni altra domenica, l'Istituto aveva in detto ieri raduni di guerra, i quali hanno avuto tutti bellissimo successo. iiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiuiiiiiMMiiiiiimimiimi

Luoghi citati: Bardia, Inghilterra, Italia, Libia, Piemonte, Roma, Torino