DIARIO DI UN PADRE

DIARIO DI UN PADRE DIARIO DI UN PADRE ■fr Oggi, pesatura di mio figlio. Lo pesiamo ogni settimana, la domenica mattina. Sappiamo tutto, ormai, sul peso dei bambini: i bambini devono crescere, ogni giorno, di venticinque grammi meno il numero del mesi d'età. Mio figlio ha sette mesi, deve perciò crescere di diciotto grammi al giorno; vale a dire che in una settimana deve aumentare di centoventisel grammi. Se non aumenta di tanto, significa: o che il latte materno è troppo leggero, e perciò non nutriente: o che è troppo pesante e quindi non facilmente digeribile; o che è normale come qualità, ma scarso; o che è normale qualitativamente e quantitativamente, ma il bambino non lo assimila perchè si trova nel periodo della dentizione, il quale, come sì sa, altera le funzioni digestive; o che la bilancia è guasta. Non è difficile pesare un bambino: mentre la madre lo immerge nella vaschetta da bagno e lo lava con sapone neutro (che non irrita gli occhi), il padre mette sulla bilancia la camicia, la maglietta e i vestitlni, del cui peso (tara) prende nota per poterlo poi sottrarre da quello del bambino vestito (peso lordo) e ottenere cosi, per via indiretta, il peso del bambino nudo (netto). Questi termini, che fanno pensare più a una merce che a un bambino, vi sembreranno brutali, ma vi assicuro che davanti alla bilancia si cessa di esser padri e si diventa freddi pesatori. Mio figlio, l'altra settimana, pesava sette chili e ottocento grammi: oggi, se tutto è andato regolarmente, deve pesar sette chili e noveeentoventisei grar-mi. < Dio mio » prega la madre in un angolo della stanza « fate che non ci sia nè un grammo di più nè un grammo di meno ». La pazienza di Dio non ha limiti: Egli s'Incarica anche dei grammi dei bambini, per far contente le madri. Silenzio. Si procede alla pesatura. Messi sulla bilancia gli indumenti, messo il bambino vestito, sottratto da questo quel peso.., «Quanto pesa? Quanto pesa?» «Sette chili». In una settimana mio figlio è calato di ottocento grammi. Non può essere. Se è, è terribile: calare di ottocento grammi la settimana, vuol dire, in otto settimane, calare di sei chili e quattrocento grammi: fra otto settimane mio figlio peserà soltanto seicento grammi. Mia moglie, in un angolo, piange. Pesiamolo di nuovo. Stavolta lo peserà mia moglie. « Tu » dice « non sai pesare i bambini ». Silenzio. Nuova pesatura. Fatti, con la mano che trema, i calcoli su un pezzo di carta... «Quanto pesa? Quanto pesa?» « Sei chili e seicento ». Mio figlio non è dunque calato, in una settimana, di ottocento grammi, ma di mille e duecento. Peserà soltanto seicento grammi non fra otto, ma fra cinque settimane. Lo prendo in braccio: mi sembra leggero come una piuma. Mia moglie singhiozza. Ma non è tempo di pianti, bisogna agire: solo un'ora d'indugio vuol dire cinque o sei grammi che se ne vanno via. « Chiamiamo il dottore ? ». « Proviamo a farlo pesare dalla nonnina ». La nonnina è tanto buona, gli vuol tanto bene. Chi sa che non riesca, con l'amore, a farlo crescere. La nonnina, piangendo, lo mette sulla bilancia. « Sei chili e settecento ». te Cento grammi guadagnati. Poco, ma un raggio di speranza entra nel nostro cuore. « Pesalo ancora, nonnina ». E la nonnina, piangendo e dandogli tanti baci, lo pesa ancora. « Sei chili e ottocento ». Altri cento grammi. Ancora, ancora. « Sei chili e novecento ». Le domestiche, accorse, applaudono. Siamo ancora lontani dal peso che dovrebbe avere, ma la nonnina insiste, e arriviamo a sette chili. MI viene il sospetto che la nonnina, per non far piangere la mamma, metta piombini sulla bilancia. Controllo. No. La nonnina è leale. Si rimbocca le maniche per far vedere che non c'è trucco. « Sette chili e cento ». « Sette e duecento ». L'amore della nonnina arriva fino a sette e duecento. Ai sette e tre non s'arriva. Le domestiche, deluse, rientrano in cucina. Adesso prova la mamma: ha pianto, nell'angolo, e pregato tanto. « Forza, forza! ». « Sette e cinquecento ». Ci abbracciamo. Le domestiche, attirate dal nuovo successo, accorrono dalla cucina e s'asciugano gli occhi con lo straccio dei piatti. Provo io, adesso. Conto su un balzo in avanti di almeno tre etti. Tutti gli occhi sono su di me. Ne va del mio onore di padre. « Sei e novecento ». Ho fatto calare mio figlio di seicento grammi, annullando di colpo tutti gli sforzi della madre e parte di quelli della nonnina. Le domestiche, disgustate, rientrano in cucina. Provo ancora, un altro etto che se ne va: sei e ottocento. Mia moglie mi strappa il bambino dalle braccia, accusandomi di volerlo far scomparire. Adesso dovrebbe provare ancora la nonnina: ma non s'azzarda: ha paura di deludere. Chiamiamo il dottore. « Bisogna » dice « saper pesare. Anzitutto, controllare la bilancia. Avete in famiglia qual- che cosa che pesi veramente un chilo? ». E' difficile trovare nelle famiglie qualche cosa che pesi veramente un chilo. Sino a che non ne abbiano bisogno, tutte le famiglie vivono nell'illusione di possedere qualche cosa che pesi veramente un chilo. Poi, quando serve, questa cosa non si trova. Domandiamo alla portinaia. « Siamo poveri » dice spalan- cando le braccia e mostrando 1 figliuoletti denutriti, « non ne ab- blamo ». So di sicuro che una sigaretta pesa un grammo. Ma bisogne- rebbe avere mille sigarette. « Un litro d'acqua » dice il dot- tore « pesa un chilo esatto. Chi è che non ha in casa un litro di acqua? ». Mia moglie s'offende. « Abbiamo in casa litri e litri d'acqua. Occorre però una bottiglia che contenga un litro esatto ». Questa bottiglia la possiede una nostra vicina, che per il momento è assente. « Intanto » dice il dottore « pesiamo 11 bambino ». IiO mette sulla bilancia. Col respiro sospeso, coi cuori che si sentono battere seguiamo le va- rie operazioni. « Dieci e ottocento ». In. una settimana mio figlio è cresciuto di tre chili precisi. Al dolore subentra la gioia. Ma è una gioia di breve durata. « Questo Bambino cresce troppo » dice il dottore. « E' un caso nuovo. Avete una matita? ». Fra cinque settimane mio figlio peserà venticinque chili e ottocento. Sarà, cioè, un fan- Giulio mostruoso, di quelli che si vedono nei settimanali illustrati. « Caso raro, ma non unico — dice 11 dottore. — Voi avete mezzi e perciò ve lo terrete in casa. Ma, volendo, potreste esporlo nei circhi e arricchire. In America i genitori di fanciulli abnormi non hanno ì nostri pregiudizi^ e ac- 111 II 111 II II 1111 Il 11111 ■ E n I II ■ 11 ■ Il 1111 11 1111 ■ 111II ■ Il 111 11 condiscendono facilmente alle richieste dei proprietari di circhi. Del resto — aggiunge — è una leggenda che i fanciulli vengano maltrattati nel circhi. In tutti i modi, pesiamolo ancora». Nove e ottocento. — Credo che i circhi farebbero difficoltà ad assumerlo. — Dottore, vi dispiacerebbe di pesarlo ancora? — Per me... — Otto e ottocento. Respiriamo. Si tende sempre più alla normalità. Ma occorre sempre controllare la bilancia Ecco la nostra vicina con la bottiglia che contiene un litro esatto. Piena d'orgoglio riceve l complimenti del dottore. Riem piamo la bottiglia, la mettiamo sulla bilancia: dieci chili e set tecento. Possibile, dato che l'ac- qua non può pesare più di un chilo, che la bottiglia pesi nove chili e settecento? — Non c'è limite — dice si pensasse che vendo bambini, Lo mette sulla bilancia. — otto chili e duecento. la nostra vicina orgogliosa del suo recipiente — al peso delle bottiglie. — Andiamo dal droghiere — propongo lo. — La sua bilancia non può essere guasta. E andiamo dal droghiere. — Vi dispiacerebbe di pesarci questo bambino? Dovrebbe pesare sette chili e noveeentoventisei grammi. II droghiere fa uscire i clienti e spranga la bottega. — Non vorrei — dice — che Lo guardo fisso negli occhi. Arrossisce, abbassa il capo. — Sette chili e noveeentoventisei grammi — confessa. — Non avevo potuto resistere alla tentazione di aumentare un po' il peso. Ci abbracciamo, felici. Il nostro bambino è normale. Anche il droghiere è commosso. Riapre Ia bottega, usciamo; torniamo a casa — Se riprovassimo con la nostra bilancia? Riproviamo. — Sette chili e noveeentoventisei grammi. Mosca DIARIO DI UN PADRE DIARIO DI UN PADRE ■fr Oggi, pesatura di mio figlio. Lo pesiamo ogni settimana, la domenica mattina. Sappiamo tutto, ormai, sul peso dei bambini: i bambini devono crescere, ogni giorno, di venticinque grammi meno il numero del mesi d'età. Mio figlio ha sette mesi, deve perciò crescere di diciotto grammi al giorno; vale a dire che in una settimana deve aumentare di centoventisel grammi. Se non aumenta di tanto, significa: o che il latte materno è troppo leggero, e perciò non nutriente: o che è troppo pesante e quindi non facilmente digeribile; o che è normale come qualità, ma scarso; o che è normale qualitativamente e quantitativamente, ma il bambino non lo assimila perchè si trova nel periodo della dentizione, il quale, come sì sa, altera le funzioni digestive; o che la bilancia è guasta. Non è difficile pesare un bambino: mentre la madre lo immerge nella vaschetta da bagno e lo lava con sapone neutro (che non irrita gli occhi), il padre mette sulla bilancia la camicia, la maglietta e i vestitlni, del cui peso (tara) prende nota per poterlo poi sottrarre da quello del bambino vestito (peso lordo) e ottenere cosi, per via indiretta, il peso del bambino nudo (netto). Questi termini, che fanno pensare più a una merce che a un bambino, vi sembreranno brutali, ma vi assicuro che davanti alla bilancia si cessa di esser padri e si diventa freddi pesatori. Mio figlio, l'altra settimana, pesava sette chili e ottocento grammi: oggi, se tutto è andato regolarmente, deve pesar sette chili e noveeentoventisei grar-mi. < Dio mio » prega la madre in un angolo della stanza « fate che non ci sia nè un grammo di più nè un grammo di meno ». La pazienza di Dio non ha limiti: Egli s'Incarica anche dei grammi dei bambini, per far contente le madri. Silenzio. Si procede alla pesatura. Messi sulla bilancia gli indumenti, messo il bambino vestito, sottratto da questo quel peso.., «Quanto pesa? Quanto pesa?» «Sette chili». In una settimana mio figlio è calato di ottocento grammi. Non può essere. Se è, è terribile: calare di ottocento grammi la settimana, vuol dire, in otto settimane, calare di sei chili e quattrocento grammi: fra otto settimane mio figlio peserà soltanto seicento grammi. Mia moglie, in un angolo, piange. Pesiamolo di nuovo. Stavolta lo peserà mia moglie. « Tu » dice « non sai pesare i bambini ». Silenzio. Nuova pesatura. Fatti, con la mano che trema, i calcoli su un pezzo di carta... «Quanto pesa? Quanto pesa?» « Sei chili e seicento ». Mio figlio non è dunque calato, in una settimana, di ottocento grammi, ma di mille e duecento. Peserà soltanto seicento grammi non fra otto, ma fra cinque settimane. Lo prendo in braccio: mi sembra leggero come una piuma. Mia moglie singhiozza. Ma non è tempo di pianti, bisogna agire: solo un'ora d'indugio vuol dire cinque o sei grammi che se ne vanno via. « Chiamiamo il dottore ? ». « Proviamo a farlo pesare dalla nonnina ». La nonnina è tanto buona, gli vuol tanto bene. Chi sa che non riesca, con l'amore, a farlo crescere. La nonnina, piangendo, lo mette sulla bilancia. « Sei chili e settecento ». te Cento grammi guadagnati. Poco, ma un raggio di speranza entra nel nostro cuore. « Pesalo ancora, nonnina ». E la nonnina, piangendo e dandogli tanti baci, lo pesa ancora. « Sei chili e ottocento ». Altri cento grammi. Ancora, ancora. « Sei chili e novecento ». Le domestiche, accorse, applaudono. Siamo ancora lontani dal peso che dovrebbe avere, ma la nonnina insiste, e arriviamo a sette chili. MI viene il sospetto che la nonnina, per non far piangere la mamma, metta piombini sulla bilancia. Controllo. No. La nonnina è leale. Si rimbocca le maniche per far vedere che non c'è trucco. « Sette chili e cento ». « Sette e duecento ». L'amore della nonnina arriva fino a sette e duecento. Ai sette e tre non s'arriva. Le domestiche, deluse, rientrano in cucina. Adesso prova la mamma: ha pianto, nell'angolo, e pregato tanto. « Forza, forza! ». « Sette e cinquecento ». Ci abbracciamo. Le domestiche, attirate dal nuovo successo, accorrono dalla cucina e s'asciugano gli occhi con lo straccio dei piatti. Provo io, adesso. Conto su un balzo in avanti di almeno tre etti. Tutti gli occhi sono su di me. Ne va del mio onore di padre. « Sei e novecento ». Ho fatto calare mio figlio di seicento grammi, annullando di colpo tutti gli sforzi della madre e parte di quelli della nonnina. Le domestiche, disgustate, rientrano in cucina. Provo ancora, un altro etto che se ne va: sei e ottocento. Mia moglie mi strappa il bambino dalle braccia, accusandomi di volerlo far scomparire. Adesso dovrebbe provare ancora la nonnina: ma non s'azzarda: ha paura di deludere. Chiamiamo il dottore. « Bisogna » dice « saper pesare. Anzitutto, controllare la bilancia. Avete in famiglia qual- che cosa che pesi veramente un chilo? ». E' difficile trovare nelle famiglie qualche cosa che pesi veramente un chilo. Sino a che non ne abbiano bisogno, tutte le famiglie vivono nell'illusione di possedere qualche cosa che pesi veramente un chilo. Poi, quando serve, questa cosa non si trova. Domandiamo alla portinaia. « Siamo poveri » dice spalan- cando le braccia e mostrando 1 figliuoletti denutriti, « non ne ab- blamo ». So di sicuro che una sigaretta pesa un grammo. Ma bisogne- rebbe avere mille sigarette. « Un litro d'acqua » dice il dot- tore « pesa un chilo esatto. Chi è che non ha in casa un litro di acqua? ». Mia moglie s'offende. « Abbiamo in casa litri e litri d'acqua. Occorre però una bottiglia che contenga un litro esatto ». Questa bottiglia la possiede una nostra vicina, che per il momento è assente. « Intanto » dice il dottore « pesiamo 11 bambino ». IiO mette sulla bilancia. Col respiro sospeso, coi cuori che si sentono battere seguiamo le va- rie operazioni. « Dieci e ottocento ». In. una settimana mio figlio è cresciuto di tre chili precisi. Al dolore subentra la gioia. Ma è una gioia di breve durata. « Questo Bambino cresce troppo » dice il dottore. « E' un caso nuovo. Avete una matita? ». Fra cinque settimane mio figlio peserà venticinque chili e ottocento. Sarà, cioè, un fan- Giulio mostruoso, di quelli che si vedono nei settimanali illustrati. « Caso raro, ma non unico — dice 11 dottore. — Voi avete mezzi e perciò ve lo terrete in casa. Ma, volendo, potreste esporlo nei circhi e arricchire. In America i genitori di fanciulli abnormi non hanno ì nostri pregiudizi^ e ac- 111 II 111 II II 1111 Il 11111 ■ E n I II ■ 11 ■ Il 1111 11 1111 ■ 111II ■ Il 111 11 condiscendono facilmente alle richieste dei proprietari di circhi. Del resto — aggiunge — è una leggenda che i fanciulli vengano maltrattati nel circhi. In tutti i modi, pesiamolo ancora». Nove e ottocento. — Credo che i circhi farebbero difficoltà ad assumerlo. — Dottore, vi dispiacerebbe di pesarlo ancora? — Per me... — Otto e ottocento. Respiriamo. Si tende sempre più alla normalità. Ma occorre sempre controllare la bilancia Ecco la nostra vicina con la bottiglia che contiene un litro esatto. Piena d'orgoglio riceve l complimenti del dottore. Riem piamo la bottiglia, la mettiamo sulla bilancia: dieci chili e set tecento. Possibile, dato che l'ac- qua non può pesare più di un chilo, che la bottiglia pesi nove chili e settecento? — Non c'è limite — dice si pensasse che vendo bambini, Lo mette sulla bilancia. — otto chili e duecento. la nostra vicina orgogliosa del suo recipiente — al peso delle bottiglie. — Andiamo dal droghiere — propongo lo. — La sua bilancia non può essere guasta. E andiamo dal droghiere. — Vi dispiacerebbe di pesarci questo bambino? Dovrebbe pesare sette chili e noveeentoventisei grammi. II droghiere fa uscire i clienti e spranga la bottega. — Non vorrei — dice — che Lo guardo fisso negli occhi. Arrossisce, abbassa il capo. — Sette chili e noveeentoventisei grammi — confessa. — Non avevo potuto resistere alla tentazione di aumentare un po' il peso. Ci abbracciamo, felici. Il nostro bambino è normale. Anche il droghiere è commosso. Riapre Ia bottega, usciamo; torniamo a casa — Se riprovassimo con la nostra bilancia? Riproviamo. — Sette chili e noveeentoventisei grammi. Mosca DIARIO DI UN PADRE DIARIO DI UN PADRE ■fr Oggi, pesatura di mio figlio. Lo pesiamo ogni settimana, la domenica mattina. Sappiamo tutto, ormai, sul peso dei bambini: i bambini devono crescere, ogni giorno, di venticinque grammi meno il numero del mesi d'età. Mio figlio ha sette mesi, deve perciò crescere di diciotto grammi al giorno; vale a dire che in una settimana deve aumentare di centoventisel grammi. Se non aumenta di tanto, significa: o che il latte materno è troppo leggero, e perciò non nutriente: o che è troppo pesante e quindi non facilmente digeribile; o che è normale come qualità, ma scarso; o che è normale qualitativamente e quantitativamente, ma il bambino non lo assimila perchè si trova nel periodo della dentizione, il quale, come sì sa, altera le funzioni digestive; o che la bilancia è guasta. Non è difficile pesare un bambino: mentre la madre lo immerge nella vaschetta da bagno e lo lava con sapone neutro (che non irrita gli occhi), il padre mette sulla bilancia la camicia, la maglietta e i vestitlni, del cui peso (tara) prende nota per poterlo poi sottrarre da quello del bambino vestito (peso lordo) e ottenere cosi, per via indiretta, il peso del bambino nudo (netto). Questi termini, che fanno pensare più a una merce che a un bambino, vi sembreranno brutali, ma vi assicuro che davanti alla bilancia si cessa di esser padri e si diventa freddi pesatori. Mio figlio, l'altra settimana, pesava sette chili e ottocento grammi: oggi, se tutto è andato regolarmente, deve pesar sette chili e noveeentoventisei grar-mi. < Dio mio » prega la madre in un angolo della stanza « fate che non ci sia nè un grammo di più nè un grammo di meno ». La pazienza di Dio non ha limiti: Egli s'Incarica anche dei grammi dei bambini, per far contente le madri. Silenzio. Si procede alla pesatura. Messi sulla bilancia gli indumenti, messo il bambino vestito, sottratto da questo quel peso.., «Quanto pesa? Quanto pesa?» «Sette chili». In una settimana mio figlio è calato di ottocento grammi. Non può essere. Se è, è terribile: calare di ottocento grammi la settimana, vuol dire, in otto settimane, calare di sei chili e quattrocento grammi: fra otto settimane mio figlio peserà soltanto seicento grammi. Mia moglie, in un angolo, piange. Pesiamolo di nuovo. Stavolta lo peserà mia moglie. « Tu » dice « non sai pesare i bambini ». Silenzio. Nuova pesatura. Fatti, con la mano che trema, i calcoli su un pezzo di carta... «Quanto pesa? Quanto pesa?» « Sei chili e seicento ». Mio figlio non è dunque calato, in una settimana, di ottocento grammi, ma di mille e duecento. Peserà soltanto seicento grammi non fra otto, ma fra cinque settimane. Lo prendo in braccio: mi sembra leggero come una piuma. Mia moglie singhiozza. Ma non è tempo di pianti, bisogna agire: solo un'ora d'indugio vuol dire cinque o sei grammi che se ne vanno via. « Chiamiamo il dottore ? ». « Proviamo a farlo pesare dalla nonnina ». La nonnina è tanto buona, gli vuol tanto bene. Chi sa che non riesca, con l'amore, a farlo crescere. La nonnina, piangendo, lo mette sulla bilancia. « Sei chili e settecento ». te Cento grammi guadagnati. Poco, ma un raggio di speranza entra nel nostro cuore. « Pesalo ancora, nonnina ». E la nonnina, piangendo e dandogli tanti baci, lo pesa ancora. « Sei chili e ottocento ». Altri cento grammi. Ancora, ancora. « Sei chili e novecento ». Le domestiche, accorse, applaudono. Siamo ancora lontani dal peso che dovrebbe avere, ma la nonnina insiste, e arriviamo a sette chili. MI viene il sospetto che la nonnina, per non far piangere la mamma, metta piombini sulla bilancia. Controllo. No. La nonnina è leale. Si rimbocca le maniche per far vedere che non c'è trucco. « Sette chili e cento ». « Sette e duecento ». L'amore della nonnina arriva fino a sette e duecento. Ai sette e tre non s'arriva. Le domestiche, deluse, rientrano in cucina. Adesso prova la mamma: ha pianto, nell'angolo, e pregato tanto. « Forza, forza! ». « Sette e cinquecento ». Ci abbracciamo. Le domestiche, attirate dal nuovo successo, accorrono dalla cucina e s'asciugano gli occhi con lo straccio dei piatti. Provo io, adesso. Conto su un balzo in avanti di almeno tre etti. Tutti gli occhi sono su di me. Ne va del mio onore di padre. « Sei e novecento ». Ho fatto calare mio figlio di seicento grammi, annullando di colpo tutti gli sforzi della madre e parte di quelli della nonnina. Le domestiche, disgustate, rientrano in cucina. Provo ancora, un altro etto che se ne va: sei e ottocento. Mia moglie mi strappa il bambino dalle braccia, accusandomi di volerlo far scomparire. Adesso dovrebbe provare ancora la nonnina: ma non s'azzarda: ha paura di deludere. Chiamiamo il dottore. « Bisogna » dice « saper pesare. Anzitutto, controllare la bilancia. Avete in famiglia qual- che cosa che pesi veramente un chilo? ». E' difficile trovare nelle famiglie qualche cosa che pesi veramente un chilo. Sino a che non ne abbiano bisogno, tutte le famiglie vivono nell'illusione di possedere qualche cosa che pesi veramente un chilo. Poi, quando serve, questa cosa non si trova. Domandiamo alla portinaia. « Siamo poveri » dice spalan- cando le braccia e mostrando 1 figliuoletti denutriti, « non ne ab- blamo ». So di sicuro che una sigaretta pesa un grammo. Ma bisogne- rebbe avere mille sigarette. « Un litro d'acqua » dice il dot- tore « pesa un chilo esatto. Chi è che non ha in casa un litro di acqua? ». Mia moglie s'offende. « Abbiamo in casa litri e litri d'acqua. Occorre però una bottiglia che contenga un litro esatto ». Questa bottiglia la possiede una nostra vicina, che per il momento è assente. « Intanto » dice il dottore « pesiamo 11 bambino ». IiO mette sulla bilancia. Col respiro sospeso, coi cuori che si sentono battere seguiamo le va- rie operazioni. « Dieci e ottocento ». In. una settimana mio figlio è cresciuto di tre chili precisi. Al dolore subentra la gioia. Ma è una gioia di breve durata. « Questo Bambino cresce troppo » dice il dottore. « E' un caso nuovo. Avete una matita? ». Fra cinque settimane mio figlio peserà venticinque chili e ottocento. Sarà, cioè, un fan- Giulio mostruoso, di quelli che si vedono nei settimanali illustrati. « Caso raro, ma non unico — dice 11 dottore. — Voi avete mezzi e perciò ve lo terrete in casa. Ma, volendo, potreste esporlo nei circhi e arricchire. In America i genitori di fanciulli abnormi non hanno ì nostri pregiudizi^ e ac- 111 II 111 II II 1111 Il 11111 ■ E n I II ■ 11 ■ Il 1111 11 1111 ■ 111II ■ Il 111 11 condiscendono facilmente alle richieste dei proprietari di circhi. Del resto — aggiunge — è una leggenda che i fanciulli vengano maltrattati nel circhi. In tutti i modi, pesiamolo ancora». Nove e ottocento. — Credo che i circhi farebbero difficoltà ad assumerlo. — Dottore, vi dispiacerebbe di pesarlo ancora? — Per me... — Otto e ottocento. Respiriamo. Si tende sempre più alla normalità. Ma occorre sempre controllare la bilancia Ecco la nostra vicina con la bottiglia che contiene un litro esatto. Piena d'orgoglio riceve l complimenti del dottore. Riem piamo la bottiglia, la mettiamo sulla bilancia: dieci chili e set tecento. Possibile, dato che l'ac- qua non può pesare più di un chilo, che la bottiglia pesi nove chili e settecento? — Non c'è limite — dice si pensasse che vendo bambini, Lo mette sulla bilancia. — otto chili e duecento. la nostra vicina orgogliosa del suo recipiente — al peso delle bottiglie. — Andiamo dal droghiere — propongo lo. — La sua bilancia non può essere guasta. E andiamo dal droghiere. — Vi dispiacerebbe di pesarci questo bambino? Dovrebbe pesare sette chili e noveeentoventisei grammi. II droghiere fa uscire i clienti e spranga la bottega. — Non vorrei — dice — che Lo guardo fisso negli occhi. Arrossisce, abbassa il capo. — Sette chili e noveeentoventisei grammi — confessa. — Non avevo potuto resistere alla tentazione di aumentare un po' il peso. Ci abbracciamo, felici. Il nostro bambino è normale. Anche il droghiere è commosso. Riapre Ia bottega, usciamo; torniamo a casa — Se riprovassimo con la nostra bilancia? Riproviamo. — Sette chili e noveeentoventisei grammi. Mosca

Persone citate: Dottore

Luoghi citati: America, Mosca