Particolari sugli scontri aero-navali di Filippo Pennese

Particolari sugli scontri aero-navali Particolari sugli scontri aero-navali Il "Malaya,, in riparazione a Gibilterra - La portaerei "lllustrious,, rifugiata in cattive condizioni a Malta - Il caccia "Gallati!,, quasi certamente affondato - Un'altra portaerei silurata presso Creta Roma, 14 gennaio. Le smargiassate della propaganda inglese sulla facile navigazione nel Mediterraneo, non hanno mai trovato nessuna conferma nella realtà. L'efficacia del nostro contrasto della libertà di movimento del nemico nel Mediterraneo centrale è stata notevolissima. Tutte le volte che un convoglio di piroscafi nemici ha dovuto navigare da Gibilterra ad Alessandria, tutta la flotta britannica del Mediterraneo è stata impiegata per la sua protezione. E tutte le volte, gli inglesi hanno subito perdite. Le operaz.oni aeree e navali chi? si sono svolte fra il 10 e il 12 di questo mese nelle acque del Mediterraneo, intorno alla strettoia strategica del canale di Sicilia, rivelano lé forti perdite subite dagli inglesi e nello stesso tempo il grande successo delle armi italiane sempre vigilanti e pronte Come era il convoglio inglese Le azioni navali e aeree hanno avuto origine, come nelle passate occasioni, dai movimenti delle forze navali britanniche dal bacino occidentale a quello orientale del Mediterraneo. La miglior prova che il nemico teme la nostra offesa aerea e navale, ci viene dall' impiego di preponderanti forze navali ogni qualvolta, e solo pei scopi urgenti ed essenziali, il Comando britannico richiede rifornimenti dall'Inghilterra per l'Egitto. Solamente per cause immediate, gli inglesi tentano di far passare le loro navi attraverso il canale di Sicilia, perchè è noto che la maggior parte delle truppe e dei mezzi inviati dal territorio metropolitano in Egitto, è giunti a destinazione circumnavigando l'Africa. Si è voluto evitare il passaggio pericoloso nel Mediterraneo, preferendo allungare il normale percorso di ottomila miglia, che equivalgono a circa venticinque giorni di navigazione. Ma quello che più importa oggi, è l'ammontare delle perdite di navi che le nostre forze aeronavali hanno inflitto al .nemico tra il 10 e il 12 di gennaio nel Mediterraneo. La tattica degli inglesi, nei loro movimenti di navi convogliate, dimostra come le forze della marina britannica, dall'inizio della nostra guerra, si sono ridotte ad effettuare solamente operazioni di scorta I convogli, fortemente scortati, entrano da Gibilterra nel Mediterraneo. Una formazione navale li accompagna fino al limite del bacino occidentale, affidandoli ad un'altra formazione proveniente da Alessandria. L'ultimo convoglio partito da Gibilterra, si componeva di due formazioni di navi; la prima era diretta verso Alessandria, la seconda verso la Grecia. Il convoglio era fortemente scortato da un complesso di forze che apparivano subito soverchianti. Due corazzate, la Renown, di 32 mila tonn., armata di 6 cannoni da 381, e la Malaya di 31 mila tonn., armata di 8 cannoni da 381; una nave portaerei, alcuni incrociatori pesanti e leggeri ed una forte aliquota di cacciatorpediniere. La battaglia All'alba del giorno 10 avviene il primo scontro a qualche mìglio da Pantelleria. Due nostre torpediniere, da seicento tonnellate ciascuna, vanno all'attacco contro la formidabile formazione inglese. Vengono colpiti con azioni di siluro un incrociatore nemico avvistato poi in stnto di affondamento e con azione di artiglieria due cacciatorpediniere dai quali si sprigionano incendi. Una nostra torpediniera, colpita due volte, affonda gloriosamente. L'altra torpediniera accorsa per salvare i naufraghi, viene sottoposta, mentre stava traendo a bordo i superstiti dell'unità colpita, agli attacchi di un aereo silurante e di alcuni bombardieri nemici. Questo è un esempio della condotta di guerra della Gran Bretagna, ormai appaiata con i pirati greci che hanno — come riferisce l'odierno Bollettino — cannoneggiato una lancia di salvataggio con i superstiti di un nostro piccolo piroscafo affondato. Dopo la gloriosa e vittoriosa azione dei nostri eroici marinai nel Canale di Sicilia, seguono le azioni aeree della nostra aviazione e di aliquote del Corpo Aeronautico Tedesco, durate due giorni. Due incrociatori, di cui uno del tipo « Birmingham », una nave portaerei, vengono colpiti duramente. Le operazioni, iniziate con l'audace impresa di aerosiluratori e di bombardieri a tuffo, si concludono con altri attacchi dei quali si aspettano notizie più precise. Sulla grande pagina del mare sono rimasti i segni della battaglia. Frammenti di barche di salvataggio e berretti di marinai appartenenti al caccia inglese Gallant, sono stati rintracciati dai nostri, in servizio di perlustrazione. Il Gallant, che pare affondato, dislocava 1335 tonnellate ed era armato di otto lanciasiluri da 533 e di otto cannoni da 120. Nostri ricognitori, in volo nei pressi del canale dì Sicilia, avvistavano sul mezzogiorno un caccia nemico fermo in mezzo ad una larga macchia di nafta e contornato da altre unità inglesi che tentavano una operazione di rimorchio. Sempre nel pomeriggio del giorno 10 veniva avvistato un incrociatore britannico sbandato di trenta gradi sul lato destro, che dovrebbe ormai considerarsi perduto. Le perdite del nemico Nei pres3i dell'Isola di Malta, nella notte dell'll, si rintracciavano larghe zone macchiate di nafta e di olio e frammenti di navi che rivelano l'affondamento di qualche altra unità. La nostra ricognizione marittima avvistava successivamente, nel porto della Valetta. una portaerei del tipo « lllustrious », una delle più grandi unità del genere della marina britannica, con dislocamento di 23 mila tonnellate ed un armamento di quattordici cannoni da 114. Secondo notizie attendibili, la corazzata Malaya, appena arrivata a Gibilterra, è entrata in bacino per riparare i danni subiti in combattimento. Nella giornata di ieri veniva avvistato, a cento miglia da Malta, un caccia nemico con visibilissimi incendi a bordo. Nella notte del 12 un'altra portaerei veniva silurata da un nostro aereo nei pressi dell'isola di Creta. Riepilogando le perdite navali inglesi in due soli giorni di combattimenti aeronavali — navi colpite: la corazzata Malaya di 31 mila tonn.; una grossa unità silurata nel Mediterraneo occidentale, un incrociatore del tipo «Birmingham» di 10 mila tonn. colpito da bombe di aereo tedesco; due cacciatorpediniere dalle nostre due torpediniere; una nave portaerei aerosilurata, un incrociatore colpito con bombe dai, nostri bombardieri a tuffo; due piroscafi nelle acque di Malta; due piroscafi silurati nel Mediterraneo occidentale da un nostro sommergibile; navi affondate: un incrociatore silurato dalle nostre due torpediniere e visto in stato di affondamento; due sommergibili luno ex A'rtrval) — appare chiaramente come le forze aeronavali italiane siane vigilanti e aggressive nella loro dura guerra contro l'imperialismo britannico. Con l'inizio delle nostre ostilità il M'-.Liaaneo è divenuto di colpo il principale teatro di operazione di questo conflitto. Nel Mediterraneo e nei suoi fronti terrestri. l'Ingh'lterra ha trasferito il centro di pravità dflle operazioni belliche, non sperando ai trarre qualche risultato, ma perchè nel nostro mare è il centro nevralgico dell'impero inglese. Le cause delle operazioni aeronavali che si sono svolte con forti perdite per la Marina britannica, devono trovarsi in primo luogo nelle rovinose usure sofferte dalle forze meccanizzate nemiche nella grande e inesausta battaglia della Marmarica. In secondo luogo nelle enormi perdite subite dal nemico nello scacchiere grecoalbanese. Gli urgenti rifornimenti chiesti dal comando britannico per l'Egitto e per la Grecia, provano ancora una volta la minacciosa potenza delle nostre armi impegnate nel centro del sistema imperiale inglese. Filippo Pennese Particolari sugli scontri aero-navali Particolari sugli scontri aero-navali Il "Malaya,, in riparazione a Gibilterra - La portaerei "lllustrious,, rifugiata in cattive condizioni a Malta - Il caccia "Gallati!,, quasi certamente affondato - Un'altra portaerei silurata presso Creta Roma, 14 gennaio. Le smargiassate della propaganda inglese sulla facile navigazione nel Mediterraneo, non hanno mai trovato nessuna conferma nella realtà. L'efficacia del nostro contrasto della libertà di movimento del nemico nel Mediterraneo centrale è stata notevolissima. Tutte le volte che un convoglio di piroscafi nemici ha dovuto navigare da Gibilterra ad Alessandria, tutta la flotta britannica del Mediterraneo è stata impiegata per la sua protezione. E tutte le volte, gli inglesi hanno subito perdite. Le operaz.oni aeree e navali chi? si sono svolte fra il 10 e il 12 di questo mese nelle acque del Mediterraneo, intorno alla strettoia strategica del canale di Sicilia, rivelano lé forti perdite subite dagli inglesi e nello stesso tempo il grande successo delle armi italiane sempre vigilanti e pronte Come era il convoglio inglese Le azioni navali e aeree hanno avuto origine, come nelle passate occasioni, dai movimenti delle forze navali britanniche dal bacino occidentale a quello orientale del Mediterraneo. La miglior prova che il nemico teme la nostra offesa aerea e navale, ci viene dall' impiego di preponderanti forze navali ogni qualvolta, e solo pei scopi urgenti ed essenziali, il Comando britannico richiede rifornimenti dall'Inghilterra per l'Egitto. Solamente per cause immediate, gli inglesi tentano di far passare le loro navi attraverso il canale di Sicilia, perchè è noto che la maggior parte delle truppe e dei mezzi inviati dal territorio metropolitano in Egitto, è giunti a destinazione circumnavigando l'Africa. Si è voluto evitare il passaggio pericoloso nel Mediterraneo, preferendo allungare il normale percorso di ottomila miglia, che equivalgono a circa venticinque giorni di navigazione. Ma quello che più importa oggi, è l'ammontare delle perdite di navi che le nostre forze aeronavali hanno inflitto al .nemico tra il 10 e il 12 di gennaio nel Mediterraneo. La tattica degli inglesi, nei loro movimenti di navi convogliate, dimostra come le forze della marina britannica, dall'inizio della nostra guerra, si sono ridotte ad effettuare solamente operazioni di scorta I convogli, fortemente scortati, entrano da Gibilterra nel Mediterraneo. Una formazione navale li accompagna fino al limite del bacino occidentale, affidandoli ad un'altra formazione proveniente da Alessandria. L'ultimo convoglio partito da Gibilterra, si componeva di due formazioni di navi; la prima era diretta verso Alessandria, la seconda verso la Grecia. Il convoglio era fortemente scortato da un complesso di forze che apparivano subito soverchianti. Due corazzate, la Renown, di 32 mila tonn., armata di 6 cannoni da 381, e la Malaya di 31 mila tonn., armata di 8 cannoni da 381; una nave portaerei, alcuni incrociatori pesanti e leggeri ed una forte aliquota di cacciatorpediniere. La battaglia All'alba del giorno 10 avviene il primo scontro a qualche mìglio da Pantelleria. Due nostre torpediniere, da seicento tonnellate ciascuna, vanno all'attacco contro la formidabile formazione inglese. Vengono colpiti con azioni di siluro un incrociatore nemico avvistato poi in stnto di affondamento e con azione di artiglieria due cacciatorpediniere dai quali si sprigionano incendi. Una nostra torpediniera, colpita due volte, affonda gloriosamente. L'altra torpediniera accorsa per salvare i naufraghi, viene sottoposta, mentre stava traendo a bordo i superstiti dell'unità colpita, agli attacchi di un aereo silurante e di alcuni bombardieri nemici. Questo è un esempio della condotta di guerra della Gran Bretagna, ormai appaiata con i pirati greci che hanno — come riferisce l'odierno Bollettino — cannoneggiato una lancia di salvataggio con i superstiti di un nostro piccolo piroscafo affondato. Dopo la gloriosa e vittoriosa azione dei nostri eroici marinai nel Canale di Sicilia, seguono le azioni aeree della nostra aviazione e di aliquote del Corpo Aeronautico Tedesco, durate due giorni. Due incrociatori, di cui uno del tipo « Birmingham », una nave portaerei, vengono colpiti duramente. Le operazioni, iniziate con l'audace impresa di aerosiluratori e di bombardieri a tuffo, si concludono con altri attacchi dei quali si aspettano notizie più precise. Sulla grande pagina del mare sono rimasti i segni della battaglia. Frammenti di barche di salvataggio e berretti di marinai appartenenti al caccia inglese Gallant, sono stati rintracciati dai nostri, in servizio di perlustrazione. Il Gallant, che pare affondato, dislocava 1335 tonnellate ed era armato di otto lanciasiluri da 533 e di otto cannoni da 120. Nostri ricognitori, in volo nei pressi del canale dì Sicilia, avvistavano sul mezzogiorno un caccia nemico fermo in mezzo ad una larga macchia di nafta e contornato da altre unità inglesi che tentavano una operazione di rimorchio. Sempre nel pomeriggio del giorno 10 veniva avvistato un incrociatore britannico sbandato di trenta gradi sul lato destro, che dovrebbe ormai considerarsi perduto. Le perdite del nemico Nei pres3i dell'Isola di Malta, nella notte dell'll, si rintracciavano larghe zone macchiate di nafta e di olio e frammenti di navi che rivelano l'affondamento di qualche altra unità. La nostra ricognizione marittima avvistava successivamente, nel porto della Valetta. una portaerei del tipo « lllustrious », una delle più grandi unità del genere della marina britannica, con dislocamento di 23 mila tonnellate ed un armamento di quattordici cannoni da 114. Secondo notizie attendibili, la corazzata Malaya, appena arrivata a Gibilterra, è entrata in bacino per riparare i danni subiti in combattimento. Nella giornata di ieri veniva avvistato, a cento miglia da Malta, un caccia nemico con visibilissimi incendi a bordo. Nella notte del 12 un'altra portaerei veniva silurata da un nostro aereo nei pressi dell'isola di Creta. Riepilogando le perdite navali inglesi in due soli giorni di combattimenti aeronavali — navi colpite: la corazzata Malaya di 31 mila tonn.; una grossa unità silurata nel Mediterraneo occidentale, un incrociatore del tipo «Birmingham» di 10 mila tonn. colpito da bombe di aereo tedesco; due cacciatorpediniere dalle nostre due torpediniere; una nave portaerei aerosilurata, un incrociatore colpito con bombe dai, nostri bombardieri a tuffo; due piroscafi nelle acque di Malta; due piroscafi silurati nel Mediterraneo occidentale da un nostro sommergibile; navi affondate: un incrociatore silurato dalle nostre due torpediniere e visto in stato di affondamento; due sommergibili luno ex A'rtrval) — appare chiaramente come le forze aeronavali italiane siane vigilanti e aggressive nella loro dura guerra contro l'imperialismo britannico. Con l'inizio delle nostre ostilità il M'-.Liaaneo è divenuto di colpo il principale teatro di operazione di questo conflitto. Nel Mediterraneo e nei suoi fronti terrestri. l'Ingh'lterra ha trasferito il centro di pravità dflle operazioni belliche, non sperando ai trarre qualche risultato, ma perchè nel nostro mare è il centro nevralgico dell'impero inglese. Le cause delle operazioni aeronavali che si sono svolte con forti perdite per la Marina britannica, devono trovarsi in primo luogo nelle rovinose usure sofferte dalle forze meccanizzate nemiche nella grande e inesausta battaglia della Marmarica. In secondo luogo nelle enormi perdite subite dal nemico nello scacchiere grecoalbanese. Gli urgenti rifornimenti chiesti dal comando britannico per l'Egitto e per la Grecia, provano ancora una volta la minacciosa potenza delle nostre armi impegnate nel centro del sistema imperiale inglese. Filippo Pennese

Persone citate: Gallant, Valetta