L'audace speronata della torpediniera contro l'unità subacquea nemica di Filippo Pennese

L'audace speronata della torpediniera contro l'unità subacquea nemica L'audace speronata della torpediniera contro l'unità subacquea nemica (Nostro servizio particolare) Roma, 9 gennaio. Pftro che in questa guerra sul mare, una gara alla gloria si stia combattendo fra gli agili e sottili scafi delle torpediniere e dei cacciatorpediniere. Queste nostre nai, tutta nervosità, aggressiva nella loro struttura veloce, strumenti di lotta arditi fatti per una guerra d'assalto hanno sempre fatto il loro dovere fino al sacrificio, fino alla vittoria. Solo alta prora del Vivaldi fu concesso dalla fortuna e dall'ardimento del suo comandante di addentare lo scafo del sommergibile inglese « Oswald ». Era una ragio- ne di superiorità per la gente dei « caccia, » l'aver potato speronare una grossa unità subacquea nemica. Òggi però anche una torpediniera ha addentato con il suo sottile sperone un sommergibile nemico. Si tratta della torpediniera al comando del tenente di vascello Nicolò Nicolini. Le due famiglie del nostro naviglio silurante sono dunque, oggi, alla pari. La nostra torpediniera, di 600 tonnellate, è rientrata il 29 dicembre dell'anno scorso alla base con le lamiere della agile e tagliente prora rientrate e contorte. Nelle pieghe del suo acciaio sono stati trovali tre larghi brandelli dello scafo nemico, che è sprofondatonegli abissi del mare Con questi segni di vittoria lanostra unità è tornata alla basedopo il suo normale servizio di scorta. All'attacco Quel giorno il mare era moltoagitato. Dovevano essere le 10 del mattino quando all'improvviso dalla torpediniera venne avvistato un siluro « saltare » veloce nella concavità dei marosi, e poco dopo il periscopio nemico che agguatava. Il sommergìbile inglese aveva lanciato una tripletta di siluri contro la nostra torpediniera. Allarme di sommergibile a bordo. In un attimo il nostro comandante decide di muovere all'attacco. Da circa tremila metri, al momento dell'avvistamento, spinta al massimo della sua velocità, la torpediniera scavalca In avanti le onde lanciata verso quel pezzetto di prora del sommergibile emerso improvvisamente dopo il lancio. L'inseguimento terminerà con lo speronamento dell'unità nemica. Gli uomini della torpediniera saltano ai pezzi; al capo silurista il comandante ordina di correre a pop- pa per tenersi pronto a mollare quattro bombe di profondità, regolate al minimo. L'attacco, meglio dire il duello, si svolge fulmineo. Il sommergibiìe alla manovra di lancio dei tre siluri si era naturalmente alleggerito di circa 2700 chili a prora, perciò il suo muso era affiorato sulla superficie del mare. Fu questo un fatale errore del comandante inglese, che nella azione di lancio, non aveva preveduto la momentanea emersione della prora del sommergibile. Doveva allagare i doppi fondi a prora. Poi il mare agitato fece il resto; infatti con mare grosso il muso del sommergìbile tende a venire in superficie. Intanto su due curve parallele le due unità correvano verso il loro1 destino. La nostra torpediniera i lanciata a tutta forza filava per guadagnare in rilevamento, cioè per sopravvanzare il sommergibile allo scopo di mettergli la prora addosso e speronarlo. Giunto alla minima distanza tra i dieci e i quindici metri, il comandante Nicolini urla con il megafono alla sua gente l'« attenti all'urto! ». Il formidabile urto «Feci mettere tutta la barra del timone a dritta — ci narra il comandante — cioè perpendicolarmente, in modo da formare con la prora della nostra nave un angolo retto sullo scafo del sommergibile, E gli saltammo addosso calcolali-1 do anche di non urtare nella tór- certa su cui è installato il cumio-lne, perchè questa è la parte più resistente di un sommergibile». Dopo brevi istanti un violento urto di lamiere scuoteva la- torpediniera in tutta la suu ossatura. La prora s'impennò, uscendo dall'acqua per oltre un metro e mezzo. Si udì sotto un tremendo scardinar dì lamiere e il rotolare dello scafo nemico sotto la chiglia della torpediniera. Un'ombra oscura ma nettissima nei suoi contorni superò la murata di dritta scomparendo a poppa. Era la vittoria dei nostri marinili, la morte dell'avversario. « Data la fragilità e la leggerezza della nostra silurante nei ',!10 l'urto. Ho dato tutta barra a \ sinistra, fermando di sinistra an- iche la macchina. Con nostra sodl^f^1?"?' torpediniera rispose I meravigliosamente ai comandi, \Dopo aver fortemente sbandato e beccheggiato, la nave ritornava in confronti deWo scafo^nemico,600"tonnellate contro 1500 tonnellate nemiche — continua il comandante — ai'euo previsto che non ce la saremmo cavata dal rovesciamento una volta ricaduti in mare do- posizione mento ». normale di galleggìa- . Delmestre fortemente agguantato Nel frattempo il capo silurista alle tramogge, appena vide sfilarsi sotto la poppa l'ombra del sommergibile lasciò cadere le quattro bombe. Quasi con un unico rombo soffocato e con un altissimo getto di spuma scoppiavano i quattro ordigni sotto il sommergibile già ferito a morte. La violenza dèlio scoppio delle bombe ributtava in superficie lo scafo nemico completamente rovesciato sul lato destro di 90 gradi. Negli attimi in cui il sommergibile riapparve in superficie, fu vista la larga falla prodotta a proravia dallo sperone della torpediniera. Era ormai la fine del sommergibile nemico. Venne lanciato inmare un salvagente sul punto rfo-ve l'unità era scomparsa. La tor-pediniera ritornò su quel luogo e vi lasciò cadere altre sette bombe di profondità. Il mare ribolliva dal fondo lasciando fluire grosse chiazze di nafta. Il comandante Nicolò Nicolini, nato a La Spezia, nell'agosto del' 1011, e da un mese al comandai della torpediniera vittoriosa, dopo\ essere stato imbarcato su altre unità leggere della nostra flotta.! La torpediniera ha resistito ot-\ timamentc all'urto spaventoso con mente incurvata. Tutto però è:(m-idato bene, Quasi dimenticandosi di un fatto non importante per la sua vita il sommergibile inglese. La pam-! di marinaio in guerra, ma importante per la nostra cronaca, il co-mandante Nicolini ci disse che nel-l'urto ebbe a sbattere riolenlemcn-te sul bordo della plancia, frucas sandosi una costola. « Una cosa, da nulla — ci dice — però sulla prora della nostra torpediniera riportammo in porto tre brandelli d'acciaio del sommergibile nemico ». Filippo Pennese Ten. vascello Nicolò Nicolini Eb4 . Sul fronte libico. Comando un aeroporto per bombare4 ,<vtito notturno L'audace speronata della torpediniera contro l'unità subacquea nemica L'audace speronata della torpediniera contro l'unità subacquea nemica (Nostro servizio particolare) Roma, 9 gennaio. Pftro che in questa guerra sul mare, una gara alla gloria si stia combattendo fra gli agili e sottili scafi delle torpediniere e dei cacciatorpediniere. Queste nostre nai, tutta nervosità, aggressiva nella loro struttura veloce, strumenti di lotta arditi fatti per una guerra d'assalto hanno sempre fatto il loro dovere fino al sacrificio, fino alla vittoria. Solo alta prora del Vivaldi fu concesso dalla fortuna e dall'ardimento del suo comandante di addentare lo scafo del sommergibile inglese « Oswald ». Era una ragio- ne di superiorità per la gente dei « caccia, » l'aver potato speronare una grossa unità subacquea nemica. Òggi però anche una torpediniera ha addentato con il suo sottile sperone un sommergibile nemico. Si tratta della torpediniera al comando del tenente di vascello Nicolò Nicolini. Le due famiglie del nostro naviglio silurante sono dunque, oggi, alla pari. La nostra torpediniera, di 600 tonnellate, è rientrata il 29 dicembre dell'anno scorso alla base con le lamiere della agile e tagliente prora rientrate e contorte. Nelle pieghe del suo acciaio sono stati trovali tre larghi brandelli dello scafo nemico, che è sprofondatonegli abissi del mare Con questi segni di vittoria lanostra unità è tornata alla basedopo il suo normale servizio di scorta. All'attacco Quel giorno il mare era moltoagitato. Dovevano essere le 10 del mattino quando all'improvviso dalla torpediniera venne avvistato un siluro « saltare » veloce nella concavità dei marosi, e poco dopo il periscopio nemico che agguatava. Il sommergìbile inglese aveva lanciato una tripletta di siluri contro la nostra torpediniera. Allarme di sommergibile a bordo. In un attimo il nostro comandante decide di muovere all'attacco. Da circa tremila metri, al momento dell'avvistamento, spinta al massimo della sua velocità, la torpediniera scavalca In avanti le onde lanciata verso quel pezzetto di prora del sommergibile emerso improvvisamente dopo il lancio. L'inseguimento terminerà con lo speronamento dell'unità nemica. Gli uomini della torpediniera saltano ai pezzi; al capo silurista il comandante ordina di correre a pop- pa per tenersi pronto a mollare quattro bombe di profondità, regolate al minimo. L'attacco, meglio dire il duello, si svolge fulmineo. Il sommergibiìe alla manovra di lancio dei tre siluri si era naturalmente alleggerito di circa 2700 chili a prora, perciò il suo muso era affiorato sulla superficie del mare. Fu questo un fatale errore del comandante inglese, che nella azione di lancio, non aveva preveduto la momentanea emersione della prora del sommergibile. Doveva allagare i doppi fondi a prora. Poi il mare agitato fece il resto; infatti con mare grosso il muso del sommergìbile tende a venire in superficie. Intanto su due curve parallele le due unità correvano verso il loro1 destino. La nostra torpediniera i lanciata a tutta forza filava per guadagnare in rilevamento, cioè per sopravvanzare il sommergibile allo scopo di mettergli la prora addosso e speronarlo. Giunto alla minima distanza tra i dieci e i quindici metri, il comandante Nicolini urla con il megafono alla sua gente l'« attenti all'urto! ». Il formidabile urto «Feci mettere tutta la barra del timone a dritta — ci narra il comandante — cioè perpendicolarmente, in modo da formare con la prora della nostra nave un angolo retto sullo scafo del sommergibile, E gli saltammo addosso calcolali-1 do anche di non urtare nella tór- certa su cui è installato il cumio-lne, perchè questa è la parte più resistente di un sommergibile». Dopo brevi istanti un violento urto di lamiere scuoteva la- torpediniera in tutta la suu ossatura. La prora s'impennò, uscendo dall'acqua per oltre un metro e mezzo. Si udì sotto un tremendo scardinar dì lamiere e il rotolare dello scafo nemico sotto la chiglia della torpediniera. Un'ombra oscura ma nettissima nei suoi contorni superò la murata di dritta scomparendo a poppa. Era la vittoria dei nostri marinili, la morte dell'avversario. « Data la fragilità e la leggerezza della nostra silurante nei ',!10 l'urto. Ho dato tutta barra a \ sinistra, fermando di sinistra an- iche la macchina. Con nostra sodl^f^1?"?' torpediniera rispose I meravigliosamente ai comandi, \Dopo aver fortemente sbandato e beccheggiato, la nave ritornava in confronti deWo scafo^nemico,600"tonnellate contro 1500 tonnellate nemiche — continua il comandante — ai'euo previsto che non ce la saremmo cavata dal rovesciamento una volta ricaduti in mare do- posizione mento ». normale di galleggìa- . Delmestre fortemente agguantato Nel frattempo il capo silurista alle tramogge, appena vide sfilarsi sotto la poppa l'ombra del sommergibile lasciò cadere le quattro bombe. Quasi con un unico rombo soffocato e con un altissimo getto di spuma scoppiavano i quattro ordigni sotto il sommergibile già ferito a morte. La violenza dèlio scoppio delle bombe ributtava in superficie lo scafo nemico completamente rovesciato sul lato destro di 90 gradi. Negli attimi in cui il sommergibile riapparve in superficie, fu vista la larga falla prodotta a proravia dallo sperone della torpediniera. Era ormai la fine del sommergibile nemico. Venne lanciato inmare un salvagente sul punto rfo-ve l'unità era scomparsa. La tor-pediniera ritornò su quel luogo e vi lasciò cadere altre sette bombe di profondità. Il mare ribolliva dal fondo lasciando fluire grosse chiazze di nafta. Il comandante Nicolò Nicolini, nato a La Spezia, nell'agosto del' 1011, e da un mese al comandai della torpediniera vittoriosa, dopo\ essere stato imbarcato su altre unità leggere della nostra flotta.! La torpediniera ha resistito ot-\ timamentc all'urto spaventoso con mente incurvata. Tutto però è:(m-idato bene, Quasi dimenticandosi di un fatto non importante per la sua vita il sommergibile inglese. La pam-! di marinaio in guerra, ma importante per la nostra cronaca, il co-mandante Nicolini ci disse che nel-l'urto ebbe a sbattere riolenlemcn-te sul bordo della plancia, frucas sandosi una costola. « Una cosa, da nulla — ci dice — però sulla prora della nostra torpediniera riportammo in porto tre brandelli d'acciaio del sommergibile nemico ». Filippo Pennese Ten. vascello Nicolò Nicolini Eb4 . Sul fronte libico. Comando un aeroporto per bombare4 ,<vtito notturno

Persone citate: Nicolini, Nicolò Nicolini, Nicolò Nicolini Eb4, Vivaldi

Luoghi citati: La Spezia, Roma