Venti ore, solo, nel mare di Angelo Appiotti

Venti ore, solo, nel mare Il Decamercnciiic della. Squadriglia XX Venti ore, solo, nel mare La drammatica avventura del tenente F. V. abbattuto nel cielo del Mediterraneo dopo un vittorioso assalto alla flotta nemica Hai parlato troppo disse il co-' lonnello da mezz'ora ce la conti bisogna stare ai patti. Se andiamo avanti di questo passo ogni racconto diventa una conferenza noi non siamo tipi da conferenza. Siute spicci ragazzi nervosi sbrigativi, anche l'impresa più eroica può essere narrata in dieci minuti. Se un giorno quel povero diavolo là (si rivolgeva a noi) si piglìerà il gusto di stampare queste storie ci penserà lui a far venir la barba ai lettori. Noi qui vogliamo divertirci, vogliamo passare il tempo, vogliamo sentire cose interessanti. Son due ore che si chiacchiera e soltanto il primo racconto e l'ultimo son riusciti a non farci sbadigliare. Piantatela con le descrizioni con le crisi d'anima coi tramonti e con le faccende tecniche. Tutti noi sappiamo cosa vuol dire volare, risparmiateci i decolli fortunosi gli attcrraggi fuori campo i buchi nelle ali i pensierini mesti od eroici che ci girano pel capo quando ci sentiamo in coda un Gloster. Venite al solido. La femmina del rospo che ha partorito un rospo crede d'aver fatto un capolavoro e ha fatto soltanto un rospo. Non c'è niente di eroico, in senso assoluto. Basta essersi scontrati una volta con quei signori e ognuno di noi si sente degno della medaglia d'oro. Tutte storie. Abbattere gli aeroplani inglesi è il nostro mestiere partire da matti lo facciamo per nostro gusto chi atterra fuori campo è un cattivo aviatore o è un aviatore sfortuna- to che è la stessa cosa. Vorreisentire qualcosa di originale, quai-cosa che non capita tutti i ritorni qualcosa che ci dia un po' di emo- zione Proponno ragazzi l'ultimo racconto della serata, ma lo voglio Fate in fretta a dire voi colon- cai fiocchi. nello, interruppe ti capitano D.. ma fino adesso non avete fatto che cicchettarci, sarebbe meglio che la avventura interessante ce la raccontaste voi. Una lontana storia Io ne ho una sola belki avventura disse il colonnello una cosetti! degna di voi ma la mia chiuderà la serie. Il nostro Decameroncino andrà avanti ancora per molte sere jse vogliamo arrivare a dieci sto possibili bisognerà chiedere l'aiuto delle altre squadriglie, ogni tre che attaccano il loro ricordo eroico due dicono baggianate, ci vuole uno adesso che risollevi la media. Voi tenente che venite dall'Africa proprio niente da raccontare? Si rivolgeva il colonnello a un giovane tenente arrivato il giorno prima in squadriglia da un campo della. Libia. Nessuno del piccolo gruppo di ufficiali della baracca iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiìiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiimiiiiiiiiiiiiii t.| tm -' o coi uiò e à il ci a ro, nra laiae. re rpo ti po un mun ooin n e la b il ti hi vo a- fumosa lo conosceva nessuno Va-'veva avuto compagno in battaglia,-: ma era stato accolto con motta cordialità perchè giudicato subito un tipo in gamba, due medaglie di argento e una di brónzo i «astrini d'A.O. e di Spagna un fare ener-l gico senza petulanza nessuna sto-smi alla mensa per la carne impossibile questa branda va benissimo guarda che l'apparecchio che ti diamo è un carcassone non importa me lo arrangio io; un tipo, insomma, come si deve con tutti] gli attributi a posto. Perchè fosse stato trasferito a quel campo nessuno sapeva. Ci doveva esser sotto una lunga storiauno scritturale che aveva ficcato il naso nelle pratiche riservate del signor colonnelle aveva spettegolalo di un pasticcio di donne a Tripoli se ne era parlato un po' poi gli ufficiali avevano troncato le chiacchiere con qualche giorno di consegna e tutto era finito lì. Un uomo in gamba ~Certo il tenente F. V. era stato subito simpatico a tutti. Gran sì-gnore nel tratto nella voce persona, un po' trasandato nella di-visa ma di quel disordine che fa sentire un buon taglio e una biancheria fine di bucato, audace sen n sj~" za iattanza come certi ufficiali del Tercio dalle spalle enormi tutti ve stili di cuoio giallo cari ai roman-zi sulla Legione Straniera e aifilm di Spagna, s'era presentato ilgiorno prima ai compagni conquattro parole, mi hanno mandato una squadrigliaei, i-;17"1 s° c,e s . ni incisa lavorerò con piacere cono- \wl- Poi la sera stessa areva pe/s?. mo 1uaìch(J bi'JUet'0 da cento 01 dad'io >'"ca b"tìcrZ culUo e se"=a, ch'e;■battere ciglio e senza chic der la rivincita, acera pagato tilt n- i qnel che vo,erano Per ;il suo arrivo, a qualcuno che gli\domandava bé quelle medaglie do- le le hai prese aveva risposto ìiec-\chic storie non vai la pena di con- farle. Si indovinava che sotto que- gli abiti c'era un corpo di atleta lila c'era anche un temperamento non comune, guardandolo si pen-1ma he la ca ni! a ne ue o e a. a n o o o a ii situa lì dentro ci dev'esser passato molto dolore questo è un uomo che ha avuto delle grane con la vita se muore scommetto che non glie ne importa niente. Un tipo interessante insomma, quello che le\donne sognano e che non incontrano mai perchè questi son ito.mini che trovi più facilmente in un- deserto o nella pancia di un sottomarino che non nei salotti. | Comandante, rispose quando il colonnello si rivolse a lui, io sono arrivato ieri cosa volete che vi interessi una mia storia io non son capace a parlare dispensatemi comandante ve ne prego. Ma il colonnello insistette. Tu eri in un campo fra le dune là c'erano le palme qui gli ulivi tutto diverso laggiù da noi, anche la vostra vita era diversa. Raccontaci per esempio come hai preso l'ultima medaglia al valore. « Aron l'ho presa sul deserto questa medaglia di bronzo, cominciò il tenente F. V., ma sul mare. Fu una azione per me disgruziatissima, quel giorno qualunque cosa facevo andava male ci sono dì questi giorni scarognati ih cui non ti riesce neanche un solitario zogiorno stavamo per metterci a tavola viene l'ordine di partire entro cinque minuti per scortare sul mare una quindicina di 79. S'erano accorti che un convoglio nemico passeggiava nel Mediterraneo a cento chilometri dalla costa, un bel po' di navi da trasporto e cinque o sei bastimenti di protezione. I trimotori mettono in fusoliera le bombe più grosse, dopo dieci minuti siamo tutti in aria e filiamo sull'acqua a cercare gli inglesi. « Era d'agosto un sole che scottava ma una limpidezza di cielo e di mare meravigliosa. Il mare, una superficie piatta immota azzurra azzurra che pareva dipinta. Stavolta non ci scappano pensavamo anche una barca a remila becchiamo sentiranno gli inglesi che pillole. E infatti dopo neppure mez- Verso mez-z'ora di volo il convoglio eccolo là, in mezzo duecento metri una dal- l'altra le grosse navi da trasporto, ai fianchi davanti e dietro incrociatori e torpediniere. Per fortuna la portaerei non c'è si vede che aveva da fare in un altro posto oggi gli inglesi devono avere un gran lavoro per trascurare una faccenda così grossa. « / trimotori arrivano sulla ver- ficaie delle navi, sganciano da cin quecento metri, una grossa barca è centrata in pieno e va subito a fondo dite altre sbandano fumano da tutte le parti si tedono le fiam me uscire dai boccaporti. Ma inl tanto gli incrociatori avevano atstaccato a gran regime la spara¬ ] i e i a dimpdsdpptorvi antiaerea. Sparavano da tut-\vte le tolde come pazzi e voi sapete che non è un divertimento esser sopra a una formazione navale che spara. « La Marina, tutte le Marine del mondo, ci sanno fare in questo lavoro, si sono allenate per anni a difendersi dagli aeroplani, gli espirti di guerra dicevano è finita stncpsfamper le navi oggi con gli aerei but-lntiamo giù le corazzate, e allora lo-j nIrò ogni quattro passi un cannone'ca tiro rapido, vedrete cari aero-] plani che gusto quando verrete perlpbuttarci a fon^o. Meglio andare su Malta su Londra o ai bei tempi su Biserta che non sui bastimenti.] Credo che siate tutti d'accordo. « Per farla breve vi dirò che ave-] ~\vamo già finito l'operazione i tri-{o \motori leggeri leggeri stavano per,-' -] mille metri felici'come pasque d'a-'\ver ben lavorato quando toc una]scheggia di granata mi entra nel .a ~\tornare a casa noi anche dopo averi{mitragliato qua e là le barche clie\ ancora erano a galla, eravamo a|l lSerbatoio, ;a benzina salta fuori] ime da un sifone, mi inzuppa da'-\cap0 a piedi mi stordisce coi suoi i]vapori. Non vedo per qualche l\fotaiite più nulla, la benzina mi èi n\entmta ne,jn occhiali, gli occhi mi]o bruciano maledettamente. Per un a\miracoio rupparecchio non si è in-|»n-cendiato_ ma pe)lso subito qlii biso.\ ?. </n« filare a casa è difficile che ce]\la faccia il serbatoio si svuota co-1 a-me un barile rovesciato comunque\Q'tentiamo non c'è altro da fare, t ; i'rimoiorì ai difendano do"sé.' E 'filo ! f\a tutto gas in direzione della costa. \ z s Presto non Ledo più i compa->o\gnil laggiù, nel riverbero del sole,.[ yo,.jc a ottanta forse a sessanta\} chilometri, c'è una indistinta lineaia oscura, sùuno a posto, anche que-\P sta volta me ;tt levo. Ma neanche 1 pei. S0!/no> ;,0 appena finito di for¬ \piano , o e a e e , e o e e a a o - muluie questo pensiero che il motore ciaf ciaf tre starnuti è fermo, non ho neppure più un goccio di benzina, bisogna andar giù, bisogna metter le ruote nell'acqua. il più lentamente possibile, in larghi giri sulle onde immote; e, planando, mi libero del paracadute e mi aggancio il salvagente. Furono, ve lo assicuro, momenti tutt'altro che piacevoli. Il dramma sssaa«Mi ricordo, mentre il mare sii avvicina si avvicina si avvicina,,d'una discussione avvenuta sere\prima alla mensa: meglio atterra-] re in mezzo alle montagne o nel] mare? Molti dicevano meglio il\mare meglio il mare almeno nel-\l'acqua se hai un po' di fortuna] ti vengono a piendere non ti fra-1 cassi la schiena sulle roccie; ora mi sembra che sarebbe molto me- gl'io la montagna, sulle montagne' ci sono anche dei pianori dei pu-!scoli dei nevai non è proprio detto]che si finisca in un burrone; in-] vece qui, niente da fare, a mollo; bisogna andarci l'apparecchio va' -]yiu- come un mattone sei alla mercè del caso dei pescecani delle]squadriglie di soccorso. Pensieri ■;enza senso che saltano fuori nei momenti più tragici senza che tu te ne accorga; un'altra volta mal¬ leggia va benone fra un'ora son di nuovo a casa. Ma non galleggia a lungo. Le ali sono bucate, gli inglesi me le hanno sforacchiate di scheggie, si riempiono d'acqua, giù , j</'" gin tutto si riempie come un - catino sotto un rubinetto. L'appa- tre stavamo battagliando con cìn-\quo Spitfire nel cielo di Bengasi'mi dico non ho mandato l'atten- dente in cerca di lamette non se.ne trovano più domani non possoìfarmi la barba. Scemate, direte, ma certamente anche, a voi è ca-pitata la stessa cosa, Ma andiamo avanti. I« Arrivo dunque sull'acqua, l'ap- parecchio spancia un po' sulle on-i ite, poi s'infila con l'elica, ma rie-imerge: le ali lo tengono su, se gal-\e e a - reechio scivola adagio nel fondo,lad un tratto mi sento staccato dal-\la mia base, sono solo libero gal-\leggìunte sul mare piatto azzurro iinfinito. \«Qui cor.iincia il mio dramma.'A raccontarvela ora sembra una sciocchezza, ma viverlo è stato du- io. Pensate: subito una sensazione J di freddo, di un gran freddo che ti • simmobilizza gambe e braccia, sei. ipreso da una sorda disperazione,] ldici ora slaccio il salvagente e chi s'è visto s'è visto intanto qui muoio di morte lenta. Poi la volontà prende il sopravvento, ti scuoti, pensi non fare lo stupido fra poco vengono le squadriglie di soccor- so stasera dormi nel tuo letto. E ti prepari alla difesa, ti organizzi nella tua nuova, situazione, fai i calcoli dei minuti prima delle ore poi sul digradare dei sole, è passata un'ora son passate due ore forse anche tre adesso vengono adesso vengono, ecco un rumore di cpmiasfnmotori no mi sono sbagliato, ma i lnon possono tardare. Cominci a\ j nuotare, bisogna riattivare la cir'colazione del sangue, l'acqua orai ] non è pili fredda ti pare anzi te-'lpida, una carezza quando ti schiu- < ma sul capo. : ] Il sole tramonta.- ~ ' — ] « Poi ii dubbio, terribde; ma »;i, {vedranno di las3ù, non passeran- r,™ sopra di me senza accorgerse- -'\negareT Allora nuoti nuoti nuoti]fi™ alla spossatezza, ti pare an-l .dando su e giù senza méta di avvi- rine> ed io rimarrò qui e forse un ie\pescecane mi porta ria una gain- a|oa muoio dissangiuUo prima di an-\] cinarti alla vita, sei un povero es-,'sere che ad un tratto s'accorge di- »on connettere più e se ne dispera e ne impazzisce, i «Ma ora ecco ti ritorna la cai]»"*- Mi tolgo le scarpe come pe sano no non. me le tolgo i pesci |»»* addentano i piedi forse coUitoui\\ non possono. Mio Dio come brucia ]Q"™to sole. Sarà meglio che mi 1 annodi in capo il fazzoletto come \Q><fndo eia bambini facevamo i pi- rati; cosi da lassù mi vedranno più ! facilmente. Ma il fazzoletto è in- \ zuppato i nodi non vengono, ecco >ora e a P"sto chissà che bella fi.[/ara faccio. Se almeno l'orologio \}"nz'onasse ma sé fermato, subito, iaPPena 'n acqua. Quanto tempo è \P^sato? Due tre cinque oref Fol ' se neppure una, sono io che credo sia trascorso tanto tempo e invece sono appena caduto, non si vede ancor niente in aria, non hanno avuto tempo di venire. Pazienza pazienza, verranno certo, non son mica dei cani da lasciarmi crepare cosi. « // sole intanto volge all'occaso, e brucia brucia insopportabilmente. L'acqua salsa mi corrode la pelle, mi compaiono sul viso e sulle mani le prime bollicine bianche, crampi atroci mi serrano lo stomaco ho ingoiato si vede troppo sale. Attorno, a perdita d'occhio, niente i nessuno. L'orizzonte è un barba,0no di scintille, è una luce gialla \rossa cerde che intontisce, è un in] cenalo senza fine che ti consuma ] gu occhi, è una sofferenza più for\te d'una ferita, non puoi chiudere \ie palpebre ti pare di morire. Poi ] ad un punto ecco la speranza, la 1 folle speranza, ecco la salvezza la uita. 71 tuo orecchio è colto da un fontano rumore, prima non credi, ' non volgi neppure lo sguardo, dici !j0 son già pazzo non ragiono più ]sogno la squadriglia di 'soccorso; ] ma il rumore continua, è proprio ; vero, son loro i compagni i cari a' compagni, mi vengono a e]vedano speriamo che mi vedano i i salvare,che bravi ragazzi, speriamo che miPassano *> nnn vailnnna-^ano non vedonoi a i ù n - « Il mare s'era intanto legger\mente increspato, ondate lunghe e i'lievi tratto tratto mi sommergeva- no. Dovevo stare a bocca e ad oce.chi chiusi per non bere e per non ìessere accecato. Anche volando a cinquanta a trenta metri scovare -un naufrago, penso ora, doveva esaere un problema. E così avven Ine. Tre ideo delle squadriglie cro- date comimrvero sull'orizzonte, -i Voiui-ano bassissimo, forse neppu--ire a trenta metri. Passarono con\grande fragore sul nuo cano un- e giù dieci volte, q«as. so(e'sfiorarono l'acqua: e non mi videro. Io gridai, e non mi sentirono. Agitai il fazzoletto, una povera mano gonfia emerse sulle onde impugnando uno straccio bianco; e non fui visto. Gli apparecchi se ne ,laudarono, scomparvero nel -\ingoiati dal sole. -\ « Un altro idro riapparve dopoo i forse un'ora, credetti un momento \vhe m'avesse visto, lo vidi planare.'ma planò lungo, ammanò a cin-a quecento metri da me. Una cresta- d onda, un relitto 1 avevano certoe Jratto m inganno. Non m'aveva L'i- sto, riparti. Io fui di nuovo solo, in una disperazione senza confini, la morte ai fianchi. E il sole declinò adagio sui confini dell' onde. Se ne andò piano piano, divampò una ultima volta siili' orizzonte, accese il mare d'un estremo fulgore, le acque palpitarono d'una, fosforescenza vasta; e le ombre calarono, fu la notte. Nel tramonto vidi lontano passare un convoglio, forse nostro, forse inglese. Naturalmente non videro, non cercai neppure di farmi vedere. Le ciminiere fumavano, una nuvolaglia nera tracciò per un poco nel cielo la scia delle navi. Poi il buio scese su di me e sul mare; cominciava la notte più angosciosa della mia vita. « Ve ne lisparmio il racconto. Non so bene neppur io come tra scorsi quelle ore eterne, pensando : a che cosa, soffrendo tutto il sof- /cibile, ogni tanto dicendo a- me -stesso ecco ora la finisco mi lascio andar giù, risollevandomi tratto , tratto aua speranza, animato a un certo punto da una forza smisura ta per ripioj»ibare subito dopo nel] \ ija disperazione: assetato, una sete da auiCidi0, sogni di ruscelletti \chiari fra ciu^ di capelvenere, la bocca arida impastata dolente; fa¬ me sete crampi allo stomaco, tutta la pelle dolorante enfiata vescica- ,f„ io son gjA m<)rto cosa continuo -a insistere? « E l'alba anche quella notte sorse in un trionfo di sole. Erano ormai sedici o diciasotte ore che ero in acqua, ero all'estremo d'ogni resistenza. Il mare che s'era fatto \groSso'da'j tramonto, ora ritornava calmo, le onde s'appiattivano in una superficie liscia oleosa. Di un certo periedo fra l'alba e la salvezza non ricordo più nulla, forse svenni persi la conoscenza. Ma è e sarà eternamente impresso nella mia memoria un momento, l'ultimo, il più alto, il più felice: quando sentii, a mattino già avanzato, un nuovo rombo di motori, e vidi due pattini di idrovolante volteggiare sul mio capo, e li vidi posarsi sulle acquo e sentii due braccia amiche serrarmi sotto le ascelle e tirarmi su. I cari compagni non avevano disperato, avevano all'alba ripreso le ricerche, mi avevano scorto, mi avevano salvato. «Ecco la mia avventura, camerati. Che non è affatto eroica perchè, vi giuro, proprio non l'ho cercata nè voluta, ma che può essere tuttavia originale. Non capita a tutti di fare per venti ore il semicupio nel mare». // colonnello decretò al termine della serata che il Decameroncino della Squadriglia XX s'era assicurato il terzo capitolo. Pigliandomi sottobraccio mi disse caro giornalista guarda se puoi ricordarti queste belle storie ci faremo assiemo l'affare editoriale. Angelo Appiotti A bordo di un posamine germanico. Uno dei terribili ordigni sta per cadere in mare. Venti ore, solo, nel mare Il Decamercnciiic della. Squadriglia XX Venti ore, solo, nel mare La drammatica avventura del tenente F. V. abbattuto nel cielo del Mediterraneo dopo un vittorioso assalto alla flotta nemica Hai parlato troppo disse il co-' lonnello da mezz'ora ce la conti bisogna stare ai patti. Se andiamo avanti di questo passo ogni racconto diventa una conferenza noi non siamo tipi da conferenza. Siute spicci ragazzi nervosi sbrigativi, anche l'impresa più eroica può essere narrata in dieci minuti. Se un giorno quel povero diavolo là (si rivolgeva a noi) si piglìerà il gusto di stampare queste storie ci penserà lui a far venir la barba ai lettori. Noi qui vogliamo divertirci, vogliamo passare il tempo, vogliamo sentire cose interessanti. Son due ore che si chiacchiera e soltanto il primo racconto e l'ultimo son riusciti a non farci sbadigliare. Piantatela con le descrizioni con le crisi d'anima coi tramonti e con le faccende tecniche. Tutti noi sappiamo cosa vuol dire volare, risparmiateci i decolli fortunosi gli attcrraggi fuori campo i buchi nelle ali i pensierini mesti od eroici che ci girano pel capo quando ci sentiamo in coda un Gloster. Venite al solido. La femmina del rospo che ha partorito un rospo crede d'aver fatto un capolavoro e ha fatto soltanto un rospo. Non c'è niente di eroico, in senso assoluto. Basta essersi scontrati una volta con quei signori e ognuno di noi si sente degno della medaglia d'oro. Tutte storie. Abbattere gli aeroplani inglesi è il nostro mestiere partire da matti lo facciamo per nostro gusto chi atterra fuori campo è un cattivo aviatore o è un aviatore sfortuna- to che è la stessa cosa. Vorreisentire qualcosa di originale, quai-cosa che non capita tutti i ritorni qualcosa che ci dia un po' di emo- zione Proponno ragazzi l'ultimo racconto della serata, ma lo voglio Fate in fretta a dire voi colon- cai fiocchi. nello, interruppe ti capitano D.. ma fino adesso non avete fatto che cicchettarci, sarebbe meglio che la avventura interessante ce la raccontaste voi. Una lontana storia Io ne ho una sola belki avventura disse il colonnello una cosetti! degna di voi ma la mia chiuderà la serie. Il nostro Decameroncino andrà avanti ancora per molte sere jse vogliamo arrivare a dieci sto possibili bisognerà chiedere l'aiuto delle altre squadriglie, ogni tre che attaccano il loro ricordo eroico due dicono baggianate, ci vuole uno adesso che risollevi la media. Voi tenente che venite dall'Africa proprio niente da raccontare? Si rivolgeva il colonnello a un giovane tenente arrivato il giorno prima in squadriglia da un campo della. Libia. Nessuno del piccolo gruppo di ufficiali della baracca iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiìiiiiiiiiiiiiiiiiihiiiiimiiiiiiiiiiiiii t.| tm -' o coi uiò e à il ci a ro, nra laiae. re rpo ti po un mun ooin n e la b il ti hi vo a- fumosa lo conosceva nessuno Va-'veva avuto compagno in battaglia,-: ma era stato accolto con motta cordialità perchè giudicato subito un tipo in gamba, due medaglie di argento e una di brónzo i «astrini d'A.O. e di Spagna un fare ener-l gico senza petulanza nessuna sto-smi alla mensa per la carne impossibile questa branda va benissimo guarda che l'apparecchio che ti diamo è un carcassone non importa me lo arrangio io; un tipo, insomma, come si deve con tutti] gli attributi a posto. Perchè fosse stato trasferito a quel campo nessuno sapeva. Ci doveva esser sotto una lunga storiauno scritturale che aveva ficcato il naso nelle pratiche riservate del signor colonnelle aveva spettegolalo di un pasticcio di donne a Tripoli se ne era parlato un po' poi gli ufficiali avevano troncato le chiacchiere con qualche giorno di consegna e tutto era finito lì. Un uomo in gamba ~Certo il tenente F. V. era stato subito simpatico a tutti. Gran sì-gnore nel tratto nella voce persona, un po' trasandato nella di-visa ma di quel disordine che fa sentire un buon taglio e una biancheria fine di bucato, audace sen n sj~" za iattanza come certi ufficiali del Tercio dalle spalle enormi tutti ve stili di cuoio giallo cari ai roman-zi sulla Legione Straniera e aifilm di Spagna, s'era presentato ilgiorno prima ai compagni conquattro parole, mi hanno mandato una squadrigliaei, i-;17"1 s° c,e s . ni incisa lavorerò con piacere cono- \wl- Poi la sera stessa areva pe/s?. mo 1uaìch(J bi'JUet'0 da cento 01 dad'io >'"ca b"tìcrZ culUo e se"=a, ch'e;■battere ciglio e senza chic der la rivincita, acera pagato tilt n- i qnel che vo,erano Per ;il suo arrivo, a qualcuno che gli\domandava bé quelle medaglie do- le le hai prese aveva risposto ìiec-\chic storie non vai la pena di con- farle. Si indovinava che sotto que- gli abiti c'era un corpo di atleta lila c'era anche un temperamento non comune, guardandolo si pen-1ma he la ca ni! a ne ue o e a. a n o o o a ii situa lì dentro ci dev'esser passato molto dolore questo è un uomo che ha avuto delle grane con la vita se muore scommetto che non glie ne importa niente. Un tipo interessante insomma, quello che le\donne sognano e che non incontrano mai perchè questi son ito.mini che trovi più facilmente in un- deserto o nella pancia di un sottomarino che non nei salotti. | Comandante, rispose quando il colonnello si rivolse a lui, io sono arrivato ieri cosa volete che vi interessi una mia storia io non son capace a parlare dispensatemi comandante ve ne prego. Ma il colonnello insistette. Tu eri in un campo fra le dune là c'erano le palme qui gli ulivi tutto diverso laggiù da noi, anche la vostra vita era diversa. Raccontaci per esempio come hai preso l'ultima medaglia al valore. « Aron l'ho presa sul deserto questa medaglia di bronzo, cominciò il tenente F. V., ma sul mare. Fu una azione per me disgruziatissima, quel giorno qualunque cosa facevo andava male ci sono dì questi giorni scarognati ih cui non ti riesce neanche un solitario zogiorno stavamo per metterci a tavola viene l'ordine di partire entro cinque minuti per scortare sul mare una quindicina di 79. S'erano accorti che un convoglio nemico passeggiava nel Mediterraneo a cento chilometri dalla costa, un bel po' di navi da trasporto e cinque o sei bastimenti di protezione. I trimotori mettono in fusoliera le bombe più grosse, dopo dieci minuti siamo tutti in aria e filiamo sull'acqua a cercare gli inglesi. « Era d'agosto un sole che scottava ma una limpidezza di cielo e di mare meravigliosa. Il mare, una superficie piatta immota azzurra azzurra che pareva dipinta. Stavolta non ci scappano pensavamo anche una barca a remila becchiamo sentiranno gli inglesi che pillole. E infatti dopo neppure mez- Verso mez-z'ora di volo il convoglio eccolo là, in mezzo duecento metri una dal- l'altra le grosse navi da trasporto, ai fianchi davanti e dietro incrociatori e torpediniere. Per fortuna la portaerei non c'è si vede che aveva da fare in un altro posto oggi gli inglesi devono avere un gran lavoro per trascurare una faccenda così grossa. « / trimotori arrivano sulla ver- ficaie delle navi, sganciano da cin quecento metri, una grossa barca è centrata in pieno e va subito a fondo dite altre sbandano fumano da tutte le parti si tedono le fiam me uscire dai boccaporti. Ma inl tanto gli incrociatori avevano atstaccato a gran regime la spara¬ ] i e i a dimpdsdpptorvi antiaerea. Sparavano da tut-\vte le tolde come pazzi e voi sapete che non è un divertimento esser sopra a una formazione navale che spara. « La Marina, tutte le Marine del mondo, ci sanno fare in questo lavoro, si sono allenate per anni a difendersi dagli aeroplani, gli espirti di guerra dicevano è finita stncpsfamper le navi oggi con gli aerei but-lntiamo giù le corazzate, e allora lo-j nIrò ogni quattro passi un cannone'ca tiro rapido, vedrete cari aero-] plani che gusto quando verrete perlpbuttarci a fon^o. Meglio andare su Malta su Londra o ai bei tempi su Biserta che non sui bastimenti.] Credo che siate tutti d'accordo. « Per farla breve vi dirò che ave-] ~\vamo già finito l'operazione i tri-{o \motori leggeri leggeri stavano per,-' -] mille metri felici'come pasque d'a-'\ver ben lavorato quando toc una]scheggia di granata mi entra nel .a ~\tornare a casa noi anche dopo averi{mitragliato qua e là le barche clie\ ancora erano a galla, eravamo a|l lSerbatoio, ;a benzina salta fuori] ime da un sifone, mi inzuppa da'-\cap0 a piedi mi stordisce coi suoi i]vapori. Non vedo per qualche l\fotaiite più nulla, la benzina mi èi n\entmta ne,jn occhiali, gli occhi mi]o bruciano maledettamente. Per un a\miracoio rupparecchio non si è in-|»n-cendiato_ ma pe)lso subito qlii biso.\ ?. </n« filare a casa è difficile che ce]\la faccia il serbatoio si svuota co-1 a-me un barile rovesciato comunque\Q'tentiamo non c'è altro da fare, t ; i'rimoiorì ai difendano do"sé.' E 'filo ! f\a tutto gas in direzione della costa. \ z s Presto non Ledo più i compa->o\gnil laggiù, nel riverbero del sole,.[ yo,.jc a ottanta forse a sessanta\} chilometri, c'è una indistinta lineaia oscura, sùuno a posto, anche que-\P sta volta me ;tt levo. Ma neanche 1 pei. S0!/no> ;,0 appena finito di for¬ \piano , o e a e e , e o e e a a o - muluie questo pensiero che il motore ciaf ciaf tre starnuti è fermo, non ho neppure più un goccio di benzina, bisogna andar giù, bisogna metter le ruote nell'acqua. il più lentamente possibile, in larghi giri sulle onde immote; e, planando, mi libero del paracadute e mi aggancio il salvagente. Furono, ve lo assicuro, momenti tutt'altro che piacevoli. Il dramma sssaa«Mi ricordo, mentre il mare sii avvicina si avvicina si avvicina,,d'una discussione avvenuta sere\prima alla mensa: meglio atterra-] re in mezzo alle montagne o nel] mare? Molti dicevano meglio il\mare meglio il mare almeno nel-\l'acqua se hai un po' di fortuna] ti vengono a piendere non ti fra-1 cassi la schiena sulle roccie; ora mi sembra che sarebbe molto me- gl'io la montagna, sulle montagne' ci sono anche dei pianori dei pu-!scoli dei nevai non è proprio detto]che si finisca in un burrone; in-] vece qui, niente da fare, a mollo; bisogna andarci l'apparecchio va' -]yiu- come un mattone sei alla mercè del caso dei pescecani delle]squadriglie di soccorso. Pensieri ■;enza senso che saltano fuori nei momenti più tragici senza che tu te ne accorga; un'altra volta mal¬ leggia va benone fra un'ora son di nuovo a casa. Ma non galleggia a lungo. Le ali sono bucate, gli inglesi me le hanno sforacchiate di scheggie, si riempiono d'acqua, giù , j</'" gin tutto si riempie come un - catino sotto un rubinetto. L'appa- tre stavamo battagliando con cìn-\quo Spitfire nel cielo di Bengasi'mi dico non ho mandato l'atten- dente in cerca di lamette non se.ne trovano più domani non possoìfarmi la barba. Scemate, direte, ma certamente anche, a voi è ca-pitata la stessa cosa, Ma andiamo avanti. I« Arrivo dunque sull'acqua, l'ap- parecchio spancia un po' sulle on-i ite, poi s'infila con l'elica, ma rie-imerge: le ali lo tengono su, se gal-\e e a - reechio scivola adagio nel fondo,lad un tratto mi sento staccato dal-\la mia base, sono solo libero gal-\leggìunte sul mare piatto azzurro iinfinito. \«Qui cor.iincia il mio dramma.'A raccontarvela ora sembra una sciocchezza, ma viverlo è stato du- io. Pensate: subito una sensazione J di freddo, di un gran freddo che ti • simmobilizza gambe e braccia, sei. ipreso da una sorda disperazione,] ldici ora slaccio il salvagente e chi s'è visto s'è visto intanto qui muoio di morte lenta. Poi la volontà prende il sopravvento, ti scuoti, pensi non fare lo stupido fra poco vengono le squadriglie di soccor- so stasera dormi nel tuo letto. E ti prepari alla difesa, ti organizzi nella tua nuova, situazione, fai i calcoli dei minuti prima delle ore poi sul digradare dei sole, è passata un'ora son passate due ore forse anche tre adesso vengono adesso vengono, ecco un rumore di cpmiasfnmotori no mi sono sbagliato, ma i lnon possono tardare. Cominci a\ j nuotare, bisogna riattivare la cir'colazione del sangue, l'acqua orai ] non è pili fredda ti pare anzi te-'lpida, una carezza quando ti schiu- < ma sul capo. : ] Il sole tramonta.- ~ ' — ] « Poi ii dubbio, terribde; ma »;i, {vedranno di las3ù, non passeran- r,™ sopra di me senza accorgerse- -'\negareT Allora nuoti nuoti nuoti]fi™ alla spossatezza, ti pare an-l .dando su e giù senza méta di avvi- rine> ed io rimarrò qui e forse un ie\pescecane mi porta ria una gain- a|oa muoio dissangiuUo prima di an-\] cinarti alla vita, sei un povero es-,'sere che ad un tratto s'accorge di- »on connettere più e se ne dispera e ne impazzisce, i «Ma ora ecco ti ritorna la cai]»"*- Mi tolgo le scarpe come pe sano no non. me le tolgo i pesci |»»* addentano i piedi forse coUitoui\\ non possono. Mio Dio come brucia ]Q"™to sole. Sarà meglio che mi 1 annodi in capo il fazzoletto come \Q><fndo eia bambini facevamo i pi- rati; cosi da lassù mi vedranno più ! facilmente. Ma il fazzoletto è in- \ zuppato i nodi non vengono, ecco >ora e a P"sto chissà che bella fi.[/ara faccio. Se almeno l'orologio \}"nz'onasse ma sé fermato, subito, iaPPena 'n acqua. Quanto tempo è \P^sato? Due tre cinque oref Fol ' se neppure una, sono io che credo sia trascorso tanto tempo e invece sono appena caduto, non si vede ancor niente in aria, non hanno avuto tempo di venire. Pazienza pazienza, verranno certo, non son mica dei cani da lasciarmi crepare cosi. « // sole intanto volge all'occaso, e brucia brucia insopportabilmente. L'acqua salsa mi corrode la pelle, mi compaiono sul viso e sulle mani le prime bollicine bianche, crampi atroci mi serrano lo stomaco ho ingoiato si vede troppo sale. Attorno, a perdita d'occhio, niente i nessuno. L'orizzonte è un barba,0no di scintille, è una luce gialla \rossa cerde che intontisce, è un in] cenalo senza fine che ti consuma ] gu occhi, è una sofferenza più for\te d'una ferita, non puoi chiudere \ie palpebre ti pare di morire. Poi ] ad un punto ecco la speranza, la 1 folle speranza, ecco la salvezza la uita. 71 tuo orecchio è colto da un fontano rumore, prima non credi, ' non volgi neppure lo sguardo, dici !j0 son già pazzo non ragiono più ]sogno la squadriglia di 'soccorso; ] ma il rumore continua, è proprio ; vero, son loro i compagni i cari a' compagni, mi vengono a e]vedano speriamo che mi vedano i i salvare,che bravi ragazzi, speriamo che miPassano *> nnn vailnnna-^ano non vedonoi a i ù n - « Il mare s'era intanto legger\mente increspato, ondate lunghe e i'lievi tratto tratto mi sommergeva- no. Dovevo stare a bocca e ad oce.chi chiusi per non bere e per non ìessere accecato. Anche volando a cinquanta a trenta metri scovare -un naufrago, penso ora, doveva esaere un problema. E così avven Ine. Tre ideo delle squadriglie cro- date comimrvero sull'orizzonte, -i Voiui-ano bassissimo, forse neppu--ire a trenta metri. Passarono con\grande fragore sul nuo cano un- e giù dieci volte, q«as. so(e'sfiorarono l'acqua: e non mi videro. Io gridai, e non mi sentirono. Agitai il fazzoletto, una povera mano gonfia emerse sulle onde impugnando uno straccio bianco; e non fui visto. Gli apparecchi se ne ,laudarono, scomparvero nel -\ingoiati dal sole. -\ « Un altro idro riapparve dopoo i forse un'ora, credetti un momento \vhe m'avesse visto, lo vidi planare.'ma planò lungo, ammanò a cin-a quecento metri da me. Una cresta- d onda, un relitto 1 avevano certoe Jratto m inganno. Non m'aveva L'i- sto, riparti. Io fui di nuovo solo, in una disperazione senza confini, la morte ai fianchi. E il sole declinò adagio sui confini dell' onde. Se ne andò piano piano, divampò una ultima volta siili' orizzonte, accese il mare d'un estremo fulgore, le acque palpitarono d'una, fosforescenza vasta; e le ombre calarono, fu la notte. Nel tramonto vidi lontano passare un convoglio, forse nostro, forse inglese. Naturalmente non videro, non cercai neppure di farmi vedere. Le ciminiere fumavano, una nuvolaglia nera tracciò per un poco nel cielo la scia delle navi. Poi il buio scese su di me e sul mare; cominciava la notte più angosciosa della mia vita. « Ve ne lisparmio il racconto. Non so bene neppur io come tra scorsi quelle ore eterne, pensando : a che cosa, soffrendo tutto il sof- /cibile, ogni tanto dicendo a- me -stesso ecco ora la finisco mi lascio andar giù, risollevandomi tratto , tratto aua speranza, animato a un certo punto da una forza smisura ta per ripioj»ibare subito dopo nel] \ ija disperazione: assetato, una sete da auiCidi0, sogni di ruscelletti \chiari fra ciu^ di capelvenere, la bocca arida impastata dolente; fa¬ me sete crampi allo stomaco, tutta la pelle dolorante enfiata vescica- ,f„ io son gjA m<)rto cosa continuo -a insistere? « E l'alba anche quella notte sorse in un trionfo di sole. Erano ormai sedici o diciasotte ore che ero in acqua, ero all'estremo d'ogni resistenza. Il mare che s'era fatto \groSso'da'j tramonto, ora ritornava calmo, le onde s'appiattivano in una superficie liscia oleosa. Di un certo periedo fra l'alba e la salvezza non ricordo più nulla, forse svenni persi la conoscenza. Ma è e sarà eternamente impresso nella mia memoria un momento, l'ultimo, il più alto, il più felice: quando sentii, a mattino già avanzato, un nuovo rombo di motori, e vidi due pattini di idrovolante volteggiare sul mio capo, e li vidi posarsi sulle acquo e sentii due braccia amiche serrarmi sotto le ascelle e tirarmi su. I cari compagni non avevano disperato, avevano all'alba ripreso le ricerche, mi avevano scorto, mi avevano salvato. «Ecco la mia avventura, camerati. Che non è affatto eroica perchè, vi giuro, proprio non l'ho cercata nè voluta, ma che può essere tuttavia originale. Non capita a tutti di fare per venti ore il semicupio nel mare». // colonnello decretò al termine della serata che il Decameroncino della Squadriglia XX s'era assicurato il terzo capitolo. Pigliandomi sottobraccio mi disse caro giornalista guarda se puoi ricordarti queste belle storie ci faremo assiemo l'affare editoriale. Angelo Appiotti A bordo di un posamine germanico. Uno dei terribili ordigni sta per cadere in mare.

Persone citate: Pensieri

Luoghi citati: Africa, Libia, Londra, Malta, Spagna, Tripoli