L'aviazione all'opera su tutti i fronti di Filippo Pennese

L'aviazione all'opera su tutti i fronti L'aviazione all'opera su tutti i fronti Due incrociatori e un piroscafo armato attaccati nell'Oceano Indiano - L'eroica odissea dell'equipaggio di un apparecchio atterrato nella boscaglia - Due splendidi episodi nei cieli della Grecia (NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE) Roma, 6 gennaio. Le azioni offensive della nostra aviazione si sono sviluppate, nella giornata di ieri, in tutti gli scacchieri della nostra guerra. Nella notte di ieri nostri aerei da uno squarcio di nubi piombavano sull'isola di Malta e centravano efficacemente l'aeroporto di Micabba. Sul fronte egiziano 1 nostri reparti aerei si sono prodigati con slancio ardimentoso, con sprezzo del pericolo, sugli obiettivi nemici, coadiuvando con le no stre forze terrestri. Al largo della costa egiziana aliquote di nostri aerei non hanno dato tregua al nemico. Di notte i nostri bombardieri in quota hanno investite le retrovie nemiche al confine cirenaico. L'avventura di Gamba Formazioni da bombardamento, scortate dalla nostra caccia, han- nndccano attaccato, nella giornata di J ieri, gruppi di autoblinde e di altre forze meccanizzate nemiche sul fronte di Bardia. Dopo azioni di bombardamento i nostri apparecchi, nella rotta di ritorno, veni- vano attaccati da^ajmccjaavv^ saria. Violenti combattimenti aerei avevano quindi luogo ed il ne mico, contrattaccato dai bombar-1 dieri e dai nostri caccia, riportava | gravi perdite. Come è detto nell'odierno bollettino, unità navali che hanno eseguito l'azione contro la costa della Somalia sono state sottoposte a bombardamento aereo. I nostri bombardieri hanno avvistato edjinvestito di bombe, nell'Oceano In-[diano, al largo della Somalia, un|piroscafo armato di 15 mila tonnellate che procedeva con rotta nord-ovest. Successivamente anche due incrociatori di 10.000 tonnellate che navigavano a tutta velocità verso nord sono stati attaccati con bombe. In Africa Orientale Italiana è stato abbattuto un aereo nemico. Dall'Impero si apprende la notizia che il comandante pilota Raul Gamba è rientrato nelle nostre linee dopo un faticosissimo viaggio compiuto a piedi nelle boscaglie, insieme con due membri del suo equipaggio. Il giorno 17 dicembre, come riferiva il nostro Bollettino N. 194, un aereo non era rientrato da un'azione offensiva su El Uak nel Kenia. Si trattava infatti dell'apparecchio comandato dal cap. Raul Gamba. Era partito prima dell'alba e, dopo azioni da bombardamento, si tratte- neva sopra l'obiettivo quando veniva attaccato da una formazione di tre caccia nemici. Nel duro combattimento che subito si accendeva 11 nostro pilota riusciva a bombardare una colonna meccanizzata nemica, ma, nel condurre a termine la sua azione da bombardamento, veniva colpito alla coda da un caccia avversario. Un secondo attacco dei caccia nemici metteva fuori uso le armi superiori del nostro apparocchio, ferendo un membro dell'equipaggio. Un terzo attacco feriva il comandante alla spalla e a una gamba e met teva fuori uso i due motori dell'apparecchio. Intanto dai serbatoi forati la benzina scorreva a fiotti nell'interno. Il comandante, meno gravemen te ferito del secondo pilota, effet tuava un atterraggio in uno spiazzo della boscaglia. Dopo avere tolto dall'apparecchio la bussola, sei bottiglie di acqua minerale e tre moschetti, il capitano dava ordine di incendiare l'apparecchio. L'eroieo equipaggio si allontanava cosi nella boscaglia; ma il secondo pilota, indebolito dall'emorragia perj la ferita, doveva rinunciare a met-j tersi in salvo. Fra gli altri quattro1 ^ si procedeva al sorteggio di colui che doveva rimanere ac-j canto per assisterlo e difenderlo! 1 dalle belve. Al ferito ed al suo | compagno venivano lasciate cin- que delle sei bottiglie di acqua e due moschetti carichi. Tre giorni drammatici Per i tre uomini ebbe inizio cosi njla tremenda marcia nella bosca-][glia nascondendosi nelle prime orei|agli aerei inglesi, che tentavano!di scoprirli. Man mano che la bo-scaglia diventava più fitta i tre aviatori ebbero sollievo, ma subitodopo cominciarono loro le penedella febbre, del dolore delle feri- te e della sete, perchè l'unica bot- tiglia era stata vuotata. Rupperoanche la bussola per bere il liqui do: invano, era una specie di petrolio oleoso. Per ore e ore camminarono trascinandosi in territorio desertico e nella boscaglia spinosa. Dopo due giorni videro tre cammelli. Tentarono di ucciderne uno, ma per le ferite non riuscivano a imbracciare il moschetto. Poco dopo incontrarono degli ascari, ma le borracce erano vuote. Chiesero informazioni e seppero che ancora c'erano trenta chilometri da percorrere. Si rimisero in marcia. Si incontrarono ancora in un ascari che fortunatamente aveva un po- a eo d'acqua nella borraccia. Si bagnarono le labbra e proseguirono, Alla sera del secondo giorno il comandante riuscì a uccidere un vi tel'.o. Bevvero un po' di sangue impiastricciato di sabbia. All'alba del terzo giorno si tuffarono in un campo di erba bagnata dalla brina. Quelle poche gocce ridettero la forza ai tre naufraghi della boscaglia; quando il sole cominciò a picchiare gli aviatori incontrarono dei pastori somali, che avevano del latte di cantinella. Rimasero con loro per-che ormai avevano perduto le forze. Soltanto a sera una macchina con un ufficiale ed un ascari venne a salvarli. Erano stremati. Trasportati all'ospedale nelle retrovie, furono amorosamente curati. Il comandante Raul Gamba sta guarendo e gli altri due aviatori sono oggi già ristabiliti. Il successo di un Airone Nel settore ellenico 1 nostri reparti aerei hanno eseguito attive ricognizioni e crociere di perm¬ j stra'zione. j Come è detto nell'odierno boi1 iettino, un nostro velivolo da ri cognizione marittima, un Airone, j attaccato da due Blenheim, ne ha ! abbattuto uno, volgendo in fuga l'altro. L'azione si è svolta In que- sto modo. Il nostro idrovolante, partito da una base dell'Italia meridionale, al mattino, col compito di una ricognizione meteorologica sul territorio greco, sulla via del ritorno passava verso mezzogiorno al largo di Corfù quando avvi ]stava due Bristol-Blcnheim in eroic;era di protezione sull'isola. Il !nostro Airone, che avrebbe potu ^Q sottrarsi allo scontro con gli armatlssimi e veloci apparecchi j britannìci nascondendosi tra le ^ubi o abbassandosi sul pelo del l'acqua in modo da lasciare agli avversari la possibilità di assalir. i0 solo dall'alto, non deviava di un a a o a i i - metro la rotta, non faceva proprio nulla per evitare l'attacco, quasi invitando gli inglesi al combattimento. E quando gli aerei nemici, l'uno serrato accanto al- l'altro,'si erano fatti vicini tanto da poterai stabilire il primo contatto di fuoco, da un'arma del nostro apparecchio partiva una raffica cosi ben diretta che uno dei Blenheim riceveva i colpi prima che il suo armiere potesse cominciare a sparare, e veniva colpito in modo assai grave polche quasi immediatamente si allontanava sbandando e precipitando. L'altro Blenheim combatteva ancora bre- vemente sparando qualche raffica ma poi, probabilmente anch'esso raggiunto da molti proiettili, si disimpegnava allontanandosi verso terra. I nostri aviatori non tentarono di raggiungerlo poiché il loro idro era meno veloce. Perciò continuarono la rotta, vittoriosi, verso la loro base. In volo a fior di terra L'altro ieri una velocissima squadriglia di Saette era in crociera sulle retrovie greche volando ad una quota di seimila metri. Trovato uno squarcio nelle nuvole, si i tuffarono e individuarono il paese j di Pigherasi, che era uno degli ! obiettivi prestabiliti dal loro pia-1 no d'attacco. Con un ampio giro nel cielo gli apparecchi si mettevano uno dietro l'altro in fila indiana e, seguendo il capo della formazione, forarono le nubi e incominciarono la discesa. Una discesa lunga e difficile compiuta tra i canali, le nuvole e le montagne tutte bianche di neve; ma finalmente si giungeva a poche centinaia di metri dal suolo e si potevano ben vedere i tetti rossi dell'abitato di Pi- -).gherasl e. la campagna adiacente. Approfittando della sorpresa, il capo della formazione dei nostri cacciatori decideva di svolgere lo attacco da una quota minima. Infatti si abbassarono a pochi metri, forse a meno di dieci, tanto a . a j cne spesso i nostri aviatori dovet- ri i tero richiamare i velivoli con leg gere cabrate per non andare a coz zare contro mcnticelli di terra che ogni tanto apparivano dinanzi. La azione riusciva efficacissima. Forti concentramenti dt truppe e di salmerie, individuati in una boscaglia fuori dell'abitato, venivano attaccati e decimati: venivano mitragliate truppe adunate nelle piazze del paese dove i nostri velivoli passavano infilandosi nelle vie, volando tra gli edifici all'altezza delle ultime finestre fino al punto che. le mitragliatrici piazzate sui tetti erano del tutto inutilizzate e la difesa si riduceva a poche fucilate sparate dalle strade e dalle finestre. Tutti i nostri aerei ritornavano incolumi alla loro base nonostante che i greci avessero detto di aver abbattuto un apparecchio. Ciò naturalmente è falso. Filippo Pennese La Befana fascista: l'Ecc. Serena al 2° Bersaglieri, l'Eco. Russo ai feriti ricoverati all'ospedale del Celio (Telefoto)

Persone citate: Eco, Raul Gamba

Luoghi citati: Africa Orientale Italiana, Corfù, Grecia, Italia, Kenia, Roma, Somalia