La direzione delle Potenze dell'Asse nel nuovo ordine d'Europa e d'Africa di Giuseppe Piazza

La direzione delle Potenze dell'Asse nel nuovo ordine d'Europa e d'Africa La direzione delle Potenze dell'Asse nel nuovo ordine d'Europa e d'Africa Miraggi desertici e improntitudini storiche Gli sviluppi organici dei piani di ricostruzione o Berlino, 6 gennaio. IGli inglesi, dopo le precipitate'imprudenze dei primissimi tempi Ia base di fine, di Hitler e del na-lzionalsocìalismo alla Chamberlain e di smembramenti della Germania alla Richelieu, si sono sempre sforzati di nascondere da allora loro fini di guerra sotto il fìtto velo di scenari, di rivendicazioni libertarie e paradisiache di popoli, sia del loro come degli altri, astenendosi però, sempre, accuratamente, dal precisare circa un assetto di più vera giustizia internazionale. Zero in storia al gen. Wawel Le comode oscillanze di questi fumosi velari politici britannici sono ora ad un tratto guastate, però, dalla improntitudine di linguaggio del generale Wawel a cui certamente l'aria del deserto, proverbialmente infida e piena di miraggi e di inganni, ha dato alla testa, e che si è lasciato scappare in un discorso alle truppe che comanda, che l'Inghilterra non pensa nemmeno per sogno di restituire alla Germania le sue colonie, ma che i suoi fini di guerra oggi sono in sostanza identici a quelli che erano già nientemeno che al tempo di Napoleone: allora essa pose, fra il córso e la signoria del mondo, la flotta e lo SDirito inglese, e oggi pone ancora le stesse cose fra la Germania e la dominazione del mondo cui essa aspirerebbe. La stampa tedesca ringrazia il generale Wawel dell'improvviso barbaglio di luce che ha lasciato penetrare tra i fumosi velari degli scopi di guerra britannici, facendo noto ai popoli come l'equivalente delle famose libertà delle nazioni sia nient'altro che quello di trattenersi la roba altrui, e di conservare in sostanza e possibilmente di mantenere il patrimonio delle proprie rapine. Se a quelle vacuità c'era ancora qualcuno che prestasse fede, costui è ora istruito. L'Inghilterra si pone con ciò ancora una volta come un elemento di disordine nel mondo. Concepire questa guerra, dopo tutto quello che è successo, e dopo tutto quello che ai popoli è stato detto, come una semplice guerra di rapina, di passaggio o di mantenimento di Provincie o di territori coloniali, è semplicemente dimostrare di non avere capito nulla di quanto si svolge sotto i nostri occhi; e di essere realmente — qui sì che il generale Wawel ha ragione — press'a poco al tempo di Napoleone che fu un tempo di conquiste e di imperialismi, di ambizioni quasi esclusivamente personali, o al più, familiari e dinastiche. Soltanto che il generale Wawel non si accorge che l'erede di quelle ambizioni di dominio d'Europa e del mondo è oggi veramente e soltanto l'Inghilterra, la quale è l'unica aspira a un dominio del mondo, per mantenere e perfezionare il quale essa soltanto combatte, quanto poi al Napoleone vero di allora, bisogna osservare al generale Wawel, il quale in istoria non è evidentemente molto forte, che due' 1 j^l non fu già la flotta inglese, nè lo I spirito inglese, non fu cioè affat-jtó l'Inghilterra che debellò allora i sogni ambiziosi di dominio eu- ropei del còrso; bensì ohi condus-jse alla possibilità di vittoria le raccogliticcie e mercenarie trup- pe di un Wellington fu nient'altro!che il risveglio di una nazione, la quale ora è nientemeno che la j grande Germania di ottanta mi-!Moni di uomini, con tutto il suo(sistema di alleanze e di amicizie jmondiali. ... . , lLa legge delle gerarchie l00 ° ! Non è già per avere trascurato Iil fattore e l'ostacolo britannico,che fallì allora il sogno napoleo-|nico. Esso fallì per aver sottova-1 lutatoli fattore tedesco, e per avere creduto possibile una Euro-[pa senza una Germania. Europa,e Germania sono ora un'equazione|di fatto; ed il mondo intero sente che che li avvenimenti stringono, e l'anno che or ora è entrato porterà — secondo l'assicurazione qg Idei Filhrer — il compimento di e'quello che la guerra ha già di fati Ito scontato nel continente, la vit-ltoria, cioè, della Germania e del- n e o i i, l i i , i a e a a l'Asse. Il mondo sa che in vista di questi avvenimenti non v'è po polo d'Europa il quale non sia necessariamente posto fin da ora davanti all'alternativa o del ■:< sì » o del « no » ai fati che si compiono. Questa guerra non finirà come tante altre, come tutte le altre finora, col passaggio di una o più provinole dalla sovranità di uno Stato a quella di un altro fl'ultima guerra di questo genere fu quella del 1871) bensì finirà con un radicale mutamento della vita e della convivenza dei popoli. Per quanto riguarda il continente europeo, quello che la vittoria della Germania e della sua alleata Italia porterà a esso sarà assai più che lo scambio di una o più proda un paese all'altro: sarà vincie la coscienza di un'unità europea, coscienza che di un continente di-lviso e dilaniato farà finalmente |un organismo sotto la direzione della Germania e dell'Italia. E' la legge naturale delle gerarchie di grandezza e di forza, cosi materiale come spirituale, che attribuisce loro compiti speciali sulle nazioni più piccole e più deboli; questa legge si è manifestata nelle due rivoluzioni, che l'hanno rinnovellata materialmente e spiritualmente, elevandola all'altezza del compito e delle iniziative rinnovatici d'Europa. Sotto l'indice di queste rivoluzioni il mondo intero già sente che i tempi vanno verso le formazioni di grandi comunità, e che le vecchie forze del particolarismo e dell'individualismo, così nelle società nazionali come in quelle internazionali, cedono alle nuove tendenze che allargano e fanno più comprensive le comunità. La salvezza dell'Europa E' un'osservazione della Frankfurter Zeitung come vi siano di ciò anche, oltìetutto, ragioni di vita e di essenza stessa dei popoli, legati come essi sono ai loro spazi ed alle condizioni di, vita create dal progresso umano: chi guardi per esempio alla piccolezza del nostro continente, rispetto alle colossali estensioni di altri spazi continentali (nord America, centro Asia, centro Africa cosi piccolo che con ì mezzi tecnici moderni si1meno di meravigliarsi e di sgo mentarsi del fatto che, framezzo a un mondo di pericoli a di ostilità esso possa pretendere di salvarsi e di assicurare ai suoi popoli la esistenza continuando come ora a dilaniarsi internamente popolo contro popolo. Soltanto un sentimento di solidarietà e di comunità potrà redimere e salvare l'Eurcpa e assi' curare ai suoi popoli, i quali fra 1 l'altro — almeno quelli sani — demograficamente crescono, il loro l domani. L'anarchia e l'individualismo europeo ncn potranno che preparare la fine di questo continente e della sua civiltà. Su queste primordiali necessità I continentali si basa la missione jche il destino storico sembra avere affidato ora alla Germania ed al l'Italia; i nemici di questo svilupjpo di cose, coloro che come ciechi corrono alla rovina e vi spingono ' popoli, diffamano questa n-issione !che Germania e Italia si assumono falsificandola e spacciandola di j imperialismo vecchio tipo in ritar!do e di fame di conquista. Nulla (di più falso e di più diffamatorio, jChi conosce la vera natura del na zionalsocìalismo e lo spirito di co- l'ui che ne è a capo sa che il suo lnon è affatto un napoleonismo in ! ritardo, a fondo e a moventi pres- Isochè unicamente di ambizione ,personale, bensì sa che egli è con|sumato dal proposito ardente di 1 porre la sua vita al servizio di una grande missione di idealità umane [Chi non ha capito questo non ha ,il diritto di impancarsi a giudicare può in un solo giorno percorrere,da un capo all'altro, .non .pU_6_ a j|uomini e cose. Il medesimo sior naie che citavamo di sopra si fa a questo proposito l'obhièzione che j viene sulla bocca di molti, a soste- gno di un preteso spirito di con-j a o e ù lropa, da questo nucleo continen | tale di ordine e di stabilità si di- quista e di dominio che animerebbe il nazionalsocialismo e il suo Capo; e questa obiezione è costituita dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. Ma sono obiezioni a cui gli uomini di buona fede sanno che cosa ribattere, cioè che si trattava in questo caso di due Stati, l'uno e l'altro posti lì, con la precisa missione di alimentare nel cuora dei popoli e nella struttura della loro compagine statale l'odio e il fuoco contro la Germania; due Stati elemento esplicito di discordia e di disgregazione: situazione aggravata poi per quanto riguarda la Polonia dalla congenita incapacità di quella nazione di reggersi da sè e per quanto riguarda la Cecoslovacchia dall'impossibile e assurda astrazione dal fatto che questo Stato aveva sempre nei millenni appartenuto ad un complesso statale soltanto tedesco. Il giornale conclude affermando che posto così l'ordine statale nel medio Eu- partirà la irradiazione di ordine su tutta l'Europa. La parola di quest'ordine, che costituirà la missione della Germania e dell'Italia non sarà già « signoria » bensì sarà soltanto « direzione ». Nell'assumere questa direzione, esse distruggeranno i vecchi imperialismi che la rivoluzione europea da loro capitanata sta definitivamente liquidando proprio nell'ultimo e più funesto di essi, nell'imperialismo britannico: e sarà una direzione la quale, al contrario di quegli imperialismi, lascierà sopravvivere e perfettamente sussistere in se, in condizioni di piena parità, le indipendenze altrui; ma in confronto di cui già fin da ora tutti i popoli del continente sono chiamati dal loro destino storico a prendere posiziona e a decidersi per il sì o per il no. Giuseppe Piazza. La direzione delle Potenze dell'Asse nel nuovo ordine d'Europa e d'Africa La direzione delle Potenze dell'Asse nel nuovo ordine d'Europa e d'Africa Miraggi desertici e improntitudini storiche Gli sviluppi organici dei piani di ricostruzione o Berlino, 6 gennaio. IGli inglesi, dopo le precipitate'imprudenze dei primissimi tempi Ia base di fine, di Hitler e del na-lzionalsocìalismo alla Chamberlain e di smembramenti della Germania alla Richelieu, si sono sempre sforzati di nascondere da allora loro fini di guerra sotto il fìtto velo di scenari, di rivendicazioni libertarie e paradisiache di popoli, sia del loro come degli altri, astenendosi però, sempre, accuratamente, dal precisare circa un assetto di più vera giustizia internazionale. Zero in storia al gen. Wawel Le comode oscillanze di questi fumosi velari politici britannici sono ora ad un tratto guastate, però, dalla improntitudine di linguaggio del generale Wawel a cui certamente l'aria del deserto, proverbialmente infida e piena di miraggi e di inganni, ha dato alla testa, e che si è lasciato scappare in un discorso alle truppe che comanda, che l'Inghilterra non pensa nemmeno per sogno di restituire alla Germania le sue colonie, ma che i suoi fini di guerra oggi sono in sostanza identici a quelli che erano già nientemeno che al tempo di Napoleone: allora essa pose, fra il córso e la signoria del mondo, la flotta e lo SDirito inglese, e oggi pone ancora le stesse cose fra la Germania e la dominazione del mondo cui essa aspirerebbe. La stampa tedesca ringrazia il generale Wawel dell'improvviso barbaglio di luce che ha lasciato penetrare tra i fumosi velari degli scopi di guerra britannici, facendo noto ai popoli come l'equivalente delle famose libertà delle nazioni sia nient'altro che quello di trattenersi la roba altrui, e di conservare in sostanza e possibilmente di mantenere il patrimonio delle proprie rapine. Se a quelle vacuità c'era ancora qualcuno che prestasse fede, costui è ora istruito. L'Inghilterra si pone con ciò ancora una volta come un elemento di disordine nel mondo. Concepire questa guerra, dopo tutto quello che è successo, e dopo tutto quello che ai popoli è stato detto, come una semplice guerra di rapina, di passaggio o di mantenimento di Provincie o di territori coloniali, è semplicemente dimostrare di non avere capito nulla di quanto si svolge sotto i nostri occhi; e di essere realmente — qui sì che il generale Wawel ha ragione — press'a poco al tempo di Napoleone che fu un tempo di conquiste e di imperialismi, di ambizioni quasi esclusivamente personali, o al più, familiari e dinastiche. Soltanto che il generale Wawel non si accorge che l'erede di quelle ambizioni di dominio d'Europa e del mondo è oggi veramente e soltanto l'Inghilterra, la quale è l'unica aspira a un dominio del mondo, per mantenere e perfezionare il quale essa soltanto combatte, quanto poi al Napoleone vero di allora, bisogna osservare al generale Wawel, il quale in istoria non è evidentemente molto forte, che due' 1 j^l non fu già la flotta inglese, nè lo I spirito inglese, non fu cioè affat-jtó l'Inghilterra che debellò allora i sogni ambiziosi di dominio eu- ropei del còrso; bensì ohi condus-jse alla possibilità di vittoria le raccogliticcie e mercenarie trup- pe di un Wellington fu nient'altro!che il risveglio di una nazione, la quale ora è nientemeno che la j grande Germania di ottanta mi-!Moni di uomini, con tutto il suo(sistema di alleanze e di amicizie jmondiali. ... . , lLa legge delle gerarchie l00 ° ! Non è già per avere trascurato Iil fattore e l'ostacolo britannico,che fallì allora il sogno napoleo-|nico. Esso fallì per aver sottova-1 lutatoli fattore tedesco, e per avere creduto possibile una Euro-[pa senza una Germania. Europa,e Germania sono ora un'equazione|di fatto; ed il mondo intero sente che che li avvenimenti stringono, e l'anno che or ora è entrato porterà — secondo l'assicurazione qg Idei Filhrer — il compimento di e'quello che la guerra ha già di fati Ito scontato nel continente, la vit-ltoria, cioè, della Germania e del- n e o i i, l i i , i a e a a l'Asse. Il mondo sa che in vista di questi avvenimenti non v'è po polo d'Europa il quale non sia necessariamente posto fin da ora davanti all'alternativa o del ■:< sì » o del « no » ai fati che si compiono. Questa guerra non finirà come tante altre, come tutte le altre finora, col passaggio di una o più provinole dalla sovranità di uno Stato a quella di un altro fl'ultima guerra di questo genere fu quella del 1871) bensì finirà con un radicale mutamento della vita e della convivenza dei popoli. Per quanto riguarda il continente europeo, quello che la vittoria della Germania e della sua alleata Italia porterà a esso sarà assai più che lo scambio di una o più proda un paese all'altro: sarà vincie la coscienza di un'unità europea, coscienza che di un continente di-lviso e dilaniato farà finalmente |un organismo sotto la direzione della Germania e dell'Italia. E' la legge naturale delle gerarchie di grandezza e di forza, cosi materiale come spirituale, che attribuisce loro compiti speciali sulle nazioni più piccole e più deboli; questa legge si è manifestata nelle due rivoluzioni, che l'hanno rinnovellata materialmente e spiritualmente, elevandola all'altezza del compito e delle iniziative rinnovatici d'Europa. Sotto l'indice di queste rivoluzioni il mondo intero già sente che i tempi vanno verso le formazioni di grandi comunità, e che le vecchie forze del particolarismo e dell'individualismo, così nelle società nazionali come in quelle internazionali, cedono alle nuove tendenze che allargano e fanno più comprensive le comunità. La salvezza dell'Europa E' un'osservazione della Frankfurter Zeitung come vi siano di ciò anche, oltìetutto, ragioni di vita e di essenza stessa dei popoli, legati come essi sono ai loro spazi ed alle condizioni di, vita create dal progresso umano: chi guardi per esempio alla piccolezza del nostro continente, rispetto alle colossali estensioni di altri spazi continentali (nord America, centro Asia, centro Africa cosi piccolo che con ì mezzi tecnici moderni si1meno di meravigliarsi e di sgo mentarsi del fatto che, framezzo a un mondo di pericoli a di ostilità esso possa pretendere di salvarsi e di assicurare ai suoi popoli la esistenza continuando come ora a dilaniarsi internamente popolo contro popolo. Soltanto un sentimento di solidarietà e di comunità potrà redimere e salvare l'Eurcpa e assi' curare ai suoi popoli, i quali fra 1 l'altro — almeno quelli sani — demograficamente crescono, il loro l domani. L'anarchia e l'individualismo europeo ncn potranno che preparare la fine di questo continente e della sua civiltà. Su queste primordiali necessità I continentali si basa la missione jche il destino storico sembra avere affidato ora alla Germania ed al l'Italia; i nemici di questo svilupjpo di cose, coloro che come ciechi corrono alla rovina e vi spingono ' popoli, diffamano questa n-issione !che Germania e Italia si assumono falsificandola e spacciandola di j imperialismo vecchio tipo in ritar!do e di fame di conquista. Nulla (di più falso e di più diffamatorio, jChi conosce la vera natura del na zionalsocìalismo e lo spirito di co- l'ui che ne è a capo sa che il suo lnon è affatto un napoleonismo in ! ritardo, a fondo e a moventi pres- Isochè unicamente di ambizione ,personale, bensì sa che egli è con|sumato dal proposito ardente di 1 porre la sua vita al servizio di una grande missione di idealità umane [Chi non ha capito questo non ha ,il diritto di impancarsi a giudicare può in un solo giorno percorrere,da un capo all'altro, .non .pU_6_ a j|uomini e cose. Il medesimo sior naie che citavamo di sopra si fa a questo proposito l'obhièzione che j viene sulla bocca di molti, a soste- gno di un preteso spirito di con-j a o e ù lropa, da questo nucleo continen | tale di ordine e di stabilità si di- quista e di dominio che animerebbe il nazionalsocialismo e il suo Capo; e questa obiezione è costituita dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia. Ma sono obiezioni a cui gli uomini di buona fede sanno che cosa ribattere, cioè che si trattava in questo caso di due Stati, l'uno e l'altro posti lì, con la precisa missione di alimentare nel cuora dei popoli e nella struttura della loro compagine statale l'odio e il fuoco contro la Germania; due Stati elemento esplicito di discordia e di disgregazione: situazione aggravata poi per quanto riguarda la Polonia dalla congenita incapacità di quella nazione di reggersi da sè e per quanto riguarda la Cecoslovacchia dall'impossibile e assurda astrazione dal fatto che questo Stato aveva sempre nei millenni appartenuto ad un complesso statale soltanto tedesco. Il giornale conclude affermando che posto così l'ordine statale nel medio Eu- partirà la irradiazione di ordine su tutta l'Europa. La parola di quest'ordine, che costituirà la missione della Germania e dell'Italia non sarà già « signoria » bensì sarà soltanto « direzione ». Nell'assumere questa direzione, esse distruggeranno i vecchi imperialismi che la rivoluzione europea da loro capitanata sta definitivamente liquidando proprio nell'ultimo e più funesto di essi, nell'imperialismo britannico: e sarà una direzione la quale, al contrario di quegli imperialismi, lascierà sopravvivere e perfettamente sussistere in se, in condizioni di piena parità, le indipendenze altrui; ma in confronto di cui già fin da ora tutti i popoli del continente sono chiamati dal loro destino storico a prendere posiziona e a decidersi per il sì o per il no. Giuseppe Piazza.

Persone citate: Chamberlain, Hitler