Il cappotto e le avventure del generale 0. di Giorgio Sansa

Il cappotto e le avventure del generale 0. STRAORDINARI SO 1*11 ATI DEI* CIEImO Il cappotto e le avventure del generale 0. Nell'ultra guerra 32 avversari abbattuti: in questa la serie è cominciata da poco - Un originale scambio di merce - La paura... che viene dopo (Da uno dei nostri inviati) tFronte della Manica, dicembre. !nIl generale O. — che tutti co noscono, tutti ammirano e tutti amano — è entrato nella sala dell'alberghetto di questo piccolo cen tro delle retrovie. E' un alberghete pieno di vita; zeppo di ufficiali e di soldati che bevono, fumano e stanno allegri insieme. E' un luogo di riposo e di distensione. Ognuno ha riconosciuto subito il generale O. Egli indossa infatti un magnifico cappotto di pelle, uno di quei cappotti che si vedono raramente. La pelle è soffice, casca bene, forma pieghe ampie e molli. Deve tenere caldo il gene rale dal freddo maledetto di questa regione in questa stagione. Chissà dove il generale O. ha scoperto un cappotto cosi bello e comodo: Tutti glie l'hanno già visto indosso, ma nessuno conosce l'in dirizzo del sarto. Mono tutti curiosissiml. Un cappotto simile — interrogano molti visi — dove mai 1 lo si trova? i — Il vostro cappotto è splendido, — azzarda infine un colonnello — è l'invidia di tutta l'Arma aerea. fmeqsmircvdsatulisptrppc«pqII |il complimento, che per lui non è ; nuovo. Ma al momento tace. Ri| sponde poi con un brindisi ai pre! senti che gli fanno crocchio in- Ì\ —Usine Herren, sum Wohl! jdice alzando il bicchiere, e gli al- e ^i^^^^^J^6,11 brin" — Il cappotto del generale O. —■ esclama un colonnello quando il rito è compiuto — non è solo e-enerale accodile sorridendo'agenerale accoglie sornaenao, I l'invidia dell'Arma aerea, è anche l uno dei suoi misteri, j ' L'aviatore senza scarpe Detto questo, spia rispettosamente la faccia del generale per scoprire se la manovra abbia avuto effetto. Si, ha prodotto effetto. !..— Non sarà più un mistero — | dlce u generale O. —. Questo cap if,0110."11 è S^10 dato da mister Harridge nell altra guerra. E' un o i i n - cappotto, dunque, dalla storia lunga, storia di venticinque anni fa. Ve la racconto. Un giorno avevo preso quota col mio apparecchio per fare una passeggiata. Non c'e ra nessuno, nel cielo, tranne un so e!litar'° inglese. Considerata la si o ! tuazione, gli andai incontro. E 1 affare non durò molto. Pochi col pi bastarono. L'inglese venne ad atterrare die tro le nostre linee, perchè non ce la faceva più: c'era del rotto a bordo. Io naturalmente volli scendere accanto a lui per farne la conoscenza. Ci presentammo (allora usava presentarsi). — Harridge — disse lui. — Oi — dissi io —. Sehr erfreut deligh ted. Mister Harridge, notai subito, era senza scarpe. Aveva passeeIgiato per il cielo, scalzo: imma- iginava forse di essere un angelo e o di poter entrare così, se fosse più facilmente in Paradiso e i o -1 morto* si o, e e i, e gi li ea. è rili dove si cammina sulle nuvole? Fatto sta che non essendo entrato in Paradiso ma in territorio nemico, dove avrebbe dovuto d'ora innanzi marciare, era preoccupato e guardava con intenso interesse ì miei stivaloni. Io, ne! frattempo, mi interessavo enormemente al suo cappotto di pelle marrone nei quale Harridge soffocava perchè a terra faceva cale dissimo. e| Era d'agosto. Constatato questo reciproco interesse nei due articoli di vestiario, gli proposi senz'altro: « Harridge, se voi mi date il vostro cappotto, io vi dò i miei stivali ». . L'inglese accettò e ci stringemi-Imo la mano. Io mi levai gli sti- ni eo o. na rile r e go e nivali, lui si tolse il cappotto. Da quel giorno non vidi più Harridge ma il suo cappotto di pelle fu mio amico e protettore per due anni. Poi diventò frusto, aveva i buchi ai gomiti, e venne il giorno in cui non era decente portarlo nemmeno al fronte. To', dissi, questo cappotto mi abbandona, brandello per brandello. Bisognerà abbattere un altro inglese. — Nel frattempo non avevate avuti scontri aerei? — domanda un giovane ufficiale il quale evidentemente non sa la storia del generale O. Gli altri ridono della ingenuità. O., infatti, era stato dei primissimi pcaUscmvgumuno dei primissimi Assi della guerra mondiale. eL-^c^ssììk sr^Sire afS&#£rc3S38eeSo?ò un uccello che voìa sopra di noi. si Lo guardo bene; era indubbiameno-|te un uccello inglese. Cappotto in re ti a ta use ù re de vista, penso. Il tempo era brutto. Ma se volava lui, potevo volare anch'io, Una vecchia conoscenza Salgo allora sull'apparecchio e mi dirigo verso di lui. Sembravaun novellino perchè si lasciò pren- dere subito. Tatatà e venne giù acercare un qualsiasi campo di pa- tate per atterrare (i miei nemici non .potevano lagnarsi: li mettevo fuori combattimento senza ammazzarli ). Io atterrai vicino a lui e si stava già per presentarci, quando l'inglese si ferma, mi fissa sbalordito e, da dieci metri, esclama: « Oh, oh, oh, mister O. ». La presentazione era dunque nutile? Lo fisso attento anch'io e rispondo: « Allò, mister Shaw! ■». In questo mondo, signori miei, ci si ritrova sempre: eravamo vecchie conoscenze del tempo di pace. Mister Shaw aveva subito qualche piccola avaria asrli impennaggi e sarebbe pouto rientrare dietro alle proprie inee, ma si vede che si impressionò e decise di scendere al più presto e non correre rischi. Siete fortunato di avere inconrato me che volevo il vostro cappotto; se no a quest'ora, stareste peggio ». Mister Shaw si levò subito il cappotto e me lo porse dicendo: « Grazie, mister O., e grazie cappotto mio ». Ce ne andammo ridendo. Portai quel cappotto fino al 1925, ma poi anch'esso era logoro e non avre , t formi vpriprn in ntiMiHn a potuto farmi vedere in pubblico con quella roba addosso. Ne ero! addoloratlssimo. Finalmente un giorno trovo Udet — il nostro generale Udet che mi dice: « Caro O., so che ti duole distaccarti da quegli stracci, ma conosco un sarto a Berlino capace di fartene uno nuovo perfettamente uguale ». Corro a Berlino naturalmente e me lo faccio fare. E' quello che vedete ». — Dunque, non è il cappotto che vi ha dato mister Harridge. — E' e non è — risponde il generale, e con questo, sventato un mistero, ne crea immediatamente un altro: misteriosissima invero è la filosofia del combattente. I presenti accolgono la risposta ridendo. Il generale, che ha parlato a lungo si bagna le labbra. Uno gli domanda: — Quanti ne avete abbattuti nell'altra guerra? .. • — Trentadue. — E quanti i cappotti? — Due. — In questa guerra? ■— Apparecchi due, cappotti zero. Al collo del generale, quando ride di cuore, dondolano tintinnando le du? massime decorazioni al valore che siano conferite in Germania. — Alla salute del generale O. — esclama un ufficiale mettendosi sull'attenti: e i bicchieri si levano e la birra va giù in venti esofaghi gorgogliando. — Alla vostra salute, cacciatori della Manica! — risponde 11 generale, il quale ha notato con soddisfazione che son presenti molti detentori della Spada d'onore da lui istituita per i più ardimentosi della caccia. La Spada d'onore è un Kriss indiano, di quelli che portano i Gurkha britannici, dalla lama uncinata. Il generale O. ne trovò una scorta in un deposito di bottino di guerra e l'adottò per darla in pre mio ai suoi uomini. La spada 6 stata conferita poi dai cacciatori anche al Feldmaresciallo che co manda le forze aeree di questo settore II generale O., asso dell'altra guerra, è uno di quei tipi di sol dati che si trovano bensì in tutti gli eserciti, ma non in grande numero. E' uno di quegli uomini che sono agitati incessantemente dal prurito dell'azione. Pur essendo passati ventidue anni fra i due conflitti, il generale O., con ventidue anni più di prima, vola oggi anche lui insieme ai giovanissimi. Lo fa, dice, per distendere i nervi: ma non sono sempre passeggiate. lIcaGmpsdspclnncfSitscardnnpdfda a Accerchiato dagli Spitfire Un giorno di quest'anno parti solo sul suo caccia dopo che erano partite le squadriglie incaricate di proteggere gli Stuka inviati ad affondare un incrociatore inglese segnalato nella Manica. Giunto sulla posizione designata dalle segnalazioni, egli pensava: ora posso stare tranquillo. In alto ci sono i miei cacciatori, in basso i miei Stuka; io mi trovo come in una botti di ferro. « Infatti guardo intorno — egli racconta — e vedo puntini neri dovunque. Ma il cielo è una botte con troppi buchi aperti. Perdinci ad un certo momento sento tata tà a destra, tatatà a sinistra, fatata di sopra, tatatà di sotto. ChCci sia uno sbaglio? Esamino benela situazione. Sono cinque o sei Spitfire, altro che i miei caccia e i miei Stuka! « La mia elica rimane colpita e fischia. L'elica è un oggettino, coe I me sapete, piuttosto importante in a! un aeroplano. Allora mi butto giù - come un razzo per salvare un eoma battente alla Patria. Scendendo -1 trovò uno Spitfire a tiro. Gli dico mi vjcne dono ! le mie ragioni e lui va in fratumi. Io, poi, giù ancora, giù ancora, finché devo decidere che infilarsi in acqua sarebbe una esagerazione. Gli Spitfirc, meno agili, sono rimasti alti. Mi dirigo verso il campo, faccio un bell'atterraggio e scendo. Quando il meccanico mi dice: « Generale, avete visto la vostra elica? », guardo l'elica. Accipicchia, è tutta bucherellata. Era capitato, si vede, questo: la prima lesione portatale da una pallottola nemica aveva disturbato il sincro nismo fra elica e mitragliatrice. I colpi allora non era passati più fra le pale, ma attraverso le pale. Se avessi trovato un altro inglese, invece di buttar giù lui avrei buttato giù me stesso, perchè le pale segate se ne sarebbero andate per conto loro. Pensandoci, mi venne addosso allora una di quelle pau re... ». Gli ufficiali se la godono senten do parlare della « paura » del generale O. — Credetemi pure — dice il ge nerale — mi venne addosso una paura f... Come mi viene sempre, del resto. Ho solo questa piccola fortuna — aggiunge poi sbirciando i suoi.camerati — che la paura Giorgio Sansa

Persone citate: Herren, La Spada, Mono, O. Egli, Shaw, Sire

Luoghi citati: Berlino, Germania