Pomino, addio!

Pomino, addio! Pomino, addio! Erano anni che il vecchio e Pomino si facevano una compagnia d'oro. Il vecchio diceva — Se mio figlio e mia nuora avessero avuto dei bimbi, non avrei certo pensato a prendermi un cane in casa... Ma solo come sono, Pomino è stato la mia unica risorsa. La nuora brontolava: — Al meno fosse un bel cane!... Ma cesi com'è c'è da vergognarsi a farlo vedere. Il suocero diceva, dolcemente : ■— E' come me, è vecchio... — Macche, questo non c'entra... E poi non è vecchio, è decrepito, pieno di malanni. Non abbellisce la casa, ecco tutto. E lei teneva molto alla bellezza della casa: una mania. Una mania che si rifletteva sul suo viso regolare e freddo dalia fronte sempre aggrondata; la minima scalfittura in un mobile, la più piccola ombra nelle tappezzerie la rendevano muta e scontrosa per ore. — Senti Pomino — consigliava allora il vecchio al fedele amico — bisogna stare cheti, farsi più piccini che si può, stare sempre zitti tutti e due, renderci, se fosse possibile, invisibili. Non è mica una cattiva donna mia nuora, se avesse dei'figfi, ti dico, te l'ho detto tante volte, non sarebbe così, ne sei persuaso?... Certo che Pomino era persuaso, ciononostante, appena sentiva un passo nella stanza accanto riusciva ad appiattirsi e a sgu sciare sotto il letto, con una fulmineità tale che faceva ridere il vecchio, e insieme lo rendeva un poco triste. Talvolta era il figlio ad entrare invece della nuora. Strano come fosse anche lui con un viso regolare, freddo e scontroso; sembrava che le stesse contrarietà avessero influito su quella loro rassomiglianza. Anche il figlio era un taciturno e non si poteva mai sapere che cosa pensasse. Un giorno era stato un fanciullo loquace e fidente, poi un giovane gaio, piacevole d'aspetto e di modi, adesso era diventato così. Con tristezza e senza speranza, il padre cercava talvolta nel suo viso le tracce di quella sua fanciullezza e di quella gioventù, senza trovarle. Il figlio non criticava mai la predilezione del padre per il cane, ma aveva un modo di guardare quella povera coda che Pomino dimenava fuor del letto che il vecchio avrebbe preferito fare a meno di quelle sue visite convenzionali. — Stai bene, papà?... — Benissimo. Da un pezzo il vecchio pranzava nella sua camera, in compagnia di Pomino. Lo serviva una ragazzetta chiacchierina venuta da poco in aiuto alla domestica e che pigliandosi troppa confidenza stava a guardare cane e padrone mangiare insieme. Talvolta diceva, con innocente crudeltà : — E' la signora che non vi vuole a tavola?... — Ma che dici?... — protestava il vecchio. — Sono io che non ci voglio andare. — Forse Be Pomino non vi seguisse sempre... — Non ci mancherebbe altro!... Pomino mi seguirà sempre. Ora avvenne che un giorno il vecchio si ammalò. Il medico venne, visitò e sentenziò che la malattia non sarebbe stata forse letale se si procedeva immediatamente a un intervento chirurgico. Il figlio mosse a stento le labbra inaridite. . — Giudicate la cosa necessaria, dottore?... — Indispensabile. — Ma se dovesse andar male... — Comunque, si sarebbe fatto tutto il possibile. Il vecchio accolse la notizia senza batter ciglio. Bisognava andare all'ospedale? Benissimo Farsi operare? Sia pure. No, che nessuno l'aiutasse. Si sarebbe cambiato d'abito.da sè, si sareb be preparato di tutto punto da 6olo, come sempre. All'ora debita sarebbe stato in ordine. E si chiuse in camera. — Cosa diavolo fa?... si chie devano il figlio e la nuora tendendo l'orecchio. C'era un silenzio... Il vecchio, seduto sul suo seg giolone, non faceva altro che guardare Pomino negli occhi e tenere con lui un muto e tenero linguaggio. Era così che i due fedeli amici si dicevano addio. Avevano pure passato dei lunghi e felici giorni insieme, vero? anche se a casa c'era qualcuno che impediva l'espandersi della loro innocente letizia. Fin dal mattino le loro ore erano ridenti e serene. Mai che si abbandonassero un momento. Andavano su per la strada, lungo il viale, adagio adagio, percorrendo sempre lo stesso cammino e quando sedevano su di una panchina, nessuno lo sapeva, ma essi si scambiavano gravi e importanti osservazioni su tutto: il tempo, 1» gente che passava, quelli che si vedevan sempre ed erano come amici e certe cose del passato che facevan tenerezza e malinconia. — Ti ricordi, Pomino?... — Che domanda!... Pomino ricordava tutto. — Adesso è un po' troppo... disse il figlio e bussò alla porta. — Scusa papa, ma si fa tardi c c'è già la niacvhina sotto... IHmqdllps — Vengo, caro, vengo subito. 11 vecchio adesso si congedava sul serio. — Addio, Pomino!... Lo so che vorresti seguirmi, ma non si può. Là dove vado io non ti lascerebbero entrare, capisci? Siamo stati felici, insieme, adesso è finita... Addio, Pomino!... Dopo di che il veschio aprì la porta, uscì, e la richiuse in fretta, allontanandosi lesto per non sentire il pianto dell'amico. La nuora, lei, rabbriv'dì. Che pianto lamentoso e sinistro, un vero triste presagio. Per certo, il vecchio, poverino, non sarebbe tornato più. Invece il vecchio, contro ogni aspettativa, guarì. — Un miracolo vero — disse il chirurgo al suo assistente. Per la verità, egli non se lo sarebbe davvero aspettato. Che tempra!... — disse l'as¬ sistente dopo aver doverosamen- te asserito che il miracolo l'aveva compiuto il chirurgo. — La tempra di un uomo all'antica. Ora non ne nascou più uomini cosiffatti. Dopo quasi due mesi il vecchio tornò a casa. Sembrava quello di prima, solo che era più bianco, più rigido, più silenzioso. Entrò in casa, andò nella sua camera, sedette nel suo seggiolone, e stette lì tranquillo, senza domandar nulla, rie chiamare nessuno. La nuora gli si prodigava intorno in gentilezze inconsuete e il figlio faceva anche lui un sacco di domande premurose. Voleva questo, voleva quello^... Tanto lui che la moglie, sembrava che avessero qualcosa da farsi perdonare. Ma il vecchio scoteva dolcemente il capo e respingeva ogni offerta con gentilezza: proprio non voleva nulla, stava bene così, lo lasciassero pure solo. Stette solo fino a che fu ora di cena e la servetta venne spingendo il tavolino a rotelle che conteneva la sua parca cena. Poi ella stette a guardarlo sorbire il 1 brodo e intanto sprizzava dagli occhi la cattiveria delie creature rozze che non possono tener dentro una cattiva notizia. — Sapete che son venuti a prendere Poni imi dopo che siete andato via? Il vecchio taceva. — La signora diceva che era decrepito, maialo... Sempre silenzio, come se il vecchio fosse sordo. La servetta non poteva più trattenérsi. — Sapete, dicono che l'abbiano ammazz... Si fermò spaventata, mordendosi una mano, per la paura di averla fatta grossa. Se il vecchio si metteva a litigare col figlio e con la nuora, che avrebbero detto a lei? L'avrebbero magari licenziata... ' i\la il vecchio impassibile seguitava a sorbire a piccoli sorsi il suo brodo. Poi quand'ebbe finito, appoggiò il capo alla spalliera della poltrona come se volesse riposare e chiuse gli occhi. Ila soltanto quando rimase solo due lei.te lacrime scesero da quegli occh. chiusi. Carola Prosperi La confortevole cavernetta-rifngio che un soldato tedesco si è costruita sul fronte russo. (Foto D. V.)

Persone citate: Carola Prosperi