Un apparecchio in lotta col paracadute del secondo pilota di Mario Bassi

Un apparecchio in lotta col paracadute del secondo pilota AVVENTURA TRA CIELO E MARE Un apparecchio in lotta col paracadute del secondo pilota (Da uno dei nostri inviati) Aeroporto di..., 15 dicembre. L'offensiva aerea dell'Asse con tro le coste algerine' occupate dagli anglo-americdni continua intensa, giorno e notte, e colpisce du ramente il nemico. Gli obiettivi dei «ostri bombardieri sono molteplici nello spazio e nella varietà; nello spazio si estendono approssimativamente da Bona a Orano, e per una discretamente profonda fascia costiera; nella varietà sono scali marittimi e aeroporti, concentramenti di truppe e opere fortificate, batterie e colonne di automezzi e in genere ogni specie di apprestamenti militari, di cóntri operativi o di località occupate da forze armate nemiche e dove siano radunati depositi di sussistenza che i nostri bombardieri prendono a bersaglio. 1 risultati efficaci di queste aztoni sono demolizioni e incendi e devastazioni. E la nostra ricognizione aerea giornalmente li controlla ritraendone la documentaeione fotografica. L'iniziativa ai nostri I nostri piloti si prodigano in queste combattute imprese con un entusiasmo e un'abnegazione mirabili. I cacciatori scortano i bombardieri, e non passa giorno che non si scontrino con la caccia avversaria, e ■non infliggano ad essa numerose perdite, prevalendo sull'avversario per virtù di ardimento e per una perizia combattiva incomparabilmente superiore. Ancora una volta prevale' la qualità. E italiani e permanici sono affratellati in questa lotta e animati tutti da uno spirito concorde e da un'irresistibile volontà di vittoria. E' doveroso riconoscere che gli avversari dispongono di forse poderose, anzi preponderanti; ma pare che ad essi riesca mejriio e più consono alle loro tendenze, impiegarle nei bombardamenti delle città italiane, contro le popolazioni inermi, piuttosto che nei combattimenti nel cielo aperto e nel}e vere e proprie ozimi belliche. Jn queste sono ridotti a subire ijuasi sempre l'iniziativa dei nostri e più spesso a ripiegare dannanti all'animoso impeto dei nostri cacciatori; mentre i nostri Tbombardieri sfidano impavidi la difesa contraerea nemica, tanto più potente intorno a quegli obiettivi esclusivamente militari su cui essi portano le loro formidabili offese. A questo aeroporto del Mediterraneo centrale da cui vi trasmetto queste riassuntive note di cronaca, faceva ieri ritorno un nostro apparecchio da bombardamento cui è occorsa un'avventura inusitata e abbastanza curiosa, ancorché se affatto piacevole. L'apparecchio faceva parte della formazione che, come informava il nostro Bollettino del Quartier Generale delle Forze Armate, ha bombardato in Algeria gli impianti militari di PhilippevUle, impianti portuali e aeroportuali e terreetri con effetti di ingènti distruzioni e suscitandovi esplosioni e incendi specialmente di depositi di carburante. V apparecchio in questione era comandato dal tenente pilota P. II., un valoroso che vanta un bel passato di guerra e che si è particolarmente distinto in queste azioni. Attraverso l'infuriare di fuoco della difesa contraerea, insinuandosi tra gli scoppi delle granate che tempestavano il cielo, il nostro bombardiere aveva esplicato la propria missione sganciando il carico delle bombe e degli spezzoni incendiari sugli obiettivi prestabiliti. E ora, uscito da quel turbine micidiale, volgeva sulla rotta del ritorno lasciandosi addietro la costa algerina e il lampeggiare del cannoneggiamento e il rosseggiare degli incendi che empivano l'orizzonte di bagliori corruschi e di enormi fumate. Ora i pi- ioti, se sollevavano per un momento gli occhi dal cruscotto dove nel buio della cabina la pallida fosforescenza illuminava i numeri e gli indici dei molteplici strumenti di guida e di navigazione, contemplavano sopra di loro attraverso i finestrini di vetrofania l'infinito stellato; e sotto vedevano la nera sterminata distesa del mare. Il tetto si apre LI comandante primo pilota voleva trasmettere un ordine almarconista; ma si accorse che l'interfonico, per chi sa quale accidente, non funzionava. L'interfonico è, come è noto, un telefono interno dell'apparecchio col microfono applicato alla cuffia di cuoio che portano in capo gli aviatori e che li mantiene in collegamento l'uno con l'altro, il comandante con i vari membri dell'equipaggio. Ma questa volta l'interfonico non funzionava. E allora il comandante si chinò verso il secondo- pilota invitandolo a trasmettere di persona l'ordine al marconista. Il secondo pilota lasciò il suo posto di pilotaggio e si infilò nella fusoliera per raggiungere U- marconista. Sia per l'angustia dello spazio, sia per l'oscurità o per qualche brusco movimento, egli, nello spostarsi, urtò violentemente contro il tetto mobile dell'apparecchio che si apri di scatto. Il risucchio del vento investi in pieno il paracadute che l'aviatore aveva regolarmente allacciato sulla schiena; e ' il paracadute, a sua voZta si apri e schizzò fuori, gonfiandosi di colpo e trascinando l'uomo con sè. Questi fece appena in tempo ad abbrancarsi disperatamente ai bordi metalKci del tetto. Ma ci sarebbe stato strappato via se non fossero accorsi i compagni; che . lo afferrarono per le gambe trattenendolo a tutta forza. Con molti stenti o con pericolosa manovra il secondo pilota riuscì finalmente a slacciare e sfilare la cintura e lo strattacale del paracaduta; e questo volò via; ma purtroppo non nmdtMtplmdvltmnpatlcIprctvpPqdltlfrlmsrrlrrlèvelò'lontano; ma si impigliò e si avvolse nei piani di coda e nei timoni del velivolo, bloccandoli di nettOi TI primo pilota non poteva più manovrare, » comandi di coda non gli rispondevano più, decisamente bloccati. Non c'era più modo di governare il velivolo. Ma ho detto che il comandante primo pilota, il tenente P. ... M. ... è un valoroso, che di brutte avventure ne ha già superate parecchie; e aggiungo che è abilissimo pilota. Perciò riuscì a mantenere'l'apparecchio in linea di volo e a guidarlo variando .convenientemente i giri dei motori laterali, manovrando accortamente con essi in sostituzione dei timoni. E prosegui nella navigazione ben risoluto a non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà che certo avrebbero intimidito e sgomentato chiunque meno agguerrito di lui. Quasi un quarto d'ora durò ancora U volo in quelle condizioni. Il comandante aveva diretto sul più vicino nostro campo di atterraggio. E lo raggiunse e vi atterrò con sapiente manovra senza altri incidenti. A questo nostro aeroporto eravamo già preoccupati e nervosi perchè l'apparecchio del tenente P. ... M. ... non era rientrato; quando giunse la comunicazione dèi suo atterraggio di fortuna a ... Supponemmo che avesse avuto l'apparecchio colpito e danneggiato dalla difesa contraerea di Ph\lippeville. Ma ci rallegrammo che fosse ugualmente ritiscito ad arrivare a una base italiana e che l'equipaggio fosse incolume <i come quel succinto dispaccio ci assicurava. Poco più tardi l'apparecchio rientrava a questo stesso suo aeroporto. E raccogliemmo così dalla viva voce dei protagonisti il racconto della loro singolare e pericolosa avventura; ma per cui vale il detto'proverbiale che tutto è bene ciò che finisce bene, i Mario Bassi

Persone citate: Mare

Luoghi citati: Algeria, Orano